beppe grillo luigi di maio davide casaleggio

FAR FUORI DI MAIO PER COLPIRE CASALEGGIO - I PARLAMENTARI GRILLINI CHIAMANO BEPPE GRILLO CHIEDENDOGLI DI RIPRENDERE IL CONTROLLO DEL MOVIMENTO: “TORNA, ALTRIMENTI COSÌ IMPLODIAMO. NON SAPPIAMO DOVE ANDARE” - MONTA L’INSOFFERENZA ANCHE VERSO IL CENTRALISMO DELLA CASALEGGIO ASSOCIATI: “È ORA DI DIRE BASTA ALL'UOMO SOLO AL COMANDO E ALLE PIATTAFORME DIGITALI”

1 - IL PIANO DEGLI ELETTI M5S COSÌ VOGLIONO METTERE DI MAIO ALL'ANGOLO

Emanuele Buzzi per il “Corriere della sera”

 

di maio grillo casaleggio

La doppia riunione di martedì a Montecitorio e al Senato sul caso Taranto, un vertice nella mattina di ieri con i capi pentastellati delle commissioni e infine un altro passaggio con i deputati in serata. Tre tappe, tre indizi per un fatto: il Movimento sceglie di appoggiare Stefano Patuanelli, dando mandato di fatto al ministro dello Sviluppo economico di trattare sulla questione Ilva. Patuanelli è per una linea più dialogante rispetto all' ala dei ribelli pugliesi e soprattutto a Luigi Di Maio, che sul polo dell' acciaio ha tenuto una linea dura, alimentando i sospetti dei suoi oppositori che voglia far oscillare pericolosamente il governo cercando un casus belli.

 

grillo di maio casaleggio

Ecco perché la scelta di Patuanelli «plenipotenziario» ha scatenato una ridda di voci all'interno del Movimento. C'è chi sostiene che in questo modo il capo politico sia stato «messo all' angolo», «commissariato», dimostrando che «non ha più il controllo dei gruppi». «Sta alimentando perplessità trasversali», puntellano l' affondo alcuni pentastellati, prefigurando «ulteriori sviluppi». I lealisti, invece, danno una lettura diversa. «Luigi cerca la collegialità e sta solo dando seguito a quanto ha dichiarato finora. Con Patuanelli non ci sono tensioni».

 

BEPPE GRILLO - DI MAIO - DAVIDE CASALEGGIO

Lo stesso Di Maio, parlando con i suoi e ricordando che il governo cercherà di far rispettare gli impegni per difendere i lavoratori e i cittadini di Taranto, cerca di stemperare la polemica: «È giusto che decida il Parlamento, perché è il Parlamento a essere sovrano ed è importante ampliare il dibattito alle altre forze di maggioranza».

 

Ma i contrasti interni non sembrano fermarsi solo all' Ilva. C' è tensione anche sulla nuova struttura di comando. I facilitatori, «un team di circa 18 persone più il capo politico», non convincono una fetta dei parlamentari, che temono che gli eletti della nuova struttura «possano fungere da capri espiatori senza avere nessun potere». All' interno del gruppo però non c' è compattezza: lo dimostra il fatto che ieri alla Camera ci sia stata ancora una volta una fumata nera sull' elezione del capogruppo.

 

GRILLO CASALEGGIO DI MAIO DI BATTISTA

Dubbi, duelli, perplessità che si vanno ad inserire in un quadro già complesso. Il presidente della Camera, Roberto Fico, segue la situazione con attenzione e ha avuto modo di parlare con il premier Conte a margine dei funerali per i vigili del fuoco ad Alessandria, Di Maio è negli Stati Uniti ma già domani sarà a Roma ed è «molto probabile» un confronto con il premier al suo ritorno.

 

E prima del weekend andrà sciolto anche il nodo della presenza del Movimento alle Regionali in Emilia-Romagna e Calabria. Paradossalmente sembrano più avanti nel percorso verso il voto le altre Regioni che andranno alle urne nella primavera del 2020. Ieri sono stati resi noti i referenti nel Movimento (un consigliere regionale e un parlamentare per ogni caso) per organizzare strategia e programma.

 

GRILLO DI MAIO CASALEGGIO

Con una deadline precisa: «il 10 dicembre». Si va, come ironizza un pentastellato, verso un «Movimento più», dove per più si intendono patti con le liste civiche. In alcune Regioni come Campania, Veneto, Puglia sono già in corso colloqui e abboccamenti con realtà territoriali vicine al mondo dei piccoli imprenditori e a tematiche ambientaliste. I candidati? In caso di alleanze ci saranno «scelte condivise».

