IL LATO POSITIVO CONTENUTO NELLA “NATIONAL SECURITY STRATEGY”, CON CUI TRUMP HA SCARICATO L’EUROPA (“LA SUA CIVILTA’ RISCHIA DI ESSERE CANCELLATA”) PER CONCENTRARSI SU INDO-PACIFICO E SUDAMERICA, E’ LA SPINTA DATA ALL’UE PER RISVEGLIARSI - DAL 2027 GLI STATI UNITI NON SARANNO IL MAGGIOR FORNITORE DI DIFESA TRADIZIONALE PER LA NATO, E QUINDI GLI EUROPEI DOVRANNO DIFENDERSI DA SOLI – IL DOCUMENTO DELLA CASA BIANCA CERTIFICA LA DECADENZA DELL’UE: NEL 1990 LA QUOTA DI PIL EUROPEO SU QUELLO GLOBALE ERA 25% E ORA È SCIVOLATA AL 14% - “LA STAMPA”: “IL PROBLEMA CHE TRUMP VEDE NON È SOLO ECONOMICO. I PROBLEMI INCLUDONO LE POLITICHE MIGRATORIE CHE STANNO TRASFORMANDO IL CONTINENTE E CREANDO CONFLITTI, IL CROLLO DEI TASSI DI NATALITÀ E LA PERDITA DI IDENTITÀ NAZIONALI E DI FIDUCIA IN SE STESSI” – IL NO COMMENT DI URSULA E LE REAZIONI DI FRANCIA A GERMANIA…
1 - LO STRAPPO AMERICANO
Estratto dell’articolo di Alberto Simoni per “la Stampa”
Il messaggio ai diplomatici europei è giunto chiaro: preparatevi, perché dal 2027 gli Stati Uniti non saranno il maggior fornitore di difesa tradizionale per la Nato. […] l'Indo Pacifico resta la principale priorità dell'Amministrazione e gli Stati Uniti non possono combattere due guerre contemporaneamente. Quindi il trasferimento di maggiori responsabilità agli europei nella gestione degli strumenti di difesa convenzionale è «non negoziabile».
DONALD TRUMP CONTRO L EUROPA - VIGNETTA BY ELLEKAPPA
Le capacità di difesa convenzionali riguardano tutti gli asset non nucleari, dal dispiegamento delle truppe sino a intelligence e missili. C'è un ultimatum nelle parole dei funzionari Usa: se l'Europa - rivela la Reuters - non rispetterà la scadenza del 2027, gli Stati Uniti potrebbero interrompere la partecipazione ad alcuni meccanismi di coordinamento della difesa della Nato. Washington si starebbe anche preparando a ridurre il numero di funzionari nel quartiere generale della Nato.
È un'accelerazione che cambia la dinamica dell'Alleanza Atlantica e gli stessi equilibri. Viene anche ipotizzato un cambio di fisionomia «nei prossimi decenni» della Nato con gli americani che ritengono «plausibile» che i membri della Nato possano diventare a maggioranza non europei. Non è chiaro se questa deadline sia rigida, ma sicuramente non viene ritenuta realistica dagli europei.
Concretamente c'è il fatto che per i Paesi europei acquistare materiale e armi americane è fondamentale ma che i sistemi di difesa se ordinati oggi richiedono anni per essere consegnati.
Dopo aver incassato in giugno al vertice dell'Aja la promessa da parte degli alleati di aumentare le spese militari (5% del Pil in assoluto), Donald Trump ora mantiene fede a un altro punto chiave della sua visione: quello di passare gradualmente il controllo della sicurezza nel Vecchio Continente agli europei.
Sin dall'inizio dell'Amministrazione, gli alti esponenti - dal vicepresidente JD Vance allo stesso Pete Hegseth, capo del Pentagono - hanno ribadito più volte che la sicurezza in Ucraina dovrà ricadere maggiormente sul Vecchio Continente.
Un secondo punto è invece la codificazione del pivot asiatico come centrale nella strategia americana a scapito del Vecchio Continente. Un trend avviato già con Obama ma che oggi trova una formulazione netta nella National Security Strategy diffusa ieri poco dopo mezzanotte. È un documento che viene pubblicato da ogni Amministrazione e indica la cornice teoretica, culturale e strategica entro cui la Casa Bianca articola le sue scelte.
Nelle 33 pagine gli strateghi di Trump pongono l'accento sull'America Latina rispolverando la Dottrina Monroe e parlando di "Corollario Trump", ribadiscono la necessità di garantire la primacy Usa sia militare sia come soft power, rinunciano al ruolo degli Usa come gendarme del mondo.
Il tutto all'insegna dell'America First, pilastro dell'azione americana nel mondo. Ma se da una parte si sposta l'attenzione sull'Emisfero Occidentale e si pone la lotta al narcotraffico e all'immigrazione illegale come elemento cardine degli interessi Usa, dall'altra la Nss sancisce lo strappo con l'altra sponda dell'Atlantico.
