giorgetti salvini zaia

IL CARROCCIO A PEZZI - L’ALA IPER-GOVERNISTA DI GIORGETTI E DEI GOVERNATORI STRINGE D’ASSEDIO SALVINI E SI PREPARA A CHIEDERE UN CONGRESSO DOPO IL VOTO – SOTTO ACCUSA IL PARTITO DI LOTTA E DI GOVERNO COSTRUITO DAL CAPITONE CHE PAGA ANCHE GLI AMMICCAMENTI AI NO VAX - L’EX SOTTOSEGRETARIO CLAUDIO DURIGON DOPO LE DIMISSIONI COMINCIA A GUARDARE CON SIMPATIA VERSO FRATELLI D’ITALIA DI GIORGIA MELONI...

Da open.online

 

salvini papeete

La Lega di Matteo Salvini è sull’orlo di una crisi di nervi. Mentre il Capitano cerca faticosamente di tenere assieme l’anima di lotta e quella di governo in una dicotomia che lui stesso ha creato, governatori, ministri e ortodossi della prima ora cominciano ad organizzarsi.

 

Con un obiettivo in mente: chiedere conto al segretario della sua politica dopo il trionfo delle elezioni europee e i magri sondaggi di oggi. Sul tavolo ci sono le continue strizzate d’occhio ai No vax degli eletti del Carroccio sui social network e i voti con Fratelli d’Italia sugli emendamenti critici nei confronti del Green Pass e del governo Draghi. E intanto all’orizzonte c’è un altro problema. Ovvero l’ormai ex sottosegretario Claudio Durigon. Che dopo le dimissioni comincia a guardare con simpatia verso Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni.

 

 

 

matteo salvini e giancarlo giorgetti 8

Il Nord contro Salvini

La data non è fissata ma arriverà dopo le elezioni comunali e i relativi ballottaggi. Anche perché quel risultato sarà decisivo nella decisione di affondare o meno il colpo. Spiega oggi Repubblica che in un quadro di sostanziale svantaggio di tutti i candidati sindaci del centrodestra nelle principali città al voto (Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna), Salvini potrà mettere al sicuro la propria leadership solo con un’affermazione delle liste leghiste all’interno della coalizione.

 

matteo salvini e giancarlo giorgetti 7

Ma si tratta di un risultato difficile da portare a casa in città come Roma e Napoli. Per questo i test decisivi saranno al Nord: difficilmente, per esempio, il segretario potrebbe reggere uno smacco a Milano, che secondo le rilevazioni mostra una crescita di Fratelli d’Italia suggellata dalla chiamata alle armi di Vittorio Feltri («Vogliamo prendere un voto in più di Salvini»).

 

Ma proprio una flessione al Nord darebbe forza all’ala moderata del Carroccio, ovvero quella che dentro il partito rappresenta gli interessi del partito dei produttori (Giancarlo Giorgetti, Luca Zaia, Massimiliano Fedriga, Attilio Fontana). Che ha sempre visto come il fumo negli occhi il cambio d’identità imposto dal segretario per fare il pieno dei voti anche a costo di sobbarcarsi personaggi improbabili. Per non parlare delle derive neofasciste e gli ammiccamenti ai No Green Pass.

zaia salvini

 

Per farla breve, ragiona un dirigente del Carroccio con il quotidiano, «alla prova delle urne va anche la politica del segretario ovvero la visione di un partito di lotta e di governo». Salvini spera di tamponare l’eventuale perdita di voti al Nord con l’arrivo di quelli del Sud. Ma, come insegnava Enrico Cuccia, i voti a volte si contano ma a volte si pesano.

 

Il caso Durigon

matteo salvini e giancarlo giorgetti 3

Per questo oggi c’è chi pone il problema della democrazia interna al Carroccio. Anche piuttosto apertamente. «Questo è un partito da due anni commissariato a tutti i livelli: dobbiamo fare i congressi – dice Roberto Marcato, assessore regionale veneto e “fedelissimo” di Zaia, che aveva già tuonato contro i fascisti nel Carroccio – Lo reclamano migliaia di militanti, è un fatto di democrazia».

 

Il Corriere della Sera invece rimarca i malumori crescenti per la sempre più complicata convivenza fra i leghisti ortodossi, cresciuti nel solco bossiano, e alcune figure di parlamentari arruolati dal segretario. Da Claudio Borghi a Francesca Donato, che con le loro uscite a vario titolo hanno creato sconcerto e disappunto nei duri e puri. I più insofferenti sono gli amministratori, presidenti di Regione e sindaci, preoccupati che l’impegno in prima linea possa essere vanificato da uscite in libertà. Anche se tutti hanno comunque presente che l’approdo alle percentuali di oggi è frutto della svolta sovranista di Salvini.

