massimo ghini

MASSIMO GHINI SINDACO DI ROMA? UNA PROVOCAZIONE MA NEANCHE TROPPO - “MOLTE PERSONE SERIE SI SONO FATTE VIVE PER DIRSI DISPONIBILI ALLA REALIZZAZIONE DI UN PROGETTO. ALLA POLITICA, A ROMA, SERVE IN FONDO UN GRANDE PROGETTO - VIRGINIA RAGGI È DEMOCRISTIANA NELLE PICCOLE COSE. QUALCHE STRADA CHE INIZIANO AD ASFALTARE ALL’IMPROVVISO, I BIDONI DELLA SPAZZATURA CHE PER MAGIA SONO UN PO’ PIÙ PULITI...”

Tommaso Labate per www.corriere.it

 

«Uno penserà “hai visto Massimo? Si sarà pentito...”. Oppure “a Ghini stavolta je uscita male”. Cose così. E invece devo dire che sono molto orgoglioso di quello che sono riuscito a innescare con la mia provocazione».

MASSIMO GHINI

 

Sta parlando del tormentone della candidatura a sindaco di Roma.

«Era una battuta ma neanche troppo. Ho fatto il consigliere comunale, il sindacalista. E poi ho passione politica da sempre. Mi crede se le dico che mi hanno preso sul serio, che qualcuno ci ha creduto?».

 

Certo.

«Quando vogliono blandirti, ti chiamano, ti corteggiano, ti propongono cose. Invece dopo quella “candidatura” io ho avvertito da un lato uno strano silenzio; dall’altro, molte persone serie si sono fatte vive per dirsi disponibili alla realizzazione di un progetto. Alla politica, a Roma, serve in fondo un grande progetto. Grandi idee, grandi sogni, grandi speranze».

 

La Raggi?

«Democristiana».

MASSIMO GHINI NEL FILM LA VOLTA BUONA

 

Della sindaca Raggi si dice di tutto. Meno che sia dc.

«Senta a me. Io, se facessi una campagna elettorale, della Raggi non parlerei neanche. Tanto quello che ha fatto è sotto gli occhi di tutti, inutile pure ripeterlo. Lo sa dove sta lo stile democristiano? Nelle piccole cose, che il mio occhio allenato alla politica è in grado ancora di scovare. Qualche strada che iniziano ad asfaltare all’improvviso, i bidoni della spazzatura che per magia sono un po’ più puliti... Il tutto, guarda caso, quando manca poco alle elezioni. Vecchio stile democristiano».

 

Il bello di Massimo Ghini è che non conosce eufemismi. La parola riflette fedelmente il pensiero e viene espulsa nell’atmosfera senza mediazione alcuna. Tanto per dirne una. Il 2 luglio esce un film di Vincenzo Marra che lo vede protagonista, si chiama La volta buona. Ghini interpreta un procuratore sportivo col vizio del gioco che vede in Pablito, calciatore in erba uruguayano, l’ultima possibilità per risalire la china e sfondare. Si arriva a parlare del bivio disegnato da Alberto Arbasino sulla strada delle «giovani promesse»: pochi arrivano a essere «venerati maestri»; agli altri tocca in sorte il destino «solito str...o».

MASSIMO GHINI NEL FILM SENZA PELLE

 

Anche nel prossimo film le hanno dato la parte del solito str...o.

«È colpa mia perché me le sono sempre andate a cercare. E rispetto a molti colleghi, soprattutto della mia generazione, ho anche avuto un po’ più di coraggio ad accettare certe parti, come dire, scomode. Ne ho visti tantissimi, rispetto a personaggi spigolosi come il sottosegretario Valenzani di Compagni di scuola, rifiutare, protestare, provare a farsi cambiare la parte tentando di conservare il film...».

 

Il Valenzani di «Compagni di scuola» di Verdone, la politica nella sua versione più perfida e subdola. Indimenticabile.

«Verdone mi aveva avvertito. “Massimo, ho una parte per te ma pensaci bene”. “E che sarà mai, Carlo?”. “Un politico. L’unico personaggio che non fa per niente ridere in un film in cui tutti fanno ridere”».

