berlusconi prodi

L'ALBA DEI ROTTAMATI VIVENTI - ARIECCOLI! PRODI PONTIFICA, D'ALEMA 'SI SACRIFICA E SI CANDIDA', DE MITA 'STANA I DEMOCRISTIANI', BOSSI DISSEPPELLISCE LA PADANIA CONTRO IL SOVRANISMO DI SALVINI, BERLUSCONI SMANIA CON STRASBURGO PER RIMETTERE IL NOME SULLA SCHEDA ELETTORALE, ORLANDO AL SESTO MANDATO DA SINDACO DI PALERMO

1. PRODI: MEGLIO I PROGRAMMI DI UN TWEET LA FREDDEZZA DI PISAPIA SUL LISTONE

Silvia Bignami per ''la Repubblica''

 

ROMANO PRODI E ENRICO LETTAROMANO PRODI E ENRICO LETTA

Romano Prodi prova a «impastare» il nuovo centrosinistra. Il Professore bolognese che da una settimana tesse la tela della sinistra tra incontri con Matteo Renzi e telefonate con Giuliano Pisapia, usa la metafora di una torta, per spiegare le sue mosse dal palco di RepIdee: «Servono molti ingredienti per fare un impasto. Lei la farebbe una torta solo con le uova? Ecco, non si fa il centrosinistra con l' uomo solo al comando». Per riuscire, detta, «bisogna partire dal programma. Sarò un uomo del passato, ma sul programma Renzie Pisapia possono essere compatibili». In fondo, sorride, «il programma dell' Unione del 2006 forse era eccessivo e troppo lungo, ma è sempre meglio di un tweet».

 

ENRICO LETTA E ROMANO PRODI   ENRICO LETTA E ROMANO PRODI

La strada però, è tutta in salita. A cominciare dalla gelida risposta che arriva subito dal dem Michele Anzaldi: «Caro Prodi, oggi servono anche i tweet, i social e Facebook». E tuttavia l' ex premier, omaggiato ieri da file di fan, ci prova. E risponde all' idea di Renzi di un listone unico che da Pisapia vada fino a Calenda con una proposta: si parta dai programmi.

 

Dalle cose da fare. Non dalle alchimie elettorali. «Io sono fuori. Mi cercano proprio per questo, perchè sanno che non darò noie. Io sono in campo per calmare le acque» rassicura.

 

ROMANO PRODI MATTEO RENZI
ROMANO PRODI MATTEO RENZI

Il punto è indicare «la direzione» con i temi, sui quali ci si può intendere. Poi magari il listone verrà: i prodiani non sono contrari, e non lo è nemmeno Prodi. La dem Sandra Zampa definisce il listone un «traguardo», una possibilità concreta se il Consultellum dovesse restare la legge elettorale. Tuttavia prima, ribadisce anche lei, «si cominci coi temi».

 

Anche perchè sulle persone l' accordo è lontano. Se davvero si facesse il centrosinistra infatti, dentro dovrebbero starci tutti, anche Pierluigi Bersani e Massimo D' Alema. Questa è l' idea Pisapia, scettico sull' idea di un listone. E deciso comunque a non mollare i vertici di Mdp, coi quali l' ex sindaco di Milano ha avuto un incontro riservato nei giorni scorsi.

PRODI RENZIPRODI RENZI

Così la pensa pure Bersani, che ieri ha risposto con gelida ironia all' idea del super-listone: «Leggo sui giornali delle strategie oniriche: "il listone" di qui e di là... Tutti i giorni ne inventano una. Una strategia al giorno, toglie il leader di torno».

 

Non a caso Pisapia, Bersani e Bruno Tabacci hanno già in programma un' iniziativa a Napoli, sabato prossimo, tutti insieme. Il patto non si rompe, e se Renzi davvero volesse tentare la strada del listone, dovrebbe offrire un ramoscello d' ulivo - ironia della sorte - agli scissionisti. Lo stesso Prodi punta a una alleanza di tutto il centrosinistra, che non tenga fuori Bersani. E per questo accanto ai «buoni uffici» offerti al leader Pd, gli lancia pure ben assestati avvertimenti.

matteo renzi giuliano pisapia a milano pranzo con la modamatteo renzi giuliano pisapia a milano pranzo con la moda

 

Prima azzardando che «è molto complesso fare il segretario Pd e il premier, insieme», e poi suggerendo l' idea del ritorno di Enrico Letta, ex premier non certo amico di Renzi. Ieri mattina, il Professore, prima di andare a salutare Gentiloni, si è presentato a sorpresa all' intervista di Letta, i due si sono abbracciati.

 

«Letta fa il professore temporaneamente, solo temporaneamente...» ha sorriso Prodi, che poi ha pure invitato Letta a pranzo a casa sua con Arturo Parisi. Lo stesso Letta è apparso in forma: «Non è un leader chi fa il follower dei propri follower» ha dettato citando a esempio Macron, che ha difeso l' Europa convincendo l' opinione pubblica, invece che inseguirla. Altra frecciata a Renzi, talvolta troppo critico con l' Europa, secondo Letta. Tutto da vedere se il leader Pd coglierà il messaggio.

 

Certo se alla fine Renzi e Pisapia decidessero di andare separati al voto, Prodi non avrà alcun timore a dichiarare che fanno il male del Paese: «Se uno fa tutto il possibile per evitare lo scontro di due treni, e tutti i tentativi falliscono, non resta che assistere al disastro».

 

 

2. "SE ME LO CHIEDE IL PAESE, MI SACRIFICO" L' EFFETTO RIECCOLO DELLA POLITICA ITALIANA

Mattia Feltri per ''La Stampa''

 

Ci si distrae un attimo e rieccoli tutti lì: Romano Prodi e Silvio Berlusconi, Massimo D' Alema e la sua vecchia costola Umberto Bossi, Leoluca Orlando che non ha nemmeno il buon gusto di incanutire, persino Ciriaco De Mita accompagnato dalla discrezione di un pensiero. Riemergenti per necessità, non loro, ma del Paese che parrebbe spingerli al solito atto di responsabilità, e cioè ancora al sacrificio.

DALEMADALEMA

 

D' Alema sembra prendere la parola a nome di tutti: «Noi sentiamo l' urgenza di offrire agli italiani un' altra possibilità». Uno slancio colmo di nobiltà, e un uomo avveduto come D' Alema non avrà trascurato un' opzione: che gli italiani non sentano la medesima urgenza, e cioè di offrirla a lui un' altra possibilità. Ma è la democrazia.

 

La sconfitta di Matteo Renzi al referendum e le trattative non particolarmente auliche né stentoree sulla legge elettorale hanno rimesso fiato a uomini e ambizioni (e spirito di servizio, diciamo): una legge della politica, e della vita, è che col tempo si scoprono le indispensabili virtù dell' esperienza. Compreso De Mita, ognuno dei riemergenti ha avuto la consapevolezza di essere il nuovo, sospinto dalla storia all' incarico del rinnovamento.

 

Per Berlusconi e Bossi non serve sostanziare, per Orlando nemmeno, forse neanche per Prodi, ma per D' Alema sì.

 

LEOLUCA ORLANDO LEOLUCA ORLANDO

Nel Pleistocene della nostra memoria fu un innovatore sin dai tempi della Federazione dei giovani comunisti negli anni Settanta, e poi del Pci negli anni Ottanta quando si trattò di sostituire Alessandro Natta con Achille Occhetto, e di nuovo un innovatore del Pds quando si trattò di sostituire Occhetto con sé medesimo, cioè il volto nuovo, finalmente. Nel 1992, venticinque anni fa, D' Alema già sentiva le urgenze: «Un governo con programmi diversi e volti nuovi».

