luca lotti renzi

LOTTI, IL GRAN ‘’FACCENDIERE’’ DI RENZI - LA LETTERA DI PEROTTI A LOTTI SU CARTA INTESTATA DEL MINISTRO LUPI - È UNA SOLLECITAZIONE AFFINCHÉ PALAZZO CHIGI CHIEDA AL CIPE LO SBLOCCO DEI FINANZIAMENTI PER LA COSTRUZIONE DI NUMEROSE OPERE. IN TUTTO 9 MILIARDI DI EURO - BURCHI A SPOSETTI: A QUELLA NOMINA CI PENSO IO

RENZI 
LOTTI
RENZI LOTTI

Fiorenza Sarzanini per Corriere della Sera

 

Una lettera su carta intestata del ministro Maurizio Lupi indirizzata al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti. I carabinieri del Ros l’hanno trovata nel trolley di Stefano Perotti nella perquisizione dopo l’arresto dell’imprenditore, in una cartellina della Struttura tecnica di missione.

 

RENZI 
LOTTI
RENZI LOTTI

È una sollecitazione affinché Palazzo Chigi chieda al Cipe lo sblocco dei finanziamenti per la costruzione di numerose opere. In tutto 9 miliardi di euro per l’apertura di diversi cantieri, indicati in un elenco allegato alla missiva. «Caro Luca», si legge all’inizio della lettera e poi si elencano i motivi che rendono indispensabile un intervento per ottenere i soldi necessari all’avvio dei lavori.

 

Quanto basta, secondo l’accusa, per confermare che erano proprio Perotti e Incalza a gestire tutti gli affari del titolare delle Infrastrutture, occupandosi di preparare anche le comunicazioni ufficiali con il vertice del governo.?Del resto sono le stesse telefonate intercettate a dimostrare il ruolo chiave di Incalza all’interno del ministero anche diverse settimane dopo essere andato in pensione. Facendo riemergere personaggi che erano stati coinvolti in passato in inchieste sull’Alta velocità come il faccendiere Pierfrancesco Pacini Battaglia e l’ex ministro dei Trasporti Claudio Signorile.

Da sinistra Stefano Saglia, Stefano Perotti e Francesco Cavallo (foto Ansa)  Da sinistra Stefano Saglia, Stefano Perotti e Francesco Cavallo (foto Ansa)

 

«Che devo fare?»

Il 22 dicembre scorso Lupi «chiede a Incalza che cosa deve fare una volta che è stato approvato nella Legge di stabilità l’emendamento che conferma i rapporti di collaborazione coordinata e continuativa: “Cioè operativamente cosa devo fare? Ma devo spostarla? Devo metterla? Ma voglio dire, come facciamo a dire che pro tempore il responsabile ...?”».

 

LUPI INCALZALUPI INCALZA

Un aiuto per i rapporti con il Cipe Lupi lo sollecita anche il 24 gennaio, quando Incalza è ormai fuori dal ministero. ?Lupi : non è che puoi stare in vacanza tu... Senti una cosa ma per il Cipe del 27 pare che ci sia... Noi abbiamo tutto dentro? La 106,tutto? ?Incalza : no, abbiamo soltanto le cose che erano andate al pre Cipe il 10 dicembre... un mese fa... ?I due continuano ad esaminare tutte le pratiche.

 

Lupi chiede chiarimenti, suggerimenti. Lo stesso accade qualche giorno dopo quando «Marco Lezzi della segreteria del ministro chiede a Incalza, per conto dei ministro, di confermargli i nomi dei commissari di 14 Grandi Opere». E incalza risponde: «Se me li leggi tutti io confermo uno per uno, dai!»

ERCOLE INCALZA ERCOLE INCALZA

 

Le nomine di Sposetti

A leggere le intercettazioni si comprende come il ministero sia terra di conquista. Il 14 febbraio 2014 l’ex presidente Italferr Giulio Burchi dice all’ex tesoriere ds Ugo Sposetti: «Senti magari cercati un posto in un ministero che ci andiamo a riposare». Annotano i carabinieri: «Parlano di “nomine che dobbiamo fare” e si riservano di esaminare una lista che deve essere consegnata a Burchi da un avvocato.

 

GIULIO BURCHIGIULIO BURCHI

Burchi rappresenta al senatore Sposetti i problemi per il conferimento dell’incarico a Massimo Marchignoli specificando di non poterlo inserire in un collegio sindacale in mancanza della laurea ed aggiunge: “boh, adesso gli trovo un’altra roba”. Il giorno dopo Sposetti dice a Burchi “ lì dove ci vuole la laurea perché non ci mettiamo Luciano”. E Burchi: “No, ma a Luciano gli voglio trovare un’altra roba, ma a Marchignoli comunque qualcosa gli trovo”».

 

Gli amici socialisti

ugo sposetti emanuele macaluso massimo d alemaugo sposetti emanuele macaluso massimo d alema

Quanto potere abbia Incalza si comprende anche dalla rete di relazioni che continua a gestire. Scrivono i carabinieri del Ros: «Dall’attività di indagine è emerso che l’ex ministro Claudio Signorile e il figlio Jacopo Benedetto, sono tuttora in rapporti, per vicende riguardanti appalti pubblici, sia con Incalza e Pacella (ora ai domiciliari) che con Perotti. In particolare sono state rilevate comunicazioni, circa l’interesse di Jacopo Benedetto Signorile di entrare, insieme a Perotti, nella direzione lavori per la realizzazione dell’autostrada Roma Latina (opera da 2,8 miliardi di euro, di cui 970 di contributo pubblico, progetto preliminare approvato dal Cipe nel 2004) su cui l’Anac presieduta dal dottor Raffaele Cantone, nel novembre 2014, ha accolto i rilievi segnalati da Ance Lazio e Acer (costruttori di Roma) in quanto limitativa per la concorrenza delle piccole imprese». Non solo. Annotano ancora gli investigatori: «Il 26 gennaio 2015 Pacini Battaglia contatta Perotti. Dal tenore della conversazione si trae che fra i due interlocutori vi è un rapporto di pregressa conoscenza se non di amicizia».

Pacini BattagliaPacini Battaglia

 

Le ville di Perotti

Per i pm il «sistema» prevede che Incalza individui le gare da «pilotare» assegnandole a quelle aziende che accettano una maggiorazione almeno dell’1% e la nomina di Perotti come direttore dei lavori. Incarichi che avrebbero fruttato al manager milioni di euro.

 

È la moglie ad elencare in una telefonata con il figlio l’entità dei beni di famiglia. Annotano i carabinieri: «Christine Mor riferisce al figlio che la loro casa fiorentina non ha prezzo, “casa nostra non ha prezzo amore, non ha prezzo veramente. È una cosa fuori da (ride). Anche casetta tua, sai però aspetta, Firenze sente di più la crisi delle altre città quindi casa di Corinne a Roma con la crisi adesso che c’è puoi chiedere 2, senza crisi si può arrivare a 3 , 2 e mezzo, la tua oggi a Firenze sta a uno e mezzo, c’è un milione di differenza secondo me”».

GIULIO DI DONATO CLAUDIO SIGNORILEGIULIO DI DONATO CLAUDIO SIGNORILE

 

Al figlio dice poi che «l’altra casa fiorentina a lui intestata è stata comprata per un milione e 100mila euro cui sono stati aggiunti 200mila euro di lavori, mentre la casa romana dell’altra figlia Corinne è stata acquistata per un milione e 300 mila euro e che la tenuta di Montepulciano è costata 2 milioni e 600 mila».

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