INFORMATICO O INFORMATORE? - CLAUDIO SCIARPELLETTI, CHE ERA STATO CONSIDERATO UN POSSIBILE COMPLICE DI PAOLO GABRIELE, VIENE SCAGIONATO DALLE ACCUSE - EPPURE, SECONDO TESTIMONIANZE DEL MAGGIORDOMO, IL TECNICO AVREBBE FATTO DA TRAMITE TRA LUI E ALTRI PERSONAGGI (IGNOTI) DELLA CURIA - GABRIELE HA SPIEGATO COME HA PASSATO I DOCUMENTI SEGRETI A NUZZI, E HA PARLATO DEI LORO INCONTRI E DELL’INTERVISTA CAMUFFATA SU “LA7”…

1 - DAI CENTOMILA EURO ALLA PEPITA D'ORO. I SEGRETI DI GABRIELE
M. Antonietta Calabrò per "Corriere della Sera"

Tra le venticinque lettere dell'alfabeto inglese - dalla A alla Y - che proteggono l'identità di alcune persone ascoltate nell'ambito dell'istruttoria su Vatileaks, c'è anche il nome di qualche possibile complice di Paolo Gabriele?

I PLICHI CON I DOCUMENTI
Sulla scrivania di Sciarpelletti è stata trovata una busta indirizzata a Gabriele, con il timbro a secco della Segreteria di Stato - Ufficio Informazioni e Documentazioni, contenente documenti riservati. Per giustificare questo possesso il tecnico informatico prima ha sostenuto che la busta gliel'aveva data lo stesso Gabriele, poi, il giorno successivo, dopo una notte in camera di sicurezza, ha cambiato versione: «Non mi fu consegnata da Paolo Gabriele, ma da W affinché io la conservassi e la consegnassi a Paolo Gabriele».

A quanto pare Gabriele qualche tempo fa aveva chiesto a Sciarpelletti di fargli incontrare W, «e suo tramite, conoscere Y», altro personaggio ignoto ma probabilmente nell'ambito della Curia. Sciarpelletti così aveva consegnato buste da «W» a Gabriele e viceversa. E un altro ignoto, «X», consegna a Sciarpelletti una busta da dare a Gabriele: «X ha pensato a me nell'affidarmi questa busta per le mie frequentazioni della Segreteria del Santo Padre. Tanto più che quando ciò accade è proprio Paolo Gabriele che mi accompagna».

IL DIRETTORE SPIRITUALE
C'è poi il caso del direttore spirituale dell'ex maggiordomo, coperto dall'anonimato sotto la lettera «B», che ha ricevuto da Gabriele «una raccolta di documenti - importanti in quanto attinenti la Santa Sede», in pratica lo stesso pacchetto di carte che Gabriele ha consegnato a Gianluigi Nuzzi. Il sacerdote, interrogato, ha dichiarato di averli distrutti, perché «erano frutto di un'attività non legittima e non onesta, e temevo che se ne potesse fare un uso altrettanto non legittimo e non onesto».

Si tratterebbe del rettore della Chiesa di Santo Spirito in Sassia che sotto il vincolo dell'anonimato in un'intervista pubblicata il 29 maggio ha difeso Gabriele vittima «di qualche potente». Messo alle strette dal segretario personale del Pontefice, monsignor Georg Ganswein, poco prima del suo arresto, Gabriele ha negato ogni responsabilità seguendo «anche le indicazioni del mio padre spirituale che mi aveva detto di attendere le circostanze e salvo che fosse stato il santo Padre a chiedermelo di persona di non affermare questa mia responsabilità».

IL CORVO E NUZZI
Gabriele ha confessato che il primo abboccamento con il Gianluigi Nuzzi è avvenuto «a ottobre o forse a novembre 2011... essendo riuscito a contattare il giornalista presso la redazione de «La 7» di via Sabotino, dopo una settimana circa ci siamo incontrati sempre davanti alla porta di via Sabotino ed insieme siamo andati nel suo appartamento di viale Angelico. Abbiamo quindi avuto una serie di incontri dapprima a distanza di una settimana e poi di due settimane».

Questo nei mesi di novembre, dicembre 2011 e gennaio 2012, «con una consegna dei documenti fatta da lui a più riprese». Poi ebbe «con Nuzzi un'intervista. In questa intervista vennero prese tutte le precauzioni necessarie perché non venissi riconosciuto», quindi è Gabriele la persona apparsa in tv il 22 febbraio scorso dove appariva camuffato, ma in cui egli stesso rivendicava di essere il «Corvo».

LE PERIZIE SU GABRIELE
Per spiegare il suo comportamento, volto, a suo dire, ad aiutare il Papa nella sua opera di pulizia grazie ad uno shock mediatico, l'ex maggiordomo ha dichiarato: «Sono interessato all'intelligence... in qualche modo pensavo che nella Chiesa questo ruolo fosse proprio dello Spirito Santo, di cui mi sentivo in certa maniera un infiltrato».

Il giudice istruttore ha disposto una perizia psichiatrica sull'imputato. Per il perito d'ufficio la condizione di Gabriele «non configura un disturbo di mente tale da abolire la coscienza e la libertà dei propri atti», ma Gabriele è risultato persona «suggestionabile e quindi in grado di commettere azioni che possono danneggiare se stesso e o gli altri» e «ancora socialmente pericoloso, pur nello specifico ambito dei reati ascrittigli».


2 - LE VERSIONI CONTRADDITTORIE DELL'UOMO DEI COMPUTER
(m.a.c.)
- Claudio Sciarpelletti, tecnico informatico, è il secondo imputato del processo Vatileaks, sia pure per un'ipotesi di reato minore: il favoreggiamento personale di Paolo Gabriele. È stato arrestato all'interno della Città del Vaticano, si può dire in flagranza, perché nel cassetto della sua scrivania il 25 maggio è stata trovata una busta contenente materiale pubblicato nel libro di Gianluigi Nuzzi Sua Santità. Le carte segrete di Benedetto XVI, in particolare lo scritto denominato «Napoleone in Vaticano».

Dopo aver passato una notte in camera di sicurezza, e alcuni mesi in regime di libertà sottoposto a obbligo di firma, è tornato in piena libertà. Le accuse più gravi nei suoi confronti, cioè il concorso in furto aggravato (cioè il concorso nel reato per cui è imputato Paolo Gabriele) e la violazione del segreto sono cadute: il primo per insufficienza di prove e il secondo per carenza di prova. Va a processo insomma «non perché complice» di Gabriele, ma in quanto ha contribuito con testimonianze contraddittorie ad «aiutare» il maggiordomo, intralciando le indagini.

 

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