 

2 - GLI ELETTI CHIAMANO GRILLO: «RIPRENDI TU IL CONTROLLO»

Simone Canettieri per “il Messaggero”

 

L'ultima telefonata lunedì. La briga se l'è presa un senatore M5S a nome di un gruppo abbastanza nutrito di malpancisti: «Ti prego, Beppe, ritorna. Prendi in mano la situazione, altrimenti così implodiamo. Non sappiamo dove andare». Beppe Grillo però sembra voler prendere tempo. Non si espone. Anzi, manda a dire a chi lo invoca, chi gli scrive, chi gli telefona «avete un capo politico, se la sbrigherà lui».

 

BEPPE GRILLO DI MAIO NAPOLI

In queste ultime settimane, racconta chi lo conosce bene, il fondatore e garante del M5S ha la testa altrove. Ma al di là di questo, riferisce chi ha raccolto i suoi sfoghi più recenti, non ha intenzione di scendere in campo. I rapporti con Luigi Di Maio sono «inesistenti, ma civili». Grillo è diventato una sorta di ufficio lamentele: chi conta lo contatta direttamente, chi ha meno confidenza e peso parla con i suoi collaboratori. La musica però è sempre la stessa: una lunga serie di appunti sull'andazzo del M5S. La mancanza di una bussola, il ruolo di Di Maio, i rapporti con il Pd, le alleanze alle regionali. Il timore che il ministro degli Esteri voglia far saltare il tavolo. «Ma per fare cosa?».

 

IL GELO

grillo fico di maio

Sabbie mobili. Come la vicenda del capogruppo che va avanti ormai da quasi un mese mezzo e che ha visto anche ieri l'ennesima fumata nera. Lo spoglio ha indicato che ci sono stati 85 voti per il candidato Davide Crippa e 73 per l'altro candidato Riccardo Ricciardi. Le schede bianche sono state 17 e quelle nulle 15. Entrambi i pretendenti sono considerati anti-dimaiani: Ricciardi è considerato molto vicino all'area Fico; Crippa, comunque meno ostile, fa parte di quella tornata di esclusi dal governo giallorosso (ai tempi della Lega era sottosegretario al Mise).

 

Lo scollamento dei gruppi e la distanza con il leader è plastica e sotto gli occhi di tutti. «Di questo passo, se non accade nulla, ci conteremo con una documento», annuncia il senatore Emanuele Dessì. «Di sicuro - conclude - qui manca una linea politica». Giorgio Trizzino, il deputato leader della corrente dei competenti ossia gli eletti nei collegi uninominali, dice pubblicamente che è ora di dire basta «all'uomo solo al comando e alle piattaforme digitali».

 

Grillo e Di Maio

In poche parole ce l'ha con Di Maio, anche lui, ma anche con Rousseau e dunque con Casaleggio. Una volta dichiarazioni di questo genere avrebbero provocato l'espulsione del diretto interessato. Ora no. Vale tutto. Anche perché siamo al tutti contro tutti. L'attivismo di Stefano Patuanelli sul caso Ilva non è passato inosservato. Il ministro dello Sviluppo economico, prima davanti ai senatori poi ieri sera ai deputati, ha chiesto la fiducia a trattare con Ancellor Mittal, facendo capire che una sorta di scudo penale seppur a tempo e vincolato alla bonifica ambientale del sito, qualora si riaprisse il tavolo, potrebbe far parte del pacchetto.

 

stefano patuanelli

«Un'operazione - riferiscono i parlamentari - che Luigi non avrebbe avuto la forza di fare». Anche Di Maio è stanco di questa situazione. Ecco perché annuncia che a dicembre nascerà il primo organo nazionale eletto dal Movimento, un team di circa 18 persone più il capo politico» riferendosi al procedimento avviato per la scelta dei «facilitatori». Poi a gennaio si penserà ai referenti regionali. Ma forse potrebbe essere troppo tardi.

