marchini

L'ITALIACCIA DI PANSA – ‘’CI MERITIAMO RENZI, UNO SPACCONE CHE SI OCCUPA PRINCIPALMENTE DI PIAZZARE I SUOI SULLE POLTRONE GIUSTE - DA UN PO' DI TEMPO STO OSSERVANDO ALFIO MARCHINI: BERLUSCONI, CHE NON SA PIÙ DA CHE PARTE VOLTARSI, POTREBBE PUNTARE SU DI LUI”

Giampaolo  PansaGiampaolo Pansa

Vittorio Zincone per SETTE-Corriere della Sera


«Renzi è uno spaccone che si occupa principalmente di piazzare i suoi sulle poltrone giuste» dice il giornalista che ha diviso l'Italia con i suoi libri sulla Resistenza. «Ho paura di morire, ma fìngo di essere immortale»

Si autodefinisce un "dinosauro" del giornalismo. Sta per compiere ottant'anni e da più di cinquanta cesella cronache, editoriali e corsivi. Giampaolo Pansa è l'ultimo alfiere di un mestiere in via di estinzione, fatto di ritagli catalogati nelle cartelline e di una scrittura sanguigna. Non usa internet, non frequenta i social network, ma si muove con disinvoltura tra i faldoni del suo archivio.

 

Prima di cominciare l'intervista, mi mostra la parete dedicata ai democristiani. Accanto ci sono gli scaffali sui comunisti. Lui ha inventato la definizione di "Balena bianca" per la Dc e quella di "Parolaio rosso" per Fausto Bertinotti. Ogni settimana col suo Bestiario (prima sull'Espresso e ora su Libero) sbertuccia vizi e magagne della nostra classe dirigente, in maniera equiferoce.

 

COVER LIBRO PANSACOVER LIBRO PANSA

Lo incontro nella sua abitazione senese. Con noi c'è Adele, la compagna con cui vive da anni. Su un tavolinetto di fronte alla scrivania sono accatastati molti dei suoi libri. Ne ha scritti quasi sessanta. E in questi giorni sta completando la sua autobiografia: la storia di un ragazzo nato nel 1935.

 

In cima a una pila spicca la copertina di “Il sangue dei vinti”: il tomo del 2003 sui crimini dei partigiani compiuti dopo il 1945 che ha scatenato una valanga di polemiche e che è costato a Pansa il passaggio dalla categoria degli esimi editorialisti progressisti a quella dei traditori della Resistenza.

 

Sulla Resistenza, sul dopoguerra e sulle polemiche giornalistico/storiograflche seguite a ogni pubblicazione, Pansa ha sfornato altri sette/otto titoli. Ora è appena uscito per Rizzoli il capitolo finale di questo lungo ciclo. Si intitola: L'Italiaccia senza pace (Rizzoli, pp. 351, 20 euro).

 

PANSA ITALIACCIA SENZA PACEPANSA ITALIACCIA SENZA PACEgiampaolo pansa - copyright Pizzigiampaolo pansa - copyright Pizzialfio marchini (2)alfio marchini (2)ca21 giampaolo pansaca21 giampaolo pansaalfio marchini con la figlia amaliaalfio marchini con la figlia amaliarenzi berlusconirenzi berlusconimatteo renzi e berlusconi 0aa87941matteo renzi e berlusconi 0aa87941BERLUSCONI VS RENZI BY GIANNELLIBERLUSCONI VS RENZI BY GIANNELLIEzio Mauro Eugenio Scalfari Ezio Mauro Eugenio Scalfari GRILLO RITWITTA IMMAGINI SU BERLUSCONI E RENZI GRILLO RITWITTA IMMAGINI SU BERLUSCONI E RENZI berlusconi rubyberlusconi rubygiorgio bocca montanelli1986 largegiorgio bocca montanelli1986 largefoto di Enrico Berlinguer foto di Enrico Berlinguer Enrico Berlinguer con Piero Fassino nell\'autunno caldo - Da LA StampaEnrico Berlinguer con Piero Fassino nell\'autunno caldo - Da LA StampaACHILLE OCCHETTO ENRICO BERLINGUER jpegACHILLE OCCHETTO ENRICO BERLINGUER jpegEMANUELE MACALUSO E ENRICO BERLINGUER.EMANUELE MACALUSO E ENRICO BERLINGUER.

