salvini di maio chiusura negozi domenica domenicale

NEGOZI CHIUSI LA DOMENICA? TUTTO DA RIFARE – IL RELATORE DEL PROVVEDIMENTO ANDREA DARA: “IL TESTO È CAMBIATO RISPETTO A QUELLO INIZIATO, BISOGNERÀ RICOMINCIARE DA CAPO” – GIOVANNI RANA: “SI METTERANNO IN DIFFICOLTÀ ANCHE LE AZIENDE CHE PRODUCONO” – LA MISSIONE SEGRETA DI LUIGI DI MAIO IN VATICANO PER INCONTRARE PAROLIN

1 – NEGOZI CHIUSI LA DOMENICA, È TUTTO DA RIFARE

Da www.today.it

 

NEGOZI APERTI LA DOMENICA

"Il testo proposto è cambiato totalmente rispetto a quello iniziale, perciò bisognerà ricominciare da capo e risentire le associazioni coinvolte": a parlare in merito alla proposta di legge sulla regolamentazione del lavoro domenicale è il senatore leghista Andrea Dara, il relatore del testo proposto. Rimane quindi ferma al palo la norma che avrebbe dovuto cancellare quanto fatto da Mario Monti ai tempi del governo tecnico, con il testo che sarebbe quindi da rifare. Una strada già ostica, che sembra diventare ancora più lunga.

 

Chiusure domenicali, il testo da cambiare

negozi chiusi

Considerando che il tema del lavoro è uno dei più delicati, con Pd e Forza Italia pronte ad attaccare, la Lega di Salvini sembra disposta ad aprire un nuovo dialogo per trovare la 'chiave' per regolarizzare le aperture domenicali dei negozi senza scontentare lavoratori, sindacati, consumatori e il mondo della grande distribuzione. Un compito non semplice, anche se il testo  presentato giovedì scorso in commissione Attività produttive della Camera è tutt'altro che blindato, come confermato dal relatore Andrea Dara.

 

matteo salvini luigi di maio

''Ho fatto una sintesi delle proposte, ben sette, arrivate da tutte le forze politiche, il testo che ho presentato non è la Bibbia, è passibile di modifiche, e penso che Pd e Fi, forze a cui non piace la pdl, chiederanno nuove audizioni delle categorie interessate. In ogni caso -sottolinea il parlamentare leghista- noi andiamo avanti, aperti a qualsiasi proposta migliorativa, da qualsiasi parte arrivi".

 

"Incontro Di Maio-Parolin? Lo abbiamo letto anche noi sui giornali -dice Dara-. Sappiamo che il mondo cattolico ha sempre sollecitato regolamentazione delle aperture domenicali, anche in passato ci sono state diverse uscite da parte di esponenti del clero, io non mi pongo il problema, Di Maio, inoltre è ministro del Lavoro, può dialogare con chi vuole". Secondo quanto scrive Repubblica, la conferma dello stop alla proposta di legge da sarebbe arrivata Barbara Saltamartini, presidente della commissione autorità produttive della Camera.

luigi di maio con la postepay in mano

 

Chiusure domenicali, ira dei Cobas: ''Ennesima promessa non mantenuta''

Lo stop al testo che aveva sintetizzato le proposte ha già mandato su tutte le furie le sigle sindacali che si stanno occupando da vicino di questo caso. In particolare il Cobas ha lanciato pesanti accuse al governo Lega-M5s, che starebbe proseguendo la strada dei precedenti esecutivi per quando riguarda le politiche liberiste e la 'sudditanza' nei confronti dei colossi della grande distribuzione: ''Un gioco dell’oca che suona come un’enorme presa in giro per gli oltre tre milioni di lavoratori del commercio – ha commentato Francesco Iacovone del Cobas nazionale - illusi dalle solite promesse che non danno mai seguito a provvedimenti concreti''.

negozi aperti domenica

 

"Mario Monti ha fatto un decreto in quattro e quattr'otto che ha portato un intero settore all'inferno – continua  Iacovone – e il Governo del cambiamento ha partorito una proposta in commissione alla Camera, che di fatto proteggeva già lo strapotere delle multinazionali del commercio che stanno mettendo sul piatto tutto il loro peso specifico, per poi disfare tutto in un attimo e dichiarare che si torna alla casella di partenza".

