alessandro portelli giorgia meloni donald trump fascismo

“NON SERVE CHIEDERE A MELONI DI DICHIARARSI ANTIFASCISTA, NON LO È. È BENE CHE SIA RICONOSCIBILE PER QUELLO CHE È” – LO STORICO ALESSANDRO PORTELLI METTE A NUDO LA DUCETTA, LA SUA STORIA MAI RINNEGATA E LE SUE MIRE: “MELONI NON PENSA CERTO DI TORNARE AL FASCISMO STORICO. IL SUO ORIZZONTE È LA DEMOCRAZIA AUTORITARIA, COME L’UNGHERIA, L’ARGENTINA, GLI USA DI TRUMP” – “LA DESTRA FA UNA GRAN FATICA AD ACCETTARE IL FATTO CHE LA REPUBBLICA È NATA SULLA SCONFITTA DEI LORO PADRI POLITICI E IDEOLOGICI. DATE COME IL 25 APRILE NON POSSONO CHE ESSERE DIVISIVE” – “IL ‘LIBERATION DAY’ PER GLI USA OGGI SIGNIFICA: FINALMENTE CI LIBERIAMO DELL’INTRALCIO DEL RESTO DEL MONDO...”  

Estratto dell’articolo di Daniela Preziosi per “Domani”

 

giorgia meloni al 173esimo anniversario della polizia di stato foto lapresse 3

La coincidenza fra l’imminente 25 Aprile e il Liberation day di Trump, erede dei nostri liberatori del ‘45, è inquietante, va di moda dire distopica. Eppure spiegabile, secondo Alessandro Portelli – storico, americanista, autore di «L’ordine è già stato eseguito», saggio su via Rasella e pietra miliare per le polemiche contro i Gap – perché la matrice dell’idea di libertà è diversa fra l’Europa e gli Usa.

 

Il giorno della Liberazione dell’Europa dal nazifascismo, anche grazie all’America, lì diventa il giorno d’inizio di una guerra commerciale con il resto del mondo. Un ribaltamento, per la storia Usa?

Non del tutto. Le destre liberali hanno rovesciato il concetto, la intendono come libertà dell’individuo da qualunque rapporto sociale. Per noi “libertario” significa anarchico, negli Usa il Libertarian party è un partito ultraliberista di ultradestra. Dunque Liberation day per gli Usa adesso significa: finalmente ci liberiamo degli intralci e delle imposizioni che ci vengono dal resto del mondo.

 

Ci sono lunghe radici storiche dietro questa torsione finale: la libertà della Dichiarazione di indipendenza americana attiene fin dall’inizio all’individuo, mentre nella Rivoluzione Francese la libertà è legata ai rapporti sociali, uguaglianza e fratellanza.

 

alessandro portelli

L’alleato che ci ha liberato dal nazifascismo oggi simpatizza con i partiti neofascisti.

Senza disconoscerne il ruolo e i meriti, il loro scopo era sconfiggere i nazisti che avevano scatenato la Guerra mondiale. Liberarci era una conseguenza. Ma certo, quell’America veniva dagli anni di Roosevelt, quelli del Congress of Industrial Organizations, il grande sindacato, dell’idea di solidarietà e socialità degli anni Trenta, che fu il riferimento di Pavese, Vittorini e degli intellettuali antifascisti italiani. Gli Usa hanno sempre messo l’interesse nazionale al centro della propria politica, come ovvio. In quella fase, l’interesse nazionale coincise con quello delle forze di liberazione.

 

DONALD TRUMP E GIORGIA MELONI MEME

L’America torna piccola, anziché great again?

È una fase nuova, non il ritorno indietro, ma una sintesi fra l’egoismo dell’isolazionismo tradizionale e una nuova dimensione di superpotenza che si libera delle responsabilità che in passato gli derivavano dalla loro egemonia e imposta i rapporti con il mondo in termini di puro dominio.

 

L’altro alleato liberatore, quello inglese, dà ben altri messaggi: re Carlo abbraccia i partigiani, insieme al presidente Mattarella.

L’omaggio di Re Carlo alla Resistenza è più che ben venuto, e non del tutto in continuità con la Gran Bretagna di Churchill. Che non vedeva la Liberazione dell’Italia necessariamente come fine del fascismo. Gli americani invece si percepivano, giustamente, anche come portatori di un modello democratico.

