L’INCUBO DI BERLUSCONI: “VADO AL LETTO COL TIMORE CHE MI ARRESTINO” – “MAGISTRATURA DEMOCRATICA? AL CONFRONTO, LA P2 ERA UN’ACCOLITA DI ILLUSI” (POI SMENTISCE)

Amedeo La Mattina per "La Stampa"

Berlusconi torna a parlare alle truppe parlamentari di Forza Italia dopo la decadenza dal Senato e cerca di rassicurare tutti. Promette di ricandidarli («dobbiamo prepararci a vincere le elezioni»), se li tiene stretti per evitare altri passaggi verso il Nuovo Centrodestra di Alfano.

Verso quegli «amici» che continuano a collaborare con chi lo ha ucciso politicamente. Il Cavaliere ha il chiodo fisso della persecuzione nei suoi confronti, ritorna a parlare di decadenza come «colpo di Stato», paragona Magistratura democratica alle Br. «Al confronto, la P2 (alla quale lui era iscritto, ndr) era un'accolita di illusi». Frasi che in serata Forza Italia smentisce.

La giustizia, le condanne sono il suo incubo. «Non è bello andare a dormire col pensiero e la paura che l'indomani mattina presto si presentano alla tua porta dei carabinieri che, dispiaciuti, mi chiedono di seguirli a San Vittore...». Di riforme istituzionali invece non parla. Berlusconi non risponde all'appello che gli ha rivolto il premier Letta. L'appello a non salire sull'Aventino di un'opposizione di sistema.

Il leader di Fi non ne fa cenno: sfiora soltanto la questione della legge elettorale e dice che, se si dovesse tornare al Mattarellum, il suo partito potrebbe correre da solo e tanti saluti ad Alfano e alle altre forze del centrodestra. Ma come farebbe a vincere nei collegi uninominali non è dato saperlo. Ecco, nei confronti di Alfano usa un doppio registro. Berlusconi continua ha dire che Fi non tradirà mai i suoi elettori, come a suo avviso avrebbero fatto i cugini del Nuovo Centrodestra.

Poi però tiene una porta aperta. Agli stessi parlamentari che ieri sera lo ascoltavano ha chiesto di non polemizzare con i cugini che sbagliano, soprattutto di non dare spettacolo litigioso in tv. Il Cavaliere tiene un filo diretto con alcuni esponenti del Nuovo Centrodestra. Lo ha confermato lo stesso Formigoni, smentito dall'ufficio stampa di Forza Italia. Eppure sembra che sia vero.

A uno dei maggiori protagonisti della scissione, l'altro giorno al telefono ha perfino detto: «Se tornate con me sono pronto a ad ammazzare il vitello grasso». Del resto l'ex premier è consapevole che se vuole vincere le elezioni, quando ci saranno, non potrà fare a meno del partito di Alfano. Come si potrà conciliare la sua idea di coalizione con la richiesta di primarie che viene da tutti gli altri potenziali alleati non è chiaro. Ma si tratta di una questione che riguarda il futuro. Intanto Berlusconi sta riorganizzando le truppe sul territorio, lanciando i club Forza Silvio. Domenica a Roma queste nuove strutture verranno lanciate in una convention.

«In ogni regione - ha annunciato il Cavaliere - si avvierà una fase costituente che prevede la formazione di un comitato composto da tutti i parlamentari nazionali ed europei eletti nelle stesse regioni». A questi comitati «saranno chiamati a partecipare, inoltre, i principali esponenti del partito eletti negli enti locali e personalità di spicco della società civile, del mondo del lavoro e dell'impresa».

Ora bisognerà vedere chi e quanti sono i nuovi volti, e quanto complicheranno la vita alla vecchia guardia che teme la rottamazione.

La testa di Berlusconi è comunque concentrata sulle questioni più personali, a quelle giudiziarie, che declina come «battaglie di libertà». Ma in questi giorni dovrà pensare a come profilare l'opposizione al governo. Le sue parole di ieri sul colpo di Stato e certi paragoni tra Magistratura democratica, le Br e la P2 fanno intendere che da parte sua non ci sarà alcuna collaborazione sulle riforme.

Una convenienza potrebbe trovarla in un accordo con il Pd a trazione Renzi sulla legge elettorale per favorire i partiti maggiori.
Sarà in ogni caso un'opposizione dura, colpo su colpo, come il voto contro la fiducia al provvedimento che rifinanzia le missione all'estero e alla fine approvato ieri alla Camera con 360 sì e i 209 no di Fli, 5 stelle, Sel, Lega e per la prima volta anche di Forza Italia.

 

 

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