giorgia meloni tommaso foti donzelli francesco lollobrigida

MISTERI DELLA FIAMMA – CHI SALE E CHI SCENDE TRA I FEDELISSIMI DI GIORGIA MELONI – ACCANTO AI DIOSCURI FAZZOLARI E PROCACCINI E AI NUMI TUTELARI LA RUSSA, FOTI E FITTO, TORNA A BRILLARE LA STELLA DI LOLLO - DOPO QUASI UN ANNO DI DAMNATIO MEMORIAE LEGATO ALLA SEPARAZIONE DA ARIANNA MELONI, L’INTERVISTA DELL'EX COGNATO D'ITALIA AL "FOGLIO" CONTRO IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI HA FATTO ALZARE LE ANTENNE A TUTTI NEL PARTITO. SECONDO FONTI DI VIA DELLA SCROFA, IL RITORNO DI “LOLLO” DÀ LA MISURA DELLA PREOCCUPAZIONE DI MELONI. LEI È TUTTA IMPEGNATA SUL FRONTE INTERNAZIONALE E SENTE CHE IL PARTITO “È LASCIATO SGUARNITO"

Giulia Merlo per “Domani” - Estratti

 

meloni lollobrigida

L’unico sole, dentro Fratelli d’Italia, è Giorgia Meloni. Colloquialmente «Giorgia» per tutti quelli che parlano di lei con una confidenza spesso più millantata che vera. In realtà, chi può dire di avere davvero un rapporto stretto con la leader del primo partito italiano si conta sulle dita di una mano.

 

A vantare una strada privilegiata per parlare con lei sono i vecchi compagni delle giovanili e dell’ormai mitico congresso di Viterbo del 2004. Gli altri le gravitano intorno, sperano di attirare la sua attenzione e la citano con ossequio, ma infine eseguiranno qualsiasi decisione presa da via della Scrofa.

 

Eppure, negli ultimi mesi, la ruota della fortuna dentro Fratelli d’Italia ha ricominciato a girare. Un moto perpetuo tipico della politica e in fondo fisiologico, ma che ha movimentato internamente il partito, facendo sorridere alcuni e storcere la bocca ad altri.

meloni lollobrigida

Un dirigente di peso spiega che, per un partito strutturato come FdI, è sbagliato ragionare in termini di chi scende e chi sale nel gradimento: «Immaginatelo più come una serie di anelli concentrici, con in centro Giorgia. C’è chi si abbronza al sole e basta, i dirigenti di peso invece passano da un anello all’altro, con alterne fortune». Accogliendo la similitudine, partiamo dal primo anello più vicino alla premier.

 

(...) Nel primo cerchio ci sono i dioscuri. Uno a presidio di palazzo Chigi e uno del parlamento europeo.

 

francesco lollobrigida arriva alla festa per i 50 anni di arianna meloni - foto il foglio

Sono il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari, e l’eurodeputato e copresidente di Ecr, Nicola Procaccini. Il primo – messinese di nascita ma cresciuto e formatosi politicamente a Roma – tiene le redini della comunicazione (che ogni tanto gli scappano con clamorose fughe di notizie) ed è il consigliere più ascoltato. Il secondo – cresciuto tra Roma e Terracina, di cui è stato sindaco – è la spalla su cui fare affidamento nel complicato mondo di Bruxelles, l’unico titolato a dare la linea.

 

In posizione «altra», tutti collocano Arianna Meloni: sorella, confidente, braccio destro a prescindere da ogni errore politico (a Roma tutti ricordano ancora la scelta sciagurata di Enrico Michetti come candidato sindaco).

 

A seguire il trio di numi tutelari, persone delle quali la premier si fida ma che sono generazionalmente lontane da lei, ci sono coloro che rispondono a un criterio di fedeltà meno viscerale e più cerebrale.

 

francesco lollobrigida giorgia meloni

Il primo è il presidente del Senato Ignazio La Russa. Un’altra generazione rispetto a Meloni, rappresenta il legame con la storia del Movimento sociale, veterano del parlamento e uomo forte tra Lombardia e Sicilia, è sufficientemente spregiudicato da mantenere un suo spazio politico anche dallo scranno super partes a palazzo Madama.

