luigi di maio

“LA STAMPA” LANCIA IL SASSO E BUGANI LO NASCONDE – UN RETROSCENA DEL QUOTIDIANO DI TORINO RIFERIVA DI UN “PASSO INDIETRO” DI DI MAIO NELLA CORSA VERSO PALAZZO CHIGI E DI UN PROSSIMO ACCORDO CON IL PD – L’IDEA ERA ATTRIBUITA AL BRACCIO DI DESTRO DI CASALEGGIO, LESTO A SMENTIRE

 

Da www.huffingtonpost.it

 

MASSIMO BUGANI

Un retroscena che svela un possibile colpo di scena. La Stampa pubblica dichiarazioni di Max Bugani, braccio destro di Davide Casaleggio, che potevano far cambiare direzione al negoziato politico in corso in queste settimane, ma che l'esponente pentastellato smentisce "categoricamente".

 

BUGANI: ECCO LE BASI DELL’ACCORDO CON IL PD

Ilario Lombardo per la Stampa

 

Per capire fino a che punto esista davvero un doppio forno nella testa di Luigi Di Maio bisogna andare a Bologna. E ascoltare con attenzione quello che Max Bugani ha detto a un esponente del Pd emiliano: «Dal 4 aprile (avvio delle consultazioni, ndr ) le cose cambieranno. Chiariremo meglio la nostra strategia. Saremo più espliciti con il Pd. Il primo giro di consultazioni andrà a vuoto. Passerà qualche giorno. Poi noi e il Pd dovremo per forza parlarci. A quel punto proporremo un programma di pochi punti, magari cinque, che vada bene a entrambi. Solo dopo, Luigi farà un passo indietro sulla premiership. Di Maio non è mica Renzi, non resterà inchiodato alla poltrona».

 

IL POST DI MASSIMO BUGANI

Non stiamo parlando dei desiderata di un peone qualsiasi: Bugani è la storia del M5S, consigliere comunale a Bologna e braccio destro di Davide Casaleggio nell' associazione Rousseau, ascoltatissimo da Beppe Grillo, in prima linea con i vertici romani del Movimento. Bugani chiarisce le voci che ieri sono tornate a essere insistenti tra i parlamentari, soprattutto dopo il muro alzato da Matteo Salvini sull' opportunità di rompere con Forza Italia a favore del M5S.

 

Dopo le consultazioni, il fortino pentastellato avvolto dal silenzio comincerà ad aprirsi a dichiarazioni più esplicite. Chi lavora ai dossier economici in vista del Def acquisirà un ruolo più centrale. Da quanto si apprende, si sta cercando un difficile equilibrio su un programma che riesca nel miracolo di non scontentare nessuno, tra Lega e Pd. Ma ai dem, i grillini sono già pronti a offrire taglio dell' Irap, lotta all' evasione, misure contro la disoccupazione giovanile, e una nuova formulazione del reddito di cittadinanza che tenga conto del reddito di inclusione come base di partenza. Questi punti sono solo una parte selezionata di quella decina su cui ieri i capigruppo si sono confrontati con gli altri partiti. «Chiunque si dica di sinistra dovrebbe votarli» spiega Lorenzo Fioramonti, braccio economico del M5S.

 

DI MAIO LINK UNIVERSITA

Lo scenario disegnato da Bugani non è dissimile da quello ventilato da alcuni 5 Stelle in chiacchierate informali con i leghisti. Se lo stallo si trascinasse per un mese, Di Maio verrebbe quasi costretto al passo indietro, pur di far partire un governo. Salvini pensa che sarà con la Lega, alcuni grillini sperano con il Pd, convinti che sia la direzione in cui si muoverà anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Diventa ogni giorno più chiaro che Di Maio sta davvero giocando su due tavoli, pronto ad assumersi tutti i rischi del caso: «Le convergenze sono possibili sia a destra che a sinistra - ha detto dopo gli incontri di ieri - L' unico gruppo che si sottrae al confronto e al cambiamento è il Pd».

 

BERLUSCONI SALVINI

Di Maio prova a stanare i dem, mentre i suoi colonnelli, a partire da Giulia Grillo, messi di fronte all' apertura di Dario Franceschini ripetono: «Ma con quale Pd dovremmo parlare? Sono troppi». Il leader del M5S si sposta a seconda delle convenienze, pensando di sfruttare le debolezze dei suoi interlocutori. Da una parte c' è la Lega, con cui la sintonia è ottima, ma che si porta dietro un problema non da poco: Silvio Berlusconi. Dall' altra c' è il Pd, a cui il M5S non ha rinunciato fino in fondo, né intende farlo ora che sta combattendo una guerra di posizione con Salvini. Raccontano che Di Maio abbia espresso tutta la sua frustrazione durante l' assemblea del gruppo della Camera: «Se Salvini vuole restare attaccato a Berlusconi, faccia pure. Vediamo dove arriva...». Su questo non sembra proprio esserci margine di trattativa. A domanda diretta i leghisti scuotono la testa, sconsolati.