 

Matteo Renzi e Ciriaco De MitaMatteo Renzi e Ciriaco De Mita

 L' idea che circolava di un altro governo Craxi gli faceva intravedere la «sciagura», poiché, ancora, «servono volti nuovi». Settembre 1997 (poi non vi annoiamo più): «Si sta formando una classe dirigente che ha caratteristiche ben diverse da quella che ci ha preceduto. Una classe dirigente giovane, appassionata, che mostra al Paese intero il volto di una nuova Italia». Ecco, siamo stati tutti rottamatori. Magari con un lessico più contenuto e risultati migliori.

 

E che c' è di più naturale che resistere alla ruota che gira? L' altra sera, a Bari, D' Alema ha spiegato perché non si tira indietro: «È evidente che per un movimento che nasce ci sarà bisogno di candidare delle personalità. Quindi se i cittadini pugliesi mi chiederanno di essere candidato, mi prenderò le mie responsabilità».

matteo renzi vs ciriaco de mita si o no matteo renzi vs ciriaco de mita si o no

Ecco, la personalità si sacrifica. Non si sottovaluta il rischio di avere affiancato D' Alema a Renzi, e ora di affiancarlo a Berlusconi, ma «sacrificio» e «responsabilità» sono stati i motori, per autodichiarazione, di un' intera carriera politica.

 

«Restare a Palazzo Chigi e alla guida del centrodestra vi assicuro che è un grande, grandissimo sacrificio» (Berlusconi, giugno 2011). «Il senso di responsabilità verso il mio Paese mi ha costretto a scendere in campo anche adesso». Quest' ultima è dello scorso novembre e chissà il novembre prossimo, dopo che la Corte europea dei diritti dell' uomo avrà giudicato l' incandidabilità di Berlusconi. In genere ci vogliono sei mesi (quindi si va a maggio 2018) per la sentenza, ma l' arrivo delle elezioni potrebbe consigliare alla Corte un po' di sollecitudine.

 

salvini bossi pontidasalvini bossi pontida

L' idea che il vecchio capo rimetta insieme la vecchia squadra ha innescato la contromossa permanente: Prodi! Il quale Prodi ha sufficiente amor proprio per restare zitto, e vedere l' effetto che fa, mentre a sinistra la potenziale coalizione s' allarga e s' allarga, e più s' allarga più necessita del miglior federatore di tutti i tempi. Prodi! Sembra di tornare ai tempi dei Bellissimi di Retequattro, i film di seconda serata con Cary Grant e Ingrid Bergman, intanto che qui si controllano i rendimenti azionari di Netflix.

 

UMBERTO BOSSI E MATTEO SALVINIUMBERTO BOSSI E MATTEO SALVINI

E non è una semplice impressione. Non è soltanto la deformazione della nostalgia.

È proprio l' urgenza di cui parla D' Alema. Se Berlusconi ritorna al futuro gli vanno dietro tutti, ognuno con la propria urgenza. «La stella polare del Nord è la Padania, non la Lega. La Lega è uno strumento, e se uno strumento non serve lo puoi fare anche sparire», ha detto Umberto Bossi al raduno del Grande Nord, il movimento dei leghisti intolleranti del sovranismo nazionale di Matteo Salvini.

 

 

«Siete troppo legati al presente. Inventate una via d' uscita dalla palude che ha creato Renzi, non rassegnatevi. Gli ex democristiani del Pd non parlano, sono muti, non so se sono vivi o morti», ha detto Ciriaco De Mita una settimana fa a Napoli. «Non voglio fondare un quarto polo, voglio stanare i democristiani», ha detto.

 

prodi, dalema e montiprodi, dalema e monti

Visto da qui, e con la folla vociante, De Mita è diventato un colosso, alla cui ombra sognare la rinascita della Dc. Insieme alla rinascita di D' Alema, dell' Ulivo, della Padania, dello spirito forzitaliano del '94, cose così diverse e così lontane tenute assieme dal vero immarcescibile: Leoluca Orlando, che fu sindaco di Palermo con la Dc nel 1985, e rottama rottama, ancora sindaco è.

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