alessandro di battista virginia raggi giuseppe conte

DOPO IL DRAGHICIDIO, LA CONTEXIT - PANARARI: "CONTE DOVRÀ FRONTEGGIARE L’OPA SUL MOVIMENTO DI NUOVO ANTISISTEMA DA PARTE DEL FIGLIOL PRODIGO DI BATTISTA E DELLA RAGGI BENEDETTA DAL GARANTE, LO ZELIG GRILLO. L’IMPRESSIONE E’ CHE IL M5S È RIUSCITO A METTERSI IN UN ANGOLO DAL QUALE NON USCIRÀ PIÙ…" (COMPLIMENTI A PANARARI CHE ORMAI SCRIVE I SUOI PEZZI USANDO IL LINGUAGGIO DI DAGOSPIA...)

Massimiliano Panarari per “La Stampa”

 

giuseppe conte arriva in senato per seguire il discorso di draghi

Per descrivere le bruttissime giornate dell’affondamento del governo Draghi si può attingere alla «psicopolitica» (esemplare, in tal senso, il tweet di Enrico Letta sul «giorno di follia» al Senato).

 

Oppure alla letteratura, tra teatro dell’assurdo e le gogoliane «anime morte» di molti esponenti di un ceto politico populista e di un notabilato parlamentare che ha fatto eutanasia, a dispetto dei frizzi e lazzi e delle espressioni di giubilo per il “draghicidio” compiuto – per giunta, senza avere il coraggio di “metterci la faccia” con la scelta dell’indecorosa fuoriuscita dall’aula. Rappresentanti in carne e ossa, e pure idealtipici, di un «sistema politico fallito» (come ha scritto su queste pagine Lucia Annunziata).

 

Questo – per certi aspetti – “romanzo criminale” (nei confronti della coesione della società, della tenuta dell’economia e del posizionamento internazionale dell’Italia) ha tanti protagonisti e comprimari.

 

CONTE DRAGHI

Ma presenta un primattore indiscusso, un motore immobile, da cui tutto è ufficialmente iniziato: il Movimento 5 Stelle di Luigi Conte. Un po’ congiurato da Giulio Cesare shakespeariano, un po’ Amleto indecisionista, un po’ irrisolta figura beckettiana in attesa non si sa bene di cosa e un po’ personaggio in cerca d’autore che, a breve, peraltro, dovrà fronteggiare l’opa sul Movimento born-again antisistema (non precisamente benevola nei suo confronti) da parte del figliol prodigo Alessandro Di Battista, di cui invocava appassionatamente il ritorno nella sua intervista con La Stampa un Danilo Toninelli al settimo cielo per il capolinea dell’esecutivo.

grillo

 

Una scalata e una fiammata del dibba-raggismo che potrebbero venire tranquillamente benedette, perché no?, anche dal Garante, lo ZeliGrillo perfetto compare-antagonista del CamaleConte nei cambi di casacca e di posizione, fattosi risentire, dopo un periodo di silenzio (e dopo avere, più o meno involontariamente, rifornito del casus belli revanscista il presidente pentastellato), proprio per avallare l’eliminazione politica dell’ex banchiere centrale di cui aveva detto entusiasticamente – e solipsisticamente – che pure lui era un “grillino”.

 

A conti fatti, l’impressione è che il M5S sia riuscito a mettersi in un angolo dal quale non uscirà più, autocondannandosi all’irrilevanza nel nome della mistica promessa di un cammino a ritroso – che le elezioni alle porte renderanno fin troppo accelerato perché possa effettivamente svolgersi – sulla strada protestataria e antagonistica del bel tempo andato. E di un recupero di consensi che passi per la rigenerazione della passata “credibilità antisistema”.

 

Ma sarà, con tutte le probabilità, game over, perché insieme alla spinta propulsiva è lo stesso ciclo vitale a essersi esaurito. Una debole armata Brancaleone di polvere di 5 Stelle, insomma. Così, sebbene sia stata scongiurata la prospettiva di un’ennesima scissione organizzata, continueranno in stile goccia cinese le fuoriuscite alla spicciolata (come quella, da ultimo, della deputata Maria Soave Alemanno).

