L’ONU CONFERMA LA SUA INUTILITÀ SCOPRENDO, A STRAGI COMPIUTE, CHE IL REGIME DI CICCIO KIM PRATICA UN GENOCIDIO IN COREA DEL NORD - IN QUESTI ANNI L’ONU ERA IMPEGNATA AL BRUNCH?

Giampaolo Visetti per ‘La Repubblica'

«Adesso il mondo sa, non c'è più nessuna scusa, bisogna agire». L'Onu addita ufficialmente la Corea del Nord come un «regime criminale che non ha paragoni nel mondo contemporaneo » e chiede che la Corte penale internazionale dell'Aja, o un tribunale Onu istituito ad hoc, accertino le responsabilità dei dirigenti di Pyongyang.

Il durissimo atto d'accusa della commissione d'inchiesta delle Nazioni unite, presentato ieri a Ginevra, equipara per la prima volta i metodi della dittatura nordcoreana a quelli della Germania nazista, delineando il quadro agghiacciante di «una popolazione sterminata per motivi politici».

Per il presidente del pool di investigatori Onu, l'ex giudice australiano Michael Kirby, i responsabili delle atrocità commesse a nord del 38° parallelo negli ultimi cinquant'anni «potrebbero essere centinaia di migliaia».

Sul banco degli imputati, se pure non accusato direttamente, finisce però prima di tutti il leader trentenne Kim Jong-un, succeduto da poco più di due anni al padre Kim Jongil e reduce dalle purghe spietate con cui ha ordinato lo sterminio di famigliari e funzionari legati allo zio Jang Song-thaek, ex numero due del potere accusato di un tentativo di colpo di Stato. Per questo i tre coordinatori della commissione Onu, oltre a Kirby un'esperta di diritti umani serba e un giurista indonesiano, hanno inviato una lettera a Kim Jongun, informandolo dei crimini rilevati e del cosiddetto «principio di comando e di responsabilità superiore».

Questo stabilisce che comandanti militari e civili, in caso di crimini contro l'umanità, rispondano personalmente di azioni compiute da persone sotto il loro controllo. Un avvertimento esplicito: l'attuale dittatore di Pyongyang potrebbe essere processato quale mandante diretto e indiretto dello sterminio del proprio popolo.

Il condizionale è d'obbligo. Per attivare i giudici dell'Aja serve il sì del consiglio di sicurezza Onu e la Cina, membro permanente, ha anticipato che eserciterà il diritto di veto. «Un processo - la posizione di Pechino - non migliorerebbe la situazione, mentre occorre il dialogo».

Pyongyang ha «respinto totalmente» il rapporto, definendolo «privo di fondamento e inaccettabile perché basato su informazioni false fornite da forze ostili, sostenute da Usa, Giappone ed Europa». La storica ricostruzione dei crimini nordcoreani isola però ancora di più Kim Jong-un, impegnato nella corsa al nucleare, e pone con le spalle al muro la stessa Cina, suo unico alleato e finanziatore.

In oltre 400 pagine l'Onu descrive per la prima volta l'inferno della dittatura comunista ereditaria dei Kim, che «ha condannato a morte centinaia di migliaia di prigionieri politici rinchiusi nei gulag».

Tra i crimini accertati, omicidio, infanticidio, riduzione in schiavitù, tortura, stupro, privazione della libertà, aborto forzato, carestie deliberate, trasferimento e sparizione forzata, esecuzioni, lavoro forzato, persecuzioni politiche, religiose, razziali e di genere. Media e associazioni internazionali denunciano da anni il massacro della popolazione nordcoreana, ridotta alla fame e decimata dal gelo invernale, ma la relazione Onu rilancia ora anche la tragedia di quattro campi di concentramento ancora aperti «in cui sono rinchiusi tra 80 e 120 mila prigionieri politici».

«Le indicibili atrocità che continuano ad essere commesse contro i detenuti - è scritto nel rapporto - somigliano agli orrori dei campi creati dai peggiori Stati totalitari del XX secolo». Corea del Nord e Cina hanno negato l'accesso alla commissione delle Nazioni Unite, istituita nel marzo 2013.

Le accuse, tra cui quella di aver scatenato una campagna di rapimenti politici all'estero, si fondano così sulla testimonianza di sopravvissuti, rifugiati e disertori riusciti a fuggire in Corea del Sud, Giappone e Stati Uniti, oltre che su decine di mappe aeree che documentano l'esistenza dei lager.

Per Pyongyang è «un complotto», ma ad oltre sessant'anni dalla sospensione della guerra civile tra Nord e Sud, il mondo ricorda a Kim Jong-un i crimini di famiglia e gli intima di sospenderli. Meglio tardi che mai, anche perché un primo risultato si vede già: da giovedì le famiglie coreane separate dall'ultimo Muro sopravvissuto al Novecento, potranno riunirsi in un resort sul monte Kumgang. Non accadeva dal 2010. I crimini di Pyongyang loro li subiscono, e li raccontano invano, dal primo giorno.

 

KIM JONG UN E LA EX FIDANZATA HYON SONG WOL KIM JONG UN A CAVALLO KIM JONGJANG SONG THAEK KIM JONG UN Jang Song Thaek zio di kim jong un rimosso dal politburo della Corea del Nord

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