giorgia meloni matteo salvini silvio berlusconi

“SE NON DOVESSIMO RIUSCIRE A METTERCI D'ACCORDO SULLA LEADERSHIP, NON AVREBBE SENSO ANDARE AL GOVERNO INSIEME” - GIORGIA MELONI INCHIODA SALVINI E BERLUSCONI CHE FANNO DI TUTTO PER SCIPPARLE PALAZZO CHIGI: “CONFIDO CHE SI VORRANNO CONFERMARE ANCHE PER RAGIONI DI TEMPO REGOLE CHE NEL CENTRODESTRA HANNO SEMPRE FUNZIONATO” - IL PROBLEMA NON È SOLTANTO CHI FARÀ IL CANDIDATO PREMIER, MA ANCHE COME SARANNO SUDDIVISI I COLLEGI UNINOMINALI…

Marco Cremonesi  e Paola Di Caro per il “Corriere della Sera”

 

SALVINI - BERLUSCONI - MELONI - VIGNETTA BY BENNY

«Se non dovessimo riuscire a metterci d'accordo, non avrebbe senso andare al governo insieme». Giorgia Meloni sceglie il Tg5 per annunciare il più affilato degli ultimatum: sta parlando della premiership, le regole interne al centrodestra per la decisione ultima sul candidato premier. Il concetto non è nuovo: in realtà, tante volte nelle ultime settimane è stato enunciato dai suoi.

 

Ma per la prima volta è lei stessa che lo cesella in termini così ultimativi, forte di sondaggi in cui i Fratelli d'Italia toccano anche il 25% e il centrodestra supera il 45%: «Confido che si vorranno confermare anche per ragioni di tempo regole che nel centrodestra hanno sempre funzionato, che noi abbiamo sempre rispettato e che non si capisce per quale ragione dovrebbero cambiare oggi».

 

SALVINI MELONI BERLUSCONI

Oggi, nel momento in cui il pallino è nelle sue mani. Matteo Salvini risponde a stretto giro con il tono più accomodante: «Lasciamo a sinistra litigi e divisioni: per quanto ci riguarda, siamo pronti a ragionare con gli alleati sul programma di governo partendo da tasse, lavoro, immigrazione e ambiente». Per darle, dunque, ragione: «Chi avrà un voto in più, avrà l'onore e l'onere di indicare il premier».

 

salvini meloni berlusconi

I dubbi azzurri Forza Italia continua a essere il partito più scettico sull'opportunità che il centrodestra indichi il suo candidato subito. Lo dice il coordinatore Antonio Tajani: «A me interessa che il centrodestra vinca, poi penseremo a chi alza la coppa. Perché se non si vince, la coppa non la alza nessuno». «Non abbiamo alcun pregiudizio nei confronti di chicchessia, sederanno al tavolo i leader e decideranno le regole». Ma la regola non c'è già? «C'erano situazioni ben diverse», replica Antonio Tajani.

 

Ma Meloni sottolinea il suo primato anche in un altro modo, appena più obliquo, attraverso una risposta al segretario dem: «Non ho bisogno dei regali di Enrico Letta, né dei loro riconoscimenti». Semplicemente, «Letta fotografa la realtà quando dice che bisognerà scegliere tra Fratelli d'Italia e il Pd». Questo perché «sono i due principali partiti che si confronteranno in queste elezioni in un sistema che potrebbe tornare bipolare».

 

SALVINI MELONI BERLUSCONI

Per Meloni «una buona notizia, perché nel bipolarismo si confrontano identità: centrodestra contro centrosinistra, progressisti contro conservatori. Questo è lo scontro e gli italiani sceglieranno da che parte stare». Meloni prevede che comunque la campagna elettorale sarà agitata se non burrascosa. Lei stessa è al centro di innumerevoli meme su tutti i social.

 

«Ma noi non ci facciamo intimidire - dice -. E penso che la sinistra abbia bisogno di inventare una macchina del fango contro di noi perché non può dire niente di concreto e di vero. Noi non abbiamo bisogno di inventare una macchina del fango contro di loro perché possiamo banalmente raccontare i disastri che hanno prodotto in Italia negli ultimi 10 anni al governo». Attenzione: il problema non è soltanto chi farà il candidato premier, ma anche come saranno suddivisi i collegi uninominali: chi, cioè, in ciascuno dei vasti collegi sfiderà gli avversari a nome del centrodestra.

 

LA DIVISIONE DEI SEGGI

Il capogruppo di FdI alla Camera, Francesco Lollobrigida, fornisce la seguente traccia: «I sondaggi dicono che FdI vale il 50% della coalizione. Poi, ci possono essere degli aggiustamenti ma occorre partire da qui». Sulla base di quanto sanciscono i sondaggi o la loro media. Con i meloniani che potrebbero mostrare «generosità» riguardo ai collegi da attribuire ai centristi e ipotizzano anche un'altra «generosità». E cioè, che la campagna elettorale possa non essere necessariamente incentrata su «Meloni premier».

SALVINI BERLUSCONI MELONI

Insomma, la vigilia del summit di coalizione di domani è frizzante. I tre leader si incontreranno in «terreno neutro», alla Camera, per cominciare a mettere in chiaro le regole delle Politiche 2022.

 

I leghisti, nonostante il progressivo arretrare nei sondaggi (ieri il Tg di La7 attribuiva al partito il 12,4%) non sono affatto abbattuti. Salvini viene descritto come assolutamente tranquillo e in una nota parla di clima di «totale serenità con gli alleati: premiership? Vinca il migliore». Oggi incontrerà ministri e sottosegretari per preparare il programma elettorale del centrodestra a partire da «tasse, pace fiscale e immigrazione».

SALVINI BERLUSCONI MELONI

 

I leghisti - e non solo Salvini - sono di buon umore. Primo, perché non danno la partita per persa: «In fondo - annota un senatore - basta che dalle urne escano pochi punti in meno per loro e qualcuno in più per noi e tutto è ancora da vedere». E poi, molti godono del bilancio della caduta del governo: «Si sono spaccati i 5 Stelle, il "campo largo" è devastato, i centristi faranno fatica a organizzarsi e abbiamo potuto smettere in anticipo di dare sangue per sostenere il governo».

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...