NEL NOME DI D-IOR - INTRIGHI E LOTTE DI POTERE DIETRO L'ADDIO DEL CARDINALE NICORA ALLA PRESIDENZA DELL'AUTORITA’ DI CONTROLLO IOR E APSA - IL RUOLO DI TOMMASO DI RUZZA, GENERO DELL'EX GOVERNATORE DI BANKITALIA FAZIO

Francesco De Dominicis per "Libero"

Non è un semplice avvicendamento. Le dimissioni del cardinale Attilio Nicora dalla presidenza dell'Aif sono solo l'ultimo atto della guerra intestina alle finanze del Vaticano. E la nomina, decisa ieri da Papa Francesco, del vescovo Giorgio Corbellini alla guida dell'Autorità di informazione finanziaria, non è in grado di «normalizzare» la vicenda.

In ogni caso, Nicora, rispettoso delle gerarchie ecclesiastiche, non ha voluto fare polemica. Ma il rumore della porta sbattuta dal cardinale s'è sentito. Eccome. Anche perché l'ultimo intrigo d'Oltretevere tocca da vicino la Segreteria di Stato e la tormentata amministrazione delle finanze vaticane. Non è chiaro se ci saranno sviluppi attorno allo Ior, cioè la banca vaticana, indirettamente lambito dalla vicenda Nicora e presa di mira, finora senza risultati concreti, anche dalla rivoluzione Bergoglio.

Nicora non ha parlato. Formalmente ha chiesto di lasciare l'incarico perché ha superato di due anni il limite prefissato dei 75 anni. In realtà, secondo quanto raccolto da Libero in ambienti vicini alla Santa Sede, il cardinale ha voluto chiudere una situazione di «estromissione» dalla gestione dell'Aif, l'organismo chiamato a vigilare sullo Ior (Istituto opere religiose) e sull'Apsa (Amministrazione patrimonio della sede apostolica).

Ad avere il pieno ed esclusivo controllo dell'autorità sarebbe l'attuale direttore, lo svizzero René Brülhart. Il quale nel 2013 non avrebbe mai informato la presidenza. Nascono così i mal di pancia di Nicora e si intravedono i primi segni della lotta con la Segreteria di Stato, fino ad agosto scorso comandata dal cardinale Tarcisio Bertone.

L'Aif, che ha come principale obiettivo contrastare il riciclaggio di denaro sporco, viene creata alla fine del 2010 ed è il tentativo di risposta targato Benedetto XVI agli scandali e alle inchieste che già allora avevano coinvolto lo Ior. Tuttavia, Nicora avrebbe progressivamente preso atto della sostanziale impossibilità di operare concretamente, sia sul fronte interno sia nei rapporti con gli altri paesi.

Eppure l'Aif era partita col piede giusto. O almeno sembrava così. A marzo del 2011 viene nominato il primo direttore: è Francesco De Pasquale, ex funzionario della Banca d'Italia e dell'Ufficio italiano dei cambi. Sotto la sua gestione, viene avviata la costruzione dell'architettura regolamentare e vengono allacciati i primi contatti per interagire con le autorità di altri stati. Per quanto riguarda i dossier normativi tutto è filato liscio, o quasi. Mentre è il delicato scambio di informazioni con l'estero che ha «agitato» la Segreteria di Stato (la quale, tra altro, deve dare l'ok sui protocolli di collaborazione, violando in qualche modo l'indipendenza della stessa Aif).

Siamo a luglio del 2012: due mesi prima Ettore Gotti Tedeschi aveva abbandonato la guida dello Ior e dalla Banca d'Italia parte, via e-mail, la richiesta di avviare la collaborazione. Il vertice Aif, a settembre, informa la Segreteria di Stato, ma l'allora sottosegretario per i rapporti con l'estero, Ettore Balestrero (poi spedito fuori del Vaticano da Bergoglio) riesce a rallentare l'iter dell'intesa con l'Italia.

Si farà più tardi, l'anno successivo. Nel frattempo, però (novembre 2012) De Pasquale viene rimosso dalla direzione (arriva Brülhart) e «promosso» al consiglio direttivo della stessa Aif, ma si tratta di un board senza poteri. Il 2012 è un anno «particolare»: a gennaio viene sterilizzato un regolamento sulle ispezioni e dallo Ior «spariscono» circa 2mila conti, sui quali si sa poco. Tutt'ora sono stati verificati poco più della metà dei depositi dello Ior (il 55%).

Questioni che hanno accresciuto il disappunto di Nicora che si è trovato alla guida di una vigilanza opaca. Non a caso, da Bankitalia è partito, a dicembre 2013, un atto d'accusa contro l'Aif vaticana. Nel corso di una riunione a cui partecipavano anche esponenti del Tesoro, i funzionari dell'antiriciclaggio italiana si sono lamentati per lo scarso scambio di dati. Di qui la richiesta di aggiornare a fine 2014 - e non a fine 2015, come inizialmente concordato -il memorandum sui controlli incrociati.

Aspetto, quest'ultimo, che si intreccia con un'altra faccenda delicata posta da Nicora, convinto che l'Aif sia uno «sceriffo con le armi spuntate» spiega una fonte. L'organico è ristretto. Cinque persone oltre Brülhart: un addetto alla segreteria, uno per il protocollo, un giurista che per ora cura la stesura della sola relazione annuale, un informatico e poi il braccio destro del direttore, cioè Tommaso Di Ruzza, genero dell'ex governatore di Bankitalia, Antonio Fazio. E non ci sono ricerche in corso per esperti antiriciclaggio.

 

Attilio Nicorapapa BERGOGLIOIl torrione Niccolò V, sede dello Ior niccolovEttore Gotti Tedeschi ETTORE GOTTI TEDESCHIANTONIO FAZIO

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO