1- È SOLO UNA QUESTIONE DI PREZZO. E NICOLE A SILVIO, CHE PRIMA L’HA VOLUTA E POI L’HA VELOCEMENTE MOLLATA, POTREBBE CHIEDERE MOLTO. E POI PERCHÈ NICOLE NON È CERTO ARRENDEVOLE. QUANDO SEMBRAVA CHE FOSSE LA SOLA A DOVER PAGARE PER LE NOTTI DI ARCORE, NON SI FECE SCRUPOLO DI FAR SAPERE CHE ERA PRONTA A TUTTO: “SI STA COMPORTANDO DA PEZZO DI MERDA PUR DI SALVARE IL SUO CULO FLACCIDO...” 2- BOLGIA DI MAIL PER LA MINETTI: “ALFANO, DICHIARANDO DI VOLER SPEZZARE LE RENI ALLA MINETTI E SOLO ALLA MINETTI, CONFERMA PER L'ENNESIMA VOLTA D'ESSERE SEGRETARIO INESISTENTE, IMPROBABILE, PERDENTE NATURALE, SENZA UN BRICIOLO DI CORAGGIO” 3- “SCUSI, "UOLTER", LA BELLA MARIANNA MADIA L’HAI NOMINATA ALLA CAMERA SOLO PERCHÉ BRAVA, O PERCHÉ STAVA A CUORE A UN PAPAVERO DELLE BOTTEGHE OSCURE?” 4- IL RADICALE: “MA SE NON SI DIMETTE FORMIGONI PERCHÉ DOVREBBE FARLO LA MINETTI?” 5- DAGOREPORT: LA TRATTATIVA SEMBRAVA CHIUSA CON OFFERTA CASH DEL BANANA CHE È STATA RESPINTA PERCHÈ LEI VUOLE FARE CINEMA O FICTION. NON IN ITALIA MA IN USA!

1- MAIL
"Togliatti ha offerto in dono all'amante Nilde il partito.
Egli è 3 volte buono, oppure è rimbambito".

Gentil Dago, questa poesiola - scritta negli anni '50 da un oppositore di don Palmiro, segretario del liberticida PCI, obbediente allo spietato Stalin - la dedichiamo ai severi, inflessibili censori di Nicole Minetti, l'avvenente consigliera regionale (PDL) della Lombardia, 27 anni, di cui ampi settori della sinistra, e anche del centro-destra, invocano le dimissioni, considerandola la "pietra dello scandalo", per le sue assidue partecipazioni alle "cene eleganti" di Arcore".

Oggi i moralisti della sinistra "bigotta", tra cui il vecchio anticlericale e "mangiapreti" "Barbapapà" Scalfari, ossequiano reverenti la CEI. Ma fanno calar l'oblio sulle carriere, fatte nel PCI, poi DS, oggi PD, dalle belle donne e dalle amanti dei capataz progressisti, in passato e di recente. Dove erano allora i "vescovoni", di bossiana memoria?
E Pannella non imbarcò a Montecitorio "Cicciolina" Staller: supervotata in quanto ritenuta sussiegosa statista, o bonazza mozzafiato ?

Dal momento che il noto scrittore e politico anti-D'Alema, Veltroni, si trova, ancora, dalle parti di Ansedonia, e non ci pensa proprio ad aggravare i problemi di quelle popolazioni, piombando nella torrida Africa, vorremmo chiedergli: scusi, caro "Uolter", la bella Mariannina Madia l'hai nominata alla Camera solo perché brava, o perché stava a cuore a un altissimo papavero delle Botteghe Oscure?....E Pigi Bersani ricandiderà la "Carfagna di sinistra"?
Un cordiale saluto.
pietro mancini

2- MAIL
Alfano, dichiarando di voler spezzare le reni alla Minetti e solo alla Minetti, conferma per l'ennesima volta d'essere segretario inesistente, improbabile, perdente naturale, senza un briciolo di coraggio. Anche la virilità, così come il càrisma, purtroppo, non si eredita.

Se Angelino intendeva combatter una sacrosanta battaglia di immagine contro l'ottusità al potere, cioè l'orrore subculturale, negativissimo anche rispetto al culto dell'eterno femminino regale, di Forza Gnocca, avrebbe dovuto cominciare non dalla Minetti, bensì da certune, non poche, inutili deputate ed ex ministre del Pdl.

La Minetti, per Alfano, è la donna dello schermo per celare l'intenzione del ritardato parricidio. Tuttavia, un novello Bruto, degno di questo nome, avrebbe dovuto cominciare ben prima, non dalla Minetti, ma dalla Carfagna.
Giancarlo Lehner

3- MAIL
Caro Dago, Nicole Minetti e il pidielle : la fica espiatoria.
Saluti, Labond

4- "ANGELINO? NON RISPONDO". MA INTANTO NICOLE TRATTA L'USCITA DAL PIRELLONE
Fabio Poletti per "la Stampa"

Silvio Berlusconi l'ha scaricata e Nicole Minetti mica l'ha presa bene. Anche se adesso che tutti giurano di averle consigliato di andarsene come Emilio Fede o ne chiedono la testa, per ultimo Angelino Alfano, lei al telefonino fa la sostenuta: «Non ho niente da dire su Alfano... Non ho dichiarazioni da fare...».