Dentro ci sono: la storia di una famiglia ebrea del Monferrato, un mistero, qualche amore e molti delitti. Mentre parliamo Pansa ha davanti a sé un foglio di carta bianco con una frase appuntata, in rosso: «L’Italiaccia racconta il passato per metterci in guardia dal futuro». Spiega: «Rischiamo di finire come nel secondo dopoguerra. E non vedo in giro un leader di livello europeo come Alcide De Gasperi che aiuti l'Italia a risollevarsi».

Lei non ha grande fiducia nel premier Matteo Renzi. Nella sua rubrica domenicale, su Libero, lo bastona spesso.
«La prima volta che l'ho incontrato è stata in uno studio televisivo di Sky. Era ancora sindaco di Firenze. Alla fine della trasmissione mi ha detto: "Lei vuole farmi passare per nichilista". E io ho pensato: "Magari lo fosse. Un nichilista almeno ha un pensiero"».

Lo ha ribattezzato il Ganassa fiorentino.
«O Ciccio bomba cannoniere. Renzi è uno spaccone che si occupa principalmente di piazzare i fedelissimi sulle poltrone giuste. Da segretario del Pd ha esordito assassinando Enrico Letta, che è una persona seria, per fregargli il posto. Non l'ho mai detto, ma alla fine credo che ci meritiamo Renzi: svela che cosa è diventata l'Italia, un Paese finito».

Non esageri: il governo ha appena annunciato che l'occupazione cresce e che il Pii è di nuovo in movimento.
«Come ha detto Papa Francesco, è in corso una Terza Guerra Mondiale. L'Isis ci minaccia. Abbiamo centinaia di migliaia di profughi e di migranti che bussano alle nostre porte. E siamo disarmati. La Merkel avrà pure delle incertezze, ma noi con Ciccio bomba dove andiamo?».

Si dice: la fortuna di Renzi è che non si intraveda all'orizzonte un'alternativa.
«Io non voto da un paio d'anni. Non ho mai votato Lega, ma ora sono tentato. Nella speranza che Salvini mandi a casa il Ganassa».

Matteo Salvini, il leader con la ruspa.
«Fa la sua battaglia e pensa che quello sia lo spazio politico da occupare. Da un po' di tempo sto osservando Alfio  Marchini: Berlusconi, che non sa più da che parte voltarsi, potrebbe puntare su di lui».

Anche a livello nazionale?  
«Intanto a Roma».

A Roma, c'è Ignazio Marino.
«Ganassa anche lui, ma a fumetti. Sembra un personaggio dei cartoon».

La sinistra del Pd. D'Alema, Bersani…
«Non hanno il coraggio di fare quel che dovrebbero: la scissione».

Un'altra scissione? «
È il destino della sinistra. Vogliamo andare contro i destini storici di un partito?».

Da quando ha pubblicato II sangue dei vinti, nel 2003, il suo rapporto con la sinistra è decisamente peggiorato.
«Alcuni politici che prima desideravano la mia presenza alle feste di partito o chiedevano insistentemente di essere intervistati, si sono volatilizzati».

Fuori i nomi.
«Tanti. Piero Fassino, per esempio. Nell'autobiografia che sto scrivendo, dedico molte pagine anche ai randellatori: Giorgio Bocca, Angelo D'Orsi...».

D'Orsi e altri storici hanno lottato per smontare il suo "revisionismo" sulla Resistenza.
«Più randellavano, più io mi sfregavo le mani: è anche grazie a loro che II sangue dei vinti ha venduto un milione di copie. Mi hanno dato del traditore perché per la prima volta uno a cui la sinistra aveva persino offerto un paio di candidature svelava la grande bugia sulla Resistenza: quella dei partigiani non è stata una cavalcata trionfante ed eroica, ma una vera guerra civile e una tragedia con molte nefandezze».

