MAXXI-LIBERTA’ IN COMA – COSA VI ASPETTAVATE DA UNA TIPINA COME LA MELANDRINA? IL FILM DI ANNA PIRAS E DELL’EX DIRETTORE DELL’’’ECONOMIST’’ BILL EMMOTT SE LA PRENDE NON SOLO CON IL BERLUSCONISMO MA ANCHE CONTRO L’INANITà DELLA SINISTRA - LA MELANDRI: “LA CAMPAGNA ELETTORALE RESTI FUORI DAL MUSEO” - EMMOTT E’ “ATTONITO”, DALLA STAMPA ESTERA LE PRIME CANNONATE - PER LA CNN E’ UN “RIDICOLO ATTO DI CENSURA…”

Da LaStampa.it

Niente prima al Maxxi di Roma per il film di Bill Emmott, già direttore dell'Economist e, attualmente, opinionista de La Stampa. Il «Museo nazionale delle arti del XXI secolo ha comunicato agli organizzatori che l'anteprima di "Girlfriend in a coma"- prevista per il 13 febbraio- va posticipata a dopo le elezioni.

Inizialmente coinvolto nella bufera, anche il Mibac prende le distanze. Incappata nella sua prima polemica internazionale, la neo presidente del Maxxi Giovanna Melandri respinge le accuse di censura e non cambia idea: «Mi dispiace per Emmott e per le proteste - spiega - ma non cambio idea: ho detto no all'anteprima di Girlfriend in coma il 13 febbraio perché sono convinta che sia mio dovere tenere fuori la campagna elettorale dal Maxxi, che è un museo pubblico, finanziato dai contribuenti».

Bill Emmott, per tredici anni direttore dell'Economist, si dice «attonito davanti a questa terribile e calzante dimostrazione della tesi centrale di "Girlfriend", cioè, che il declino italiano stia rapidamente giungendo al punto di non ritorno». Emmott si appella al "Foreign Office" britannico, informa l'Ambasciatore del Regno Unito in Italia e firma con la regista Anna Piras una lettera di protesta alla Melandri, fatta avere in copia anche al presidente del consiglio Mario Monti.

«L'abuso, letteralmente la sospensione della cultura e della libertà della parola per semplice convenienza elettorale, senza nemmeno il conforto di una legge, è tale da togliere il fiato» dicono gli organizzatori della serata, che invitano «i twitterati a twitterare, i facebookers a bookerare e chiunque ad alzare la propria voce».

Anche la stampa estera si è occupata del caso. Parla di «gravissimo e ridicolo atto di censura» Wolfgang Achtner, corrispondente di Cnn a Roma. Se il film non verrà proiettato a Roma, annuncia su Twitter il direttore de La Stampa Mario Calabresi, «allora lo faremo con La Stampa a Torino».

Il film potrà essere ospitato ma dal 26 febbraio, a elezioni concluse, ribadiscono dal museo. La bufera però non si placa. Interviene il ministero, ma solo per chiarire che la decisione di dire no a al film di Emmott per il 13 febbraio è tutta del Maxxi. Melandri non si smuove: «ho preso la decisione riconfermando comunque una prassi consolidata secondo cui agli Uffizi così come alla Galleria Borghese o al Maxxi non è opportuno ospitare iniziative che hanno un evidente profilo politico in campagna elettorale - ribadisce- A me sembra logico e rispettoso della funzione e della vocazione del museo pubblico. E poi mi chiedo se il Louvre o il Beaubourg o la Tate ospiterebbero mai una iniziativa del genere a poche settimane dalle elezioni politiche».