 

GIULIA GRILLO 2

Stanno tentando di convincere Berlusconi a un' operazione di «cosmesi» spericolata: lasciare Forza Italia a un reggente e dire addio alla politica, nella speranza che i 5 Stelle accettino un' alleanza con l' intero centrodestra. Ma hanno capito che forse non basterà. «Ci sono zero possibilità a un governo con Fi» spiega, dietro garanzia di anonimato, un esponente della cerchia stretta del leader: «A maggior ragione, Di Maio premier non può coesistere con quelli».

 

Molto si capirà il giorno in cui Fi salirà al Colle. Se ci sarà o meno Berlusconi. Anna Maria Bernini, capogruppo al Senato, non lo ha escluso ma nel colloquio con i 5 Stelle ha detto che comunque non ci sarà interlocuzione senza l' ex Cavaliere. Un atto di sfida che i grillini sono pronti a sterilizzare evocando in chiave anti-berlusconiana una legge sul conflitto di interessi. Con il Pd? «Vediamo...non l' hanno fatta in dieci anni - spiega Giulia Grillo - Ma le strade del signore sono infinite».

TONINELLI

 

Di legge sul conflitto di interessi e lotta all' evasione (entrambi un chiaro messaggio a Fi e all' alleato Salvini) parla anche Danilo Toninelli che per la prima volta ammorbidisce le resistenze alla flat tax. Una cortesia dopo la disponibilità mostrata dalla Lega sul reddito di cittadinanza, prima che in una carambola di tweet con il dem Michele Anzaldi Salvini facesse nuovamente impallinare la misura regina del M5S. Il doppio forno continua a bruciare ogni certezza.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - LE MANOVRE DA "DOTTOR STRANAMORE" DI ELLY SCHLEIN: SFANGARLA AI REFERENDUM, VINCERE IN AUTUNNO IN TUTTE E 6 LE REGIONI CHE ANDRANNO AL VOTO, QUINDI ANDARE AL CONGRESSO ANTICIPATO DEL PD A GENNAIO 2026 PER POI FARSI INCORONARE LEADER DEL CENTROSINISTRA ALLE POLITICHE DEL 2027 (CONTE PERMETTENDO) – A FAVORE DI ELLY GIOCA IL FATTO CHE LA MINORANZA DEM E' FRANTUMATA CON BONACCINI E LO RUSSO TRATTATI DA TRADITORI DELLA CAUSA DEI RIFORMISTI E PICIERNO E GORI GIUDICATI TROPPO EX RENZIANI – NEL CENTRODESTRA GIRA GIÀ LA BATTUTA: “LUNGA VITA AD ELLY SCHLEIN”, CHE RESTA PER "LA STATISTA DELLA GARBATELLA" LA SUA MIGLIORE POLIZZA PER FARSI ALTRI 5 ANNI A PALAZZO CHIGI...

friedrich merz donald trump starmer macron meloni von der leyen jd vance

DAGOREPORT - L’INCONTRO DI GIORGIA MELONI CON VANCE E VON DER LEYEN È STATO SOLO ''ACCIDENTALE'': È STATO POSSIBILE IN VIRTU' DELL’INSEDIAMENTO DI PAPA LEONE XIV (NON È STATA LA DUCETTA A CONVOCARE I LEADER, BENSI' SANTA ROMANA CHIESA) – LA "COMPASSIONE" DI TRUMP, CHE HA COINVOLTO LAST MINUTE "COSETTA" MELONI NELLA CHIAMATA CON MACRON, STARMER E MERZ – LE FAKE NEWS DI PALAZZO CHIGI PROPALATE DALLA STAMPA E MEDIA DI DESTRA COL SUPPORTO DEL “CORRIERE DELLA SERA”:  ALL’ORIZZONTE NON C’È MAI STATO ALCUN INVIO DI TRUPPE EUROPEE AL FIANCO DI KIEV CONTRO MOSCA. SOLO DOPO LA FIRMA DI UNA TREGUA, GRAN BRETAGNA E FRANCIA SONO A FAVORE DI UN INVIO DI TRUPPE, MA UNICAMENTE AL FINE DELLA SALVAGUARDIA DEI CONFINI UCRAINI, E COL FONDAMENTALE SUPPORTO INTELLIGENCE DELLA CIA - ALTRA MINCHIATA DELLA PROPAGANDA ALLA FIAMMA: NON E' MAI ESISTITA LA VOLONTÀ DI ESCLUDERE L’ITALIA DAL GRUPPO DEI ''VOLENTEROSI''. È LA "GIORGIA DEI DUE MONDI" STESSA A ESSERSI CHIAMATA FUORI, IN PREDA ALL'AMBIZIONE SBAGLIATA DI DIVENTARE LA "PONTIERA'' TRA STATI UNITI ED EUROPA, E PER EVITARE GUAI IN CASA CON IL SUO NEMICO PIU' INTIMO, MATTEO SALVINI...