A sinistra, già nel 1991, lo storico Claudio Pavone con il libro "Una guerra civile" aveva scompaginato la vulgata sulla Resistenza.
«Partecipai con Pavone a un paio di presentazioni del suo libro. Gli ex partigiani in sala mugugnavano. Ma lui aveva alle spalle il Pci. Io ho fatto un passo in più: ho raccontato i vinti, le storie di chi militava della Guardia Nazionale Repubblicana. È stato un fatto epocale».

Non pensa di aver esagerato? Lei per molto tempo ha definito la Resistenza "una Patria morale". Ora, nell'Italiaccia, ci sono persino le partigiane cui unico merito è quello di essere entrate nel letto del loro comandante.
«È il mio racconto. È la versione di Pansa. È la storia di un'Italia perduta e disperata. Quando avevo dieci anni ho visto partigiani costretti a camminare chilometri nella neve, coi piedi maciullati, prima di essere fucilati. Ma ho visto anche i fascisti nelle gabbie, trattati come bestie, e le ragazze esposte in piazza coi capelli rasati, solo perché si erano fidanzate con un soldato della Repubblica sociale. E questo era un tabù indicibile. Ho detto: “Il Re è nudo", e le sentinelle dell'antifascismo professionale si sono inalberate».

Qualche mese fa, il 25 aprile, lei ha ribadito che se avesse avuto qualche anno in più nel 1943 sarebbe andato sui monti a combattere contro i nazisti.
«E se mi chiede chi era dalla parte giusta durante la guerra civile, le dico i partigiani. Magari però facendo una scrematura. E togliendo dalla parte giusta i comunisti che speravano di proseguire la lotta e di fare dell'Italia l'Ungheria del Mediterraneo. Lo confesso: degli attacchi ricevuti, delle critiche aspre arrivate dagli ex amici... in realtà non me ne frega niente».

Davvero?
«Ho un gigantesco senso di superiorità e una autostima quasi eccessiva».

I colleghi del Gruppo L'Espresso, dove ha scritto per trent'anni (dal 1977 al 2008), come hanno accolto i suoi libri "revisionisti”?
«Ezio Mauro un giorno mi disse: "Tu non devi scrivere libri come Il sangue dei vinti. Devi scrivere per i tuoi vecchi lettori».

Che cosa rispose?
«Arrivederci e grazie».

In più di cinquant'anni di carriera lei ha frequentato molte redazioni.
«Otto. Sono stato fortunato. Oggi, però, a un ventenne direi di fare qualsiasi cosa ma non il giornalista. Non ci sono più soldi e i contratti veri sono una rarità».

Molti giornalisti sono precari e sottopagati. Si può essere intellettualmente veramente liberi in queste condizioni?
«Direi di no. Sei libero solo quando non essendo più in sintonia col tuo direttore o con la testata per cui lavori, puoi dire "me ne vado" e sai che c'è qualcuno che ti può accogliere alle stesse condizioni».

Lei quando ha avuto il suo primo contratto?
«Nel 1961. Giulio De Benedetti, direttore di La Stampa, mi convocò dopo che avevo vinto il premio Einaudi per la mia tesi di laurea sulla Resistenza». I

Il primo pezzo per La Stampa?
«Me lo commissionò Carlo Casalegno per le pagine della cultura: una recensione di un libro sullo sbarco in Normandia. Dopo averlo scritto aspettai di vederlo in pagina. Trascorsero due settimane, ma non usciva. Venni convocato dal direttore. Mi accolse sventolando il foglio su cui era stampato il pezzo. Disse: "Questo non è un articolo, ma una pessima cronaca dello sbarco, evento al quale non credo che lei abbia partecipato". Poi prese il foglio e lo ridusse in coriandoli».

