“FARSA ITALIA” ALLO SBARAGLIO - NEL BUNKER DI PALAZZO GRAZIOLI SI INTRECCIANO INTRIGHI, VELENI E SOSPETTI TRA I BERLUSCONES - NEL PARTITO SONO TUTTI CONTRO TUTTI E TUTTI CONTRO VERDINI - SOSPETTI DI “DOPPIO GIOCO” SU BRUNETTA

Emiliano Liuzzi per il “Fatto quotidiano”

renzi verdinirenzi verdini

 

Dal bunker di Palazzo Grazioli, più che soluzioni, sono saltati fuori i veleni. Tutti contro tutti, in una guerra per bande che ha per protagonista e arbitro Silvio Berlusconi, nelle ultime ore preso a cercare di mettere insieme un partito spaccato in quattro dove tutti aspettano di ricevere l’eredità. E lui stesso molto stanco, sul punto, a parole, di mollare tutto. Dice ai suoi collaboratori che non ha più “la voglia di mettere pace”, è “stufo di Roma e del partito”.

 

Stefania Prestigiacomo AnnaMaria Rizzoli Stefania Prestigiacomo AnnaMaria Rizzoli

Ci sono i fittiani, quelli che rispondono a Verdini, ma poi c’è Stefania Prestigiacomo che non perdona a Berlusconi di aver nominato un suo nemico giurato, Vincenzo Gibiino coordinatore della Sicilia. Ma anche la stella Prestigiacomo non brilla più come accadeva qualche anno fa: l’altro giorno è stata esclusa dall’ufficio di presidenza ristretto e per riparare Berlusconi l’ha chiamata ieri in udienza a Grazioli.

 

MARA CARFAGNA E DANIELA SANTANCHE A MARINA DI PIETRASANTAMARA CARFAGNA E DANIELA SANTANCHE A MARINA DI PIETRASANTA

Dove invece due giorni fa era presente Mara Carfagna che parla per sé, ma rivendica un ruolo centrale e resta sulla via del Nazareno, ma non troppo: “Non possiamo dire agli elettori che le riforme non le facciamo più”. Non ultime Mariarosaria Rossi e Deborah Bergamini che, oltre a volere Verdini fuori dal partito, pretendono delle deleghe scritte che non hanno mai avuto. “La Rossi ha definito me e Gianni Letta un duo tragico, ma Berlusconi per la prima volta non l’ha smentita”, dice Denis Verdini.

 

Parole un tempo poco ammesse. E gesti che dall’ufficio di presidenza ai bei tempi erano banditi, come quello di Renato Brunetta, quando mercoledì a metà riunione, si è allontanato dal tavolo e nel frattempo è uscita un’agenzia che parlava di vertici del partito verso le dimissioni. Quando è tornato a sedere lo hanno ricoperto d’insulti. Quello che ci è andato più cauto l’ha chiamato spia.

Gianni Letta e Silvio Berlusconi Gianni Letta e Silvio Berlusconi

 

“L’unico che deve dimettersi sei tu”, è stata la risposta. Sceneggiate che nemmeno all’epoca delle direzioni nel Pd di Bersani. Ma qualcosa è successo. E sicuramente, per Verdini, il tempo è arrivato. Scaduto il Patto del Nazareno normale che scadesse anche lui. “Il Cavaliere”, dicono dalle parti di Arcore, “cerca di trovargli un’uscita dignitosa, ha collaborato con lui vent’anni e non vuole liquidarlo pubblicamente. Ma il ruolo di geometra delle larghe intese l’ha perso e ha perso il potere dentro al partito”.

daniela santanchedaniela santanche

 

Nella confusione non l’ha presa bene Gianni Letta, colpito al cuore dalle parole della Rossi. “Letta è un muro di gomma, ma non passa comunque in cavalleria un’affermazione del genere. Prima o poi il conto verrà presentato anche all’onorevole Rossi”, dice alle poche persone delle quali si fida Daniela Santanchè, formalmente molto distante dalla guerra intestina, ma acuta osservatrice e con le orecchie tese, nonostante in questi giorni sia rimasta a Milano.

 

“Si rassegni”, è stata la risposta recapitata al volo. “È iniziata una nuova stagione, e in questa stagione non abbiamo bisogno dei loro fallimenti né di farci prendere in giro da quel ragazzino”, inteso come Matteo Renzi. “Lo sappiamo che la Santanchè risponde solo a Verdini”.

Renato Brunetta Renato Brunetta

 

In questa bolgia il padrone di casa, Silvio Berlusconi, cerca di risolvere a colpi di diplomazia un tavolo che, in altri tempi, avrebbe già rovesciato con una linea, la sua, insindacabile e che, invece, oggi non ha.

 

Ieri, prima di rientrare a Milano, Berlusconi ha incontrato una lunga serie di parlamentari. “Il Nazareno inteso come alleanza esplicita salta, ma con cautela e non da un giorno all’altro. Vediamo in aula. E soprattutto non voglio minacce di scissioni”, ha detto chiaro.

 

Poco chiara, ma dal sapore tendenzioso, la posizione di Laura Ravetto, altra che tra Grazioli e Arcore, è piuttosto ascoltata. Lei ha una sua teoria: defenestrare Verdini, sì, ma proseguire sulla strada delle riforme costituzionali insieme a Matteo, inteso come Renzi. Chi non le vuole bene liquida la sua posizione come quella di Alfano e dice: “Ha paura di perdere il posto di lavoro”. Mai amata, la Ravetto, dalle sue colleghe. “A frequenta’ troppo spesso quelli del Pd deve aver perso di vista la realtà”.

Laura Ravetto Laura Ravetto

 

Parla quasi da persona distante dalla politica, Daniela Santanchè: “Sono a Milano, nella mia azienda, qui a cercare di salvare cento posti di lavoro. Consiglio a tutti di abbandonare la guerra per bande, capiscano quali sono i problemi del Paese reale e la finiscano con le commedie”. L’altro fiorentino invece, inteso come Denis Verdini, tace, ma mica sta a guardare. Si muove. Eccome. Non molla Renzi e cura i parlamentari che ha messo lui in lista. Nomi di seconda linea, ma che in aula fanno contare il loro voto. Come è successo per l’elezione di Mattarella.

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