 

"Luigi di Maio continua a dimostrarsi uno che promette e non mantiene – prosegue il rappresentante sindacale – perché le sue promesse me le ha fatte viso a viso e le hanno ascoltate milioni di lavoratori del settore. Era chiaro sin da subito che ci trovavamo di fronte alla sua mera eterna campagna elettorale, visto lo strumento legislativo scelto".

parolin

 

"Nelle audizioni parlamentari l’unica voce che manca è quella dei lavoratori. Sempre. E allora programmeremo un’iniziativa per portare questa categoria sotto il Ministero dello Sviluppo Economico a gridare forte tutto il suo disagio".

 

Forza Italia all'attacco: ''Effetti drammatici''

A palesare le preoccupazioni dell'opposizione riguardo all'argomento ci ha pensato Anna Maria Bernini, capogruppo di Forza Italia al Senato: "Gli effetti delle chiusure festive dei  negozi saranno drammatici: il quadro che emerge dai dati forniti dalle associazioni di categoria prefigura infatti un effetto domino  disastroso sull'occupazione e sull'intero comparto del commercio: addio a 80mila posti di lavoro, caos nel settore della distribuzione, disuguaglianze tra i diversi territori ed esercizi".

annamaria bernini maria rosaria rossi

 

"Il fatturato complessivo dei giorni festivi -ricorda- rappresenta il 17% del totale per gli alimentari e il 22% per gli altri esercizi commerciali. Altro che migliorare la vita dei lavoratori, come dice Di Maio: già con il decreto dignità, manifesto ideologico della decrescita felice, ha causato danni irreparabili, di questo passo non si chiudono solo i negozi la domenica: si chiude l'Italia".

 

Dubbi e perplessità espresse anche in una nota da Mariastella Gelmini, presidente dei deputati di Forza Italia: "Minor fatturato per la grande e piccola distribuzione, nessun vantaggio per i negozi al dettaglio, minori introiti per i lavoratori, minore libertà per il consumatore. Se al governo venisse in mente di commissionare un'analisi costi-benefici sulle chiusure domenicali delle attività commerciali - purché non taroccata come quella sulla Tav - scoprirebbe che la strada che vuole  seguire rischia di essere un colpo letale per la nostra economia. Imporre le chiusure domenicali è una scelta liberticida, illiberale e dirigista, tanto più in una contingenza come quella attuale, con un  pil vicino allo zero e la stagnazione dei consumi. Una scelta, che porterebbe vantaggi solo al commercio on line e provocherebbe la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro. Imporre le chiusure di negozi e centri commerciali non è una scelta per le famiglie: è una violazione della loro libertà". 

 

Chiusure domenicali, Conad: "Una proposta indecente"

"Una proposta indecente, che creerà di fatto il caos nel settore della distribuzione commerciale, producendo disuguaglianze e difformità tra i diversi territori ed esercizi". Così Sergio Imolesi, segretario generale di Ancd Conad, in merito alla proposta di legge sulle chiusure domenicali delle attività commerciali depositata in commissione Attività produttive della Camera.

 

"Apprendiamo che il testo attuale prevede la possibilità per i negozi di restare aperti per un totale di 26 domeniche e 4 festività all'anno -continua Imolesi- affidando alle singole Regioni il compito di stabilire le giornate di chiusura, e contempla una serie di deroghe per le località turistiche e per le attività di dimensioni inferiori a una certa soglia.

 

giovanni rana premiato

Siffatte eccezioni daranno vita a situazioni paradossali per cui, nei comuni vicini o anche nei centri urbani di una stessa città conviveranno negozi a cui è concesso restare aperti, e altri a cui questa possibilità sarà negata. Inutile dire che questi ultimi subiranno gravi danni pesantemente, in un periodo già di forte contrazione dei consumi. Vale la pena ricordare, a questo proposito, che molti acquisti domenicali sono costituiti da vendite 'a impulso', fatte prevalentemente da clienti occasionali, che verrebbero a mancare".

 

"Una cosa è certa, la chiusura degli esercizi farà diminuire la forza lavoro proporzionalmente alla riduzione dell'orario di apertura dei negozi che si stima in molte migliaia di unità -aggiunge Imolesi-. Parallelamente, sul fronte della regolamentazione delle singole giornate, l'attribuzione delle competenze a livello regionale introdurrà una normativa disomogenea e frammentata, limitando fortemente lo sviluppo delle catene nazionali".

 

"Se approvata, questa legge rappresenterebbe una pesante battuta d'arresto per un comparto produttivo vitale per il Paese, mettendo in difficoltà tanto le grandi catene quanto i piccoli commercianti, che il più delle volte, per esempio, gestiscono i negozi in franchising dei grandi centri commerciali. È per questa ragione che chiediamo di intervenire subito sul testo, dopo avere ascoltato nuovamente gli attori coinvolti'', conclude Imolesi.

 

giovanni rana con la moglie antonia

Su 3.149 punti vendita, nel 2017 in Conad sono rimasti chiusi la domenica 1.334 esercizi, il 42,3% del totale. Di questi, 820 hanno aperto solo al mattino, i restanti 514 sono rimasti attivi tutta la giornata. Il fatturato domenicale è ammontato a 1.476 milioni di euro, circa l'11,3% del fatturato complessivo. Le aperture hanno coinvolto circa 25.000 addetti, il 47% del totale, che hanno ottenuto una maggiorazione del 30% sulle ore lavorate.

 

 

2 – RANA: DOMENICA E FESTE? NO AI NEGOZI CHIUSI, DANNI PER NOI PRODUTTORI

Rita Querzè per il ''Corriere della Sera''

 

Premessa: Giovanni Rana non parla volentieri di politica. Fategli domande su tutto - tortellini, ripieni, produzione, stabilimenti, mercati - e lui vi risponderà con la stessa amabilità che traspare dagli spot. Ma la politica, no.

 

giovanni rana 1

Perciò deve essere davvero preoccupante la situazione se oggi questo antesignano dei rider - ha iniziato consegnando la pasta fresca a domicilio con la sua bicicletta - ha deciso di derogare alla regola della casa. Per mandare un messaggio a chi esaminerà in Parlamento il disegno di legge del governo che introduce chiusure festive e domenicali obbligatorie dei negozi: «Attenti - dice -, la materia è delicata. L' impatto non sarà negativo solo per il mondo del commercio. Anche le aziende produttrici verranno danneggiate».

 

Teme di vendere meno tortellini?

«No, mi scusi, non è un' eventualità. Parliamo di una certezza. Obbligare a chiudere la domenica vuol dire mettere in difficoltà anche le aziende che producono ciò che si trova sugli scaffali».

giovanni rana 3

 

Ma gli italiani non si metteranno a dieta perché ci sono i negozi chiusi...

«No guardi, non è detto che si recuperino negli altri giorni della settimana tutte le vendite che ora si fanno di domenica. E io posso permettermi di non angustiarmi troppo perché il 60% del nostro fatturato ormai viene fatto all' estero».

 

Nei suoi stabilimenti si lavora di domenica?

«No, ma di sabato sì. Vede, il punto è dare al consumatore quello di cui ha bisogno, il resto viene di conseguenza. Posso farle un esempio?».

 

Prego.

«Noi abbiamo sette stabilimenti, uno di questi è negli Stati Uniti, vicino a Chicago.

giovanni rana 2

Agli americani piacciono i tortelli grandi. Per noi italiani il peso ideale è 8 grammi. Negli Stati Uniti li abbiamo proposti di 25 grammi. Infatti i consumatori ci hanno premiato. E adesso puntiamo a raddoppiare lo stabilimento».

 

Cosa c' entra?

«C' entra. Ormai sono tantissimi gli italiani che trovano comodo fare la spesa la domenica. Non tenere conto delle loro esigenze non fa bene a nessuno. Andare incontro al consumatore: questa è la religione di chi fa impresa.

E alla fine tutti ne hanno vantaggio. L' occupazione si crea in tutta la filiera. Questo è l' abc».

 

Anche secondo lei le chiusure domenicali obbligate premieranno chi vende online?

«Certo! È proprio così. E questo vale anche per il fresco, in prospettiva. Negli Stati Uniti le portinerie di molti edifici sono già attrezzate con maxi frigoriferi per conservare il fresco ordinato online».

 

Come vede il 2019 dell' Italia. Teme la recessione?

giovanni rana 5

«Il governo parla di un nuovo boom economico. Tra sei mesi potremo verificare se è davvero così».

 

Cosa serve alle imprese?

«Per cominciare due cose, entrambe a costo zero. Più certezze sul piano delle norme. E meno burocrazia. Negli Usa ho avuto in due mesi il via libera per la costruzione dei nostri oltre 20 mila metri quadrati di stabilimento. In Italia non sarebbe mai accaduto».

