latorre girone maro

CHE DUE MARÒ – AD AMBURGO PARTONO LE UDIENZE AL TRIBUNALE INTERNAZIONALE DEL MARE – ROMA CHIEDE CHE LATORRE POSSA RESTARE IN ITALIA A CURARSI, CHE GIRONE RIENTRI DALL’INDIA E CHE SIA SOSPESA LA GIURISDIZIONE INDIANA SUL CASO DEI DUE PESCATORI UCCISI

1.IL CASO MARÒ AL TRIBUNALE DEL MARE L’ITALIA: «FAREMO VALERE LE RAGIONI»

Maria Serena Natale per “Il Corriere della Sera

PAOLO PANTALEONI E GIRONE LATORREPAOLO PANTALEONI E GIRONE LATORRE

 

Dalla disputa diplomatica al dibattimento giuridico. Si apre in un clima teso il procedimento avviato dall’Italia sul caso dei marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre presso il Tribunale internazionale del diritto del mare di Amburgo (Itlos). «L’India ha mostrato una particolare aggressività ma siamo determinati a far valere le nostre ragioni», dice l’ambasciatore Francesco Azzarello, l’agente del governo a capo della delegazione italiana.

 

Sarà lui ad aprire i lavori nell’udienza pubblica di stamane, insieme alla squadra di esperti e avvocati internazionalisti capitanata da un veterano dei contenziosi tra Stati, il britannico Sir Daniel Bethlehem. Nel pomeriggio tocca al team legale indiano. I 21 giudici di Amburgo, nominati per nove anni secondo i criteri dell’equa ripartizione geografica e della pluralità dei sistemi giuridici, dovranno esprimersi sulla richiesta italiana di «misure cautelari con carattere d’urgenza» a tutela dei due fucilieri di Marina.

 

monti severino passeramonti severino passera

Il governo chiede in sostanza il via libera al rientro di Girone dall’India e l’estensione della permanenza in Italia di Latorre (convalescente in seguito a un’ischemia), oltre alla sospensione immediata della giurisdizione indiana in attesa del giudizio di merito di un’altra Corte, quella arbitrale dell’Aia, che non sarà operativa prima del 26 agosto e che potrebbe anche ribaltare la decisione di Amburgo.

 

Il procedimento arbitrale però rischia di durare anni, Roma vuole riportare Girone e Latorre a casa subito. Di qui il carattere d’urgenza del ricorso all’Itlos per scongiurare il rischio di «danno grave e irreparabile». Del collegio (presieduto da un russo) fa parte anche un giudice indiano, l’Italia ha nominato giudice ad hoc il professor Francesco Francioni. Entrambi saranno pure arbitri all’Aia.

 

maro girone e latorremaro girone e latorre

New Delhi vuole processare Girone e Latorre per il presunto omicidio di due pescatori indiani di 20 e 44 anni, il 15 febbraio 2012 al largo del Kerala. I marò, imbarcati come nuclei militari di protezione sulla petroliera Enrica Lexie, avrebbero scambiato il peschereccio per una nave pirata e aperto il fuoco. Roma rivendica la giurisdizione della magistratura italiana perché l’incidente è avvenuto in acque internazionali, i due agenti erano in servizio per conto dello Stato e a bordo di una nave battente bandiera italiana.

 

Il governo indiano si richiama invece al concetto di «fascia contigua», ovvero quel tratto di mare che si estende per un limite massimo di 24 miglia nautiche dalla costa, 12 in più rispetto alle acque territoriali, e sul quale uno Stato può esercitare diritti non sovrani ma di controllo per prevenire o reprimere violazioni della legge. Una zona prevista dalla Convenzione di Montego Bay alla quale non tutti si richiamano. Il contatto tra le due imbarcazioni avvenne a 20,5 miglia dalla costa indiana.

 

maro girone e latorre  maro girone e latorre

L’intenzione di New Delhi di far valere la piena sovranità e non retrocedere di fronte a uno Stato occidentale è stata chiara sin dall’inizio. L’arrivo al governo del nazionalista Narendra Modi non ha facilitato la distensione. «I nostri Paesi sono tradizionalmente amici – dice l’ambasciatore Azzarello – ma questa vicenda ha provocato una controversia estremamente delicata. L’Italia ha tentato in tutti i modi, attivando canali informali e formali, di trovare una soluzione concordata. Purtroppo non è stato possibile».

