nicola zingaretti

“IL PD NASCE DA UN FORMIDABILE EQUIVOCO, CHE NON SI VUOL CHIARIRE” - MASSIMO CACCIARI SPIEGA IL FALLIMENTO DEL PARTITO DEMOCRATICO: “L'EQUIVOCO CONSISTEVA NELL'IDEA DI UNA CONCILIABILITÀ TRA UN WELFARE DI ISPIRAZIONE PALEO-SOCIALDEMOCRATICA E MODELLI DI POLITICA FINANZIARIA LIBERISTI. IL PD VUOLE ESSERE QUESTO E L'ALTRO: PREDICA NEI FATTI POLITICHE IN DEFICIT E SUBISCE IL DIKTAT EUROPEO DELLA STABILITÀ UBER ALLES..."

MASSIMO CACCIARI

Massimo Cacciari per “la Stampa”

 

La realtà dolorosa, ma vera - solo questo ha significato Zingaretti con la sua "esternazione". Possono fingere di meravigliarsene soltanto coloro che l'hanno costretto al passo, inguaribili ipocriti o micro-ceto politico interessato a sopravvivere e basta. Il Pd è da tempo non un insieme, ma un mucchio di forze eterogenee il cui denominatore comune consiste in una strenua "volontà di governo", camuffata sotto il velame delle parole-mantra di "stabilità" e "responsabilità".

Bettini e Zingaretti

 

Il suo gruppo dirigente, con rarissime eccezioni, si è formato nella competizione interna per l'acquisizione di posti di poteri, invece che nella effettiva rappresentatività in Comuni, Regioni, settori dell'opinione pubblica. Zingaretti ora lo dichiara apertis verbis - ma lo ignorava al momento delle primarie e della nomina a segretario? Non si era candidato appunto per sconfiggere questa deriva del partito? O per che altro? Allora, sarebbe interessante non scoprire l'ovvio - che il Pd è quella cosa che Zingaretti dice - ma perché l'obbiettivo della sua rifondazione è fallito, che cosa ha portato alla sconfitta.

 

goffredo bettini nicola zingaretti piero fassino

Colpa di Renzi e dei renziani? O magari di Calenda? O di qualche loro amico annidato nei gruppi parlamentari? La demonizzazione del rappresentante del Rinascimento fiorentino(e arabo) va molto di moda in questo periodo - spiegazione miope, di comodo, spiegazione che nulla spiega. Zingaretti ha fallito perché non ha affatto seguito la linea che l'aveva portato alla vittoria nelle primarie, non ha affatto dichiarata aperta una fase di rifondazione del partito, non ha neppure avviato un cantiere di costruzione di un suo nuovo gruppo dirigente.

 

MASSIMO CACCIARI

Vi si opponeva la ferrea volontà di non andare a casa dei gruppi parlamentari, certo. Ma forse che Zingaretti l'ha scoperta a posteriori, dopo la sua candidatura a segretario? C'è stato e c'è di mezzo il maledetto Covid, certo. Ma forse che è impossibile ragionare di politica e decidere modalità e linee di un congresso durante una epidemia? Anzi, proprio l'accelerazione violenta di tutti i processi di cambiamento che questa ha prodotto avrebbe dovuto rafforzare la volontà di discussione, di confronto, di rinnovamento.

 

calenda renzi

Se Zingaretti è andato avanti per 18 mesi a furia di compromessi con i suoi naturali avversari, di rimandi, di indecisioni, perfettamente in stile coi diversi governi che si sono succeduti, fino a giungere al triste e irrevocabile annuncio che "il re è nudo", ciò non si deve a debolezze tattiche o destini cinici e bari, ma all'incomprensione delle contraddizioni di fondo che attanagliano il Pd fin dalla fondazione e a mancanza di visione e strategia sul ruolo che una grande forza politica riformatrice può giocare in Italia e in Europa.

 

emmanuel macron

Il Pd nasce da un formidabile equivoco, che non si vuol chiarire, che si rimuove da 15 anni sistematicamente. E non è detto che finalmente si affronti neppure ora, malgrado il quasi epitaffio dettato da Zingaretti - potrebbe perfino darsi che si esca dalla imminente Assemblea con un nuovo pastrocchio, se il segretario uscente non terrà duro e non motiverà davvero le sue dimissioni.