Qual è l'articolo di cui va più fiero?
«Non ce ne è uno. A molti colleghi che mi consideravano un loro zio professionale, è rimasto impresso l'attacco del mio primo servizio dal Vajont: "Scrivo da un paese che non esiste più"».

Pensavo che citasse l'intervista sul Corriere a Enrico Berlinguer, durante la quale il leader comunista diceva che non desiderava l'uscita dell'Italia dalla Nato.
«In quel caso il merito fu di Berlinguer. Eravamo alla vigilia delle elezioni del 1976. Io e Piero Ottone, direttore del Corsera, preparammo le domande e le inviammo a Botteghe Oscure».

Si usava inviare le domande prima dell'intervista?
«Era obbligatorio in quel caso. Conservo il testo, scritto con la biro, con le correzioni di Berlinguer al mio testo. Una calligrafìa piccola, inclinata verso destra. Eravamo d'accordo che uscisse contemporaneamente sull'unità e sul Corriere. Il giorno della pubblicazione mentre facevo colazione in una sala dell'hotel Raphael incrociai Bettino Craxi che mi disse: "Con questo articolo hai regalato 500 mila voti al Pci". Quando presi l'Unità in mano, feci un balzo. Non c'erano le risposte sulla Nato. Berlinguer aveva pensato bene di farle leggere ai lettori del primo quotidiano della borghesia, ma non a quelli delle sezioni comuniste».

A cena col nemico?
«Con Sergio Luzzatto».

È stato uno degli storici più agguerriti contro II sangue dei vinti.
«Nel suo libro Partigia mi ha quasi riabilitato».

Lei ha un clan di amici?
«No. Li ho persi tutti».

Qual è la scelta che le ha cambiato la vita?
«Decidere di fare il giornalista. È successo dopo la terza media, quando mio padre mi regalò una macchina da scrivere».

Le prime righe scritte a macchina?
«Storie brevi di ispirazione salgariana. A sedici anni mi presentai dal direttore del settimanale II Monferrato per proporre i miei racconti».

Glieli pubblicò subito?
«No, mi disse che lui aveva bisogno di notizie e non di testi narrativi. Replicai che avrei potuto riscrivere quelle che pubblicava lui, visto che mi sembravano redatte coi piedi. Venni messo a compilare recensioni di film».

Il film preferito?
«II giorno più lungo con John Wayne. E Salvate il soldato Ryan di Steven Spielberg. Li rivedo sempre volentieri».

L'Italia è una Repubblica…
«...democratica fondata sul lavoro. In realtà non è così, ma lo si prende come auspicio».

Abbiamo finito.
«Io al Pansa avrei fatto un'altra domanda».

Quale?
«Ha paura di morire?».

Ha paura di morire?
«Certo. Ma fìngo di essere immortale».

ca31 e mauro giamp pansa elio veltrica31 e mauro giamp pansa elio veltrica32 e mauro giamp pansaca32 e mauro giamp pansaBERLUSCONI PASCALEBERLUSCONI PASCALEman29 romiti giamp pansaman29 romiti giamp pansaENRICO BERLINGUER TRA LA FOLLA ENRICO BERLINGUER TRA LA FOLLA