 

L’udienza di domani sarà dedicata a domande e repliche delle parti. Verdetto atteso non prima del 24 agosto.

 

 

 

2. LATORRE: «LA VERITÀ È DALLA NOSTRA PARTE»

Michele De Feudis per “Il Corriere della Sera


Taranto Fin dalla mattina è iniziato il tam tam dei messaggi di solidarietà degli attivisti pro marò e dei commilitoni del San Marco attraverso i social. «La verità è dalla nostra parte», ha ripetuto Massimiliano Latorre agli amici più cari, infondendo speranza e ribadendo il suo stile sobrio e discreto. Non è stata una domenica come le altre per il fuciliere pugliese. La tensione per l’approssimarsi della delicata udienza di Amburgo si è fatta sentire ma gli affetti e la routine familiare hanno mitigato la crescente inquietudine. 

 salvatore girone Massimiliano Latorre  salvatore girone Massimiliano Latorre


A Taranto la temperatura ha toccato trentacinque gradi con una afa insopportabile: il fuciliere e la sua compagna, Paola Moschetti, sono stati sempre in casa. Nelle prime ore della mattina è arrivata una telefonata dalla Farnesina, sempre vicina ai due militari della Marina e alle loro famiglie: la conversazione con uno stretto collaboratore del ministro Paolo Gentiloni è risultata preziosa e ha consentito di non enfatizzare le dichiarazioni dell’ambasciatore Francesco Azzarello sulla «particolare aggressività dell’India», passaggio ascoltato in diretta durante i telegiornali. Poi il pensiero è andato a New Delhi, a Salvatore Girone. Latorre e il militare barese si sono sentiti. Il dialogo è stato scandito da reciproci incoraggiamenti: il destino dell’altro marò, dal 2012 in India, resta un chiodo fisso per Max che spera di riabbracciarlo al più presto, in Italia. 


«Dopo tre anni e mezzo di odissea, alla vigilia di un passaggio così importante — spiega al Corriere Paola Moschetti — vediamo scorrerci davanti l’interminabile sequenza di sofferenze che abbiamo vissuto. Inutile negarlo, siamo provati dalle tante avversità, su tutte l’ictus che ha segnato Massimiliano l’estate scorsa. Di contro avvertiamo intorno a noi una straordinaria compattezza e unità nazionale. Non ci sentiamo soli».

Salvatore Girone Massimiliano LatorreSalvatore Girone Massimiliano Latorre

 

 Le ultime notti di Massimiliano? Non sono state serene, anche perché il passaggio giudiziario ad Amburgo potrebbe restituirgli una libertà «differente», non più perimetrata da un permesso sanitario concesso dalla Corte suprema di New Delhi. Per questo sarà attivato un canale diretto con la Germania, per avere aggiornamenti sull’andamento del confronto davanti al collegio del Tribunale del mare. «La convalescenza di Max è assolutamente casalinga. Gli unici movimenti sono legati alle visite specialistiche e alle sedute di fisioterapia negli ospedali di Taranto», aggiunge la Moschetti, che infine rivela uno dei punti di forza della sua anima gemella. «È molto devoto di Padre Pio. Appena ci saranno le condizioni, vorrebbe andare a pregare nel Santuario di San Giovanni Rotondo». 

SoniaGandhi SoniaGandhi


Se il verdetto del tribunale anseatico sarà come nelle aspettative, chissà che questo pellegrinaggio non si possa fissare già per la fine di agosto. 
 

 

3.LE RICHIESTE DI ROMA: RIENTRO DEFINITIVO PER I DUE MILITARI E AZIONI PENALI SOSPESE

Franco Venturini per “Il Corriere della Sera

La drammatica vicenda dei marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre dura da tre anni e sei mesi, e durerà ancora parecchio. Ma da oggi non si tratterà più per noi italiani di attendere le decisioni indiane, di subire i continui rinvii dei tribunali di Nuova Delhi, di sperare in un accordo politico che non è mai arrivato. Da oggi sarà una Corte con sede ad Amburgo, il Tribunale internazionale per il diritto del mare, ad ascoltare le parti, a valutare le loro argomentazioni e, al termine di un processo che si annuncia lungo (si potrebbe arrivare anche a due anni), a emettere una sentenza che tanto l’Italia quanto l’India dovranno rispettare. 