 

3 – IL CAPO M5S VEDE PAROLIN: IMPEGNO PER CHIUDERE I NEGOZI LA DOMENICA

Franca Giansoldati per ''Il Messaggero''

 

I 5Stelle cercano sponde al di là del Tevere. Il dinamismo di quest' ultimo periodo da parte del Movimento si può spiegare come il tentativo di catturare le simpatie della Chiesa sfruttando terreni di interesse comune. A mandare segnali importanti è stato il vice premier Luigi Di Maio che, nel silenzio dell' ufficialità, una decina di giorni or sono, è stato in Vaticano per incontrare il cardinale Pietro Parolin.

 

giovanni rana 4

Aveva già avuto modo di conoscere il Segretario di Stato due anni fa quando, per una coincidenza temporale, entrambi si trovavano a Washington. Parolin era nella capitale Usa per le celebrazioni del centenario della conferenza episcopale americana. Il grillino - saputo della presenza di Parolin - chiese all' ambasciata di organizzargli un incontro. Così è stato. Nel pomeriggio veniva accolto nella sede della nunziatura.

 

«Leggiamo tante cose su di voi» fu una delle battute di Parolin per rompere il ghiaccio, incuriosito dalle ragioni del viaggio americano di Di Maio. Per Di Maio fu l' occasione per spiegare la sua idea di un Movimento nato per contrastare le lobby.

DI MAIO PERNIGOTTI 1

 

INTERESSI

Oggi c' è chi ha voluto leggere il nuovo incontro come un' asse in chiave anti Salvini ma naturalmente è solo una ipotesi senza fondamento. Quello che è certo, invece, è che l' intento, almeno di Di Maio, è di dirigere l' attenzione del Vaticano sui temi che hanno registrato un massiccio impegno da parte dei pentastellati. A cominciare dalla chiusura dei negozi la domenica.

 

E' chiaro che le europee si avvicinano e, nella confusione del momento, a Di Maio è utile non avere contro i vertici della Chiesa, o perlomeno un ulteriore fronte avverso. Non che il Vaticano possa spostare voti come poteva accadere ai tempi della Balena Bianca, quando bastava un cenno del Segretario di Stato per fare partire la rete parrocchiale a supporto di un candidato piuttosto che un altro. Tutto questo non esiste più. I tempi stavolta sono più complicati. Di sicuro però la Chiesa resta ancora un punto fermo con il quale fare i conti.

Luigi Di Maio Mahmood

 

La legge sulla chiusura dei centri commerciali la domenica è in dirittura d' arrivo. Chissà però se i vertici della Cei o del Vaticano, che in questi anni non hanno lesinato benedizioni all' iniziativa, sono a conoscenza degli effetti concreti che produrrà. Perché a sentire gli esperti sarà causa di una emorragia occupazionale notevole, fino a 80 mila posti di lavoro in meno. E di questi tempi non è proprio un dettaglio. In questi due anni vescovi e cardinali si sono ciclicamente espressi a favore della campagna sul rispetto del settimo giorno.

 

LA DELEGAZIONE

cardinale pietro parolin

Papa Francesco rivolgendosi ai fedeli aveva detto: «L' astensione domenicale dal lavoro non esisteva nei primi secoli: è un apporto specifico del cristianesimo. Fu il senso cristiano del vivere da figli e non da schiavi, animato dall' Eucaristia, a fare della domenica, quasi universalmente, il giorno del riposo». Gli interventi della Chiesa sono aumentati di intensità e le voci nel mondo cattolico hanno fatto fronte comune. «Senza domenica non si può vivere» ha aggiunto il cardinale Gualtiero Bassetti.

 

Stasera, intanto, a Villa Borromeo l' ambasciata presso la Santa Sede ospita il ricevimento per l' anniversario dei Patti Lateranensi nel quale le delegazioni del Vaticano e dell' Italia si trovano a porte chiuse per un confronto che non è mai scontato. Una mezz' ora a disposizione per passare in rassegna alle cose fatte durante l' anno.

Pietro Parolin

 

Per la parte vaticana ci saranno Parolin, il Sostituto venezuelano Pena Parra, il segretario della Cei, Russo, il cardinale Bassetti, il ministro degli Esteri, Gallagher. Ancora incerta invece la composizione della delegazione italiana. Sicuramente il sottosegretario Giorgetti e il premier Conte. Niente Salvini, reduce da una battaglia a distanza con la Chiesa per la questione dei migranti: «Deve incontrare i pastori sardi», spiegano al Viminale. La cornice istituzionale è tale che è difficile potranno emergere gravi contenziosi di natura bilaterale. Il fair play dovrebbe prevalere anche stavolta. Nonostante l' orizzonte confuso che preoccupa tutti.

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