 

SALVINI 19

Infine c’è il caso Durigon. Che secondo il Fatto Quotidiano in cambio delle dimissioni dal Mef si aspettava la nomina a vicesegretario della Lega con delega al Centro-Sud. Ma la promessa non è stata rispettata, forse proprio a causa dell’opposizione dei maggiorenti del Carroccio, con in prima linea il solito Giorgetti. E la storia non gli è andata giù: «Si è messo a fare il pazzo», dice un fedelissimo del segretario. E ha iniziato a minacciare di passare con Fratelli d’Italia. Forte anche di un rapporto ottimo con Giorgia Meloni e altri maggiorenti del partito. Che intanto comincia a vedere sempre più vicino l’obiettivo di diventare la prima forza del centrodestra. E scippare così la leadership a Salvini.

GIORGIA MELONI LUCA ZAIA MATTEO SALVINIzaia salviniGIORGIA MELONI - LUCA ZAIA - MATTEO SALVINImatteo salvini e giancarlo giorgetti 4matteo salvini e giancarlo giorgetti 2

 

Ultimi Dagoreport

salvini calenda meloni vannacci

DAGOREPORT – LA ''SUGGESTIONE'' DI GIORGIA MELONI SI CHIAMA “SALVIN-EXIT”, ORMAI DIVENTATO IL SUO NEMICO PIU' INTIMO A TEMPO PIENO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027, SOGNA DI LIBERARSI DI CIO' CHE E' RIMASTO DI UNA LEGA ANTI-EU E VANNACCIZZATA PER IMBARCARE AL SUO POSTO AZIONE DI CARLO CALENDA, ORMAI STABILE E FEDELE “FIANCHEGGIATORE” DI PALAZZO CHIGI - IL CAMBIO DI PARTNER PERMETTEREBBE DI ''DEMOCRISTIANIZZARE" FINALMENTE IL GOVERNO MELONI A BRUXELLES, ENTRARE NEL PPE E NELLA STANZA DEI BOTTONI DEL POTERE EUROPEO (POSTI E FINANZIAMENTI) - PRIMA DI BUTTARE FUORI SALVINI, I VOTI DELLE REGIONALI IN VENETO SARANNO DIRIMENTI PER MISURARE IL REALE CONSENSO DELLA LEGA - SE SALVINI DIVENTASSE IRRILEVANTE, ENTRA CALENDA E VIA A ELEZIONI ANTICIPATE NEL 2026, PRENDENDO IN CONTROPIEDE, UN'OPPOSIZIONE CHE SARA' ANCORA A FARSI LA GUERRA SUL CAMPOLARGO - LA NUOVA COALIZIONE DI GOVERNO IN MODALITÀ DEMOCRISTIANA DI MELONI SI PORTEREBBE A CASA UN BOTTINO PIENO (NUOVO CAPO DELLO STATO COMPRESO)....

donald trump vladimir putin xi jinping

DAGOREPORT - PERCHÉ TRUMP VUOLE ESSERE IL "PACIFICATORE GLOBALE" E CHIUDERE GUERRE IN GIRO PER IL MONDO? NON PER SPIRITO CARITATEVOLE, MA PER GUADAGNARE CONSENSI E VOTI IN VISTA DELLE ELEZIONI DI MIDTERM DEL 2026: IL PRESIDENTE USA NON PUÒ PERMETTERSI DI PERDERE IL CONTROLLO DEL CONGRESSO - SISTEMATA GAZA E PRESO ATTO DELLA INDISPONIBILITÀ DI PUTIN AL COMPROMESSO IN UCRAINA, HA DECISO DI AGGIRARE "MAD VLAD" E CHIEDERE AIUTO A XI JINPING: L'OBIETTIVO È CONVINCERE PECHINO A FARE PRESSIONE SU MOSCA PER DEPORRE LE ARMI. CI RIUSCIRÀ? È DIFFICILE: LA CINA PERDEREBBE UNO DEI SUOI POCHI ALLEATI....