GIUSEPPE CONTE BEPPE GRILLO

 

Ardentemente desideroso di una resa dei conti nei confronti del presidente del Consiglio ora dimissionario, il vertice pentastellato ha fornito un assist decisivo agli avversari del destracentro, finendo per ritrovarsi intestato – nonostante tutti gli sforzi successivi di non lasciare le impronte digitali – il draghicidio, coltivato dai falchi come rappresaglia nei riguardi del supposto «conticidio», nocciolo duro del travaglismo e della propaganda a uso interno. Ha colpito in maniera quasi letale la (piuttosto innaturale) alleanza col Pd.

 

Ha (oggettivamente, e innegabilmente) fatto un regalo al Cremlino – e vogliamo qui limitarci alle nude e crude constatazioni, senza entrare nella ragnatela dei sospetti e dei rumors –, bruciando in maniera definitiva quel credito nei confronti degli ambienti europeisti che il Conte 2 aveva acquisito (una benevolenza diventata acqua passata).

 

GRILLO RAGGI

E quello che avrebbe dovuto essere un duello a elevata densità politico-programmatica con Draghi (spacciato sotto la forma della richiesta ultimativa di risposte sulla lista della spesa dei 9 punti) si è risolto in un mix di psicodramma caratteriale e sfogatoio estremamente impolitico.

 

Dove, assai più che i contenuti della (in linea ipotetica irrinunciabile) “agenda sociale” del Movimento, da implementare rimanendo appunto dentro al governo, sono state spese soprattutto parole di recriminazione, nel mentre aleggiava una sensazione di piagnisteo resa molto chiaramente da espressioni come «ci aspettavamo di ricevere considerazione», «abbiamo preso atto che non ci volevano, togliamo il disturbo», «su alcune misure c’è stato anche un atteggiamento sprezzante», «abbiamo ricevuto anche degli insulti».

 

RAGGI GRILLO

Ci duole profondamente dirlo, ma l’aria sembrava alquanto da «asilo Giuseppi». D’altronde, a prevalere è stata proprio quella voglia di rivalsa di Conte che lo ha indotto fin da subito a una personalizzazione del conflitto con il suo successore, all’insegna di connotati – sempre per rimanere dalle parti del Bardo immortale – vagamente alla Jago.

 

E, quindi, non la fantasia al potere promessa dal grillismo di una certa fase storica, ma l’irresponsabilità che del potere (decisamente poco “grillino-francescano”) si è sentita scippata e defraudata, condita di quella venatura di autoreferenzialità e di narcisismo patologico che è l’autentico, ahinoi, spirito dei tempi. Oltre che un cemento fortissimo delle affinità elettive – anche quando i suoi dirigenti si collocano tatticamente o strategicamente agli antipodi – gialloverdi.

 

Scattate all’unisono contro Mario Draghi, la cui vision e presenza a palazzo Chigi aveva innescato un processo di scomposizione e ricomposizione dei partiti e di messa in mora dei leader che nelle scorse ore si sono ritrovati come un sol uomo per compierne la defenestrazione. Contro gli interessi dei cittadini e del sistema Paese, e per celebrare il sabba dell’eterno ritorno dei populisti (come ha indicato Annalisa Cuzzocrea).

MASSIMILIANO PANARARIALESSANDRO DI BATTISTA IN RUSSIA

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI SERGIO MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA LEADER DI FRATELLI D'ITALIA VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA ALL'EUROPA E LONTANA DAL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO, EVITANDO OGNI COLLISIONE CON LA FRANCIA E FACENDO ASSE CON GERMANIA E POLONIA - MA ''IO SONO GIORGIA" HA DAVANTI DUE OSTACOLI: L'ESTREMISMO "PATRIOTA" DI SALVINI E LO ZOCCOLO DURO DI FRATELLI D'ITALIA GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”

romana liuzzo

DAGOREPORT! UN MOTO DI COMPRENSIONE PER I TELESPETTATORI DI CANALE5 CHE HANNO AVUTO LA SFORTUNA DI INTERCETTARE LA MESSA IN ONDA DELLO SPOT AUTO-CELEBRATIVO (EUFEMISMO) DEL PREMIO “GUIDO CARLI” - CONFUSI, SPIAZZATI, INCREDULI SI SARANNO CHIESTI: MA CHE CAZZO È ‘STA ROBA? - AGGHINDATA CON UN PEPLO IN STILE “VESTALE, OGNI SCHERZO VALE”, PIAZZATA IN UN REGNO BOTANICO DI CARTONE PRESSATO, IL “COMMENDATORE”  ROMANA LIUZZO REGALA 20 SECONDI DI SURREAL-KITSCH MAI VISTO DALL'OCCHIO UMANO: “LA FONDAZIONE GUIDO CARLI VI SARÀ SEMPRE ACCANTO PER COSTRUIRE INSIEME UN MONDO MIGLIORE”. MA CHI È, LA CARITAS? EMERGENCY? L'ESERCITO DELLA SALVEZZA? - VIDEO!