giuliano amato

AMOR CH’A NULLO AMATO – IL RITRATTONE BY PIROSO DEL DOTTOR SOTTILE: “UN TIPO COERENTE E TUTTO D’UN PEZZO, UN HOMBRE VERTICAL? O UN SUPER-VISSUTO ALLA VASCO ROSSI, ABILE A PASSARE INDENNE TRA LE TURBOLENZE DELLA PRIMA REPUBBLICA, UOMO-OMBRA DI CRAXI, MA ANCHE DELLA SECONDA?” – ALCUNI PASSAGGI STORICI DA PRECISARE: AMATO NON SI CANDIDÒ NEL 2001 A CAUSA DI ALCUNI SONDAGGI-PATACCA SVENTOLATIGLI DA VELTRONI, CHE DAVANO RUTELLI IN VANTAGGIO SU BERLUSCONI – A FERMARE LA CORSA AL QUIRINALE DEL 1999 FU MASSIMO D’ALEMA, CHE LO SCARICÒ PER IL “NEUTRO” CIAMPI  - IL MANCATO VIAGGIO AD HAMMAMET E IL RAPPORTO CON GIANNI DE GENNARO...

ernesto galli della loggia giorgia meloni

DAGOREPORT - FAZZOLARI E' PER CASO IL NUOVO DIRETTORE DEL "CORRIERE"? - IN UNA PRIMA PAGINA CHE NASCONDE LE MENZOGNE DI GIORGIA MELONI, SPUTTANATA DA MACRON, BRILLA UN EDITORIALE VERGOGNOSO DI GALLI DELLA LOGGIA CHE SI DOMANDA: "SE LA GERMANIA (DI AFD) HA DAVVERO FATTO I CONTI CON IL SUO PASSATO NAZISTA. IN ITALIA, INVECE, UN PARTITO CHE PURE HA LE SUE LONTANE ORIGINI NEL FASCISMO GOVERNA DA TRE ANNI IN UN MODO CHE SOLO I COMICI (DUNQUE PER FAR RIDERE…) GIUDICANO UNA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA" - L’EX MAOISTA, POI TERZISTA, QUINDI BERLUSCONIANO, 5STELLE, INFINE MELONIANO  DEVE STUDIARE UN PO’, INVECE DI CAMBIARE PARTITO A OGNI CAMBIO DI GOVERNO. NEL DOPOGUERRA IN GERMANIA, GLI EX NAZISTI RIENTRARONO NEL CONTESTO SOCIALE E OTTENNERO POSTI DI POTERE NELLE INDUSTRIE PIÙ AVANZATE FINO ALLA CONTESTAZIONE DEL '68, SIMBOLEGGIATA DALLO SCHIAFFONE RIFILATO DALLA STUDENTESSA BEATE KLARSFELD AL CANCELLIERE (EX NAZISTA) KURT KIESINGER – IN ITALIA LA DESTRA ALLA FIAMMA DI FINI FU SDOGANATA DAL GOVERNO BERLUSCONI, DOVE IL MINISTRO DELLA GIOVENTU' ERA GIORGIA MELONI. COSA CHE IL GALLI OMETTE ESSENDO ORA COLLABORATORE DEL GOVERNO DUCIONI PER IL SETTORE SCUOLA...

andrea orcel unicredit

DAGOREPORT - IL RISIKO DELLE AMBIZIONI SBAGLIATE - COME PER IL GOVERNO MELONI, ANCHE ANDREA ORCEL NON IMMAGINAVA CHE LA STRADA PER LA GLORIA FOSSE TUTTA IN SALITA - IL RAFFORZAMENTO IMMAGINATO DI UNICREDIT, PER ORA, È TUTTO IN ARIA: IL MURO DI GOLDEN POWER DELLA LEGA HA RESO MOLTO IMPROBABILE LA CONQUISTA DI BANCO BPM; BERLINO RITIENE “INACCETTABILE” LA SCALATA ‘’NON AMICHEVOLE” DI UNICREDIT ALLA SECONDA BANCA TEDESCA COMMERZBANK; LE MOSSE DI NAGEL E DONNET GLI DANNO FILO DA TORCERE; CREDIT AGRICOLE, CHE HA UN CONTRATTO IN SCADENZA PER LA GESTIONE DEL RISPARMIO CHE RACCOGLIE UNICREDIT, HA UN ACCORDO CON BPM, DI CUI E' PRIMO AZIONISTA. E IL CDA DI UNICREDIT NON È PIÙ QUELLA FALANGE UNITA DIETRO AL SUO AZZIMATO CONDOTTIERO. COME USCIRE DAL CUL-DE-SAC? AH, SAPERLO…