fabio tagliaferri arianna meloni

FLASH! FABIO TAGLIAFERRI, L’AUTONOLEGGIATORE DI FROSINONE  CARO A ARIANNA MELONI, AD DEL ALES, CHE DOVREBBE VALORIZZARE IL PATRIMONIO CULTURALE DEL PAESE, PUBBLICA SU INSTAGRAM UNA FOTO DELLA PARTITA LAZIO-JUVENTUS IN TV E IL COMMENTO: “LE ‘TRASMISSIONI’ BELLE E INTERESSANTI DELLA DOMENICA SERA” – DURANTE IL MATCH, SU RAI3 È ANDATO IN ONDA UN’INCHIESTA DI “REPORT” CHE RIGUARDAVA LA NOMINA DI TAGLIAFERRI ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ IN HOUSE DEL MINISTERO DELLA CULTURA… 

elly schlein pina picierno stefano bonaccini giorgio gori lorenzo guerini giuseppe conte pd

DAGOREPORT – OCCHIO ELLY: TIRA UNA BRUTTA CORRENTE! A MILANO, LA FRONDA RIFORMISTA AFFILA LE LAME: SCARICA QUEL BUONO A NIENTE DI BONACCINI, FINITO APPESO AL NASO AD APRISCATOLE DELLA DUCETTA DEL NAZARENO – LA NUOVA CORRENTE RISPETTA IL TAFAZZISMO ETERNO DEL PD: LA SCELTA DI LORENZO GUERINI A CAPO DEL NUOVO CONTENITORE NON È STATA UNANIME (TRA I CONTRARI, PINA PICIERNO). MENTRE SALE DI TONO GIORGIO GORI, SOSTENUTO ANCHE DA BEPPE SALA – LA RESA DEI CONTI CON LA SINISTRATA ELLY UN ARRIVERÀ DOPO IL VOTO DELLE ULTIME TRE REGIONI, CHE IN CAMPANIA SI ANNUNCIA CRUCIALE DOPO CHE LA SCHLEIN HA CEDUTO A CONTE LA CANDIDATURA DI QUEL SENZAVOTI DI ROBERTO FICO - AD ALLARMARE SCHLEIN SI AGGIUNGE ANCHE UN SONDAGGIO INTERNO SECONDO CUI, IN CASO DI PRIMARIE PER IL CANDIDATO PREMIER, CONTE AVREBBE LA MEGLIO…

affari tuoi la ruota della fortuna pier silvio berlusconi piersilvio gerry scotti stefano de martino giampaolo rossi bruno vespa

DAGOREPORT - ULLALLÀ, CHE CUCCAGNA! “CAROSELLO” HA STRAVINTO. IL POTERE DELLA PUBBLICITÀ, COL SUO RICCO BOTTINO DI SPOT, HA COSTRETTO PIERSILVIO A FAR FUORI DALLA FASCIA DELL’''ACCESS PRIME TIME” UN PROGRAMMA LEGGENDARIO COME “STRISCIA LA NOTIZIA”, SOSTITUENDOLO CON “LA RUOTA DELLA FORTUNA”, CHE OGNI SERA ASFALTA “AFFARI TUOI” – E ORA IL PROBLEMA DI QUELL’ORA DI GIOCHINI E DI RIFFE, DIVENTATA LA FASCIA PIÙ RICCA DELLA PROGRAMMAZIONE, È RIMBALZATO IN RAI - UNO SMACCO ECONOMICO CHE VIENE ADDEBITO NON SOLO AL FATTO CHE GERRY SCOTTI SI ALLUNGHI DI UNA MANCIATA DI MINUTI MA SOPRATTUTTO ALLA PRESENZA, TRA LA FINE DEL TG1 E L’INIZIO DI “AFFARI TUOI”, DEL CALANTE “CINQUE MINUTI” DI VESPA (CHE PER TENERLO SU SONO STATI ELIMINATI GLI SPOT CHE LO DIVIDEVANO DAL TG1: ALTRO DANNO ECONOMICO) - ORA IL COMPITO DI ROSSI PER RIPORRE NELLE TECHE O DA QUALCHE ALTRA PARTE DEL PALINSESTO IL PROGRAMMINO CONDOTTO DALL’OTTUAGENARIO VESPA SI PROSPETTA BEN PIÙ ARDUO, AL LIMITE DELL’IMPOSSIBILE, DI QUELLO DI PIERSILVIO CON IL TOSTO ANTONIO RICCI, ESSENDO COSA NOTA E ACCLARATA DEL RAPPORTO DIRETTO DI VESPA CON LE SORELLE MELONI…