Ultimi Dagoreport

vladimir putin roberto vannacci matteo salvini

DAGOREPORT: ALLARME VANNACCI! SE L’AMBIZIONE DETERMINATISSIMA PORTASSE IL GENERALISSIMO A FAR SUO IL MALCONCIO CARROCCIO, PER SALVINI SAREBBE LA FINE - E IL "VANNACCISMO ALLA VODKA", CIOE' FILO-RUSSO, ALLARMA NON POCO ANCHE GIORGIA MELONI – CON LA CONQUISTA DI CIRCA UN TERZO DEL CONSENSO ALLE EUROPEE, VANNACCI POTREBBE FAR DIVENTARE LA "PREVALENZA DEL CREMLINO" GIA PRESENTE NELLA LEGA DI “SALVINOVSKIJ” DEFINITIVAMENTE DOMINANTE - L’EX PARÀ SI BAGNA PARLANDO DI PUTIN: “NEGLI ULTIMI VENT’ANNI, HA FATTO RIFIORIRE LA RUSSIA’’ - SE RIUSCISSE A ESPUGNARE LA LEGA, IL GENERALISSIMO CHE FARÀ? MOLLERÀ LA "CAMALEONTE DELLA SGARBATELLA", CHE ABBRACCIA ZELENSKY E ELOGIA GLI UCRAINI PER LA LORO “RESISTENZA EROICA”, DECISO A SFIDARE I FRATELLINI SMIDOLLATI D’ITALIA CHE HANNO MESSO IN SOFFITTA IL BUSTO DEL DUCE E I SILURI DELLA DECIMA MAS? - I VOTI DELLA LEGA SONO IMPRESCINDIBILI PER VINCERE LE POLITICHE DEL 2027, DOVE L’ARMATA BRANCA-MELONI DUELLERA' CON UN INEDITO CENTROSINISTRA UNITO NELLA LOTTA...

2025mellone

CAFONAL! - DIMENTICATE I GRANDI MATTATORI, ANGELO MELLONE È CAPACE DI SPETALARE FIORELLO IN 15 SECONDI - ATTORE, CANTANTE, SCRITTORE, POETA, SHOWMAN MA SOPRATTUTTO GRAN CAPO DELL'INTRATTENIMENTO DAYTIME DELLA RAI, IL BEL TENEBROSO DI TELE-MELONI, IN ATTESA DI VOLARE A SAN VITO LO CAPO (TRAPANI), PRESIDENTE DI GIURIA DELL'IRRINUNCIABILE CAMPIONATO DEL MONDO DI COUS COUS, ANZICHÉ SBATTERSI COME UN MOULINEX PER METTER SU TRASMISSIONI DECENTI PER RICONQUISTARE LA SUPREMAZIA DELLA RAI SU MEDIASET, LO RITROVIAMO COL SUO OUTFIT DA CHANSONNIER MAUDIT, ESIBIRE IL SUO STRAZIANTE RECITAR CANTANDO AL “JAZZ&IMAGE LIVE COLOSSEO FESTIVAL 2025” AL PARCO DEL CELIO, ACCOLTO DA UN FOLTO PARTERRE DI INVITATI CON L’APPLAUSO INCORPORATO (MATANO, CERNO, DESARIO, RONCONE, STRABIOLI, GINO CASTALDO, DARIO SALVATORI E TANTE RAI-GIRLS CAPITANATE DALLE PANTERONE-MILF, ANNA FALCHI ED ELEONORA DANIELE) - DEL RESTO, DITEMI VOI COME SI FA A FREGARSENE DELL’INVITO DEL DIRIGENTE RESPONSABILE DI UNA PLETORA DI PROGRAMMI, RISPONDENDO AL TARANTOLATO TARANTINO: “GRAZIE, MA NEMMENO SOTTO ANESTESIA”? - VIDEO

gaza giorgia meloni donald trumpm benjamin netanyahu

QUANTO A LUNGO PUÒ ANDARE AVANTI IL TRASFORMISMO CHIAGNE E FOTTI DI GIORGIA MELONI DECLINATO IN SALSA ISRAELO-PALESTINESE? - L’ITALIA HA DATO IL SUO VOTO FAVOREVOLE AL RICONOSCIMENTO DI "DUE POPOLI, DUE STATI" ALL'ASSEMBLEA DELL'ONU DEL 22 SETTEMBRE - MA, FRA UNA SETTIMANA, SU INIZIATIVA DI FRANCIA E ARABIA SAUDITA, IL CONSIGLIO DELL'ONU E' CHIAMATO A VOTARE IL RICONOSCIMENTO DELLO STATO PALESTINESE: CHE FARA' LA "GIORGIA DEI DUE MONDI"? - FRANCIA, AUSTRALIA, BELGIO, CANADA, FINLANDIA, MALTA, PORTOGALLO E REGNO UNITO ENTRERANNO A FAR PARTE DEI 147 STATI DEI 193 MEMBRI DELL’ONU CHE RICONOSCONO LA PALESTINA - DIMENTICANDO PER UN MOMENTO LE STRAGI DI GAZA, LA PREMIER VOTERA' CONTRO O SI ASTERRA' PER COMPIACERE TRUMP E L’AMICO NETANYAHU? TROVERA' IL CORAGGIO DI UNIRSI AL RESTO DEL MONDO, VATICANO COMPRESO? AH, SAPERLO...