Il titolo del film, Girlfriend in a Coma - "La fidanzata in coma", cita un successo musicale della band inglese The Smiths, dal loro disco Strangeways (1987) e rispecchia l'affetto di Emmott nei confronti dell'Italia - la "fidanzata" - e il suo allarmato dispiacere davanti all'attuale stato di paralisi del Paese. «Gli italiani stessi forse non se ne rendono conto, ma il loro è un Paese chiave per tutto l'Occidente - per certi versi ne definisce l'anima - e il collasso visibilmente in corso è una tragedia che pagheremo tutti, nei decenni e forse nei secoli» spiega il giornalista.

Tra le personalità intervistate nel film: il Primo Ministro Mario Monti, il filosofo e romanziere Umberto Eco, il regista Nanni Moretti, la femminista Lorella Zanardo, il Presidente della Fiat John Elkann nonché il Ceo Sergio Marchionne, il fondatore del movimento Slow Food Carlo Petrini, l'autore di "Gomorra" Roberto Saviano, l'ex Commissario Europeo Emma Bonino, la sindacalista Susanna Camusso e il direttore de La Stampa Mario Calabresi.

2. "NIENTE POLITICA IN CAMPAGNA ELETTORALE"
LaStampa.it

Niente prima al Maxxi di Roma per il film di Bill Emmott, già direttore dell'Economist e, attualmente, opinionista de La Stampa. Il «Museo nazionale delle arti del XXI secolo ha comunicato agli organizzatori che l'anteprima di "Girlfriend in a coma"- prevista per il 13 febbraio- va posticipata a dopo le elezioni.

Inizialmente coinvolto nella bufera, anche il Mibac prende le distanze. Incappata nella sua prima polemica internazionale, la neo presidente del Maxxi Giovanna Melandri respinge le accuse di censura e non cambia idea: «Mi dispiace per Emmott e per le proteste - spiega - ma non cambio idea: ho detto no all'anteprima di Girlfriend in coma il 13 febbraio perché sono convinta che sia mio dovere tenere fuori la campagna elettorale dal Maxxi, che è un museo pubblico, finanziato dai contribuenti».

Bill Emmott, per tredici anni direttore dell'Economist, si dice «attonito davanti a questa terribile e calzante dimostrazione della tesi centrale di "Girlfriend", cioè, che il declino italiano stia rapidamente giungendo al punto di non ritorno». Emmott si appella al "Foreign Office" britannico, informa l'Ambasciatore del Regno Unito in Italia e firma con la regista Anna Piras una lettera di protesta alla Melandri, fatta avere in copia anche al presidente del consiglio Mario Monti.

«L'abuso, letteralmente la sospensione della cultura e della libertà della parola per semplice convenienza elettorale, senza nemmeno il conforto di una legge, è tale da togliere il fiato» dicono gli organizzatori della serata, che invitano «i twitterati a twitterare, i facebookers a bookerare e chiunque ad alzare la propria voce».

Anche la stampa estera si è occupata del caso. Parla di «gravissimo e ridicolo atto di censura» Wolfgang Achtner, corrispondente di Cnn a Roma. Se il film non verrà proiettato a Roma, annuncia su Twitter il direttore de La Stampa Mario Calabresi, «allora lo faremo con La Stampa a Torino».

Il film potrà essere ospitato ma dal 26 febbraio, a elezioni concluse, ribadiscono dal museo. La bufera però non si placa. Interviene il ministero, ma solo per chiarire che la decisione di dire no a al film di Emmott per il 13 febbraio è tutta del Maxxi. Melandri non si smuove: «ho preso la decisione riconfermando comunque una prassi consolidata secondo cui agli Uffizi così come alla Galleria Borghese o al Maxxi non è opportuno ospitare iniziative che hanno un evidente profilo politico in campagna elettorale - ribadisce- A me sembra logico e rispettoso della funzione e della vocazione del museo pubblico. E poi mi chiedo se il Louvre o il Beaubourg o la Tate ospiterebbero mai una iniziativa del genere a poche settimane dalle elezioni politiche».