 

GIORGIA MELONI AI TEMPI DI AZIONE GIOVANI

La destra italiana arriva all’80esimo anniversario della Liberazione con le parole di Meloni su via Rasella. Per lei «un attentato», e le Fosse Ardeatine «una rappresaglia».

Purtroppo queste definizioni sono molto usate anche in ambiti antifascisti, segno che la narrazione che fascisti e nazisti imposero fin dall’inizio ha inciso e tuttora resta in circolo l’egemonia linguistica della destra. Di «attentato», dunque di «crimine» parlarono dalla prima ora sia i tedeschi che la Chiesa.

 

Peraltro un attentato è un episodio isolato, e invece a Roma in quei mesi c’era la guerra, c’erano costantemente azioni di guerriglia, incoraggiate dagli alleati. Quanto alla «rappresaglia» il Tribunale Militare italiano sentenziò che è riconosciuta dal diritto internazionale, e per questo regolata, con modalità e dimensioni proporzionali. Questo alle Fosse Ardeatine non è avvenuto, quindi il Tribunale ha stabilito che non si trattò di rappresaglia ma di omicidio continuato.

 

Anche quest’anno la destra chiederà di non fare del 25 Aprile una data “divisiva”?

ignazio la russa giorgia meloni 25 aprile 2024 altare della patria

La destra fa una gran fatica ad accettare il fatto che la Repubblica è nata sulla sconfitta dei loro padri politici e ideologici. Date come il 25 Aprile non possono che essere divisive: chi non si riconosce nei principi della Repubblica nata dalla Liberazione, è giusto che non senta la Liberazione come una sua festa.

 

La destra italiana non sarà mai antifascista e repubblicana?

Per il futuro non so. Gianfranco Fini aveva fatto passi interessanti, Meloni ha fatto passi indietro. Ma perché insistere sul fatto che debbono dirsi antifascisti? Non lo sono, e se lo dicessero sarebbe una furbizia. È bene che continuino ad essere riconoscibili per quello che sono.

 

Poi Meloni non pensa certo di tornare al fascismo storico, al partito unico, all’abolizione del voto. Il suo orizzonte è la democrazia autoritaria, come l’Ungheria, l’Argentina, gli Usa di Trump, che formalmente non aboliscono le istituzioni democratiche ma le orientano in termini autoritari. Più che di quello che dicono il 25 Aprile, preoccupiamoci di atti come il decreto sicurezza, che va in concreto in direzione dell’erosione della democrazia.

 

giorgia meloni azione giovani

L’antifascismo non mobilita, né costruisce uno schieramento. È un valore fondativo ma d’altri tempi?

Dipende da cosa si intende per antifascismo. Se continuare a combattere le battaglie di 80 anni fa – cosa utile, a cui anche io mi dedico con passione, ma che non basta - o se si individuano le forme che oggi assume l’eredità del fascismo: l’introduzione di elementi di discriminazione, di disuguaglianza, di illibertà.

 

Se ci si impegna su questo, a partire dalla Costituzione, l’antifascismo è un principio del presente. Per me la principale sconfitta dell’antifascismo c’è stata alla fine degli anni 80 quando da una democrazia partecipata si cominciò a invocare una democrazia governabile. Per capirci, è il passaggio dal sistema proporzionale a quello maggioritario. Quando, anche a sinistra, il valore è diventato la governabilità e non la rappresentanza, si è stravolto il fondamento antifascista della Repubblica.

GIOVANNI DONZELLI GIORGIA MELONI IGNAZIO LA RUSSA

 

Perché?

Perché nella Resistenza i cittadini hanno preso in mano la responsabilità della loro storia, sono passati da sudditi a cittadini attivi. Se antifascismo significa dire che Mussolini era cattivo, a due terzi degli italiani oggi non interessa più. Oggi l’antifascismo è il recupero della dimensione partecipante. E non bastano le primarie a sostituire il disinvestimento di tutti i luoghi in cui i cittadini facevano politica quotidianamente.

 

Anche a sinistra piace la «democrazia decidente».

GIORGIA MELONI DONALD TRUMP - IMMAGINE CREATA CON GROK

Si dice ai cittadini che devono solo essere governati, e poi ci si chiede com’è che non vanno più a votare. Mussolini era molto “decidente”. E chi c’è di più decidente di Trump, oggi? Non voglio dire che non servano strumenti per rendere efficaci le scelte, ma lo squilibrio fra cittadinanza attiva e potere decidente comporta, fra l’altro, lo svuotamento del parlamento. Il sovraccarico di poteri sull’esecutivo dovrebbe preoccupare gli antifascisti. Invece in nome della governabilità anche i governi di centrosinistra ne sono stati tentati.

 

Intanto Musk fa il saluto nazista nelle convention. Un messaggio o una provocazione?

Musk è un sostenitore della Afd in Germania e dei neofascisti in tutto il mondo. Propendo per la tesi del messaggio esplicito. Ma c’è di più. Trump è arrivato a dire che i nazisti trattavano gli ebrei meglio di come Hamas tratta gli ostaggi: in questa frase c’è la banalizzazione della barbarie, si sminuisce il nazismo storico per rendere meno inaccettabili le sue trasformazioni odierne.

 

Nell’Ue si combatte un conflitto con forze che si richiamano alle dittature. Serve un’altra Liberazione?

elon musk fa il saluto nazista

Rabbrividisco al pensiero che la Germania si riarma quando i neonazisti di Afd sono al 20 per cento. L’Europa sembra avere perso di vista i suoi valori fondanti, libertà, uguaglianza. Chiude sempre più le frontiere ai migranti, e così favorisce la crescita di atteggiamenti discriminatori al suo interno. Parla solo di guerra e riarmo. Leggiamo anche la parola pace, come la parola libertà, attraverso il filtro del rovesciamento che ne fanno le destre. Se parli di pace, non sei un buon cittadino, la democrazia coincide col riarmo.

 

manifestazione per l'europa piazza del popolo

I pacifisti saranno buoni, ma cantano le canzoni partigiane e poi chiedono il disarmo dell’Ucraina. Non c'è contraddizione?

Sono cose diverse. Non è pensabile mettere in discussione né il diritto né il dovere dell’Ucraina a difendersi. E facciamo bene ad aiutarli. La domanda semmai, anche lasciando da parte le responsabilità precedenti, è se il modo in cui l’abbiamo fatto finora è il migliore o l’unico possibile.

 

Ma non metterei in mezzo la Resistenza, che è altra cosa: intanto in Ucraina per fortuna c’è uno Stato che organizza la guerra di difesa contro l’invasione russa. La Resistenza italiana era una scelta volontaria anche contro un potere statale schierato dall’altra parte.

 

giuseppe conte manifestazione contro il riarmo foto lapresse

È vero che gli alleati aiutavano i partigiani, con riluttanza in alcuni casi, ma erano essi stessi in guerra e, con tutti i suoi limiti, la Resistenza partigiana salvava anche vite di soldati americani e inglesi. Usare la Resistenza, da destra e ora anche da un po’ di sinistra, per giustificare qualsiasi forma di guerra, e qualsiasi tipo di riarmo, è scandaloso.

GIORGIA MELONI E DONALD TRUMP - VIGNETTA BY NATANGELO

Ultimi Dagoreport

chiara appendino roberto fico giuseppe conte vincenzo de luca elly schlein

DAGOREPORT - GENTILE CHIARA APPENDINO, È CONSAPEVOLE CHE IN POLITICA, COME NELLA VITA, ‘’NON SI PUÒ AVERE LA SIRINGA PIENA E LA MOGLIE IN OVERDOSE”? MA E' DAVVERO CONVINTA CHE, CON UN M5S “PIÙ AUTONOMO DAL PD”, IL PARTITO DI CONTE SAREBBE RIUSCITO A SVENTOLARE LE CANDIDATURE DI TRIDICO IN CALABRIA E DI FICO IN CAMPANIA, DOVE NEL 2020 M5S HA PRESO IL 9,9% MENTRE DE LUCA INTASCÒ IL 69,4%? – OGGI LA VITTORIA DI FICO, FINO A IERI DATA PER SICURA, STA TROVANDO UNA STRADA ACCIDENTATA - A SALVARE LA BARACCA CI DOVRÀ PENSARE LO SCERIFFO DI SALERNO – COME ELLY, CHE DOPO AVERLO DISPREZZATO, E' SCESA A MITI CONSIGLI, ANCHE FICO DEVE ACCETTARE LE “PRIORITÀ” DI DE LUCA OPPURE VERRÀ ABBANDONATO AL SUO DESTINO DI PERDENTE, FACENDO FELICE IL CANDIDATO DI FRATELLI D’ITALIA, EDMONDO CIRIELLI...

elly schlein giuseppe conte roberto fico vincenzo de luca eugenio giani

DAGOREPORT - PARAFRASANDO NANNI MORETTI, CON LEADER DEL CALIBRO DI ELLY SCHLEIN E DI GIUSEPPE CONTE, ''IL CENTROSINISTRA NON VINCERA' MAI'' - IN TOSCANA, I DUE "GENI" HANNO TENTATO DI ESTROMETTERE IL “CACICCO” EUGENIO GIANI, REO DI SANO RIFORMISMO, CHE SI È DIMOSTRATO CAVALLO VINCENTE – IN CAMPANIA, INVECE, RISCHIANO DI ANDARE A SBATTERE CON IL CAVALLO SBAGLIATO, IL FICO DI GIUSEPPE CONTE, CHE TRABALLA NEI SONDAGGI: URGE UN FORTE IMPEGNO DI RACCOLTA VOTI DEL "CACICCO" TANTO DISPREZZATO DA ELLY: VINCENZO DE LUCA (CHE A SALERNO SE LA DEVE VEDERE CON IL CONCITTADINO E CANDIDATO DEL CENTRODESTRA, CIRIELLI) – CON L’INCONSISTENZA STORICA DEL M5S A LIVELLO LOCALE, IL “CAMPOLARGO” VA AL PIU' PRESTO ACCANTONATO: TROPPI "PRINCIPI" DIVERSI TRA PD E M5S PER UN'ALLEANZA, MEGLIO UNA COALIZIONE IN CUI OGNUNO CORRE COL SUO PROGRAMMA CERCANDO DI MASSIMIZZARE IL CONSENSO - SOLO DOPO IL VOTO, IN CASO DI VITTORIA, SI TROVA L'ACCORDO (E COME DIMOSTRA LA COALIZiONE DEL GOVERNO MELONI, LA GESTIONE DEL POTERE È IL MIGLIOR PROGRAMMA...) - VIDEO

giorgia meloni guido crosetto

IL "FRATELLASTRO" CROSETTO FA BALLARE GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI: “SE GLI STATI EUROPEI NON RINUNCIANO ALLA LORO SOVRANITÀ IN ALCUNI SETTORI, SONO MORTI. SULLA DIFESA DOBBIAMO METTERE ASSIEME I 27 PAESI UE IN UN SOLO PROGETTO COMUNE” – LA POSIZIONE DEL MINISTRO DELLA DIFESA È ALL’OPPOSTO DI QUELLA SOVRANISTA DELLA DUCETTA, CHE PIÙ VOLTE IN PASSATO HA REMATO CONTRO IL PROGETTO DI UN ESERCITO UNICO EUROPEO: “SAREBBE UNA INUTILE DUPLICAZIONE. IL SISTEMA DI DIFESA OCCIDENTALE È BASATO SULLA NATO, E NELLA NATO CI SONO ESERCITI NAZIONALI CHE COOPERANO TRA DI LORO. IO VOGLIO PIUTTOSTO UNA COLONNA EUROPEA DELLA NATO” – CHISSA' CHI ALLA FINE DIRA' L'ULTIMA PAROLA... - VIDEO

mauro gambetti papa leone mazza baseball san pietro pipi sagrato

DAGOREPORT: IL PISCIO NON VA LISCIO – PAPA LEONE XIV E’ FURIOSO DOPO IL SACRILEGIO COMPIUTO DALL’UOMO CHE HA FATTO PIPI’ SULL’ALTARE DELLA BASILICA DI SAN PIETRO – IL PONTEFICE HA ORDINATO UN RITO RIPARATORIO “URGENTE” E, SOPRATTUTTO, HA FATTO IL CULO AL CARDINALE GAMBETTI, ARCIPRETE DELLA BASILICA VATICANA, CON UN CONFRONTO “TEMPESTOSO”: E’ IL TERZO GRAVE EPISODIO IN POCO PIU’ DI DUE ANNI AVVENUTO NELLA CHIESA PIU’ IMPORTANTE DEL MONDO – NEL MIRINO FINISCONO ANCHE GLI UOMINI DELLA GENDARMERIA VATICANA, INCAPACI DI INTERVENIRE TEMPESTIVAMENTE E DI PREVENIRE GESTI SACRILEGHI DELLO SVALVOLATO DI TURNO – VIDEO!

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...