di maio conte salvini

“LIBERO” SQUADERNA IL RITRATTO DI GIUSEPPE CONTE: “QUESTO ABITANTE DELLA PENOMBRA È RIUSCITO A EMERGERE COME UN ESORDIENTE STIMATO PERCHÉ MAI VERAMENTE TEMUTO, POPOLARE COME PUÒ ESSERLO UN VENDITORE AMBULANTE DI SOGNI, DISPONIBILE COME UNO SPECCHIO INCANTATO PRONTO AD ABBELLIRE FATTEZZE E COLORI DI CHI VI SI ACCOSTI. E DAL GIALLOVERDE AL ROSSO, SEBBENE STINTO, PER LUI, NON C'È ALCUN SALTO CROMATICO IMPOSSIBILE”

Alessandro Giuli per “Libero quotidiano”

 

I BACIONI DI GIUSEPPE CONTE

Zitto zitto Giuseppe Conte sopravvivrà a se stesso e al governo di squinternati gialloverdi destinato a morte semicerta, per reincarnarsi in una cosa più rossa che gialla perché sorretta dal Partito democratico. Gli è bastato fingersi svenuto per un paio di mesi dopo la conferenza stampa d'inizio estate in cui lanciava un improbabile ultimatum agli alleati litiganti («se non la smettete mi dimetto», e come no ); ovvero fare il morto a galla mentre Matteo Salvini preannunciava stentoreo una tempestosa sfiducia gravida di conseguenze fauste e nefaste al tempo stesso.

 

giuseppe conte alla commemorazione del crollo del ponte morandi 4

Et voilà: la resistibile ascesa del Conte rosso, pronto per un bis, è diventata un tema di stringente e desolata attualità, la sola nota comprensibile nella concitata cacofonia parlamentare di queste ore. Un concerto per dilettanti allo sbaraglio (o già sbaragliati) in cui è quasi impossibile comprendere chi suona cosa e perché, inframezzato dalla silenziosa tessitura di un avvocato di provincia romanizzato nei salotti giusti e diventato celebre per il ruolo di mediatore tra Lega e Cinque stelle.

 

GIUSEPPE CONTE

Dal giugno 2018 a oggi, Conte è rimasto in apparenza identico a se stesso, pettinato e inamidato a festa come un fresco cultore della materia politica, ma in realtà si è progressivamente ritagliato uno spazio suo, una rete di protezione istituzionale italiana e straniera, un salvacondotto artificiale assemblato per contrasto rispetto al vociare contundente dei firmatari del contratto di governo. Impermeabile ai feroci motteggi di un' opposizione democratica che fino a ieri gli dava del decerebrato e oggi lo rivaluta come fosse Aldo Moro.

 

SCUDO UMANO

Giuseppe Conte

Ha avviato la sua carriera a Palazzo Chigi lento e spaesato, il premier Conte, un po' scudo umano un po' arbitro di una partita più grande di lui. Ha impiegato tutte le sue ordinarie qualità di provinciale inurbato per non spaventare i manovratori pentaleghisti, dalla voce letargica al fraseggio incolore, e sempre in omaggio al troncare e sopire di manzoniano conio democristiano. Ma piano piano ha compreso che il Quirinale e i così detti poteri neutrali guardavano a lui, insieme con Giovanni Tria ed Enzo Moavero Milanesi, come al principale interlocutore utile a frenare le esuberanze sovraniste.

 

Indicato da Luigi Di Maio con un gratta e vinci tra le mani, accettato dai leghisti con un grugnito d' indifferenza, è diventato presto il rassicurante beniamino di dame e cavalieri attovagliati nelle terrazze capitoline, nonché la riserva di Repubblica (il quotidiano-partito) che ne ha caricato a pallettoni la vanità gonfiandolo come l'anti Salvini al quale rivolgersi nei momenti di sconforto.

GIUSEPPE CONTE ELISABETTA TRENTA

 

Lui ci ha preso gusto, si è spinto fin dove era lecito osare e anche oltre, come in quel noto dialogo da bar con Angela Merkel in cui prometteva di contrastare le chiusure dei porti stabilite al Viminale e opporsi da par suo all' avanzata sovranista.

A forza di strizzare l' occhio ai mandarini franco-tedeschi e agli euroburocrati, con l' incarico ufficiale di disinnescarne le intenzioni punitive sui nostri bilanci pubblici, Conte ha compreso che per lui il 2019 poteva davvero rivelarsi un «anno bellissimo». Al resto hanno pensato Matteo e Luigino, maschere battibeccanti di una commedia leggera all' italiana, e forse quel Padre Pio al quale il premier di Volturara Appula rende omaggi e preghiere costanti.