 

A lui la leader ha perdonato qualche scivolone comunicativo che aveva infastidito il Quirinale, e si fida dei suoi consigli strategici, pur ben consapevole che alcuni suoi legami – primo tra tutti quello con la ministra Daniela Santanchè – sono un rischio.

 

Ci sono poi Tommaso Foti, spigoloso ex capogruppo alla Camera ora promosso ministro, considerato fedele esecutore dei disegni di Meloni, e il commissario europeo Raffaele Fitto. Il primo è quello più in ascesa, il secondo è forse l’uomo che lei più stima – non a caso gli ha affidato il ruolo di pontiere con la Commissione di Ursula von der Leyen – nonostante pesi la distanza di formazione politica che li separa: democristiano lui, missina lei.

GIORGIA MELONI - FRANCESCO LOLLOBRIGIDA - ITALIAN GOTHIC - MEME BY GNOLA

 

Subito dietro c’è il trittico della Camera. Sara Kelany, Francesco Filini e Luca Sbardella. Tratti in comune: origini laziali, stessa generazione, attitudine pragmatica. Kelany, avvocata con padre egiziano e madre di Formia, presidia i temi dei diritti e dell’immigrazione. Filini quelli dei media e dell’economia, come responsabile del programma di FdI. Sbardella, invece, è il Mr. Wolf: risolve problemi. È quello con la formazione politica più variegata: romano, portaborse dell’ex onorevole di An Pietro Armani, ne ha ereditato il collegio elettorale in Lombardia, dove ha ottenuto anche l’appoggio di un altro big come La Russa.

 

Quel che gli manca in doti oratorie lo compensa con la capacità organizzativa, tanto da essere spedito in Sicilia come commissario per resettare il partito dilaniato da faide interne.

 

Divide et impera Allargando il cerchio ecco arrivare i due eterni rivali nel Lazio: l’ex cognato Francesco Lollobrigida e l’ex mentore Fabio Rampelli. Dopo quasi un anno di damnatio memoriae legato alla separazione da Arianna Meloni, il primo è tornato a intervenire nelle vicende politiche e la sua intervista sul Foglio contro il ministro Orazio Schillaci (tecnico ma espresso da FdI) ha fatto alzare le antenne a tutti nel partito: è stato il segnale che qualcosa si è sbloccato. Secondo fonti di via della Scrofa, «il ritorno di “Lollo” dà la misura della preoccupazione di Meloni. Lei è tutta impegnata sul fronte internazionale e sente che il partito è lasciato sguarnito».

 

LA SEPARAZIONE TRA ARIANNA MELONI E FRANCESCO LOLLOBRIGIDA

Così ecco rispuntare il ministro dell’Agricoltura, che in questi mesi ai margini ha rafforzato – e non era scontato – la sua presa interna sui parlamentari (tutti ricordano il suo controllo capillare quando era capogruppo) e ha dimostrato di saper aspettare che Meloni avesse di nuovo bisogno della sua esperienza. E così è stato.

 

Opposto e alternativo, Fabio Rampelli. Ritornato in auge quando la stella di Lollobrigida si è offuscata, anche nella polemica Schillaci gli ha fatto il controcanto, difendendo il ministro. I due si sono sempre mal sopportati, ed è cosa nota che negli ultimi mesi proprio Rampelli, la cui ambizione è tentare la corsa al Campidoglio, sia tornato ad avvicinarsi alla sua ex discepola.

 

GIORGIA MELONI E TOMMASO FOTI

«Lei ha provato a uccidere politicamente suo padre, nel momento del bisogno però lo ha ritrovato come fedele consigliere. Lui ha incassato tutto, anche di essere stato l’unico a non venir promosso quando FdI è andata al governo», è la mitologia interna.

 

Ora i due si ritrovano testa a testa a contendersi lo spazio accanto a Meloni, e a lei, tutto sommato, non dispiace averli riavvicinati entrambi: ognuno con la sua funzione nell’organigramma interno e comunque a debita distanza.

 

Gli esecutori Infine, a condividere il cerchio più lontano ma comunque sempre nell’orbita di Meloni, c’è la schiera degli ex giovani del Fronte della gioventù.

Tutti legati da una conoscenza trentennale con la premier e dunque fidati, ma tutti nati fuori dal Gra: sono il responsabile dell’organizzazione, il toscano Giovanni Donzelli, il sottosegretario alla Giustizia, il piemontese Andrea Delmastro, e il capogruppo alla Camera, l’emiliano Galeazzo Bignami. Tutti hanno avuto alti e bassi nell’ultimo anno, e rapporti più o meno distesi anche tra di loro.

GIOVANNI DONZELLI E ARIANNA MELONI

 

Donzelli è stato, nei fatti, il responsabile della condanna di Delmastro per il caso Cospito.

 

Delmastro invece ha messo in imbarazzo il partito con la vicenda della sparatoria di Capodanno. Bignami non ha convinto del tutto nella gestione del gruppo parlamentare come successore di Foti.

 

Eppure rimangono gli esecutori più diretti della linea della premier. Donzelli in particolare «può sembrare in calo ma ha un know how che per Giorgia è inestimabile. È l’uomo macchina che conosce le beghe di ogni sezione di FdI e, bene o male, è lui a gestirle», viene ammesso anche da chi, nel partito, non lo stima. Infatti rimane la voce del partito sulla stampa quando Meloni non può esporsi ed è molto temuto a livello locale. «Se lo decide, saltano le teste», spiega un dirigente del Nord.

 

Alcuni sgomitano per crescere di più (vedi Marcello Gemmato e Carlo Fidanza), altri per riavvicinarsi (vedi Edmondo Cirielli e Chiara Colosimo), altri ancora sono spariti (vedi Adolfo Urso e Nello Musumeci).

GIOVANNI DONZELLI E ARIANNA MELONI - FOTO LAPRESSE

 

 

 

GIORGIA MELONI CON FRANCESCO LOLLOBRIGIDAgiorgia meloni tommaso foti - foto lapressemeloni fotiMEME SULLA SEPARAZIONE TRA ARIANNA MELONI E FRANCESCO LOLLOBRIGIDAFRANCESCO LOLLOBRIGIDA E GIORGIA MELONI - G7 AGRICOLTURA ORTIGIA

Ultimi Dagoreport

pam bondi

DAGOREPORT - COME MAI L’INFORMAZIONE ITALICA SI È TOTALMENTE DISINTERESSATA DELLO SBARCO A ROMA DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, LA FOSFORESCENTE SESSANTENNE PAM BONDI, ARRIVATA CON TANTO DI AEREO DI STATO IL 10 DICEMBRE? - EPPURE LA FEDELISSIMA DI TRUMP NON SI È TENUTA NASCOSTA: HA ALLOGGIATO ALL’HOTEL ST. REGIS, SI E’ ATTOVAGLIATA AL BOLOGNESE DI PIAZZA DEL POPOLO, HA INCONTRATO AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA DI VIA ARENULA CARLETTO NORDIO, HA AVUTO L'INESPRIMIBILE GIOIA DI CONOSCERE IL VICEPREMIER MATTEO SALVINI A UN RICEVIMENTO DELL'AMBASCIATORE USA IN ITALIA, TILMAN J. FERTITTA. E, FORSE, LA BEN DOTATA DALLA NATURA PAMELONA HA PURE INCOCCIATO IL MINISTRO PIANTEDOSI - MA DELLA “VACANZA ROMANA” DELL'ITALOAMERICANA CARISSIMA A TRUMP, NON SI REGISTRA MANCO UNA RIGA SUI GIORNALONI DE' NOANTRI - VABBE', A NATALE BISOGNA ESSERE BUONI: MAGARI ERANO TUTTI TROPPO IMPEGNATI A SEGUIRE LA FESTILENZA DI ATREJU DEI FRATELLINI DI GIORGIA…

john elkann theodore kyriakou leonardo maria del vecchio

DAGOREPORT - L’OSTACOLO PIÙ TOSTO DELLA TRATTATIVA IN CORSO TRA IL MAGNATE GRECO KIRIAKOU E JOHN ELKANN NON E' L'ACQUISIZIONE DEL GRUPPO GEDI BENSÌ COME “RISTRUTTURARE” UN ORGANICO DI 1300 DIPENDENTI, TRA TAGLI ALLE REDAZIONI LOCALI, PREPENSIONAMENTI E “SCIVOLI”, DI CUI CIRCA 280 GIORNALISTI FANNO CAPO A “REPUBBLICA” E ALTRI 170 A “LA STAMPA” - LA PARTITA SUL FUTURO DEL QUOTIDIANO TORINESE, ASSET CHE NON RIENTRA NEL PROGETTO DI KYRIAKOU, NON ACCELERA CON LA CORDATA VENETA MESSA SU DA ENRICO MARCHI - NEL CASO LA TRANSIZIONE ELLENICA NAUFRAGASSE, LEONARDINO DEL VECCHIO HA CONFERMATO DI ESSERE PRONTO: “NOI CI SIAMO” - “NOI” CHI? ESSENDO “QUEL RAGAZZO'' (COPY ELKANN), DEL TUTTO A DIGIUNO DI EDITORIA, I SOSPETTI DILAGANO SU CHI SI NASCONDE DIETRO LA CONTRO-OFFERTA CON RILANCIO DELL’AZIONISTA DELL’IMPERO DEL VECCHIO, IL CUI CEO MILLERI È STATO ISCRITTO NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI CON CALTAGIRONE E LOVAGLIO, PER LA SCALATA DI MPS SU MEDIOBANCA-GENERALI - E DA TORINO, AVVISANO LE REDAZIONI IN RIVOLTA DI ROMA E TORINO DI STARE ATTENTI: DALLA PADELLA GRECA RISCHIANO DI FINIRE NELLA BRACE DI CHISSÀ CHI...

nietzsche e marx si danno la mano venditti meloni veneziani

VIDEO! “ATREJU E’ IL LUOGO IN CUI NIETZSCHE E MARX SI DAVANO LA MANO, COME DIREBBE ANTONELLO VENDITTI” – GIORGIA MELONI CITA “COMPAGNO DI SCUOLA”, IL BRANO DATATO 1975 DEL CANTAUTORE DI SINISTRA. OVVIAMENTE MARX E NIETZSCHE NON SI DIEDERO MAI LA MANO, NÉ AD ATREJU NÉ ALTROVE. CIÒ È STATO ANCHE IMMAGINATO NELL’ULTIMO LIBRO DI MARCELLO VENEZIANI “NIETZSCHE E MARX SI DAVANO LA MANO”. LO SCRITTORE IPOTIZZA COME MISE EN SCÈNE CHE LA SERA DEL 5 MAGGIO 1882 I DUE SI SIANO TROVATI IN UNA LOCANDA DI NIZZA (DOVE ENTRAMBI PASSARONO). NON SI CAPISCE BENE SE LA MELONI CI ABBIA CREDUTO DAVVERO – VIDEO

giorgia meloni balla ad atreju

GIORGIA, ER MEJO TACCO DI ATREJU! - ZOMPETTANDO COME UN MISIRIZZI, LA MELONI CAMALEONTE HA MESSO IN SCENA CIO' CHE SA FARE BENISSIMO: IL BAGAGLINO DI CORBELLERIE (''QUESTO È IL LUOGO IN CUI NIETZSCHE E MARX SI DANNO LA MANO'') E DI SFOTTO' SU ELLY SCHLEIN: "IL CAMPO LARGO L'ABBIAMO RIUNITO NOI... CON IL SUO NANNIMORETTIANO 'MI SI NOTA DI PIÙ SE VENGO O STO IN DISPARTE O SE NON VENGO PER NIENTE' HA FATTO PARLARE DI NOI" -UBRIACA DI SE' E DEI LECCAPIEDI OSPITI DI ATREJU, HA SCODELLATO DUE ORE DI PARACULISSIMA DEMAGOGIA: NULLA HA DETTO SU LAVORO, TASSE, SANITA', ECC - IDEM CON PATATE SULLA GUERRA RUSSIA-UCRAINA, SUL CONFLITTO STATI UNITI-EUROPA, SUL RUOLO DEL GOVERNO SU DIFESA E IL RIARMO EUROPEO - IN COMPENSO, HA STARNAZZATO DI VITTORIE DEL GOVERNO MA  GUARDANDOSI BENE DI CITARE MINISTRI O ALLEATI; SI E' INFERVORATA PER IL PARTITO MA NON RICORDA CHE L’HA FONDATO CON CROSETTO E LA RUSSA ('GNAZIO E' STATO DEL TUTTO OSCURATO AD ATREJU) - "GIORGIA! GIORGIA!", GRIDA LA FOLLA - OK, L'ABBIAMO CAPITO: C’È UNA PERSONA SOLA AL COMANDO. URGE UN BALCONE PER LA NUOVA MARCHESA DEL GRILLO - DAGOREPORT+VIDEO 

