salvini prima e dopo

IL MAKEOVER DI SALVINI: HA TOLTO FELPA E DIVISE PER PROPORSI STATISTA - CECCARELLI: “HA DISMESSO SIA IL LOOK STRAMICIONE CHE QUELLO MILITARESCO. IL RITORNO AL COMPLETO BLU TRASMETTE, NELL'ODIERNO TRAMBUSTO TAV, UN INDIZIO, UNA SEGNALE, UN MESSAGGIO - TANTO PIÙ EVIDENTI QUANTO MENO DICHIARATI DI EQUILIBRIO, COMPOSTEZZA E CAUTELA, SI DIREBBERO RIVOLTI AI CETI PRODUTTIVI DEL NORD E PERFINO ALL'EUROPA…”

Filippo Ceccarelli per “la Repubblica”

 

matteo salvini e il cocktail di compleanno alla festa degli amici della lirica 13

Come e perché cambia lo stile del titolare del Viminale Attenzione, attenzione, Salvini si è rimesso la giacca. E pure la cravatta, se è per questo. In quello che lui stesso a suo tempo designò - oh quale astuta sincerità - come «abbigliamento moderato», ha spento ieri, giorno del suo compleanno, le candeline dinanzi ai fotografi. Sembrava quasi un "normale" leader, per quanto l' aggettivo, così come diverse altre entità qualificative, necessiti ormai di virgolette.

 

In piena semantica e ai limiti dell' ipnosi, sempre più l' arte dell' osservazione politica misura un' efficace e cronometrica corrispondenza fra il modo di vestire e l' azione di governo. È da un po' che il vicepresidente del Consiglio ha dismesso sia il look stramicione che quello militaresco. Il ritorno al completo blu trasmette, nell' odierno trambusto Tav, un indizio, una segnale, un messaggio - tanto più evidenti quanto meno dichiarati di equilibrio, compostezza e cautela, si direbbero rivolti ai ceti produttivi del Nord e perfino all' Europa.

matteo salvini e il cocktail di compleanno alla festa degli amici della lirica 12

 

C' era una volta in Italia il vecchio e caro trasformismo. Bene, c' è oggi il travestitismo; e se l' inevitabile sostituzione, nuda e cruda, oltre a scontare un certo degrado indica una fuga dei contenuti nell' esteriorità, beh, è anche vero che lo spettacolo del potere non bada mai troppo all' estetica, né francamente Salvini può dirsi un capo politico che punta all' eleganza e alla coerenza, semmai al loro contrario.

 

Nel suo muoversi sulla scena, fin da quando si distingueva nel panorama leghista per l' orecchino, l' assiste un indubbio istinto ad assumere vesti e pose a seconda dei momenti, degli obiettivi e delle platee. Ma ciò che qui interessa è che con il tempo quell' impulso si è affinato fino a farsi piena consapevolezza, capacità camaleontica, vero e proprio strumento di conquista di attenzione e consenso.

matteo salvini e il cocktail di compleanno alla festa degli amici della lirica 10

 

Non era mai stato, è vero, un tipo da corna celtiche; ma da camicia verde, almeno ai tempi della tirannia bossiana, certamente sì. Eppure, quando gli parve arrivato il momento, Salvini diede l' addio al colore dell' indipendentismo padano con un beffardo servizio fotografico in cui si fece ritrarre nudo e peloso: solo la cravatta al collo era verde. A distanza di anni, si può pensare che quel ripudio indicava nuovi orizzonti da perseguire oltre il Po e la stramba mitologia del Senatùr.

 

La svestizione avvenne nel dicembre del 2014, anche se varrà la pena di ricordare che il mese prima, privilegiando l' outfit, il nuovo segretario era stato avvistato a Lione, congresso del Front national, con indosso una delle primissime felpe. C' era scritto su: "Basta euro". Ma al di là del sintetico avviso, allora si premurò di spiegare che «certe cose bisogna farle capire anche con il corpo».

matteo salvini e il cocktail di compleanno alla festa degli amici della lirica 6

 

La scelta della felpa segnò in effetti l' esordio della linea populista. Declinandosi all' inizio in senso geografico, come chi reca sul petto targhe automobilistiche, Salvini si presentava nelle varie città come uomo-sandwich per segnalare la sua vicinanza ai luoghi e alle relative popolazioni.

