SU CON LAVITOLA! - NICLA TARANTINI RIVELA IN UN MEMORIALE CONSEGNATO ALLA PROCURA DI ROMA L’ESISTENZA DI ALTRI 200MILA € RICEVUTI DAL BANANA TRAMITE IL PESCIVENDOLO LATITANTE - SONO SERVITI A RISTRUTTURARE L'APPARTAMENTO DEI PARIOLI E SI AGGIUNGONO AL MILIONE DI EURO VERSATO A GIANPI TRA SETTEMBRE 2010 E AGOSTO 2011 - ECCO, SAREBBE INTERESSANTE SAPERE PERCHÉ IL PIO BANANA ERA COSÌ GENEROSO CON IL PORTAFIGHE DI BARI..

Fiorenza Sarzanini per il "Corriere della Sera"

Adesso Gianpiero Tarantini spera nel giudizio immediato. La difesa dell'imprenditore accusato di estorsione a Silvio Berlusconi, insieme con la moglie Nicla e il faccendiere Valter Lavitola, non scarta l'ipotesi che l'inchiesta della procura di Roma per i soldi versati dall'ex premier possa essere archiviata. Ma in alternativa sollecita che si arrivi subito al processo.

Soprattutto tenendo conto che i magistrati non hanno ritenuto necessario, almeno fino ad ora, convocare lo stesso Berlusconi e sembrerebbe strano lo facessero ora che non guida più il governo. E perché i coniugi indagati hanno fornito ai pubblici ministeri nuovi elementi, elencando gli altri soldi ottenuti nell'ultimo anno. Oltre 200mila euro che si sommano al milione di euro versato tra settembre 2010 e agosto 2011 attraverso Lavitola, in parte serviti per ristrutturare l'appartamento nel quartiere Parioli a Roma dove tuttora vivono.

A rivelare questi nuovi dettagli è stata Nicla in un memoriale consegnato dieci giorni fa al procuratore aggiunto Pietro Saviotti dall'avvocato Alessandro Diddi. E proprio in quell'occasione il legale ha evidenziato la volontà di collaborare dei suoi clienti e la «necessità che la vicenda venga definiti al più presto, anche tenendo conto che secondo i magistrati di Bari Tarantini è parte lesa e avrebbe ottenuto quei soldi per fornire dichiarazioni false», nel processo sul reclutamento delle donne da portare alle feste organizzate nelle residenze presidenziali.

Finora si sapeva che Berlusconi aveva versato circa 20mila euro al mese a partire da settembre dello scorso anno, che aveva provveduto alla difesa dell'imprenditore e che si era adoperato per fargli trovare un lavoro quando era agli arresti domiciliari. Erano emerse tracce di altri pagamenti, ma adesso è la donna a riscrivere la lista. Rivelando di aver ottenuto, sempre attraverso Lavitola, «42mila euro nel novembre 2010 in un'unica soluzione e in contanti necessari alla ristrutturazione dell'abitazione di via Gramsci 54 in cui tuttora vivo con la mia famiglia.

A ciò si devono aggiungere i 30mila euro consegnatimi da Lavitola per il pagamento delle spese sostenute dall'avvocato Nicola Quaranta (che assisteva Tarantini nel processo barese sullo sfruttamento della prostituzione, ndr) per venire a Roma negli ultimi due anni. Inoltre ricordo di aver ricevuto nel mese di giugno 2011 l'importo di 70mila euro in due tranche, non ricordo se da Lavitola o da un suo collaboratore, per far fronte a un debito che mio marito aveva nei confronti di un suo parente. A tali somme si devono aggiungere 20mila euro in diverse soluzioni durante l'inverno 2010/2011 e utilizzati per pagare diversi debiti che la famiglia di mio marito aveva in Puglia».

Nel memoriale Nicla Tarantini si scaglia contro Lavitola, con il quale ha avuto anche un legame sentimentale, accusandolo di averla «ingannata, perché più volte mi ha raccontato che se non fosse stato per lui noi saremmo stati abbandonati e che anzi l'entourage del presidente Berlusconi, come l'avvocato Niccolò Ghedini e il dotto Giani Letta, ci remavano contro e parlavano male di noi». La donna nega con decisione di aver estorto soldi al Presidente, ma non di avergli scritto lettere insieme con suo marito per chiedere aiuto e sostiene che proprio Lavitola «mi disse che Berlusconi si offrì spontaneamente di metterci a disposizione 3.500 euro a settimana fintanto che la nostra difficoltà non si fosse risolta e dichiarandosi a completa disposizione anche per eventuali ulteriori necessità».

Per questo lei si recava ogni lunedì nell'ufficio del faccendiere per ritirare la busta con il denaro. Di Lavitola, ricercato per ordine del giudice di Bari, - perché accusato di aver indotto Tarantini a mentire e di averlo fatto per conto di Berlusconi - Nicla Tarantini dice «all'inizio mi era sembrato, anche a causa della mia inesperienza, una persona sincera e leale e davvero disposta ad aiutare me e la mia famiglia in maniera disinteressata, poi ho capito la realtà.

Lui faceva mostra di essere una persona particolarmente influente e introdotta nei settori più delicati dello Stato, tanto da poter avere accesso ad atti delle inchieste penali e con riguardo a quelle che riguardavano mio marito, mi riferiva che aveva potuto verificare con certezza che Gianpaolo non era più intercettato anzi mi aveva anche detto che i propri telefoni erano sicuri e non intercettati». Informazione evidentemente sbagliata, visto che questa indagine è stata avviata dai magistrati di Napoli proprio ascoltando le conversazioni telefoniche di Lavitola e captando i suoi colloqui con Tarantini.

 

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