luigi di maio

IL LEONE FERITO FA PIU’ PAURA – PER QUESTO “GIGGINO” DI MAIO HA CANCELLATO IL CONFRONTO TV CON RENZI – LE CRITICHE INTERNE ED IL CAMBIO DI STRATEGIA IN UNA MASSERIA: ORMAI IL NEMICO E' IL CAV – IL CANDIDATO PREMIER M5S, DOPO UNA COMPARSATA DA FAZIO, S’ECLISSA ALL’ESTERO: PRIMA WASHINGTON POI TOKIO

 

Alessandro Trocino per il Corriere della Sera

 

silvia virgulti luigi di maio bacio

La narrazione del Pd lo descrive come un leader in fuga, goffo e impaurito. È marketing politico del partito avversario, naturalmente. Ma è vero che Luigi Di Maio in questi giorni, alle prime prove da leader dopo il battesimo da capo politico, ha mostrato qualche incertezza. Lasciato solo in Sicilia, non è riuscito a incassare il successo previsto alle Regionali, sia pure rivendicando il raddoppio dei voti, e si è esibito in un imprevisto dietrofront televisivo, disertando lo scontro con Matteo Renzi, che pure aveva invocato. Mossa da alcuni giudicata come un clamoroso autogol, da altri come una trappola astuta.

 

FABIO FAZIO LUIGI DI MAIO

Il niet a Renzi arriva a sorpresa, proprio quando il leader del Pd aveva accettato tutte le sue richieste: la sede della sfida tv, La7, e il conduttore, Giovanni Floris, certamente poco in sintonia con l' ex premier. La giustificazione dei 5 Stelle è deboluccia. Di Maio spiega che il crollo del Pd alle elezioni «cambia radicalmente la prospettiva» e che quindi si confronterà solo con «la persona che sarà indicata come candidato premier da quel partito o quella coalizione». I suoi uomini ricordano di quando Renzi respinse la sfida con lui, spiegando: «Mi confronto con chi conta davvero nel Movimento». Ma in quel momento Di Maio non era ancora il candidato premier.

 

DI MAIO GRILLO RIMINI

Le ragioni dietro a questo cambio di fronte, comunque, sono altre e più complesse. La sfida nasceva da una strategia della comunicazione, per sviare l' attenzione dei media dopo l' esclusione dalla lista Cancelleri del candidato Gionata Ciappina, che si era scoperto aver subito una condanna. Uno scacco per un Movimento che sbandiera le liste pulite. E dunque l' idea era depistare e di rilanciare con una sfida in tv, confidando nel fatto che Renzi non avrebbe mai accettato.

 

Molti esponenti dei 5 Stelle, compreso qualche elemento di vertice, avevano sollevato perplessità sull' opportunità del duello. Poi il leader del Pd ha colto di sorpresa lo staff e detto sì. A quel punto Di Maio si è trovato tirato in mezzo in una sfida di cui percepiva le insidie. E ha cambiato strategia. «Perché farsi sporcare l' immagine da un perdente, politicamente morto e per di più rabbioso?» si sono detti Di Maio e gli altri, riuniti in una casa di campagna a Caltanissetta, dove sono spariti per due giorni.

 

LUIGI DI MAIO SANGUE DI SAN GENNARO

Meglio sottrarsi e lasciare Renzi con un pugno di mosche. Qualcuno potrebbe ricordare le parole con cui Di Maio lanciò la sfida: «Non è una fake news». Oppure il modo in cui si è sottratto alla sfida lanciata da Maria Elena Boschi (chiedendo la condizione impossibile di farla alla presenza dei risparmiatori di Banca Etruria) e le diserzioni dell' ultimo minuto dei programmi di Gianluca Semprini e Michele Santoro.

 

Ma i fedelissimi di Di Maio difendono la scelta, spiegando che non è il caso di dare visibilità al Pd, anche perché la vera sfida ora sarà con il centrodestra. Ed è qui che il Movimento cercherà nelle prossime ore di battere, accentuando il tasso di antiberlusconismo da un lato e inseguendo il bacino elettorale leghista dall' altro. Ma anche cercando di dimostrare di essere forza di governo, autorevole e ormai talmente importante da poter snobbare quel che resta del Pd renziano.

BEPPE GRILLO LUIGI DI MAIO

 

Anche per questo Di Maio ha già programmato la sua prossima tournée internazionale. Domenica ci sarà la tappa in tv alla Rai, da Fabio Fazio, sede nella quale le insidie saranno infinitamente minori di quelle di un ring con Renzi. Il giorno dopo partirà per Washington, per incontri al Congresso e al Dipartimento di Stato per accreditarsi come leader nazionale. E nelle settimane successive è prevista anche una partenza per Tokyo, sempre con la nuova marsina di candidato premier.

Ultimi Dagoreport

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…