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IL POPOLO NON HA IL PANE? DATEGLI PANEBIANCO - IL PROFESSORE DI BOLOGNA CONTESTATO PER LA TERZA VOLTA: LEZIONE INTERROTTA DAI COLLETTIVI STUDENTESCHI CHE SPARANO RUMORI DELLA GUERRA A TUTTO VOLUME E STENDONO UNO STRISCIONE ''FUORI I BARONI DELLA GUERRA DALL'UNIVERSITÀ'' - L'EDITORIALISTA SUL ''CORRIERE'' SPINGEVA PER UN INTERVENTO IN LIBIA

VIDEO - ANGELO PANEBIANCO CONTESTATO ALL'UNIVERSITÀ DI BOLOGNA

 

 

 

Eleonora Capelli per “la Repubblica

 

angelo panebianco contestato all universita di bologna  7angelo panebianco contestato all universita di bologna 7

Angelo Panebianco di nuovo sotto attacco, il professore di Scienze politiche all’Università di Bologna ieri è finito per la terza volta nel mirino dei collettivi studenteschi. Erano da poco passate le 9 del mattino quando la prima lezione del suo corso “Teorie della pace e della guerra” è stata interrotta da una decina di attivisti del gruppo universitario Cua.

 

Le casse di uno stereo hanno cominciato a diffondere «i rumori delle zone di guerra, tra sirene e bombardamenti», mentre i ragazzi, con lo striscione “Fuori i baroni della guerra dall’università”, contestavano un editoriale apparso il 15 febbraio sul Corriere della Sera dal titolo «Noi in Libia: saremo mai pronti?».

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«Se la guerra gli piace tanto — hanno detto gli attivisti — perché non prova a far lezione sotto il suono delle bombe?». Panebianco ha chiesto ai contestatori di uscire dall’aula e mentre i ragazzi continuavano a lanciare volantini, gli studenti iscritti al corso hanno reclamato il loro «diritto a seguire la lezione». Volano parole grosse: «Lei ha le mani sporche di sangue».

 

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«Il corso si è poi svolto ugualmente — spiega la professoressa Pina Lalli, vicepresidente della scuola di Scienze politiche — per la grande competenza del collega. I contestatori si sono spostati nel cortile, hanno continuato a ribadire a gran voce le loro ragioni. Purtroppo mi è stato riferito che in aula è stata pronunciata anche la parola “assassino”».

 

Per il professor Panebianco non è la prima contestazione: nel gennaio del 2014 gli studenti di un altro collettivo, Hobo, avevano lanciato vernice rossa contro la porta del suo ufficio, con scritte nere tracciate a bomboletta. Anche in quel caso l’azione venne ricondotta a un articolo sull’immigrazione, definito «dai contenuti razzisti». Partirono quattro denunce, ma il collettivo non si fermò. Nell’estate dello stesso anno, la porta dell’ufficio di Panebianco venne murata e vennero diffusi messaggi dello stesso tenore, anche se in quell’occasione si parlò del «popolo palestinese a Gaza».

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Questa volta la denuncia potrebbe partire dal diretto interessato o dal rettorato, ma il professore non ha ancora deciso il da farsi, e dice solo: «Sinceramente io non sono abituato a denunciare degli studenti, non è mio costume, sto riflettendo ». Quella parola volata nella contestazione, “assassino”, sarebbe la goccia che fa traboccare il vaso. In ogni caso la procura di Bologna come da prassi aprirà un fascicolo autonomamente dopo aver ricevuto la relazione delle forze dell’ordine. L’ipotesi su cui si potrebbe procedere è violenza privata e interruzione di pubblico servizio.

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La reazione del mondo accademico e politico è univoca e concorde con il rettore Francesco Ubertini che condanna l’accaduto. «L’azione condotta dal collettivo Cua è in netto contrasto con le più basilari regole della vita democratica — ha detto Ubertini — , la libertà di espressione è un valore centrale per l’idea stessa di Università». Nel frattempo è partita una lettera di solidarietà a Panebianco sottoscritta da docenti e studenti della facoltà, un movimento che sta «rapidamente crescendo in ateneo», come dice il prorettore vicario Mirko Degli Esposti.

 

angelo panebianco contestato all universita di bologna  2angelo panebianco contestato all universita di bologna 2

Il sindaco del Pd, Virginio Merola, ha affidato a un tweet il suo messaggio: «Fuori la violenza dall’Università di Bologna, impedire una lezione è inaccettabile ». Il ministro Gianluca Galletti condanna «i professionisti dell’insulto e della prevaricazione », mentre da Forza Italia Gregorio Fontana parla di «campanello d’allarme» e invita il governo a riferire in aula sull’accaduto. Dal Pd Francesca Puglisi rileva: «Zittire sta diventando trendy, ma non è né democratico né di sinistra».

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