GIORGIO NAPOLITANO E MASSIMO GHINI

 

Lei e Claudio Amendola. Comunisti fin dalla nascita destinati a interpretare politici che non voterebbero mai neanche sotto tortura.

«È così. Mio papà emiliano, comunista, di quegli emiliani che le cose se si devono fare, si fanno e basta, senza starci a pensare troppo. Che si trattasse di diffondere l’Unità o di organizzare un volantinaggio. Sono un po’ come lui».

 

Nella sua fotina di WhatsApp c’è lei assieme a Giorgio Napolitano.

«Il giorno del premio De Sica. Napolitano me lo consegnò con un grande sorriso negli occhi. Conosceva sia mio papà che mia mamma, che lavorava al cerimoniale di Stato all’aeroporto di Fiumicino. Le direttive all’epoca erano di trattare con i guanti bianchi i democristiani e un po’ meno bene i comunisti. Ma mia mamma trattava benissimo anche i comunisti».

 

massimo ghini figli

Senta, Ghini, non giriamoci attorno. Lei ha sfondato al cinema, in televisione, a teatro. Eppure le hanno dato giusto la miseria di un Nastro d’argento, per giunta quello alla carriera...

«Be’ (ride; ndr ), in Italia si sa che ai grandi viene riconosciuta la grandezza o un attimo prima di andarsene o, a chi va male, un attimo dopo».

 

Scherzi a parte, si è mai chiesto il perché?

«Certo che me lo sono chiesto. E da giovane ci rimanevo anche male. Protagonista in film in cui pure il fonico vinceva un David e io niente, manco candidato. Sarà stato il mio modo di essere troppo diretto, i miei modi di dire, di fare. Ho fatto da sindacalista una battaglia per impedire la produzione dei Promessi sposi in lingua non originale, con attori stranieri. L’ho vinta ma poi pagata cara».

 

Senza quella avremmo avuto un futuro Leonardo DiCaprio nel ruolo di Renzo e Dustin Hoffman a fare Don Abbondio.

«In omaggio alle vecchie battaglie di Gian Maria Volonté, ho dato una mano a salvare gli attori italiani. Diciamo che molti colleghi non mi hanno ripagato con la stessa moneta. Si sa, la riconoscenza non è di questo mondo».

 

Ci faccia il nome di uno che le ha sbarrato la strada.

«Fabrizio Del Noce, per esempio. Da direttore di Rai Fiction bloccò la fiction Raccontami, che aveva fatto un boom incredibile di ascolti. Ancora sulla Rete ci sono blog che la rimpiangono».

massimo ghini foto di bacco

 

Gli ha mai chiesto il perché?

«Ora so che vive in Portogallo, dove ci sono le pensioni non tassate. Se mi paga il biglietto, vado a raggiungerlo e glielo chiedo».

 

In Rai ha lavorato tanto, però.

«Senta questa. Anno 1996, il centrosinistra di Prodi vince le elezioni. Torno a Roma a festeggiare in piazza. Nel mondo del cinema si inizia a spargere il timore che, avendo io un’amicizia antica con Veltroni, che stava per diventare vicepremier e ministro della Cultura, ovunque avrei iniziato a comandare io. Tipo che la sera mi avrebbero trovato anche al Tg1 di mezza sera a condurre il telegiornale. Vuol sapere come andò a finire?».

eleonora giorgi massimo ghini foto di bacco

 

Come?

«Da quel giorno ho smesso di lavorare con la Rai. Mi avrebbe riportato nel giro della tv un berlusconiano diventato amministratore della Eagle Pictures, Giampaolo Sodano. Uno che mi apprezzava per le qualità artistiche. Senza chiedere nulla in cambio»

