donald trump victor orban putin

ORBAN È ANDATO AL CREMLINO COME "AMBASCIATORE" DI TRUMP? - A MARZO IL PREMIER UNGHERESE ERA VOLATO IN AMERICA PER INCONTRARE "THE DONALD" (E NON IL PRESIDENTE BIDEN), CHE PUO' AVERLO INCARICATO DI PARLARE CON "MAD-VLAD" PER FARGLI CAPIRE COSA HA INTENZIONE DI FARE SE VERRA' ELETTO DI NUOVO ALLA CASA BIANCA - PUTIN STA APPARECCHIANDO IL NUOVO ORDINE MONDIALE PROVANDO A INDEBOLIRE IL G7 E LA NATO. COME? FACENDO ALLEARE I PAESI ANTI-OCCIDENTALI (CINA, COREA DEL NORD, VENEZUELA E IRAN)

Estratto dell'articolo di Federico Rampini per il “Corriere della Sera”

 

viktor orban vladimir putin

«Sono a sua disposizione», dice Vladimir Putin a Viktor Orbán mentre lo accoglie al Cremlino. La gentilezza del padrone di casa è così squisita da far sospettare una sottile ironia: chi dei due è davvero a disposizione dell’altro? Il premier ungherese ringrazia il presidente russo per averlo accolto a braccia aperte «in queste difficili circostanze». Difficili per chi? Per Putin, o per il popolo ucraino (e incidentalmente, anche per il popolo russo)?

 

Sono passati pochi giorni da quando l’Ungheria ha la presidenza di turno dell’Unione europea. Il suo controverso premier ne fa subito un uso destabilizzante, dirompente. Questa visita, mai concordata con gli altri Stati membri dell’Unione, viene sconfessata dalla stragrande maggioranza di loro. [...]

 

VIKTOR ORBAN DONALD TRUMP

La fuga in avanti di Orbán fa gioire invece, oltre a Putin, l’intero Asse della Resistenza, per usare un’espressione cara al regime iraniano degli ayatollah. L’Asse della Resistenza nella sua accezione originaria unisce le varie milizie jihadiste (Hamas, Hezbollah, Houthi) sotto la regia della teocrazia islamica di Teheran. Ma c’è un Asse ancora più importante, allargato a Russia e Cina, Corea del Nord e Venezuela: tutti i regimi autoritari impegnati a vario titolo a indebolire l’Occidente.

 

A cerchi concentrici, quel raggruppamento si può ridefinire Asse dell’Evasione, includendovi pure molti altri Paesi del Grande Sud globale che hanno deciso di non aderire alle nostre sanzioni contro la Russia. Non tutti sono anti-occidentali, né tutti sono dittature. Però hanno in comune l’avversione all’ordine internazionale antico, che identificano con un’egemonia americana.

viktor orban e vladimir putin

 

La visita di Orbán a Mosca segue di poche ore il ritorno di Putin da Astana. Nella capitale del Kazakistan — una ex Repubblica sovietica — lo Zar ha partecipato a un summit dell’Organizzazione della Cooperazione di Shanghai: una delle tante sigle partorite dalla diplomazia cinese, per organizzare attorno a Pechino delle geometrie variabili di alleanze tra Paesi emergenti. Un altro di questi club sono i Brics. L’idea è di rendere sempre meno decisivo il «nostro» G7. [...]

 

VIKTOR ORBAN DONALD TRUMP

Se il premier ungherese non rappresenta l’Unione, chi e cosa lo ha spinto al Cremlino? Varie spiegazioni si integrano senza escludersi. Mania di protagonismo, vanità personale del leader di un piccolo Stato che conquista il centro dell’attenzione. Ci sono destre putiniane in diversi Paesi europei, alcune delle quali hanno registrato successi alle ultime elezioni: dal febbraio 2022 sbuffano e scalpitano contro le sanzioni. C’è qualche lobby economica filorussa e filocinese, benché i danni delle sanzioni si siano rivelati minuscoli per l’Europa.

 

viktor orban e vladimir putin

Dietro Orbán si profila l’ombra lunga del suo amico americano: Donald Trump. A marzo il premier ungherese si era distinto per una missione oltreoceano molto speciale. Con uno strappo alle tradizioni diplomatiche, Orbán aveva visitato Washington senza incontrare esponenti dell’amministrazione Biden. Invece aveva tenuto un discorso alla Heritage Foundation, think tank di destra che elabora piani di governo di un Trump II. Poi Orbán era volato a Mar-a-Lago, in Florida, per intrattenersi con il candidato repubblicano nel suo resort.

 

Al Cremlino è possibile che Orbán sia stato il latore di un «messaggio americano», o quantomeno di confidenze sulle intenzioni di Trump? Il premier ungherese ha definito questa visita a Mosca «una missione di pace». Il segretario uscente della Nato, Jens Stoltenberg, ha replicato: «Non c’è nessun segno che Putin voglia la pace». Di sicuro, non ora. Gli conviene aspettare le elezioni americane del 5 novembre.

 

XI JINPING ABBRACCIA VLADIMIR PUTIN

Trump ha promesso, se vince, «la pace in 24 ore». Le condizioni si possono immaginare: cessate-il-fuoco immediato, ciascuno resta sulle sue posizioni territoriali, quindi Putin si tiene aree conquistate con un’aggressione criminale. Poi la cessazione degli aiuti americani a Kiev. Una pace così sarebbe crudele per il popolo ucraino e pericolosa per la futura sicurezza dell’Europa intera. Senza garanzie di difesa — come un «ponte» verso l’ingresso nella Nato, più patti militari bilaterali — l’Ucraina sarebbe alla mercé della prossima aggressione russa.

viktor orban e vladimir putin

 

Questo scenario può ancora cambiare. L’Unione europea avrà un ruolo per impedire che si realizzi. Orbán gioca la sua partita, puntando le sue carte su altri vincitori.

victor orban donald trump 5vladimir putin e xi jinping a pechino PUTIN BIDEN TRUMP2donald trump 1Trump e Putindonald trump e viktor orban a mar a lago

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - COME DESTABILIZZARE IL NEMICO PIÙ INTIMO? SEGUITE IL METODO MELONI: AD OGNI INTRALCIO CHE SI INVENTA QUEL GUASTAFESTE DI SALVINI, LA MINACCIA DELLA DUCETTA È SEMPRE LA STESSA: ANDIAMO AL VOTO ANTICIPATO E VEDIAMO QUANTO VALE NELLE URNE ‘STO CARROCCIO - QUESTO RITORNELLO MELONIANO DI ANTICIPARE DI UN ANNO LE POLITICHE 2027, PERCHÉ NON LO FA SUO ANCHE ELLY SCHLEIN? ANZICHÉ STAR LÌ A PIAGNUCOLARE DI “SALARIO MINIMO”, DI “POLITICA INDUSTRIALE CHE NON C’È” E DI “CETO MEDIO IMPOVERITO”, SE L’ITALIA VA A PUTTANE, METTA L'ARMATA BRANCA-MELONI IN DIFFICOLTÀ: SI TOLGA L’ESKIMO DA GRUPPETTARA E LANCI LEI A GRAN VOCE UNA BELLA CAMPAGNA FATTA DI SLOGAN E FRASI AD EFFETTO PER CHIEDERE LO SFRATTO DEL GOVERNO, LANCEREBBE COSI' UN GUANTO DI SFIDA ALL’ARROGANZA DELLA DUCETTA, METTENDOLA IN DIFFICOLTÀ E NELLO STESSO TEMPO RIUSCIREBBE A TRASMETTERE AL POPOLO DISUNITO DELL’OPPOSIZIONE UN SENTIMENTO FORTE, AFFINCHE' IL SOGNO DI MANDARE A CASA GIORGIA MELONI POSSA DIVENTARE REALTÀ - SE OGGI, LA STORIA DEI NUOVI MOSTRI POLITICI SI FONDA SULL’IMMAGINARIO, COSA ASPETTA ELLY SCHLEIN A CAMBIARE MUSICA?

orazio schillaci marcello gemmato paolo bellavite ed eugenio serravalle

DAGOREPORT – I DUE NO-VAX NOMINATI NEL COMITATO TECNICO SUI VACCINI SPACCANO FRATELLI D'ITALIA: MONTA IL PRESSING PER FAR DIMETTERE EUGENIO SERRAVALLE E PAOLO BELLAVITE DALL’ORGANISMO – IN MOLTI RITENGONO CHE IL RESPONSABILE POLITICO DELL’IMPROVVIDA DECISIONE SIA MARCELLO GEMMATO, FARMACISTA E POTENTE SOTTOSEGRETARIO ALLA SALUTE MELONIANO – IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI È FRUSTRATO DAI CONTINUI BLITZ POLITICI CHE LO PONGONO DI FRONTE A DECISIONI GIÀ PRESE: NON CONTA NULLA E TUTTI PRENDONO DECISIONI SULLA SUA TESTA. ORA SAREBBE INTENZIONATO A REVOCARE L’INTERO GRUPPO DI LAVORO SE I NO-VAX NON SLOGGIANO. ENTRO 48 ORE…

trump zelensky putin donald volodymyr vladimir

DAGOREPORT – ARMATI DI RIGHELLO, GLI SHERPA DI PUTIN E TRUMP SONO AL LAVORO PER TROVARE L’ACCORDO SULLA SPARTIZIONE DELL’UCRAINA: IL 15 AGOSTO IN ALASKA L’OBIETTIVO DEL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA È CONVINCERE PUTIN AD “ACCONTENTARSI”, OLTRE DELLA CRIMEA, DEL DONBASS, RITIRANDOSI PERO' DALLE REGIONI UCRAINE OCCUPATE DALL'ESERCITO RUSSO: KHERSON E ZAPORIZHZHIA (CON LA SUA CENTRALE NUCLEARE) - TRUMP POTREBBE AGGIUNGERE LO STOP ALLE SANZIONI E CHISSÀ CHE ALTRO – PRIMA DI UN INCONTRO PUTIN- ZELENSKY, TRUMP PORTERA' I TERMINI DELLA PACE ALL'ATTENZIONE DEGLI ALLEATI EUROPEI DI KIEV - PER GARANTIRE L'EX COMICO CHE MOSCA NON SGARRERA', MACRON, MERZ E COMPAGNI PROPORRANNO L'INGRESSO DELL'UCRAINA NELL'UNIONE EUROPEA (CHE FA SEMPRE PARTE DELLA NATO) - PER L’ADESIONE UE SERVE L’OK DEI FILO-PUTINIANI ORBAN E FICO (CI PENSERÀ LO ZAR A CONVINCERLI) - UNA VOLTA FIRMATA, DOPO 6 MESI DEVONO ESSERE APERTE LE URNE IN UCRAINA - LA GAFFE: "VENERDI' VEDRO' PUTIN IN RUSSIA...": TRUMP SULLA VIA SENILE DI BIDEN? OPPURE....

antonio decaro michele emiliano roberto fico giuseppe conte elly schlein vincenzo de luca

DAGOREPORT - SCHLEIN E CONTE FANNO CAMPOLARGO (MA SOLO PER LE REGIONALI, PER ORA): DOPO GIANI IN TOSCANA E RICCI NELLE MARCHE, E' FATTA ANCHE PER I 5STELLE ROBERTO FICO IN CAMPANIA E PASQUALE TRIDICO IN CALABRIA (DOVE NON CI SONO CHANCE DI VITTORIA) - L'ULTIMO OSTACOLO RESTA VINCENZO DE LUCA, CHE CHIEDE DI NOMINARE IL FIGLIO, PIERO, SEGRETARIO DEL PD REGIONALE. MA ELLY NON VUOLE FARE LA FIGURA DA PERACOTTARA: FU LEI A COMMISSARIARE IL PARTITO, COME ATTO OSTILE NEI CONFRONTI DEL "CACICCO" DE LUCA, E A FAR FUORI SUO FIGLIO DA VICECAPOGRUPPO ALLA CAMERA - IN PUGLIA, QUEL CROSTONE DI EMILIANO È INDIGESTO A ANTONIO DECARO PER LA VECCHIA STORIELLA DELL'INCONTRO CON LA SORELLA DEL BOSS CAPRIATI, "PADRINO" DI BARI VECCHIA, RACCONTATA DAL GOVERNATORE URBI ET ORBI - VIDEO!

matteo salvini luca zaia alberto stefani luca de carlo

DAGOREPORT - VIA COL VENETO: LISTA ZAIA? E GIORGIA MELONI S'INCAZZA! - SE IMPORRA' IL SUO CANDIDATO, IL FRATELLONE D'ITALIA LUCA DE CARLO, SI RITROVERÀ UN LISTONE "DOGE" CHE PORTEREBBE VIA UN FIUME DI VOTI (E AVREBBE LA MAGGIORANZA DEI SEGGI, COMMISSARIANDO DI FATTO IL GOVERNATORE MELONIANO) - MATTEO SALVINI SPINGE FORTE SUL GIOVANE ALBERTO STEFANI, MA LA DUCETTA NON MOLLA L'OSSO DI CONQUISTARE LA RICCA REGIONE VENETA - IN BARBA AL SUO GROSSO BOTTINO DI CONSENSI, LA FIAMMA NON HA IN TASCA ALCUNA REGIONE DEL NORD (IN LOMBARDIA NON TOCCA PALLA: E' ROBA DI LA RUSSA...)