L'ITALIA È PRONTA AD ANDARE "BOOTS ON THE GROUND" A GAZA - SU RICHIESTA DEGLI AMERICANI, IL GOVERNO HA DATO L'OK A INVIARE CARABINIERI ED ESERCITO NELLA STRISCIA, DOVE VERRÀ DISPIEGATA UNA FORZA INTERNAZIONALE DI STABILIZZAZIONE - SARANNO 20 I PAESI CHE MANDERANNO I PROPRI UOMINI, CHE VERRANNO GUIDATI DA UN GENERALE AMERICANO - L'OBIETTIVO DI WASHINGTON È CREARE UNA FORZA DI ALMENO 10 MILA SOLDATI, CONO L'OBIETTIVO DI MONITORARE IL CESSATE IL FUOCO (E CON IL RISCHIO DI FINIRE IN CONFLITTO CON I MILIZIANI DI HAMAS)
Estratto dell'articolo di Ga.Col. e L. de. Cic. per "la Repubblica"
L'Italia è pronta a fare la sua parte nel dopoguerra a Gaza. Fonti governative confermano a Repubblica la disponibilità a inviare «carabinieri ed esercito» per la forza di stabilizzazione internazionale la cui pianificazione sarà oggetto del vertice di domani a Doha, convocato dal Centcom, il comando centrale Usa che si occupa di Medioriente, per discutere proprio la composizione e il mandato della missione.
Parteciperanno una ventina di Paesi, l'Italia ci sarà con una rappresentanza militare. Le questioni da sciogliere sono ancora diverse, a cominciare dal disarmo di Hamas, da chi e dome dovrà farsene carico, e dalle funzioni che dovrà svolgere il contingente internazionale. Come molti altri Paesi, anche Roma chiederà garanzie sulla sicurezza dei militari impiegati sul terreno e sulle modalità con cui verrà allestita la base operativa che li ospiterà.
L'obiettivo di Washington è mettere insieme una forza di circa 10mila uomini, che sarà probabilmente guidata da un generale Usa. L'idea iniziale era che a partecipare fossero solo paesi arabi e musulmani per evitare che la Isf venisse percepita come un intervento militare straniero ostile, ma gli americani hanno deciso poi di coinvolgere anche altri Stati: ne hanno contattati circa 70, secondo il Wall Street journal e almeno 19 hanno espresso interesse a contribuire in modi però che non prevedano l'invio di truppe per il rischio che si trovino coinvolte in combattimenti contro miliziani armati.
In questo senso, le dichiarazioni del capo delegazione di Hamas, Khalil al Hayya, alla vigilia del summit qatarino non tranquillizzano le cancellerie occidentali ma anche paesi come l'Indonesia e l'Azerbaijan che sono in prima fila nelle discussioni sulla forza internazionale. «La resistenza e le sue armi sono un diritto legittimo garantito dal diritto internazionale e sono legate alla creazione di uno Stato palestinese», ha dichiarato alla tv Al-Aqsa. [...]
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