giorgia meloni vox ursula von der leyen santiago abascal

DAGOREPORT - SE I MEDIA DI CASA NOSTRA, DEL VIDEO-MESSAGGIO DI GIORGIA MELONI ALL'EVENTO MADRILENO DI VOX, HANNO RIPRESO SOLO LA PARTE DEL DISCORSO RIGUARDANTE L’ASSASSINIO DI CHARLIE KIRK, SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO COME MARTIRE DELL’ODIO E DELLA VIOLENZA DELLA SINISTRA, I CAPOCCIONI DI BRUXELLES HANNO SBARRATO GLI OCCHI PER UN ALTRO MOTIVO - CHE CI FACEVA LA MELONI, EX PRESIDENTE DEL GRUPPO DEI CONSERVATORI EUROPEI ALL’EVENTO “EUROPA VIVA 2025” DI VOX, IL PARTITO DI ESTREMA DESTRA SPAGNOLO CHE DAL 2023 È STATO ARRUOLATO DA “PATRIOTI PER L’EUROPA”, L’EUROGRUPPO ANTI-UE CREATO DAL DUCETTO UNGHERESE E FILO-PUTINIANO, VIKTOR ORBAN, DI CUI FA PARTE ANCHE LA LEGA DI SALVINI? - ALLA FACCIA DEL CAMALEONTISMO DELLA “GIORGIA DEI DUE MONDI”, BASCULANTE TRA UN VIAGGETTO E UN ABBRACCIO CON I DEMOCRISTIANI TEDESCHI URSULA VON DER LEYEN E FEDRICH MERZ, A CATALIZZARE L’IRRITAZIONE DEI VERTICI DELL’UNIONE È STATO IL TEMA DELL'EVENTO DI VOX CHE, TRA DIBATTITI SU IMMIGRAZIONE ILLEGALE, LAVORO, CASA E SICUREZZA, SPUTAVA IN FACCIA AI POTERI FORTI DI BRUXELLES - LA MANIFESTAZIONE DI VOX HA DIMOSTRATO, PER L’ENNESIMA VOLTA, L’ISTRIONICA PERSONALITÀ DI COMUNICATRICE DELLA PREMIER ALLA FIAMMA. TALENTO LATITANTE TRA I NUMEROSI GALLI DEL  CENTROSINISTRA... - VIDEO

FLASH! – MENTRE SVANISCE LA MILANO DEI ‘’POTERI FORTI’’ E DEI “SALOTTI BUONI”, FINITI SOTTO IL TALLONE DEI “BARBARI ROMANI”, SI ALZA LA VOCE DEL 92ENNE GIOVANNI BAZOLI - IL GRANDE VECCHIO, CHE INSIEME A GUZZETTI HA RIDISEGNATO IL SISTEMA BANCARIO, HA CONSEGNATO ALLA FELTRINELLI LA SUA AUTOBIOGRAFIA (LA FIGLIA CHIARA, NONCHÉ COMPAGNA DEL SINDACO DI MILANO BEPPE SALA, LAVORA ALLA FONDAZIONE FELTRINELLI) – IL LIBRO PARTE DALLA GUERRA AI NAZIFASCISMO E LA PASSIONE PER ALESSANDRO MANZONI, CONTINUA CON LA CELEBRAZIONE DI NINO ANDREATTA, LE VICENDE DEL BANCO AMBROSIANO, FINO ALLA CREAZIONE DI INTESA SANPAOLO…

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO