IL PAESE DI PULCINELLA – INVECE DI SPOSTARE L’ULTIMO APPUNTAMENTO TRICOLORE E DIVERTENTE NEL SUO TRASHISMO CHE CI E’ RIMASTO, DOVREBBERO RIMANDARE LE ELEZIONI (PER QUELLO CHE VALGONO: A DECIDERE SARÀ L’EUROPA MERKELIANA) - LA SOLFA È SEMPRE LA SOLITA: GLI SHOW TELEVISIVI SONO IN MANO AI PROFESSIONISTI DELL'ANTIBERLUSCONISMO (DA LITTIZZETTO A ROBERTO BENIGNI)….

1 - LA GROTTESCA PAURA DEL FESTIVAL
Aldo Grasso per il "Corriere della Sera"

Salviamo il Festival di Sanremo, evitiamo di farci ridere dietro da mezzo mondo
e di perdere il senso del ridicolo. L'idea di far slittare la manifestazione canora per non disturbare le elezioni è semplicemente grottesca.

In attesa che venga definita la data dell'Election day (17-18 oppure 24-25 febbraio), in Rai si sta valutando la possibilità di posticipare l'evento «per assolvere agli obblighi informativi di legge legati alla par condicio». L'assurda proposta è partita da Antonio Verro, consigliere di nomina Pdl, ex dirigente dell'Edilnord.

La solfa è sempre la solita: gli show televisivi sono in mano ai professionisti dell'antiberlusconismo (da Luciana Littizzetto a Roberto Benigni) e quindi le elezioni potrebbero essere condizionate da qualche battuta irriguardosa o da una canzone la cui musica potrebbe suggestionare il voto.

Si fa molta difficoltà a pensare, per esempio, che negli Stati Uniti, durante il rush finale per l'elezione del presidente, vengano sospesi i più popolari show per assolvere gli obblighi informativi legati alla famigerata par condicio.

Sanremo è una festa popolare, la sconfitta delle élite culturali, delle minoranze autocompiaciute, di quelli che soffrono di mal di metafora, almeno da quando Ennio Flaiano, posando il suo sguardo sul Festival, ebbe a dire: «Non ho mai visto niente di più anchilosato, rabberciato, futile, vanitoso, lercio e interessato». Sanremo è una grande festa sgangherata e insieme una fiction che ogni anno racconta lo stato di salute del Paese, senza l'ambizione di rispecchiarlo.

È una memoria che tutte le volte celebra il suo perpetuarsi. Avere paura del Festival di Sanremo significa avere paura della propria ombra: ombra di un rito fondativo, di una canterina sventatezza nazionale, di una coscienza identitaria. Se, pur fra mille polemiche, Sanremo resiste da più di cinquant'anni, qualcosa significherà pure.

Da cosa verrebbe sostituito Sanremo? Dai comizi dei politici, dalla tetraggine delle tribune elettorali, dai talk, da un tv che converte i convertiti e lascia perplessi i perplessi. In questi ultimi vent'anni le elezioni politiche sono sempre state precedute da questi rituali di grigiore, di parole in libertà, di promesse non mantenute.

I risultati si sono visti: camminiamo allegramente sull'orlo del burrone. Proviamo invece a spingere le elezioni nell'alveo di ciò che sappiamo fare meglio: il canta che ti passa. Tanto peggio di così non può andare, magari, nel segno del Festival di Sanremo, andrà meglio.

2 - FESTIVAL, FAZIO FA IL TIFO «ELEZIONI A MARZO PER NON CAMBIARE DATE»
Paolo Conti per il "Corriere della Sera"

«Speriamo che si voti la prima di marzo così tutto rimane come è! Facciamo il tifo!», scrive su Twitter Fabio Fazio, sbarcato ieri sul social network, parlando dell'ipotesi di uno slittamento del Festival di Sanremo (12-16 febbraio) per le elezioni politiche. «Bene. Non ci resta che tifare per la scelta migliore. Sono certo che qualunque sia, saprai come affrontarla», gli risponde, sempre via Twitter, il direttore Intrattenimento e futuro direttore di Raiuno, Giancarlo Leone.

Ieri giornata di lunghissime riunioni tra la squadra di Fazio, i suoi autori, Raiuno e la direzione Intrattenimento. È ormai chiaro l'orientamento dei vertici Rai, soprattutto del direttore generale Luigi Gubitosi: in caso di elezioni fissate per il 17 febbraio, il Festival di Sanremo 2013 slitterebbe con ogni probabilità al 5 marzo se non al 12. E lo stesso avverrebbe se si votasse il 24 febbraio: troppi gli spazi da prevedere per le Tribune politiche, troppi i vincoli da par condicio.

Se, al contrario, si votasse a marzo tutto resterebbe invariato: la Rai avrebbe tempo per soddisfare le esigenze da servizio pubblico. Anche perché non va dimenticato, si sottolinea a Viale Mazzini, che anche Sanremo fa parte di una sezione di quegli stessi obblighi.

La macchina del Festival procede nel frattempo molto speditamente nella scelta dei 14 big tra i cantanti. Altro Twitter di Fazio, risale a ieri sera: «Abbiamo solo 14 posti e non è facile. Entro domani(oggi per chi legge, ndr) ci sarà l'elenco dei cantanti. Si va avanti a oltranza. Stiamo ascoltando canzoni bellissime!».

Modificare la rotta del Festival di Sanremo è un'impresa molto complicata. Un ipotetico rinvio coinvolgerebbe non solo la Rai e la squadra di Fazio ma il palinsesto di Raiuno, tutti i cantanti impegnati, gli ospiti stranieri (con contratti fissati da tempo), i discografici, gli stessi albergatori di Sanremo che di solito registrano il tutto esaurito. Non resta, a questo punto, che attendere la data delle elezioni per capire, di conseguenza, quale sarà la data della gara canora. Ieri si è riunito il consiglio di amministrazione, ma non c'è stato voto sui palinsesti.

 

 

littizzetto Fazio e LittizzettoSILVIO BERLUSCONI Teatro AristonLUIGI GUBITOSI benigni roberto jpegANGELA MERKEL SONNECCHIA jpeg

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”