paola de micheli parla fitto fitto con stefano patuanelli

Ultimi Dagoreport

meloni giorgetti fazzolari caltagirone nagel donnet orcel castagna

DAGOREPORT - GENERALI, MEDIOBANCA, MPS, BPM: NESSUN GOVERNO HA MAI AVUTO UN POTERE SIMILE SUL SISTEMA FINANZIARIO ITALIANO - MA LA VITTORIA DI OGGI DEI CALTA-MELONI PUÒ FACILMENTE DIVENTARE LA SCONFITTA DI DOMANI: “SENZA UN AZIONARIATO DI CONTROLLO STABILE IN GENERALI, NON BASTERÀ LA SBILENCA CONQUISTA DI MEDIOBANCA PER METTERE AL SICURO LA GESTIONE DEL RICCO RISPARMIO ITALIANO (800 MLD) CHE TUTTI VORREBBERO RAZZIARE” - L’ULTIMA, DISPERATA, SPERANZA DI NAGEL GIACE TRA I FALDONI DELLA PROCURA DI MILANO PER L'INCHIESTA SULLA TORBIDA VENDITA DEL 15% DI MPS DA PARTE DEL MEF A CALTA-MILLERI-BPM – UNA SGRADITA SORPRESA POTREBBE ARRIVARE DAGLI 8 EREDI DEL VECCHIO CHE SPINGONO IL LORO MANAGER MILLERI AD OCCUPARSI DEGLI OCCHIALI ABBANDONANDO GLI INVESTIMENTI FINANZIARI AL GUINZAGLIO DELL’82ENNE CALTARICCONE - PIAZZA AFFARI? SI È FATTA GLI AFFARI SUOI: METTERSI CONTRO PALAZZO CHIGI PUÒ NUOCERE ALLA SALUTE DI UNICREDIT, BENETTON, MEDIOLANUM, FERRERO, LUCCHINI, UNIPOL, ENTI PREVIDENZIALI, ETC. – L’ERRORE DI NAGEL E GLI ''ORRORI'' DI DONNET: DA NATIXIS AL NO ALLO SCAMBIO DELLA QUOTA MEDIOBANCA CON BANCA GENERALI…

donald trump vladimir putin giorgia meloni

DAGOREPORT - IL VERTICE DELLA CASA BIANCA È STATO IL PIÙ  SURREALE E “MALATO” DELLA STORIA POLITICA INTERNAZIONALE, CON I LEADER EUROPEI E ZELENSKY IN GINOCCHIO DA TRUMP PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L’UCRAINA – LA REGIA TRUMPIANA: MELONI ALLA SINISTRA DEL "PADRINO", NEL RUOLO DI “PON-PON GIRL”, E MACRON, NEMICO NUMERO UNO, A DESTRA. MERZ, STARMER E URSULA, SBATTUTI AI MARGINI – IL COLMO?QUANDO TRUMP È SCOMPARSO PER 40-MINUTI-40 PER “AGGIORNARE” PUTIN ED È TORNATO RIMANGIANDOSI IL CESSATE IL FUOCO (MEJO LA TRATTATIVA PER LA PACE, COSÌ I RUSSI CONTINUANO A BOMBARDARE E AVANZARE) – QUANDO MERZ HA PROVATO A INSISTERE SULLA TREGUA, CI HA PENSATO LA TRUMPISTA DELLA GARBATELLA A “COMMENTARE” CON OCCHI SPACCANTI E ROTEANTI: MA COME SI PERMETTE ST'IMBECILLE DI CONTRADDIRE "THE GREAT DONALD"? - CILIEGINA SULLA TORTA MARCIA DELLA CASA BIANCA: È STATA PROPRIO LA TRUMPETTA, CHE SE NE FOTTE DELLE REGOLE DEMOCRATICHE, A SUGGERIRE ALL'IDIOTA IN CHIEF DI EVITARE LE DOMANDE DEI GIORNALISTI... - VIDEO

francesco milleri gaetano caltagrino christine lagarde alberto nagel mediobanca

TRA FRANCO E FRANCO(FORTE), C'E' DI MEZZO MPS - SECONDO "LA STAMPA", SULLE AMBIZIONI DI CALTAGIRONE E MILLERI DI CONTROLLARE BANCHE E ASSICURAZIONI PESA L’INCOGNITA DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA - CERTO, PUR AVENDO IL 30% DI MEDIOBANCA, I DUE IMPRENDITORI NON POSSONO DECIDERE LA GOVERNANCE PERCHÉ NON HANNO REQUISITI DETTATI DALLA BCE (UNO FA OCCHIALI, L'ALTRO CEMENTO) - "LA STAMPA"  DIMENTICA, AHINOI!, LA PRESENZA DELLA BANCA SENESE, CHE I REQUISITI BCE LI HA TUTTI (E IL CEO DI MPS, LOVAGLIO, E' NELLE MANI DELLA COMPAGNIA CALTA-MELONI) - COSA SUCCEDERÀ IN CASO DI CONQUISTA DI MEDIOBANCA E DI GENERALI? LOR SIGNORI INDICHERANNO A LOVAGLIO DI NOMINARE SUBITO IL SOSTITUTO DI NAGEL (FABRIZIO PALERMO?), MENTRE TERRANNO DONNET FINO ALL'ASSEMBLEA DI GENERALI...