Ultimi Dagoreport

vincent bollore john elkann andrea pignataro

CHE NELLA TESTA DI JOHN ELKANN FRULLI L’IDEA DI VENDERE “LA REPUBBLICA”, NON È UN MISTERO. GIÀ UN ANNO FA SI SPETTEGOLÒ DI TRATTATIVE A TORINO CON UNA CORDATA DI IMPRENDITORI E BANCHE MILANESI - ELKANN, COSÌ CHIC E COSÌ SNOB, AVREBBE GRADITO LA PRESENZA NELLA CORDATA DI UN NOME INTERNAZIONALE. ED ECCO SPUNTARE L’IMPOSSIBILE: VINCENT BOLLORÉ, PATRON DI VIVENDI E DELLA DESTRA OLTRANZISTA FRANCESE – L’ULTIMA INDISCREZIONE ACCREDITA UNA VOGLIA DI CARTA AL BOLOGNESE ANDREA PIGNATARO, SECONDO MILIARDARIO D’ITALIA - VERO, FALSO, INVEROSIMILE? QUELLO CHE È CERTO È CHE LA CRISI MONDIALE DELL’INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA STA DIVENTANDO UN ‘’DRAMMA ECONOMICO’’, CON MINACCIA DI CHIUDERE LE FABBRICHE STELLANTIS, E LA LINEA ANTI-GOVERNATIVA DI “REPUBBLICA” È UNA FONTE DI GUAI, NON ESSENDO PER NULLA GRADITA (EUFEMISMO) DAI “VENDI-CATTIVI” DELLA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI….

alessandro giuli lucia borgonzoni manuela cacciamani mazzi rampelli giulio base film albatross 2025albatross angelo mellone perla tortora paolo petrecca alma manera

DAGO-CAFONAL! - DAI FRATELLI WARNER DI HOLLYWOOD AI FRATELLI D’ITALIA DI CINECITTÀ, IL CIAK È A DESTRA! - E VOILÀ! DOMANI SUGLI SCHERMI DEL BELPAESE ARRIVA "ALBATROSS", IL NUOVO IMMAGINARIO CAPOLAVORO DI GIULIO BASE, MARITATO TIZIANA ROCCA - ALL’ANTEPRIMA ROMANA, GOVERNO IN PRIMA FILA: TAPPETO ROSSO PER IL MINISTRO GIULI-VO DEL “PENSIERO SOLARE”; AVANTI I DIOSCURI RAI, ROSSI E MELLONE, FATE LARGO AL “GABBIANO SUPREMO” DI COLLE OPPIO, FABIO RAMPELLI, CON MOLLICONE DI SCORTA - NEL FOYER DEL CINEMA SI SBACIUCCHIANO PAOLO PETRECCA, DIRETTORE DI RAI SPORT, E L’AMATA ALMA MANERA - SE LUCIA BORGONZONI TIMBRA IL CARTELLINO PER LA LEGA, A TENERE ALTO IL PENNONE DI FORZA ITALIA C’È MAURIZIO GASPARRI, NEL '70 SEGRETARIO PROVINCIALE DEL FRONTE DELLA GIOVENTÙ – PER I DUE PRODUTTORI, PAOLO DEL BROCCO (RAI CINEMA) E GENNARO COPPOLA (COMPAGNO DI MANUELA CACCIAMANI, PRESIDENTE DI CINECITTA'), ‘STO “ALBATROSS” DI GIULIO BASE DEVE SUSCITARE VERAMENTE “GRANDE ATTENZIONE” VISTO CHE IL 18 GIUGNO SCORSO SAREBBE AVVENUTA UNA PROIEZIONE PRIVATA DEL FILM ALLA PRESENZA DI IGNAZIO LA RUSSA E DI SISTER ARIANNA MELONI…

cetrioloni per l italia - meme by edoardo baraldi giorgia meloni economia crisi soldi