 

giuseppe conte al mare con la fidanzata olivia paladino

IN AULA

Fatto sta che in un anno abbondante, al dunque, questo abitante della penombra è riuscito a emergere come un esordiente stimato perché mai veramente temuto, popolare come può esserlo un venditore ambulante di sogni, disponibile come uno specchio incantato pronto ad abbellire fattezze e colori di chi vi si accosti. E dal gialloverde al rosso, sebbene stinto, per lui, non c' è alcun salto cromatico impossibile.

 

ursula von der leyen incontra giuseppe conte a palazzo chigi 1

Quando poi nelle ultime settimane la lotta s' è fatta smisurata e hanno cominciato a volare i piatti, Conte non ha fatto altro che dissolversi in attesa di comunicare al Parlamento le proprie deduzioni. C' è da scommettere che rimarrà acquartierato fino all' ultimo istante, poi si manifesterà in Aula per bersagliare lo sfidante assediato (Salvini) con cavillosa acredine e infine riparerà contrito verso i divani di Sergio Matterella. Lì, accoccolato fra le tappezzerie regali, sfiduciato o dimissionario, il conte rosso pronuncerà le sue parole fatidiche: «Come posso continuare a servire la vostra maestà?».

DI MAIO SALVINI CONTE

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin giorgia meloni

DAGOREPORT - IL VERTICE DELLA CASA BIANCA È STATO IL PIÙ  SURREALE E “MALATO” DELLA STORIA POLITICA INTERNAZIONALE, CON I LEADER EUROPEI E ZELENSKY IN GINOCCHIO DA TRUMP PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L’UCRAINA – LA REGIA TRUMPIANA: MELONI ALLA SINISTRA DEL "PADRINO", NEL RUOLO DI “PON-PON GIRL”, E MACRON, NEMICO NUMERO UNO, A DESTRA. MERZ, STARMER E URSULA, SBATTUTI AI MARGINI – IL COLMO?QUANDO TRUMP È SCOMPARSO PER 40-MINUTI-40 PER “AGGIORNARE” PUTIN ED È TORNATO RIMANGIANDOSI IL CESSATE IL FUOCO (MEJO LA TRATTATIVA PER LA PACE, COSÌ I RUSSI CONTINUANO A BOMBARDARE E AVANZARE) – QUANDO MERZ HA PROVATO A INSISTERE SULLA TREGUA, CI HA PENSATO LA TRUMPISTA DELLA GARBATELLA A “COMMENTARE” CON OCCHI SPACCANTI E ROTEANTI: MA COME SI PERMETTE ST'IMBECILLE DI CONTRADDIRE "THE GREAT DONALD"? - CILIEGINA SULLA TORTA MARCIA DELLA CASA BIANCA: È STATA PROPRIO LA TRUMPETTA, CHE SE NE FOTTE DELLE REGOLE DEMOCRATICHE, A SUGGERIRE ALL'IDIOTA IN CHIEF DI EVITARE LE DOMANDE DEI GIORNALISTI... - VIDEO

francesco milleri gaetano caltagrino christine lagarde alberto nagel mediobanca

TRA FRANCO E FRANCO(FORTE), C'E' DI MEZZO MPS - SECONDO "LA STAMPA", SULLE AMBIZIONI DI CALTAGIRONE E MILLERI DI CONTROLLARE BANCHE E ASSICURAZIONI PESA L’INCOGNITA DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA - CERTO, PUR AVENDO IL 30% DI MEDIOBANCA, I DUE IMPRENDITORI NON POSSONO DECIDERE LA GOVERNANCE PERCHÉ NON HANNO REQUISITI DETTATI DALLA BCE (UNO FA OCCHIALI, L'ALTRO CEMENTO) - "LA STAMPA"  DIMENTICA, AHINOI!, LA PRESENZA DELLA BANCA SENESE, CHE I REQUISITI BCE LI HA TUTTI (E IL CEO DI MPS, LOVAGLIO, E' NELLE MANI DELLA COMPAGNIA CALTA-MELONI) - COSA SUCCEDERÀ IN CASO DI CONQUISTA DI MEDIOBANCA E DI GENERALI? LOR SIGNORI INDICHERANNO A LOVAGLIO DI NOMINARE SUBITO IL SOSTITUTO DI NAGEL (FABRIZIO PALERMO?), MENTRE TERRANNO DONNET FINO ALL'ASSEMBLEA DI GENERALI...

