mario draghi giorgia meloni

È FINITA L’ILLUSIONE DELLA MELONI "DRAGHETTA" – “IL FOGLIO”: “L’EX PREMIER FA UNO DEI SUOI DISCORSI MIGLIORI, FORSE IL MIGLIORE DI SEMPRE, MA MELONI TACE. A PALAZZO CHIGI È STATO PIÙ RICEVUTO PINO INSEGNO CHE DRAGHI” – “PER DUE ANNI E MEZZO, SORRIDEVA QUANDO LEGGEVA ‘MELONI SUL SOLCO DI DRAGHI’, PERCHÉ MAI DRAGHI, PRIMA D’ORA, AVEVA MOSTRATO CHE È INCONCILIABILE CON MELONI. NON SI PUÒ NEPPURE SCRIVERE, FINO IN FONDO, CHE ADESSO TRA DI LORO C’È IL GRANDE FREDDO. NON SI SONO ALLONTANATI, LA VERITÀ È CHE NON SONO MAI STATI VICINI…”

 

 

 

Estratto dell’articolo di Carmelo Caruso per “il Foglio”

 

meloni draghi

L’altro gettito che aumenta è quello dei suoi fantasmi. Dice Meloni, in un video propaganda, che in Italia è aumentato il gettito fiscale ma, in Europa, cresce chi non la pensa come lei.

 

Torna un Draghi strepitoso, purissimo, e rivolgendosi agli stati, al governo Meloni, spiega che bisogna abbattere le barriere interne”, e “agire come un unico stato”. Di chiarissimo c’è che Meloni non può più essere chiamata “draghetta” e che Draghi è il suo “non mi somiglia per niente”.

 

Per Draghi, e gli capita di dirlo, a Meloni servirebbe più europeismo, ritiene che sia pericoloso fare i funamboli, camminare, come fa Meloni, sulla corda America-Europa. A Chigi tengono la sua relazione sulla competitività come feltrino fermaporta, mentre i suoi consigli vengono presi in esame come i volantini “si svuotano cantine”.

 

trump meloni

Meloni sta perdendo l’Europa a Parigi, Tajani, lo perde per strada, in Aula, alla Camera, dove amoreggia, sempre per la Rai, visto da tutti, con Elly Schlein. Ma Meloni sta perdendo anche, e per sempre, l’occasione di dire “Draghi è nostro, italiano”.

 

L’ex premier fa uno dei suoi discorsi migliori, c’è chi si spinge a dichiarare: il migliore di sempre […] ma Meloni tace. I parlamentari di FdI, alla Camera, non dicono nulla, anzi, al dire il vero, neppure si vedono

 

[…] A Palazzo Chigi è stato più ricevuto Pino Insegno che Draghi. In due anni e mezzo una sola visita, di cortesia, dopo che Draghi ha presentato il rapporto sulla competitività, e non si può escludere che stasera, Meloni, tramite i suoi straordinari  Fred Buscaglione, provi a far passare la linea “informazione pulita”, spiegarci con Draghi “si messaggia sempre”, che con Draghi gioca a burraco, e che ha preparato il karaoke per cantare insieme a lui la hit di Lucio Corsi,  “Volevo essere una dura”.

 

MARIO DRAGHI E GIORGIA MELONI A PALAZZO CHIGI

Si è saputo che Meloni, a Parigi, con Macron, Starmer, nella foto che passerà alla storia come lo scatto, “io quei nun ce vojo stà”, lo abbia evocato, […] quando ha citato, a sua difesa, di fronte a Macron, “conclusioni di importanti personalità europee”, quelle personalità che hanno sferzato l’Europa. Si prende il Draghi che le piace, quello che le canta alla Ue, quello che le fa tenere insieme il diavolo americano Vance e l’acqua Santa(chè), ma dimentica il Draghi che viaggiava con Macron e Scholz a Kyiv, il Draghi che non è mai stato antitedesco, antifrancese.

 

LA FACCIA DI GIORGIA MELONI AL TAVOLO DEL VERTICE EUROPEO PER L UCRAINA

Venerdì, sul Financial Times, c’era un editoriale dell’ex premier sulla concorrenza interna, sugli errori dell’Europa, e quello, ovviamente, dicono che piacesse tantissimo a Meloni perché dimostra ancora che l’Europa è marcia e che, lo spiegavano i migliori dei suoi, “non appena si parlerà di dazi contro l’America, noi solleveremo il tema del dumping interno, dell’Irlanda che fa concorrenza sleale delle big tech”.

 

Giuseppe Conte, che è ultimamente più ammirato della cantante Clara, si può permettere di scherzare, rispondere a chi gli chiede: “Presidente, ha sentito Draghi? Cosa ne pensa del suo discorso, dice che bisogna fare qualcosa” e Conte, che sembra quasi se la sia preparata, “è arrivato il genio!”. Ma lei, Meloni, non può fare spirito come Conte. Adesso ce l’avrebbe anche con Francesco Giavazzi […], l’amico geniale di Draghi, l’economista che, sul Corriere, ha osato, sommessamente, criticare alcune misure sull’energia, ricordarle, ma il Pnrr che fine ha fatto?.

 

Giavazzi Draghi

Dietro l’editoriale ci avrebbe visto niente meno che lo spostamento delle banche, del Corriere, “attenti alle pagine economiche”. Anche l’intervista di Marina Berlusconi, nell’armadio fantasmi, sarebbe addirittura opera di un cartello di intellettuali, che l’avrebbero preparata a rispondere al Foglio, una specie di laboratorio composto da Walter Siti e dall’ad di Fininvest, Danilo Pellegrino.

 

Per due anni e mezzo Meloni sorrideva quando leggeva “Meloni sul solco di Draghi” , perché mai Draghi, prima d’ora, aveva parlato così tanto, mostrato che è inconciliabile con Meloni. Non si può neppure scrivere, fino in fondo, che adesso tra di loro c’è il grande freddo. Non si sono allontanati, la verità è che non sono mai stati vicini e che è solo finito l’inganno […]

mario draghi e giorgia meloni a palazzo chigiVERTICE A PARIGI - GIORGIA MELONI EMMANUEL MACRON giorgia meloni emmanuel macron vertice europeo sull ucraina foto lapresse mario draghi e giorgia meloni a palazzo chigiMARIO DRAGHI - GIORGIA MELONI - MEME BY EDOARDO BARALDI mario draghi e giorgia meloni a palazzo chigi

Ultimi Dagoreport

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…