DAGOREPORT - GIORGIA MELONI PUÒ FARE TUTTE LE SMORFIETTE CHE VUOLE MA A NATALE RISCHIA DI TROVARE SOTTO L'ALBERO UN'ITALIA IN GRANDE DIFFICOLTA' ECONOMICA. E SE I CITTADINI TROVERANNO LE TASCHE VUOTE, ANCHE IL PIU' INCROLLABILE CONSENSO PUO' SGRETOLARSI - IL POTERE D'ACQUISTO AUMENTA DELLO 0,9% ORA, MA NEGLI ULTIMI ANNI È CROLLATO DEL 20% - DA UN LATO L'INFLAZIONE TORNA A CRESCERE, DALL'ALTRO IL PIL CALA. E DAL 2026, CON LA FINE DEL PNRR, CHE HA "DROGATO" IL PRODOTTO INTERNO LORDO, LA SITUAZIONE NON POTRÀ CHE PEGGIORARE. SENZA CONSIDERARE L'EFFETTO TSUNAMI DEI DAZI DI TRUMP SU OCCUPAZIONE ED EXPORT - SE CI FOSSE UN'OPPOSIZIONE DECENTE, MARTELLEREBBE OGNI GIORNO SU QUESTI TEMI: SALARI DA FAME, TASSE CHE CONTINUANO A SALIRE, ECONOMIA CHE RISTAGNA. MA LA PRIORITÀ DI SCHLEIN SONO I GAY UNGHERESI E QUELLE DI CONTE E' FARE IL CANDIDATO PREMIER DEL CAMPO LARGO...

matteo salvini giorgia meloni antonio tajani

DAGOREPORT - MALGRADO UN’OPPOSIZIONE SINISTRATA E SUPERCAZZOLARA, L’ESTATE DELLA DUCETTA È  MOLESTATA DA BRUTTI PENSIERI - SE IN EUROPA CERCA DI DEMOCRISTIANIZZARSI, IN CASA LA MUSICA CAMBIA. SE PRENDE UNA SBERLA ALLE REGIONALI D’AUTUNNO, LA PREMIER TEME CHE UNA CADUTA POSSA TRASFORMARSI NELL’INIZIO DELLA FINE. COME È ACCADUTO AL PD DI RENZI, ALLA LEGA DI SALVINI, AL M5S DI DI MAIO. DI COLPO, DALL’ALTARE ALLA POLVERE - ECCO IL PESANTE NERVOSISMO PER LE CONTINUE “STONATURE” DEL TROMBONISTA SALVINI, CHE VEDE LA SUA LEADERSHIP MESSA IN PERICOLO DAL GENERALISSIMO VANNACCI. OPPURE QUELLE VOCI DI UN CAMBIO DI LEADERSHIP DI FORZA ITALIA, STANCHI LOS BERLUSCONES DI VEDERE TAJANI COL TOVAGLIOLO SUL BRACCIO AL SERVIZIO DELLA SORA GIORGIA. OCCORRE UN NUOVO MARINAIO AL TIMONE PER CAMBIARE ROTTA: ETTORE PRANDINI, PRESIDENTE DELLA COLDIRETTI? - QUESTA È LA CORNICE IN CUI SI TROVA OGGI IL GOVERNO MELONI: TUTTO È IN MOVIMENTO, NULLA È CERTO…

ferragni city life

CHE CRASH! DA CASA FERRAGNI ALL’INSEGNA DI GENERALI, LA CADUTA DELLA MILANO CITY LIFE - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: ‘’SI È PASSATI DALLA MILANO INDUSTRIALE A QUELLA DEI CREDULONI DEL PANDORO, PER FINIRE ALLA CADENTE MILANO FINANZIARIA ORA CHE MPS VUOL PRENDERSI MEDIOBANCA PER PRENDERSI GENERALI - NEL BANDO PER CITY LIFE L’ACCORDO IMPONEVA CHE “IL 50% DELL’AREA FOSSE DESTINATA A VERDE PUBBLICO”. ECCOME NO! RENZO PIANO PRESENTÒ UN PROGETTO METÀ VERDE E METÀ CON UN GRATTACIELO E QUALCHE CASA. LO BOCCIARONO. SI SPALANCARONO COSÌ LE PORTE AD ALTRI ARCHISTAR: LIBESKIND, HADID E ISOZAKI. E COSÌ CITY LIFE È DIVENTATA UN NON-LUOGO, UN DUBAI SHOPPING MALL DIVENUTO UTILE ALLA COLLETTIVITÀ GRAZIE AL COVID, PERCHÉ LÌ CI FACEVANO LE VACCINAZIONI...