 

Ma nel dress code c' era anche un forte tratto anti-ufficiale, quindi anti-establishment, mosso da un fiuto per la periferia e dietro la solita promessa di essere "come voi", un più netto richiamo ruspante (da ruspa), e perciò implicitamente bullesco, per giunta condito con una qualche connotazione sportiva, o meglio di tifo da stadio. E d' altra parte «quelli in giacca e cravatta - chiariva Salvini - ci hanno fottuto».

 

matteo salvini e il cocktail di compleanno alla festa degli amici della lirica 4

Ciò detto, per onestà, non si può fare ameno di ricordare che anche Renzi, a quei tempi appariva spesso e volentieri in felpa; così come entrambi i Mattei non perdevano occasione di sfoggiare la medesima camicia bianca tipo slim fit, aperta sul petto e a maniche rimboccate, indice di dinamismo giovanile, fascino e fattiva volontà.

 

E a volo d' angelo, non senza la comparsa di rosari, vangeli e braccialetti milanisti e tricolori, si arriva così all' estate del Popolo e del Cambiamento. Per via del caldo la felpa finì nell' armadio e al suo posto, oltre all' asciugamano del Papete beach, il ministro dell' Interno accompagnò e forse in qualche modo attenuò le sue risolute campagne anti-sbarco e anti-Europa indossando cappelletto, bermuda, pinocchietti e fantasmini. Si ha qualche residuo scrupolo a proseguire la diagnosi del guardaroba salviniano, riprodotto nel frattempo dalla sua macchina social non a caso identificata come "La Bestia". Ma sul finire di agosto, e con un minimo di assonanza con la suddetta figurazione apocalittica, l' uso descamisado e populista della felpa finì per combinarsi e alternarsi con quello di uniformi poliziesche e militari.

 

salvini con giacca della polizia

Qui la faccenda si faceva più delicata mettendo in campo lo sviluppo sempre più vistoso di una avanzata sovranista e securitaria. Tute mimetiche, simboli militari, mostrine, molte foto con armi in mano, a Doha Salvini si lasciò raffigurare addirittura dietro una mitragliatrice. Il pretesto era quello di esprimere una sorta di vicinanza e solidarietà alle forze dell' ordine; ma da un lato queste non risultano avergliela richiesta, almeno dal punto di vista tessile, dall' altro presentarsi in divisa anche a Montecitorio, dove un valoroso commesso ebbe il coraggio di ricordargli che in aula così conciato è meglio che non entrasse - sapeva anche un po' di minaccia, come dire: «Lo Stato sono Io». A parte le tristi imitazioni: Di Maio con la maglia della Protezione civile, Bonafede agente di Polizia penitenziaria, Conte in Arabia tipo Afrika Korps.

 

E insomma, per capirsi: l' evoluzione dello stile pubblico salviniano fa sì che quando, come in questi giorni, la giacca retrattile e moderata torna in auge, viene quasi da tirare un sospiro di sollievo. O forse no.

salvini con divisa vigili del fuoco

 

Perché qualcosa di più profondo ed enigmatico sta coperto dietro la teatralizzazione del potere, il narcisismo mediatico, l' intrattenimento di governo, il marketing emozionale. Ed è come se il travestitismo di oggi riattivasse un vizio antico, tutto nostro, una tentazione latente e presente che porta i capi italiani a mettere in scena il loro dramma individuale e nazionale; e li costringe a cambiare di continuo i paramenti, a fare i guitti, i commedianti, i pagliacci: non per adornare o nascondere la nuda sostanza, ma perché recitarla è la sostanza stessa, il seme della dannazione di questo Paese. In genere finisce male, ma è meglio non pensarci.

MATTEO SALVINI CON LA FELPA DELLA SARDEGNASALVINI CON LA FELPA ROMAmatteo salvini con felpasalvini con divisa vigili del fuoco

Ultimi Dagoreport

pupi avati antonio tajani

PUPI, CHIAGNE E FOTTI – ASCESE, CADUTE E AMBIZIONI SBAGLIATE DI PUPI AVATI, “CONSIGLIERE PER LE TEMATICHE AFFERENTI AL SETTORE DELLA CULTURA” DI ANTONIO TAJANI - IL REGISTA CHE AI DAVID HA TIRATO STOCCATE ALLA SOTTOSEGRETARIA AL MIC, LUCIA BORGONZONI, È LO STESSO CHE HA OTTENUTO DAL DICASTERO FONDI PER OLTRE 8 MILIONI DI EURO TRA IL 2017 E IL 2023 – L’IDEA DI UN MINISTERO DEL CINEMA AVALLATA DA TAJANI (“IL GOVERNO VALUTERÀ") PER TOGLIERE I QUASI 700 MILIONI DI EURO CHE IL MIC HA IN PANCIA PER PROMUOVERE, A SPESE DEI CITTADINI, IL CINEMA ITALICO – IL SEQUESTRO DEI BENI PER EVASIONE IVA DA 1,3 MILIONI CON L'INCREDIBILE REPLICA DI PUPI: “NON E’ UN BEL MOMENTO PER IL CINEMA ITALIANO...” - LA SUA SOCIETA', ‘’DUEA FILM’’, CHE DA VISURA PRESSO LA CAMERA DI COMMERCIO DI ROMA È IN REGIME DI CONCORDATO PREVENTIVO, DEVE A CINECITTÀ CIRCA 400 MILA EURO PER UTILIZZO DEGLI STUDI - L’86ENNE AVATI STA PER INIZIARE IL SUO 46ESIMO FILM (“NEL TEPORE DEL BALLO”) PER UN BUDGET DI 3,5 MILIONI CHE GODE GIÀ DI UN DOVIZIOSO FINANZIAMENTO DI RAI CINEMA DI UN MILIONE... – VIDEO

al thani bin salman zayed donald trump netanyahu saudita sauditi

DAGOREPORT – DOMANI TRUMP VOLA NEL GOLFO PERSICO, AD ATTENDERLO MILIARDI DI DOLLARI E UNA GRANA - PER CAPIRE QUANTI AFFARI SIANO IN BALLO, BASTA APRIRE IL PROGRAMMA DEL FORUM DI INVESTIMENTI USA-ARABIA SAUDITA. CI SARANNO TUTTI I BIG DELL’ECONOMIA USA: MUSK, ZUCKERBERG, ALTMAN, BLACKROCK, CITIGROUP, ETC. (OLTRE AL GENERO LOBBISTA DI TRUMP) - SAUDITI, EMIRATINI E QATARIOTI SONO PRONTI A FAR FELICE L'AMERICA "MAGA". MA PER INCASSARE LA CUCCAGNA, TRUMP QUALCOSA DEVE CONCEDERE: I REGNI MUSULMANI ARABI PERDEREBBERO LA FACCIA SENZA OTTENERE IL RICONOSCIMENTO DI UNO STATO PALESTINESE - L'INCONTRO DEI MINISTRI DEGLI ESTERI SAUDITA E IRANIANO PER UNA PACE TRA SCIITI E SUNNITI - PRESO PER IL NASO DA PUTIN SULL’UCRAINA E COSTRETTO DA XI JINPING A RINCULARE SUI DAZI, IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HA DISPERATAMENTE BISOGNO DI UN SUCCESSO INTERNAZIONALE, ANCHE A COSTO DI FAR INGOIARE IL ROSPONE PALESTINESE A NETANYAHU…

starmer - zelensky - macron - tusk - merz - a kiev giorgia meloni fico putin

DAGOREPORT – DOVEVA ESSERE UNA “PONTIERA”, GIORGIA MELONI ORMAI È UNA “PORTIERA”. NEL SENSO CHE APRE E CHIUDE IL PORTONE AGLI OSPITI IN ARRIVO A PALAZZO CHIGI: L’ULTIMO CHE SAREBBE DOVUTO ARRIVARE TRA FRIZZI E LAZZI È ROBERT FICO, IL PREMIER SLOVACCO UNICO LEADER EUROPEO PRESENTE ALLA PARATA MILITARE, A MOSCA, SCAMBIANDOSI SMANCERIE CON PUTIN - PER NON PERDERE LA FACCIA, LA DUCETTA HA DOVUTO RIMANDARE LA VISITA DI FICO A ROMA AL 3 GIUGNO - QUESTI SONO I FATTI: L’AUTOPROCLAMATASI “PONTIERA”, TOLTA LA PROPAGANDA RILANCIATA DAI TROMBETTIERI DI ''PA-FAZZO'' CHIGI, NON CONTA NIENTE SULLO SCENA INTERNAZIONALE (LA PROVA? IL VIAGGIO DI MACRON, MERZ, STARMER E TUSK A KIEV E IL LORO ACCORDO CON TRUMP) - RUMORS: IL TEDESCO MERZ PERPLESSO SUL VIAGGIO IN ITALIA DI LUGLIO. E MELONI PUNTA A INTORTARLO DOMENICA ALLA MESSA DI INIZIO PONTIFICATO DI LEONE XIV, IN PIAZZA SAN PIETRO...