Il paragrafo in cui viene spiegato il nuovo approccio è intitolato: «Promoting European Greatness». Si ribadisce il legame «vitale e strategico» fra Usa ed Europa. Ma soprattutto la Nss evidenzia il declino - in termini economici - del Continente e la stagnazione sottolineando che nel 1990 la quota di Pil europeo su quello globale era 25% e ora è scivolata al 14%. Il problema che Trump vede non è solo economico (si parla di regolazioni transazionali che limitano creatività e operosità industriale). Anzi questo «è eclissato dalla prospettiva reale e più drammatica della cancellazione della civiltà.
donald trump e ursula von der leyen
I problemi più ampi che l'Europa si trova ad affrontare includono le attività dell'Unione Europea e di altri organismi transnazionali che minano la libertà e la sovranità politica, le politiche migratorie che stanno trasformando il continente e creando conflitti, la censura della libertà di parola e la repressione dell'opposizione politica, il crollo dei tassi di natalità e la perdita di identità nazionali e di fiducia in se stessi».
Secondo gli strateghi americani se questo trend «dovesse continuare il Continente sarà irriconoscibile in 20 anni o meno». Trump vuole che «l'Europa resti europea, riprenda la consapevolezza della sua civiltà e abbandoni il fallimentare focus sul soffocamento normativo». E offre la sua la sua ricetta: «Vogliamo aiutare l'Europa a correggere l'attuale traiettoria. Abbiamo bisogno di un'Europa che ci aiuti a competere con successo e prevenga insieme a noi la crescita di avversari che possano dominarla».
2 - BRUXELLES SFIDA WASHINGTON “ULTIMATUM IRREALISTICO” BERLINO: NON ACCETTIAMO LEZIONI CORRISPONDENTE DA BRUXELLES
Estratto dell’articolo di Marco Bresolin per “la Stampa”
«Totalmente irrealistica». Così viene considerata sulla sponda europea dell'Atlantico la deadline (2027) entro la quale gli Stati Uniti vorrebbero che l'Europa iniziasse a camminare esclusivamente con le proprie gambe in campo militare. Mentre la descrizione che viene fatta dell'Unione europea nel documento americano sulla strategia per la sicurezza nazionale - che critica il «declino» del Vecchio Continente - è stata definita «insultante, profondamente viziata ed estremamente pericolosa».
stretta di mano emmanuel macron donald trump 2
La Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen, in prima battuta, si è trincerata dietro un cauto «no comment» […] Non ha invece perso tempo a farsi sentire il governo tedesco, tramite il ministro degli Esteri, Johann Wadephul: «Argomenti come la libertà di espressione o l'organizzazione delle nostre società libere - ha fatto presente il cristianodemocratico - non possono essere discussi da Washington. E non riteniamo nemmeno che qualcuno debba darci consigli al riguardo, perché questo è regolato dal nostro ordinamento costituzionale».
Anche dagli ambienti vicini a Emmanuel Macron è arrivata subito una secca risposta alla Casa Bianca, con la quale vengono espresse «profonde preoccupazioni» per quelle affermazioni considerate «inaccettabili». Il presidente francese - messo in difficoltà dai leak della stampa tedesca che ha riportato le sue considerazioni sul «tradimento» americano nei confronti dell'Ucraina - ha mandato avanti il "suo" gruppo politico all'Europarlamento per far uscire una replica alla strategia americana. I liberali di Renew Europe sono subito usciti allo scoperto per dire che quel documento «anziché rafforzare l'unità occidentale di fronte all'aggressione russa, la indebolisce».
DONALD TRUMP E URSULA VON DER LEYEN
E questo perché «non condanna chiaramente la guerra di aggressione contro l'Ucraina e nemmeno i crimini di guerra, sposta l'onere di porre fine al conflitto sull'Europa e ignora i sacrifici che gli europei compiono ogni giorno per difendere la nostra sicurezza democratica condivisa».
La macronista Valérie Hayer, capogruppo di Renew a Strasburgo, è appena tornata da una missione a Washington per una serie di incontri con le controparti statunitensi. «Ho constatato un divario sorprendente tra una Casa Bianca completamente distaccata e le voci molto più misurate dei legislatori e dei professionisti della politica statunitensi - spiega la francese -. È evidente che il presidente Trump è sempre più isolato dai suoi stessi esperti e si affida a un ristretto circolo di consiglieri fuorvianti».
Ed è proprio «questa dinamica ad aver prodotto quel documento», nel quale l'Europa viene sostanzialmente descritta come un insieme di Paesi che devono solo «aprire i loro mercati» ai beni statunitensi: «Un approccio - prosegue Hayer - che nella migliore delle ipotesi è transazionale e, nella peggiore, sfruttatore».[…]








