BANANA DA LEGARE - I VERTICI PDL NON SANNO PIÙ COME DISINNESCARE BERLUSCONI IN PIENO DELIRIO PADRONALE-SCISSIONISTA - UNA VIA POTREBBE ESSERE QUELLA DI TORNARE ALLE PREFERENZE PER TOGLIERGLI L’ARMA DEI LISTINI BLOCCATI - E POI ANDRÀ IN DISCUSSIONE IL DECRETO LEGISLATIVO SULL’INCANDIDABILITÀ DEI CONDANNATI IN VIA DEFINITIVA: COSA SUCCEDEREBBE SE VENISSE APPROVATO E L’EX PREMIER VEDESSE CONFERMATA IN CASSAZIONE LA CONDANNA SUI DIRITTI TV?…

1 - IL CAV. E MONTI...
Da "il Foglio"

Nella notte tra lunedì e martedì il Cavaliere sembrava deciso: facciamo cadere il governo. L'idea era quella di prendere così la rincorsa per una campagna elettorale giocata tutta all'attacco. Ma la tentazione di Silvio Berlusconi si è infranta, per il momento, sulla diga costruita dal Pdl (che ieri ha infatti votato la fiducia al governo in Senato). Il gruppo dirigente del partito, capeggiato dal segretario Angelino Alfano, con molto tatto, ha tentato, apparentemente con successo, di contenere il Cavaliere in esondazione.

Così ogni decisione, sul partito e la ricandidatura di Berlusconi, è stata rimandata di qualche giorno. L'ex premier, dall'umore e dalle inclinazioni mobili, avrebbe voluto dare gli annunci oggi pomeriggio nel corso della presentazione dell'ultimo libro di Bruno Vespa, ma in mattinata - dopo lunghi conciliaboli anche con Gianni Letta e Fedele Confalonieri - è stato tutto rinviato alla settimana prossima. Il partito è stordito e ci sono accenni vistosi di insofferenza nelle file del personale politico del Lazio e della Lombardia.

2 - LA CENA AVVELENATA DEL PDL, ECCO CHI SI SMARCA DAL CAV...
Adalberto Signore per "il Giornale"

La specialità sono crudi e primi di pesce, ma per i cinque commensali se¬duti lunedì sera alla Pescheria Rossini di Roma il menu deve essere stato deci¬samente più indigesto. A cena nel cuo¬re dei Parioli, infatti, Alfano, La Russa, Cicchitto, Gasparri e Quagliariello discutono a lungo delle contromosse da mettere in campo per cercare di argina¬re un Berlusconi con cui i rapporti sono ormai ai minimi termini.

Un Cavaliere che sentono sempre più distante e che con i suoi mille stop and go ha abbon¬dantemente usurato i vertici del Pdl. Una serata che doveva restare top secret, tanto che sicco¬me «a via dell'Umiltà or¬mai parlano anche i muri» si decide non solo di non vedersi al parti¬to ma pure di evitare il trop¬po centrale ri¬storante Ar¬chimede. Ap-puntamento ai Parioli, lon¬tani- anche se inutilmente ¬dai Palazzi della politica.

Si parla so¬prattutto di legge elettora¬le, perché quello potreb¬be es¬sere il gri¬maldello per provare a di¬sinnescare un Cavaliere sempre più deciso ad andare per la sua strada. Gasparri e Quagliariello- che al Se¬na¬to si stanno occupando in pri¬ma persona della pratica- sono convinti che il Pdl debba votare la reintroduzione delle prefe¬renze, in modo da mettere un freno all'ex premier al momen¬to della costituzione delle liste.

È chiaro, infatti, che sarebbe più difficile calare candidati dall'alto-come piace alle segreterie di tutti i partiti - anche se poi, ed è questa l'obiezione che fa un Berlusconi decisamente contrario, ci si mette in mano ai tanti Fiorito che i voti se li van¬no a prendere in modo non cer¬to ortodosso. Una guerra di po¬sizione che, ipotizza qualcuno a via dell'Umiltà, si potrebbe ri¬solvere con una sorta di blitz, andando al voto a Palazzo Madama nonostante la contrarie¬tà del Cavaliere.

Il quale, però, monitora la situazione, non per¬de occasione di chiamare al te¬lefono alcuni senatori di cui si fi¬da e, infine, giusto per evitare sorprese, decide di scendere a Roma e convoca per oggi a Pa¬lazzo Grazioli i vertici di via del¬l'Umiltà. Sul tavolo riforma elet¬torale e soprattutto l'election day .

Sul primo punto Berlusconi dovrebbe essere netto e respin¬gere pure i tentativi di mediazio¬ne che potrebbe prospettare Quagliariello. Sul secondo, in¬vece, c'è il rischio alzi un po' la voce. L'indicazione di mettere all'angolo il governo preten¬dendo l' election day per febbra¬io è stata infatti chiara ma in questi giorni il partito è rimasto in silenzio. Cosa che non farà il Cavaliere: «O si vota in un unico giorno e si risparmiano cento milioni di euro oppure stacchia¬mo la spina».

Una posizione netta e durissima, dettata an¬che dal fatto che in una situazio¬ne del genere il tavolo della ri¬forma elettorale andrebbe a far¬si benedire. Senza contare che domani il Consiglio dei mini¬stri ha all'ordine del giorno l'esame preliminare del decre¬to legi¬slativo sull'incandidabili¬tà di chi è condannato in via de¬finitiva, un provvedimento che se venisse approvato potrebbe creare più di un problema al¬l'ex premier nel caso la condan-na sui diritti tv fosse conferma¬ta in Cassazione.

Berlusconi e il Pdl, insomma, sono ormai a una distanza side¬rale. Tanto che nella cena di lu¬nedì si affronta anche il nodo dei soldi. Non ce ne sono e il par¬tito ha disdetto i contratti di lo¬cazioni per le sedi di Roma (via dell'Umiltà), Milano (viale Monza) e Torino. E quei pochi che restano sono bloccati, visto che le dimissioni di Crimi da te¬soriere rendono impossibile qualsiasi movimento (con il suo vice Bianconi la firma è con¬giunta). Si ragiona anche sul fa¬mos¬o articolo 16 bis dello Statu¬to del Pdl, quello che dà al segre¬tario il potere di «presentare e depositare le liste elettorali».

Sarebbe Alfano, insomma, ad avere l'ultima parola. Anche perché quasi certamente arrivati a quel punto Berlusconi sa¬rà già da un'altra parte. Pare che da ieri si sia arreso anche Letta. «Ormai ha deciso», confi¬dava in privato l'ex sottosegre¬tario.

 

 

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