orchesta la scala milano daniele gatti myung whun chung myung-whun ortombina fortunato

DAGOREPORT: CHE GUEVARA VIVE ALLA SCALA – ALLA FINE DEL 2026, SARÀ IL DIRETTORE D’ORCHESTRA COREANO MYUNG-WHUN CHUNG IL SUCCESSORE DI RICCARDO CHAILLY - IL CONIGLIO (CONIGLIO, NON CONSIGLIO) DI AMMINISTRAZIONE DELLA SCALA AVEVA SUGGERITO IL NOME DEL MILANESE DI FAMA MONDIALE DANIELE GATTI. MA LA CGIL DELL’ORCHESTRA, SOTTOTRACCIA, HA SUBITO FATTO CAPIRE CHE NON ERA DI SUO GRADIMENTO: A GATTI VENIVA “RIMPROVERATO” UN ATTEGGIAMENTO UN PO’ SEVERO VERSO GLI ORCHESTRALI (POCO INCLINI A NON FARE QUEL CHE VOGLIONO) – ORA I SINDACATI RECLAMANO L’AUMENTO DI PERSONALE (DEL RESTO, LA SCALA, HA SOLO MILLE DIPENDENTI!), AUMENTI RETRIBUTIVI, SCELTA DELL’UFFICIO STAMPA ALL’INTERNO DEL TEATRO, FINANCO LA RICHIESTA DI PARCHEGGIARE I MONOPATTINI NEL CORTILETTO INTERNO…

orcel giorgetti nagel castagna bpm unicredit

DAGOREPORT - RISIKO INDIGESTO: LA PROTERVIA DI GIORGETTI A DIFESA DI BPM DALLE GRINFIE DI UNICREDIT, INDISPETTISCE FORZA ITALIA E I FONDI CHE HANNO INVESTITO MILIARDI IN ITALIA - GLI SCAZZI SUL DECISIONISMO DI ORCEL NEL BOARD DI UNICREDIT: IL CDA PRENDE TEMPO SULL'OFFERTA DI SCAMBIO SU BPM, CHE LA LEGA CONSIDERA LA "SUA" BANCA - LA STILETTATA DI NAGEL A LOVAGLIO ("PER BUON GUSTO NON RIPERCORRO LA STORIA DEL MONTE DEI PASCHI") E L'INSOFFERENZA DI CALTAGIRONE PER IL CEO DI BPM, CASTAGNA...

keir starmer emmanuel macron e friedrich merz sul treno verso kiev giorgia meloni mario draghi olaf scholz ucraina donald trump

DAGOREPORT - IL SABATO BESTIALE DI GIORGIA MELONI: IL SUO VELLEITARISMO GEOPOLITICO CON LA GIORNATA DI IERI FINISCE NEL GIRONE DELL'IRRILEVANZA. LA PREMIER ITALIANA OGGI CONTA QUANTO IL DUE DI PICCHE. NIENTE! SUL TRENO DIRETTO IN UCRAINA PER INCONTRARE ZELENSKY CI SONO MACRON, STARMER, MERZ. AD ATTENDERLI, IL PRIMO MINISTRO POLACCO TUSK. NON C'È PIÙ, COME TRE ANNI FA, L’ITALIA DI MARIO DRAGHI. DOVE È FINITA L’AUTOCELEBRATOSI “PONTIERA” TRA USA E UE QUANDO, INSIEME CON ZELENSKY, I QUATTRO CABALLEROS HANNO CHIAMATO DIRETTAMENTE IL ‘’SUO CARO AMICO” TRUMP? E COME HA INCASSATO L’ENNESIMA GIRAVOLTA DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA CHE SI È DICHIARATO D’ACCORDO CON I VOLENTEROSI CHE DA LUNEDÌ DOVRÀ INIZIARE UNA TREGUA DI UN MESE, FUNZIONALE AD AVVIARE NEGOZIATI DI PACE DIRETTI TRA UCRAINA E RUSSIA? IN QUALE INFOSFERA SARANNO FINITI I SUOI OTOLITI QUANDO HA RICEVUTO LA NOTIZIA CHE TRUMP FA SCOPA NON PIÙ CON IL “FENOMENO” MELONI MA CON...