friedrich merz - elezioni in germania- foto lapresse -

DAGOREPORT – LA BOCCIATURA AL PRIMO VOTO DI FIDUCIA PER FRIEDRICH MERZ È UN SEGNALE CHE ARRIVA DAI SUOI "COLLEGHI" DI PARTITO: I 18 VOTI CHE SONO MANCATI ERANO DI UN GRUPPETTO DI PARLAMENTARI DELLA CDU. HANNO VOLUTO MANDARE UN “MESSAGGIO” AL CANCELLIERE DECISIONISTA, CHE HA STILATO UNA LISTA DI MINISTRI SENZA CONCORDARLA CON NESSUNO. ERA UN MODO PER RIDIMENSIONARE L’AMBIZIOSO LEADER. COME A DIRE: SENZA DI NOI NON VAI DA NESSUNA PARTE – DOMANI MERZ VOLA A PARIGI PER RIDARE SLANCIO ALL’ALLEANZA CON MACRON – IL POSSIBILE ANNUNCIO DI TRUMP SULLA CRISI RUSSO-UCRAINA

xi jinping donald trump vladimir putin

DAGOREPORT - LA CERTIFICAZIONE DELL'ENNESIMO FALLIMENTO DI DONALD TRUMP SARÀ LA FOTO DI XI JINPING E VLADIMIR PUTIN A BRACCETTO SULLA PIAZZA ROSSA, VENERDÌ 9 MAGGIO ALLA PARATA PER IL GIORNO DELLA VITTORIA - IL PRIMO MENTECATTO DELLA CASA BIANCA AVEVA PUNTATO TUTTO SULLO "SGANCIAMENTO" DELLA RUSSIA DAL NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA: LA CINA - E PER ISOLARE IL DRAGONE HA CONCESSO A "MAD VLAD" TUTTO E DI PIU' NEI NEGOZIATI SULL'UCRAINA (COMPRESO IL PESTAGGIO DEL "DITTATORE" ZELENSKY) - ANCHE SUI DAZI, L'IDIOTA SI È DOVUTO RIMANGIARE LE PROMESSE DI UNA NUOVA "ETA' DELL'ORO" PER L'AMERICA - IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO HA COMPIUTO COSI' UN MIRACOLO GEOPOLITICO: IL REGIME COMUNISTA DI PECHINO NON È PIÙ IL DIAVOLO DI IERI DA SANZIONARE E COMBATTERE: OGGI LA CINA RISCHIA DI DIVENTARE LA FORZA “STABILIZZATRICE” DEL NUOVO ORDINE GLOBALE...

alfredo mantovano gianni de gennaro luciano violante guido crosetto carlo nordio alessandro monteduro

DAGOREPORT – LA “CONVERSIONE” DI ALFREDO MANTOVANO: IL SOTTOSEGRETARIO CHE DOVEVA ESSERE L’UOMO DI DIALOGO E DI RACCORDO DI GIORGIA MELONI CON QUIRINALE, VATICANO E APPARATI ISTITUZIONALI (MAGISTRATURA, CORTE DEI CONTI, CONSULTA, SERVIZI. ETC.), SI È VIA VIA TRASFORMATO IN UN FAZZOLARI NUMERO 2: DOPO IL ''COMMISSARIAMENTO'' DI PIANTEDOSI (DOSSIER IMMIGRAZIONE) E ORA ANCHE DI NORDIO (GIUSTIZIA), L’ARALDO DELLA CATTO-DESTRA PIÙ CONSERVATRICE, IN MODALITA' OPUS DEI, SI E' DISTINTO PER I TANTI CONFLITTI CON CROSETTO (DALL'AISE AI CARABINIERI), L'INNER CIRCLE CON VIOLANTE E GIANNI DE GENNARO, LA SCELTA INFAUSTA DI FRATTASI ALL'AGENZIA DI CYBERSICUREZZA E, IN DUPLEX COL SUO BRACCIO DESTRO, IL PIO ALESSANDRO MONTEDURO, PER “TIFO” PER IL “RUINIANO” BETORI AL CONCLAVE...