Il titolo del film, Girlfriend in a Coma - "La fidanzata in coma", cita un successo musicale della band inglese The Smiths, dal loro disco Strangeways (1987) e rispecchia l'affetto di Emmott nei confronti dell'Italia - la "fidanzata" - e il suo allarmato dispiacere davanti all'attuale stato di paralisi del Paese. «Gli italiani stessi forse non se ne rendono conto, ma il loro è un Paese chiave per tutto l'Occidente - per certi versi ne definisce l'anima - e il collasso visibilmente in corso è una tragedia che pagheremo tutti, nei decenni e forse nei secoli» spiega il giornalista.

Tra le personalità intervistate nel film: il Primo Ministro Mario Monti, il filosofo e romanziere Umberto Eco, il regista Nanni Moretti, la femminista Lorella Zanardo, il Presidente della Fiat John Elkann nonché il Ceo Sergio Marchionne, il fondatore del movimento Slow Food Carlo Petrini, l'autore di "Gomorra" Roberto Saviano, l'ex Commissario Europeo Emma Bonino, la sindacalista Susanna Camusso e il direttore de La Stampa Mario Calabresi.

3. CHI SVEGLIERÀ LA RAGAZZA IN COMA? NEL FILM DI EMMOTT E PIRAS L'ITALIA È RAPPRESENTATA DA UNA FIGURA FEMMINILE CON TANTO DI TORRE E STELLA
Paolo Mastrolilli per LaStampa.it

La fidanzata di Bill Emmott è in coma. Qualche mascalzone l'ha aggredita, umiliata, offesa, colpita e abbandonata morente sul ciglio della strada. A parte la naturale pietà umana, perché dovremmo interessarci alla sua sorte? Il fatto è che questa ragazza è l'Italia, e l'ex direttore dell'«Economist», con il documentario urticante intitolato

«Girlfriend in a Coma», sta cercando di salvarla. Perciò l'altro giorno siamo andati all'Harvard Club, austera dependance della più prestigiosa università Usa, per vedere la proiezione del film e sentire se gli americani si commuovono come Bill, e vogliono aiutarlo a rianimare la sua ragazza. Proprio ora che il governo Monti cade, e la virtù dell'Italia resta appesa alle prossime elezioni. «Film brutale - è il commento più generoso che abbiamo sentito - ma potremmo girare un documentario identico sugli Stati Uniti: una classe dirigente, e una cultura, stanno facendo il possibile per distruggerci».

Sapere che Paesi importanti come l'America, minacciata dal «Fiscal cliff», corrono rischi di declino simili all'Italia, conforta fino a un certo punto. Perché «Girlfriend in a Coma» può essere definito in diversi modi: calcio negli stinchi, pugno in pancia, coltellata alla schiena. È davvero brutale, soprattutto nella prima parte, in cui racconta la «Mala Italia». C'è tutto il peggio che conosciamo: la camorra che ammazza in mezzo alla strada, la massoneria deviata che si allea alla mafia, la meritocrazia inesistente e i giovani di talento in fuga, la violenza politica, le polveri dell'Ilva che uccidono la gente che dall'Ilva dipende per sopravvivere.

L'Italia, per la disperazione di Dante che l'abbraccia con le lacrime agli occhi, viene presa per il collo da un losco figuro mascherato, che la trascina sul fondo del Pozzo di San Patrizio. E mentre precipita si leggono le cifre della vergogna: il debito da repubblica delle banane, l'impossibilità di far rispettare i contratti e contare sulla giustizia per le imprese, l'istruzione universitaria sotto i livelli della decenza.

Naturalmente c'è anche Berlusconi, perché la storia di Emmott è nota: quando dirigeva l'«Economist» lo definì in copertina «Unfit to lead Italy», inadatto a guidare l'Italia, e quel giudizio non è cambiato. È vero che Bill somiglia a Lenin, come gli disse l'ex Premier accusandolo di essere un «Ecommunist», ma le ragioni di tanta avversione sono altre: primo, Berlusconi aveva e ha un conflitto di interessi che condiziona il suo operato politico; secondo, ha avuto tempo e mandato per migliorare l'Italia, e non l'ha fatto; terzo, ha contribuito al degrado morale e culturale, basando la propria forza sul messaggio che tutto andava bene e chiunque doveva arraffare quanto poteva, come Emmott fa dire a Roberto Saviano. Resta il mistero, ad esempio, sull'origine dei suoi soldi. «Attenti - avverte Umberto Eco - perché i miliardari ci sono in tutti i Paesi, e il modello può ripetersi altrove».

Siccome Bill, pizzetto a parte, non ha mai avuto legami reali con Lenin, il suo documentario è altrettanto feroce con la sinistra. Basti pensare che fa parlare in fila Nanni Moretti e Matteo Renzi per rimproverare a D'Alema di non aver voluto una legge seria sul conflitto di interessi, e in generale accusa il centrosinistra di essere stato la malattia speculare al berlusconismo, perché ha coltivato la cultura dell'assistenzialismo a favore dei propri fini politici.

Tutto sullo sfondo di una corrosiva «iperpartigianeria da una parte e dall'altra», come dice il direttore de La Stampa Mario Calabresi. Il Ceo della Fiat Marchionne riassume bene questa parte del film, aggiungendo che «l'Italia è all'ultima spiaggia». E pensare che il documentario è stato girato quando Monti aveva appena giurato come premier: chissà cosa aggiungerebbe oggi Emmott, dopo la salita al Quirinale di sabato.

La seconda parte, dedicata alla «Buona Italia», consola solo un po'. C'è padre Giacomo Panizza con il lodevole Progetto Sud, c'è la Nutella di Giovanni Ferrero e lo Slow Food di Carlo Petrini. C'è John Elkann che si dice ancora «ottimista sul futuro dell'Italia», perché il Paese conserva una riserva di talento e buona volontà.

Marchionne sottolinea i limiti: «Dei 4,1 miliardi di euro di utile operativo, non uno viene da questo Paese, non uno. Abbiamo 260 mila dipendenti nel mondo, 80 mila in Italia. Non posso dire agli altri 180 mila che il loro ruolo è fornire sussidio a un sistema inefficiente, non competitivo e sub-ottimale». Poi, però, anche lui accende una speranza: «L'Italia ha grandi risorse di talento. Nessuno fa il design come noi. Puntiamo su ciò che sappiamo fare meglio degli altri».

Per Emmott il problema di fondo, il cancro che divora l'Italia (oltre il berlusconismo, l'inanità della sinistra, persino la violenza delle mafie) è la cultura, intesa come mentalità. E qui ci va di mezzo pure la Chiesa, che con la sua promessa di assoluzione ha finito per spingere tutti a peccare. Ma la cultura, la mentalità di ogni italiano convinto di essere la persona più furba al mondo, e sicuro che la furbizia sia tutto, è la cosa più difficile da cambiare. Bill ama la sua fidanzata, e alla fine il pubblico dell'Harvard Club è felice di vedere che Italia non muore, anche quando le sparano in testa. Svegliarla dal coma, però, sarà un altro discorso.

 

 

BILL EMMOTT CON IL CIAK DEL FILM GIRLFRIEND IN A COMA UMBERTO ECO IN GIRLFRIEND IN A COMA BILL EMMOTTMARCHIONNE IN GIRLFRIEND IN A COMA MAXXI - VEAUTE - MELANDRI - TRUSSARDIBILL EMMOTT CON PUPAZZETTO DI BERLUSCONI GIRLFRIEND IN A COMA Caterina Raganelli Boetti e Giovanna Melandri TRAVAGLIO IN GIRLFRIEND IN A COMA MAXXI Maxxi di sera Il Maxxi di Roma MAXXI il Maxxi di Roma Il MAxxi Zaha Hadid davandi al Maxxi Il MAxxi

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