meloni salvini berlusconi al quirinale

IN NOMINE GIORGIA –LEGA E FORZA ITALIA SI PREPARANO ALLA BATTAGLIA SU PARTECIPATE PUBBLICHE, CSM E RAI CONTRO LA "DUCETTA" E FRIGNANO: "SCEGLIE TUTTO LEI" – IL CARROCCIO E I BERLUSCONES CHIEDONO UNA CABINA DI REGIA CHE DECIDA COME DIVIDERSI LE PRINCIPALI NOMINE. INSOMMA, LA CARA E VECCHIA LOTTIZZAZIONE - LE CONFERMA DEL “RENZIANO” RUFFINI ALL'AGENZIA DELLE ENTRATE E DI ALESSANDRA DAL VERME, COGNATA DI GENTILONI, AL DEMANIO HA PROVOCATO MAL DI PANCIA ANCHE IN FRATELLI D’ITALIA...

Estratto dell’articolo di Giacomo Salvini per Il fatto Quotidiano

 

berlusconi meloni salvini alle consultazioni

La conferma di Ernesto Maria Ruffini all'Agenzia delle Entrate e di Alessandra Dal Verme al Demanio e la sostituzione di Marcello Minenna alle Dogane sono solo l'antipasto di un piatto più ricco di nomine che arriverà da qui alle prossime settimane: nel 2023 scadono 67 incarichi nelle partecipate pubbliche, il governo dovrà far eleggere 10 componenti laici del Csm e scegliere i vertici della Corte dei Conti. Per non parlare della Rai dove è attesa una norma per rimuovere l'amministratore delegato Carlo Fuortes.

 

(...)

 

 

Il primo episodio che ha fatto infuriare gli alleati, soprattutto la Lega, è stata la decisione di sostituire il commissario alla ricostruzione Giovanni Legnini con il meloniano Guido Castelli: non tanto per la nomina in sé (Castelli è molto stimato trasversalmente) ma perché nessuno era stato avvertito.

meloni berlusconi salvini al quirinale

 

Poi c'è anche una questione di merito, perché le prime tre nomine dello spoils system meloniano non sono andate giù ai vertici di Lega e all'ala dura, ronzulliana, di Forza Italia: Ruffini all'Agenzia delle Entrate è stato considerato intoccabile perché protetto dal Quirinale, mentre in molti malignano sulla parentela tra Dal Verme e il commissario Europeo all'Economia Paolo Gentiloni (è la cognata).

 

"Ruffini è un renziano di ferro dice un dirigente di peso di Forza Italia la conferma di Dal Verme è evidentemente un modo per tenere buoni rapporti con Gentiloni a Bruxelles nel momento in cui il governo sta rinegoziando il Pnrr". Insomma, il senso è che da ora in poi Meloni dovrà coinvolgere e concedere qualcosa a Matteo Salvini e Silvio Berlusconi. E il primo scoglio è proprio la decisione su Alessandro Rivera, direttore Generale del Tesoro, che Meloni vuole allontanare nonostante le resistenze del ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti. Le due conferme pesanti del Consiglio dei ministri di martedì hanno creato malumori anche in Fratelli d'Italia, dice un parlamentare di maggioranza.

 

berlusconi meloni salvini al quirinale

Per tutto il giorno, infatti, nelle chat di governo giravano le dichiarazioni di Meloni del 4 giugno scorso in cui commentava così le parole di Ruffini secondo cui in Italia ci sono "19 milioni di evasori perché hanno almeno una cartella esattoriale": "Dipingere gli italiani come un popolo di evasori è inaccettabile - spiegava la leader di Fratelli d'Italia - Il direttore Ruffini invece di straparlare di evasione dovrebbe avanzare proposte per un fisco più equo e più sostenibile". Due giorni fa, lo ha confermato al vertice dell'Agenzia delle Entrate. Quello delle partecipate e dei vertici dei ministeri, però, non è l'unica partita che si sta giocando.

 

ernesto maria ruffini foto di bacco

Ieri alle 14 alla Camera, su proposta del presidente Lorenzo Fontana, si sono riuniti i capigruppo di maggioranza per trovare la quadra sui membri laici del Csm e sulle presidenze delle commissioni Bicamerali ancora ferme (su tutte la Vigilanza Rai e l'Antimafia). Ma, al netto delle difficoltà tecniche di rappresentanza dei gruppi (alcuni rischiano di non essere rappresentati causa il taglio dei parlamentari) manca l'accordo politico: Fratelli d'Italia avrà l'antimafia e vuole fare la voce grossa anche sul Csm (prendendone 5). A gestire il dossier a Palazzo Chigi è il sottosegretario Alfredo Mantovano. Lega e Forza Italia però non ci stanno. A questo punto è probabile che le prime votazioni vadano a vuoto.

ALESSANDRO RIVERA ALESSANDRO RIVERA

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…