elly schlein pina picierno stefano bonaccini giorgio gori lorenzo guerini giuseppe conte pd

NAZARENO, ABBIAMO (PIU’ DI) UN PROBLEMA - L’ASSEMBLEA PD DI DOMANI RISCHIA DI TRASFORMARSI IN UN BOOMERANG PER SCHLEIN: I DELEGATI DISERTANO, A RIDOSSO DI NATALE, NESSUNO SPENDE SOLDI E TEMPO PER VENIRE NELLA CAPITALE AD ASCOLTARE UNA RELAZIONE SENZA DIBATTITO – LA MOSSA DEI PRETORIANI DI ELLY PER SCONGIURARE LA SALA VUOTA ED EVITARE IL CONFRONTO IMPIETOSO CON MELONI CHE CONTEMPORANEAMENTE FARA’ IL PIENO A ATREJU – SORGI: “BONACCINI ENTRERA’ IN MAGGIORANZA MA SE I RIFORMISTI NON DOVESSERO RICEVERE RASSICURAZIONI SULLE LISTE ELETTORALI, IL RISCHIO DI UNA EVENTUALE SCISSIONE, SI FAREBBE PIÙ CONCRETO…”

ignazio la russa theodore kyriakou pier silvio berlusconi giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT - LA TRATTATIVA DI ELKANN PER LA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRECO THEO KYRIAKOU STA SCOMBUSSOLANDO IL GOVERNO MELONI E DINTORNI - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” VEDE DI BUON OCCHIO LA TRANSIZIONE ELLENICA E SALVINI HA BEN GRADITO LA PROSPETTIVA CHE IL GRECO ANTENNATO SISTEMI PER LE FESTE I “COMUNISTI” DI ‘REPUBBLICA’ E ‘STAMPA’, PER FORZA ITALIA C’È STATO IL VEEMENTE INTERVENTO DEL ‘’PRESIDENTE IN PECTORE’’ DEL PARTITO, PIER SILVIO BERLUSCONI, CHE VEDE IN KYRIAKOU UN COMPETITOR PERICOLOSISSIMO, ALFIERE DI QUEL CAPITALISMO DI STAMPO LIBERISTA, PER NULLA “LIBERAL”, CHE PREDICA IL PRIMATO DELL’ECONOMIA SULLA POLITICA - COSI', DIMENTICANDO IL SUO ATTIVISMO IN GERMANIA PER CREARE UN GIGANTE EUROPEO DELLA TV COMMERCIALE, L’EREDE DEL BISCIONE NON HA TROVATO DI MEGLIO CHE RISPOLVERARE LA BANDIERINA DELL’ITALIANITÀ (“CHE UN PEZZO DI STORIA DELL'INFORMAZIONE DEL NOSTRO PAESE VADA IN MANI STRANIERE UN PO' DISPIACE’’) - MA IL COLPO DI SCENA ARRIVA DAL CO-FONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA E SECONDA CARICA DELLO STATO, IGNAZIO LA RUSSA, QUANDO SI È DICHIARATO DISPOSTO A FARE DA INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI “COMUNISTI” DI GEDI E IL GRECO USURPATORE (ULTIMA USCITA DELLA GUERRIGLIA DI ‘GNAZIO IN MODALITÀ ''LA RISSA'' CONTRO LA DITTATURA DELLE SORELLE MELONI...)