Eppure sono in molti e non solo nel Pdl ad aspettarsi che la consigliera regionale eletta nel 2010 nel listino bloccato di Roberto Formigoni, lasci il suo posto al Pirellone. Perchè a chiederle di persona di dimettersi, ci si è messo Silvio Berlusconi che in vista di una sua ridiscesa in campo, deve dare una ripulita all'immagine del partito, facendo dimenticare i bunga-bunga del quale l'avvenente ex igienista dentale è l'eponimo più rappresentativo.

Alla fine, di fronte alla pressante richiesta di «Silvio love of my life» come da stranota intercettazione telefonica - nemmeno Nicole Minetti può opporsi più di tanto. I maligni dicono che è solo una questione di prezzo. E Nicole a Silvio, che prima l'ha fortissimamente voluta e poi l'ha velocemente mollata, potrebbe chiedere molto.

Tramontato il seggio in Parlamento che sembrava il destino finale di questa ventiseienne riminese di madre inglese, finita per caso nella corsia di Berlusconi quando lui era ricoverato al San Raffaele dopo aver preso in piena faccia una statuetta del Duomo, sul piatto potrebbe esserci altro, di altrettanto appetitoso. Intanto perchè se Nicole Minetti riuscisse a tirare almeno fino ad ottobre avrebbe diritto alla pensione, per uno di quei privilegi di casta duri a morire.

E poi perchè lei non è certo arrendevole. Quando sembrava che fosse la sola a dover pagare per le notti di Arcore, Nicole Minetti non si fece scrupolo di far sapere che era pronta a tutto pur di non affondare per colpa di Berlusconi: «Si sta comportando da pezzo di merda pur di salvare il suo culo flaccido...».

Sono passati mesi. E' cambiata la situazione. Ma i protagonisti sono sempre loro. Improbabile che l'ex showgirl di Colorado possa tornare su una rete del Cavaliere. Più facile che Berlusconi - assai generoso e disponibile - le garantisca un vitalizio, le comperi un immobile, la tenga comunque tranquilla perchè da quella sera quando Nicole Minetti andò in Questura e si fece affidare la minorenne Ruby, il suo potere sul Cavaliere è cresciuto in modo esponenziale.

Al punto che - seppure tutti chiedano la sua testa - è lei a condurre il gioco. Prima mandando una mail ai vertici del partito in Lombardia - lo ha fatto all'inizio della settimana - sostenendo di non reggere più le pressioni dei media. Poi correggendo il tiro tre giorni fa con Panorama: «Dimettermi? Solo indiscrezioni...». O giocando ancora sulla suspance ieri al telefonino: «Le mie dimissioni? Non parlo...».

Di sicuro l'affaire Minetti non può andare avanti troppo. Al Pirellone, dai radicali al Pd chiedono pure le dimissioni di Roberto Formigoni che l'ha messa in lista. Mentre Sara Giudice uscita dal Pdl dopo aver raccolto firme contro la candidatura della showgirl, giura che cambierà niente: «E' solo una messa in scena...». E allora the show must go on. Con Nicole Minetti che potrebbe dimettersi oggi con una lettera, ma in sordina. O meglio ancora domani durante la seduta al Pirellone su Expo 2015, destinata a passare in secondo piano, perchè il futuro di Milano è niente di fronte al prossimo futuro di Nicole Minetti.

5- NICOLE TRATTA, MA È GIÀ PRONTA A LASCIARE
Marco Cremonesi per il "Corriere della Sera"

....La volontà di Silvio Berlusconi di sottrarre alla scena mediatica la protagonista di stagioni che, in vista della sua ricandidatura a premier, è meglio non ricordare, rischia però di trasformarsi in un boomerang. Basta andare su Twitter e leggersi quanto compare sotto gli hashtag #Minetti e, soprattutto, #nicoleresisti. La domanda di molti è semplice: che cosa è cambiato rispetto a poco più di un anno fa, quando Silvio Berlusconi difendeva a spada tratta la sua consigliera regionale?

E ancora: è giusto che sia soltanto l'ex starlette di Colorado Cafè a essere diventata il capro espiatorio di una situazione in cui le decisioni, peraltro, sono state prese non certo da lei? Ecco allora il caustico Andrea scrivere che «la Minetti sarebbe la prima persona che obbedisce a un ordine di Alfano», ecco Nino osservare: «Candidata per meriti innominabili, perché dovrebbe dimettersi adesso?». Massimo mette il dito nella piaga: «Come sarei curioso di ricercare in archivio le dichiarazioni a difesa della Minetti. Dov'erano allora Santanché, Alfano e La Russa?». Fino all'esortazione: «Parla, Nicole, parla!».

Rilanciatissimo il video dell'Infedele di Gad Lerner, da Youtube, in cui nel gennaio scorso l'ex premier difendeva a spada tratta l'igienista dentale prestata alla politica. Onore al merito a Massimo Corsaro, vicecapogruppo alla Camera, che scrive: «Non ho motivo per difendere Minetti, ma se lei è di troppo, mi aspetto alcune assenze in prox liste parlamento». Mentre Barbara Saltamartini osserva: «La Minetti non ha preso voti! Giusto chiedere le dimissioni».


6- LE DONNE DEL PARTITO SI DIVIDONO E LA GELMINI DIFENDE NICOLE "ORA È LEI CHE APPARE VITTIMA"...
Rodolfo Sala per "la Repubblica"

La domanda è una sola, e pure ai piani alti del Pdl hanno cominciato a porsela: perché adesso? Già: come mai Alfano ha lanciato solo ora il suo ultimatum alla bella Nicole? E non magari quando le è arrivato l'avviso di garanzia che la proietta nel cielo torbido degli indagati nel caso Ruby? Ed è una domanda che spacca il partito, basta ascoltare quel che dicono, due signore del Pdl. Ecco Mariastella Gelmini, che ieri ha fatto un balzo dalla poltrona quando in tv scorrevano le immagini dell'Angelino calato nei panni del grande moralizzatore: «Non condivido, oggi Nicole appare più vittima che responsabile di quel che è accaduto». Il retropensiero è chiarissimo, anche se non esplicitato: imporle di dimettersi equivale a dire che Berlusconi non può essere candidato alla leadership del Paese.

Lo pensano in molti, dentro il Pdl. Non certo l'onorevole Viviana Beccalossi, fierissima del suo passato in An e pure «della valanga di voti che per tre volte ho preso in Regione Lombardia, dove sono stata vice-presidente». Lei, all'epoca voce nel deserto nel Pdl, lo aveva fin dall'inizio che la Minetti non doveva essere candidata, men che meno nel listino.

«Lo dicevo non certo per le vicende giudiziarie che poi sono seguite, ma per un principio irrinunciabile, che in politica dovrebbe valere per tutti: bisogna premiare il merito, anche nel Pdl ci sono tantissimi giovani che lavorano sul territorio e si sono fatti le ossa nelle amministrazioni locali: loro dovevamo promuovere, e invece han messo la Minetti, che in consiglio regionale non lascia alcuna traccia del proprio impegno».

E se la Gelmini si smarca da Alfano, lei, la Beccalossi, lo difende: «Sono d'accordo al cento per cento, se pure in modo tardivo ha fatto quel che doveva fare: guardo il bicchiere mezzo vuoto». Poi arriva la stilettata che la dice lunga sui tormentati rapporti tra i due partiti confluiti nel Pdl: «Se ci fosse ancora An, adesso non sarei qui con lei a parlare della Minetti».

L'ex ministro dell'Istruzione ha davvero altri pensieri: «Certo il suo percorso non è lineare, e di sicuro è stato un errore candidarla; ma ci sono anche moltissimi uomini che hanno fatto carriera politica non per merito, senza finire come la Minetti nel tritacarme mediatico». Insomma, Nicole come unica vittima del clima imposto dal nuovo corso: «È finita una stagione, adesso si parla di preferenze e di impegno sul territorio, ma è troppo facile dire oggi "a morte la Minetti"».

Un filino più reticenti altre due donne del Pdl, già paarlamentari e da poco nella squadra di governo di Formigoni. Ombretta Colli è sottosegretario e se la cava così: «Perché proprio adesso? Non ne ho la più pallida idea; e non so neppure se sia stato un errore candidare la Minetti, non si può ragionare col senno di poi; ma per favore non buttiamola sul femminismo, sarebbe un disastro ». Si deve dimettere? «Se il segretario del tuo partito te lo chiede... ».

Poi Valentina Aprea, altra forzista della prima ora: «Se viene meno la fiducia del partito, le
conviene lasciare il posto, non saprei davvero dire perché questa richiesta arriva solo adesso; spero che Nicole si realizzi in altri modi diversi dalla politica».

Picchia duro sul Pdl una ex come Sara Giudice, la giovane che contestò con forza la candidatura della Minetti e se ne andò sbattendo la porta: «Contro di lei accanimento inutile, dovrebbero dimettersi Berlusconi che l'ha imposta e Formigoni che l'ha ospitata nel listino». Lo sostengono anche Fabio Granata e altri futuristi. Stessa musica dal radicale Silvio Viale: «Capisco che nel Pdl siano già pronti a scagliarsi contro il capro espiatorio, ma se non si dimette Formigoni perché dovrebbe farlo la Minetti'».

 

 

Berlusconi E MINETTIMINETTI RONALDINHO ARCORE BERLUSCONI la Minetta saluta BerlusconiCaricatura-Silvio-Berlusconi-e-Nicole-Minetti-nicole minetti SILVIO BERLUSCONI ANGELINO ALFANO Veltroni Marianna Madia e BettiniMARIANNA MADIA Giancarlo LehnerROBERTO FORMIGONI RUBY A PORTOFINO daniela santanchèBARBARA SALTAMARTINI Mariastella Gelmini dal CorriereVIVIANA BECCALOSSI VALENTINA APREA Sara Giudice

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO