OGGI “GRAN CONSIGLIO” CONVOCATO AD ARCORE ALLE 13.30, CON TUTTA LA DELEGAZIONE MINISTERIALE AL COMPLETO, PIÙ CICCHITTO, GASPARRI, BONAIUTI, BONDI, VERDINI, LA SANTADECHÉ - L’OFFENSIVA DEI FIGLI-COLOMBA (MARINA, PIERSILVIO, LUIGI B.)

Ugo Magri per La Stampa

Una piccola crepa si è aperta nelle granitiche certezze del Cavaliere, fin qui risolutissimo a far brillare una mina sotto al governo. Il tarlo del dubbio gliel'hanno insinuato tre dei cinque figli che l'altro ieri si sono affacciati tutti insieme ad Arcore, guarda combinazione, proprio nelle stesse ore in cui vi transitava il capo delle «colombe» Alfano: i due rampolli maggiori (Piersilvio e Marina) insieme col più giovane (Luigi, ramo Veronica).

Altra coincidenza: era in quel momento assente la «pitonessa» Santanché, e non c'erano nemmeno le «amazzoni» più scatenate di solito accampate a Villa San Martino, quelle che lanciano sanguinosi insulti al Pd ritenendo di rendere in questo modo un buon servizio al Capo. Cosicché i discorsi tra genitore e figli hanno registrato un singolare paradosso: invece del padre, come accade di solito, sono stati i giovanotti a raccomandargli di non fare sciocchezze e forzature tali da mettere a repentaglio la sua personale libertà, oltre che le ricchezze della famiglia. Alfano, inutile dire, ha dato manforte alle ragioni del realismo, snocciolando le possibili vendette della politica, della magistratura, delle istituzioni, qualora la sfida fosse portata alle estreme conseguenze.

Tutto questo accadeva giovedì sera. E il pressing non si è concluso lì, perché ieri si è mosso il Biscione, vale a dire l'azienda Mediaset per bocca dei suoi manager allarmatissimi: se una crisi facesse deragliare il treno della ripresa, addio investimenti pubblicitari delle multinazionali (si decidono a settembre) e tanti saluti alla speranza di regalare a Silvio qualche ritorno. Come sempre nei momenti decisivi, è stato visto varcare il cancello Gianni Letta.

Ma le vere novità sono emerse dall'incontro con gli avvocati. Se mai verrà scongiurato il patatrac del governo, con tutto quanto ne può derivare, gli storici futuri non potranno non riconoscerne una quota di merito a Ghedini e a Coppi. Stanno sforzandosi di far intendere al loro cliente quanto sarebbe vantaggioso un atto di clemenza da parte del Colle, che Berlusconi fin qui ha giurato sdegnosamente di non voler chiedere in quanto se lo aspetta, semmai, quale «risarcimento» morale delle «persecuzioni» subite.

Secondo il pool legale, Silvio farebbe bene a proporsi pure per un affidamento in prova ai servizi sociali che, ove mai fosse accordato dal giudice di Milano, gli lascerebbe ampi margini di libertà personale e la concreta chance di vedersi cancellate le pene accessorie (leggi: incandidabilità) nel caso di buona condotta.

Per la prima volta, ecco la piccola novità che fa trepidare le «colombe» berlusconiane, l'uomo non ha mandato a quel paese chi gli parlava di servizi sociali. Rimane viceversa intrattabile sulla decadenza da senatore. Su questo, non ci sono spiragli. Se il 9 settembre la Giunta delle elezioni boccerà la relazione di Augello (Pdl) che mira a prendere tempo, la temperatura salirà alle stelle.

E se nei giorni seguenti il Pd voterà per espellere Berlusconi dal Senato, a quel punto la crisi sarà automatica, i ministri Pdl daranno le dimissioni un minuto dopo. Diverso sarebbe se, con la scusa di chiarire certi dubbi sulla legge Severino, venisse procrastinata la decadenza del Cav in attesa che si pronunci la Corte Costituzionale.

In quel caso, incrociano le dita gli avvocati (ma fanno scongiuri anche i figli, per non parlare di ministri, vice-ministri e sottosegretari), potrebbe innescarsi un percorso virtuoso sulla scia tracciata dieci giorni fa da Napolitano. Ricapitolando: niente decadenza immediata, affidamento ai servizi sociali su richiesta degli avvocati, seguito forse da una grazia o da una commutazione della pena.

Di tutto questo si ragionerà in un «Gran Consiglio» convocato ad Arcore per l'ora di pranzo, con tutta la delegazione ministeriale al completo, più Cicchitto, Gasparri, Bonaiuti, Bondi, Verdini, la Santanché... Non andrà per le lunghe in quanto alle 18 comincia la partita di calcio Verona-Milan, e prima del fischio d'inizio verranno tutti congedati.

 

berlusconi alfano IL GOVERNO ALFETTA BERLUSCONI LETTA ALFANO VIGNETTA BENNY DA LIBERO BERLUSCONI E ALFANO SUL RING berlusconi alfano santanche verdini lupi Silvio Berlusconi con Alfano e SchifaniQATIPM x ALFANO E BERLUSCONI VERSIONE VANNA MARCHIAngelino Alfano Berlusconi - La croce

Ultimi Dagoreport

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…