Salvatore Girone Salvatore Girone


È impossibile non chiederci, come di certo si chiedono moltissimi italiani, perché la scelta di sollecitare un arbitrato internazionale sia giunta tanto tardi, con il rischio di prolungare ancora di molto la controversia con l’India e soprattutto le privazioni di Girone e Latorre. Le risposte non sono tutte liete, ma esistono. Nella prima fase della vicenda, che costò la vita (non dobbiamo dimenticarlo) a due pescatori indiani, da parte italiana furono commessi errori a ripetizione, il principale dei quali si tradusse nell’ingresso della nave Enrica Lexie, sulla quale prestavano servizio di sicurezza i due marò, nel porto indiano di Kochi.

 

Seguirono lunghi momenti di confusione, con l’India che mostrava un sovrano disprezzo nei confronti delle valutazioni italiane e l’Italia che non riusciva né a definire una strategia per meglio esprimerle né a comprendere le complessità delle strutture di potere indiane. A ogni attesa italiana di novità positive la magistratura di Nuova Delhi rispondeva con una serie infinita di rinvii, taluni di sapore schiettamente provocatorio. E i potenti alleati o presunti tali dell’Italia, dagli Stati Uniti alla Gran Bretagna alla Segreteria generale dell’Onu, poco hanno fatto per aiutarci.

 

giulio terzi ammiraglio giampaolo di paolagiulio terzi ammiraglio giampaolo di paola

 O meglio poco hanno potuto fare, perché chi conosce l’India sa bene quanto sia difficile esercitare pressioni su Nuova Delhi quando viene investita la «dignità» del Paese, quando scendono in campo superbia e nazionalismo. La presenza di una leader di origine italiana come Sonia Gandhi alla testa di quello che era allora il principale partito politico indiano non ci facilitò le cose, proprio perché i nazionalisti erano pronti ad accusarla di offesa alla sovranità indiana in caso di «concessioni». 


Ma quando Narendra Modi vinse le elezioni del 2014, e scelse una linea politica moderata pur essendo egli il capo dei nazionalisti, a Roma si pensò per l’ennesima volta che una intesa con l’India fosse possibile. Matteo Renzi ci provò, con l’appoggio della Farnesina e delle nostre strutture di sicurezza. Finché divenne chiaro che la musica non era cambiata, perché Modi non voleva o non poteva cambiarla senza correre rischi politici interni. Fu allora che si decise di cambiare strada e di investire, nel giugno scorso, il Tribunale internazionale di Amburgo. Con un ennesimo equivoco, che ci fece pensare in un primo momento che l’India avesse accettato di buon grado e si accingesse a collaborare mentre in realtà gli avvocati del governo di Nuova Delhi già annunciavano battaglia. 

MASSIMILIANO LATORRE CON LA FIGLIAMASSIMILIANO LATORRE CON LA FIGLIA


Pur gravato da molti errori, dunque, il ricorso all’arbitrato internazionale era ormai privo di concrete alternative. E oggi l’ambasciatore Azzarello, nel presentare le ragioni dell’Italia, sottoporrà alla Corte, che dovrebbe decidere in merito entro la fine del mese, tre richieste preliminari: primo, che Massimiliano Latorre possa rimanere a curarsi in Italia fino alla fine della procedura arbitrale; secondo, che Salvatore Girone, in residenza sorvegliata a Nuova Delhi, possa rientrare in Italia fino alla fine della medesima procedura; terzo, che vengano sospese le azioni penali in atto in India contro i due marò.

 

L’India replicherà beninteso con richieste di segno diverso, e la Corte impiegherà due o tre settimane per rispondere. Poi si entrerà nel vivo delle questioni di diritto internazionale del mare che la vicenda pone, prima fra tutte quella della competenza a giudicare (l’Italia ha sempre sostenuto che la Lexie si trovava in acque internazionali quando i due marò scambiarono per pirati i pescatori indiani). Dall’una e dall’altra parte, sin da oggi, scenderanno in campo squadre di avvocati e di giuristi di chiara fama e di nazionalità non necessariamente italiana o indiana. Del nostro collegio, come sappiamo, fa parte il britannico sir Daniel Bethlehem, un internazionalista francese argomenterà a nome dell’India. E questo per molto, per troppo tempo ancora. 
 

 Massimiliano Latorre  Massimiliano Latorre

 

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