donald trump grandi della terra differenza mandati

FLASH! - FA MALE AMMETTERLO, MA HA VINTO DONALD TRUMP: NEL 2018, AL G7 IN CANADA, IL TYCOON FU FOTOGRAFATO SEDUTO, COME UNO SCOLARO CIUCCIO, MENTRE VENIVA REDARGUITO DALLA MAESTRINA ANGELA MERKEL E DAGLI ALTRI LEADER DEL G7. IERI, A WASHINGTON, ERA LUI A DOMINARE LA SCENA, SEDUTO COME DON VITO CORLEONE ALLA CASA BIANCA. I CAPI DI STATO E DI GOVERNO EUROPEI, ACCORSI A BACIARGLI LA PANTOFOLA PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L'UCRAINA, NON HANNO MAI OSATO CONTRADDIRLO, E GLI HANNO LECCATO VERGOGNOSAMENTE IL CULO, RIEMPIENDOLO DI LODI E SALAMELECCHI...

pietrangelo buttafuoco alessandro giuli beatrice venezi

DAGOREPORT – PIÙ CHE DELL’EGEMONIA CULTURALE DELLA SINISTRA, GIULI E CAMERATI DOVREBBERO PARLARCI DELLA SEMPLICE E PERENNE EGEMONIA DELL’AMICHETTISMO E DELLA BUROCRAZIA – PIAZZATI I FEDELISSIMI E GLI AMICHETTISSIMI (LA PROSSIMA SARÀ LA DIRETTRICE DEL LATO B VENEZI, CHE VOCI INSISTENTI DANNO IN ARRIVO ALLA FENICE), LA DESTRA MELONIANA NON È RIUSCITA A INTACCARE NÉ LO STRAPOTERE BARONALE DELLE UNIVERSITÀ NÉ LE NOMINE DIRIGENZIALI DEL MIC. E I GIORNALI NON NE PARLANO PERCHÉ VA BENE SIA ALLA DESTRA (CHE NON SA CERCARE I MERITEVOLI) CHE ALLA SINISTRA (I BUROCRATI SONO PER LO PIÙ SUOI)

donald trump giorgia meloni zelensky macron tusk starmer

DAGOREPORT - DOVE DIAVOLO È FINITO L’ATTEGGIAMENTO CRITICO FINO AL DISPREZZO DI GIORGIA MELONI SULLA ‘’COALIZIONE DEI VOLENTEROSI”? - OGGI LA RITROVIAMO VISPA E QUERULA POSIZIONATA SULL'ASSE FRANCO-TEDESCO-BRITANNICO, SEMPRE PRECISANDO DI “CONTINUARE A LAVORARE AL FIANCO DEGLI USA” - CHE IL CAMALEONTISMO SIA UNA MALATTIA INFANTILE DEL MELONISMO SONO PIENE LE CRONACHE: IERI ANDAVA DA BIDEN E FACEVA L’ANTI TRUMP, POI VOLA DA MACRON E FA L’ANTI LE PEN, ARRIVA A BRUXELLES E FA L’ANTI ORBÁN, INCONTRA CON MERZ E FA L’ANTI AFD, VA A TUNISI E FA L’ANTI SALVINI. UNA, NESSUNA, CENTOMILA - A MANTENERE OGNI GIORNO IL VOLUME ALTO DELLA GRANCASSA DELLA “NARRAZIONE MULTI-TASKING” DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OLTRE AI FOGLI DI DESTRA, CORRONO IN SOCCORSO LE PAGINE DI POLITICA INTERNA DEL “CORRIERE DELLA SERA”: ‘’PARE CHE IERI MACRON SI SIA INALBERATO DI FRONTE ALL’IPOTESI DI UN SUMMIT A ROMA, PROPONENDO SEMMAI GINEVRA. MELONI CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO” - SÌ, C’È SCRITTO PROPRIO COSÌ: “CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO”, MANCO AVESSE DAVANTI UN LOLLOBRIGIDA QUALSIASI ANZICHÉ IL PRESIDENTE DELL’UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E MEMBRO PERMANENTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU (CINA, FRANCIA, RUSSIA, REGNO UNITO E USA) - RIUSCIRÀ STASERA L’EROINA DAI MILLE VOLTI A COMPIERE IL MIRACOLO DELLA ‘’SIRINGA PIENA E MOGLIE DROGATA’’, FACENDO FELICI TRUMP E MACRON?