donald trump grandi della terra differenza mandati

FLASH! - FA MALE AMMETTERLO, MA HA VINTO DONALD TRUMP: NEL 2018, AL G7 IN CANADA, IL TYCOON FU FOTOGRAFATO SEDUTO, COME UNO SCOLARO CIUCCIO, MENTRE VENIVA REDARGUITO DALLA MAESTRINA ANGELA MERKEL E DAGLI ALTRI LEADER DEL G7. IERI, A WASHINGTON, ERA LUI A DOMINARE LA SCENA, SEDUTO COME DON VITO CORLEONE ALLA CASA BIANCA. I CAPI DI STATO E DI GOVERNO EUROPEI, ACCORSI A BACIARGLI LA PANTOFOLA PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L'UCRAINA, NON HANNO MAI OSATO CONTRADDIRLO, E GLI HANNO LECCATO VERGOGNOSAMENTE IL CULO, RIEMPIENDOLO DI LODI E SALAMELECCHI...

pietrangelo buttafuoco alessandro giuli beatrice venezi

DAGOREPORT – PIÙ CHE DELL’EGEMONIA CULTURALE DELLA SINISTRA, GIULI E CAMERATI DOVREBBERO PARLARCI DELLA SEMPLICE E PERENNE EGEMONIA DELL’AMICHETTISMO E DELLA BUROCRAZIA – PIAZZATI I FEDELISSIMI E GLI AMICHETTISSIMI (LA PROSSIMA SARÀ LA DIRETTRICE DEL LATO B VENEZI, CHE VOCI INSISTENTI DANNO IN ARRIVO ALLA FENICE), LA DESTRA MELONIANA NON È RIUSCITA A INTACCARE NÉ LO STRAPOTERE BARONALE DELLE UNIVERSITÀ NÉ LE NOMINE DIRIGENZIALI DEL MIC. E I GIORNALI NON NE PARLANO PERCHÉ VA BENE SIA ALLA DESTRA (CHE NON SA CERCARE I MERITEVOLI) CHE ALLA SINISTRA (I BUROCRATI SONO PER LO PIÙ SUOI)

donald trump giorgia meloni zelensky macron tusk starmer

DAGOREPORT - DOVE DIAVOLO È FINITO L’ATTEGGIAMENTO CRITICO FINO AL DISPREZZO DI GIORGIA MELONI SULLA ‘’COALIZIONE DEI VOLENTEROSI”? - OGGI LA RITROVIAMO VISPA E QUERULA POSIZIONATA SULL'ASSE FRANCO-TEDESCO-BRITANNICO, SEMPRE PRECISANDO DI “CONTINUARE A LAVORARE AL FIANCO DEGLI USA” - CHE IL CAMALEONTISMO SIA UNA MALATTIA INFANTILE DEL MELONISMO SONO PIENE LE CRONACHE: IERI ANDAVA DA BIDEN E FACEVA L’ANTI TRUMP, POI VOLA DA MACRON E FA L’ANTI LE PEN, ARRIVA A BRUXELLES E FA L’ANTI ORBÁN, INCONTRA CON MERZ E FA L’ANTI AFD, VA A TUNISI E FA L’ANTI SALVINI. UNA, NESSUNA, CENTOMILA - A MANTENERE OGNI GIORNO IL VOLUME ALTO DELLA GRANCASSA DELLA “NARRAZIONE MULTI-TASKING” DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OLTRE AI FOGLI DI DESTRA, CORRONO IN SOCCORSO LE PAGINE DI POLITICA INTERNA DEL “CORRIERE DELLA SERA”: ‘’PARE CHE IERI MACRON SI SIA INALBERATO DI FRONTE ALL’IPOTESI DI UN SUMMIT A ROMA, PROPONENDO SEMMAI GINEVRA. MELONI CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO” - SÌ, C’È SCRITTO PROPRIO COSÌ: “CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO”, MANCO AVESSE DAVANTI UN LOLLOBRIGIDA QUALSIASI ANZICHÉ IL PRESIDENTE DELL’UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E MEMBRO PERMANENTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU (CINA, FRANCIA, RUSSIA, REGNO UNITO E USA) - RIUSCIRÀ STASERA L’EROINA DAI MILLE VOLTI A COMPIERE IL MIRACOLO DELLA ‘’SIRINGA PIENA E MOGLIE DROGATA’’, FACENDO FELICI TRUMP E MACRON?