 

L'equivoco consisteva nell'idea - praticata nei fatti, se non teorizzata - di una "spontanea" conciliabilità tra un welfare di ispirazione paleo-socialdemocratica e modelli di politica finanziaria ed economica derivanti dalla prepotente affermazione nel corso degli anni '80 e '90 delle teorie e politiche liberiste. Il Pd nasce contraddicendo il principio di non contraddizione, vuole essere questo e l'altro a un tempo e sotto il medesimo rispetto: predica nei fatti politiche in deficit e, insieme, subisce il diktat europeo della stabilità ueber alles.

grillo pd

 

Non comprende che le prime sono ormai insostenibili e che il secondo va combattuto e l'Unione europea riformata radicalmente. Sviluppo è possibile e, anzi, necessario, ma può passare soltanto attraverso un riassetto istituzionale e amministrativo che riduca drasticamente la spesa pubblica, elimini ogni fonte di spreco, e decida conseguentemente in quali settori concentrare le risorse disponibili.

 

Nipotini del socialismo europeo novecentesco, incapaci di rinnovarne l'eredità, liberal-liberisti convinti tout court del suo fallimento, ex-popolari stressati dalla concorrenza di nuove destre, non sanno trovare alcuna destinazione comune e si dedicano a competere gli uni contro gli altri per la spartizione(e lo sperpero) delle rendite acquisite. C'è chi sogna - all'inizio - un Pds allargato grazie al contributo gratis degli ex Dc. C'è poi chi prefigura un Macron che svuota i socialisti - come appunto riuscirà al Macron di Francia.

 

dario franceschini e nicola zingaretti alla finestra dell'abbazia di contigliano 5

C'è infine l'eterno "centro" del primum vivere, il perenne grembo democristiano, che dai contrasti altrui riemerge sempre come àncora di sopravvivenza. Come tenere aperte prospettive simili dopo le dichiarazioni di Zingaretti? Per tutti dovrebbe risultare chiaro che non vi è "salvezza"nel protrarre compromessi tra correnti, che tali neppure sono, poiché vi è corrente, in un partito, solo nella misura in cui ciascuna sappia declinare in forme particolari una prospettiva strategica comune, in cui ciascuna interpreti a modo suo un "dramma" condiviso. Se sulla stessa scena si recitano "drammi"diversi regna la confusione indigeribile e si andrà all'inevitabile naufragio anche elettorale.

 

sede del pd largo del nazareno

Zingaretti dovrà ribadire, motivandola culturalmente e storicamente, la propria posizione, che può significare questo soltanto: il Pd va rifondato come il partito delle riforme di sistema sul piano istituzionale e amministrativo, come la forza che lotta per politiche fiscali e di redistribuzione del reddito contro le dilaganti diseguaglianze; per politiche industriali non assistenzialistiche, capaci di promuovere i settori davvero in grado di produrre nuova occupazione; per un europeismo non retorico, in grado di smantellare le elefantiache sovrastrutture burocratiche e normativistiche che zavorrano l'Unione.

 

largo del nazareno

Se Zingaretti vuol salvare non il Pd, ma la possibilità stessa di un'area autenticamente riformatrice nel Paese, dovrà fare non un passo indietro, ma centomila in avanti nella direzione che la sua "uscita" ha nei fatti aperto, quella di un congresso in tutti i sensi decisivo. Qualsiasi altra strada può portare soltanto a un anno di battaglie nel bicchier d'acqua semi vuoto del partito, in vista della spartizione di candidature per le prossime politiche, magari assistendo alla contemporanea ripresa dei 5Stelle guidati da Conte in stile Macron.

Ultimi Dagoreport

elly schlein giuseppe conte roberto fico vincenzo de luca eugenio giani

DAGOREPORT - PARAFRASANDO NANNI MORETTI, CON LEADER DEL CALIBRO DI ELLY SCHLEIN E DI GIUSEPPE CONTE, ''IL CENTROSINISTRA NON VINCERA' MAI'' - IN TOSCANA, I DUE "GENI" HANNO TENTATO DI ESTROMETTERE IL “CACICCO” EUGENIO GIANI, REO DI SANO RIFORMISMO, CHE SI È DIMOSTRATO CAVALLO VINCENTE – IN CAMPANIA, INVECE, RISCHIANO DI ANDARE A SBATTERE CON IL CAVALLO SBAGLIATO, IL FICO DI GIUSEPPE CONTE, CHE TRABALLA NEI SONDAGGI: URGE UN FORTE IMPEGNO DI RACCOLTA VOTI DEL "CACICCO" TANTO DISPREZZATO DA ELLY: VINCENZO DE LUCA (CHE A SALERNO SE LA DEVE VEDERE CON IL CONCITTADINO E CANDIDATO DEL CENTRODESTRA, CIRIELLI) – CON L’INCONSISTENZA STORICA DEL M5S A LIVELLO LOCALE, IL “CAMPOLARGO” VA AL PIU' PRESTO ACCANTONATO: TROPPI "PRINCIPI" DIVERSI TRA PD E M5S PER UN'ALLEANZA, MEGLIO UNA COALIZIONE IN CUI OGNUNO CORRE COL SUO PROGRAMMA CERCANDO DI MASSIMIZZARE IL CONSENSO - SOLO DOPO IL VOTO, IN CASO DI VITTORIA, SI TROVA L'ACCORDO (E COME DIMOSTRA LA COALIZiONE DEL GOVERNO MELONI, LA GESTIONE DEL POTERE È IL MIGLIOR PROGRAMMA...) - VIDEO

giorgia meloni guido crosetto

IL "FRATELLASTRO" CROSETTO FA BALLARE GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI: “SE GLI STATI EUROPEI NON RINUNCIANO ALLA LORO SOVRANITÀ IN ALCUNI SETTORI, SONO MORTI. SULLA DIFESA DOBBIAMO METTERE ASSIEME I 27 PAESI UE IN UN SOLO PROGETTO COMUNE” – LA POSIZIONE DEL MINISTRO DELLA DIFESA È ALL’OPPOSTO DI QUELLA SOVRANISTA DELLA DUCETTA, CHE PIÙ VOLTE IN PASSATO HA REMATO CONTRO IL PROGETTO DI UN ESERCITO UNICO EUROPEO: “SAREBBE UNA INUTILE DUPLICAZIONE. IL SISTEMA DI DIFESA OCCIDENTALE È BASATO SULLA NATO, E NELLA NATO CI SONO ESERCITI NAZIONALI CHE COOPERANO TRA DI LORO. IO VOGLIO PIUTTOSTO UNA COLONNA EUROPEA DELLA NATO” – CHISSA' CHI ALLA FINE DIRA' L'ULTIMA PAROLA... - VIDEO

mauro gambetti papa leone mazza baseball san pietro pipi sagrato

DAGOREPORT: IL PISCIO NON VA LISCIO – PAPA LEONE XIV E’ FURIOSO DOPO IL SACRILEGIO COMPIUTO DALL’UOMO CHE HA FATTO PIPI’ SULL’ALTARE DELLA BASILICA DI SAN PIETRO – IL PONTEFICE HA ORDINATO UN RITO RIPARATORIO “URGENTE” E, SOPRATTUTTO, HA FATTO IL CULO AL CARDINALE GAMBETTI, ARCIPRETE DELLA BASILICA VATICANA, CON UN CONFRONTO “TEMPESTOSO”: E’ IL TERZO GRAVE EPISODIO IN POCO PIU’ DI DUE ANNI AVVENUTO NELLA CHIESA PIU’ IMPORTANTE DEL MONDO – NEL MIRINO FINISCONO ANCHE GLI UOMINI DELLA GENDARMERIA VATICANA, INCAPACI DI INTERVENIRE TEMPESTIVAMENTE E DI PREVENIRE GESTI SACRILEGHI DELLO SVALVOLATO DI TURNO – VIDEO!

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…