renzi boschi

PANICO AL NAZARENO: ALLE 12 CONFERENZA STAMPA DI RENZI E DEI VERTICI PD, IN BILICO NELLE GRANDI CITTÀ. IL PREMIER È 'DELUSO', MA PROVERÀ A CONVINCERE 'CE LA GIOCHIAMO' - A ROMA IL PD SPROFONDA AL 17%, GIACHETTI E' AL BALLOTTAGGIO MA È 11 PUNTI SOTTO ALLA RAGGI. E LA MINORANZA DEM SENTE ODORE DI SANGUE: 'SARÀ UNA SCONFITTA O UN DISASTRO?'

1.RENZI FA SCATTARE L’ALLARME “SE NON SIAMO IN CORSA IN 4 CITTÀ PER NOI PUÒ CAMBIARE TUTTO”

Goffredo De Marchis per “la Repubblica

 

RENZI GIACHETTIRENZI GIACHETTI

Per la prima volta, nella visione renziana delle cose, si affaccia una parola grave: «Preoccupazione». La pronuncia il premier-segretario seduto al tavolo della sua stanza a Largo del Nazareno, davanti allo stato maggiore del Pd, ovvero ai suoi fedelissimi. Sono tutti disorientati davanti alle proiezioni percentuali delle comunali. E spiazzati.

 

Almeno quanto il loro leader che si era rigirato tra le mani gli exit poll riservati di Palazzo Chigi dove l’avanzata dei 5 stelle, o meglio lo sfondamento, non era affatto così evidente, anzi. Infatti Renzi si era un po’ agitato per i titoli dei siti d’informazione che anticipavano il successo grillino. Poi però il fantasma di un brutto risultato ha assunto contorni definiti.

 

Il Pd rischia dappertutto, può uscire dalla sfida di Roma, persino a Torino il sindaco uscente Piero Fassino viene avvicinato dalla candidata 5 stelle dimostrando che c’è qualcosa nel voto locale che investe anche lui, il premier, la sua strategia, il suo governo e può avere ripercussioni sul referendum di ottobre. «Se facciamo 4 ballottaggi su 5 è un risultato su cui si può lavorare», aveva detto prudentissimo Renzi appena chiusi i seggi.

GIACHETTI RENZIGIACHETTI RENZI

 

Ma adesso il quadro è molto più «allarmante», per usare un’altra definizione dello stesso Renzi. Tra l’altro, ancora un inedito, in quella stanza ci si confronta sulle strategie future tra le varie anime del renzismo. Va replicato lo schema Sala che a Milano ha corso con il vecchio centrosinistra arginando la rimonta del centrodestra unito oppure bisogna insistere sulla capacità di Renzi di muoversi a tutto campo, compreso quello della destra allo sfascio eliminando la possibilità di accordi a sinistra per il ballottaggio? Brutalmente, la questione è: con Verdini o con la vecchia formula ulivista?

 

Certo, il nemico è diverso dal passato. Non più Berlusconi, ma Beppe Grillo e i suoi candidati. E a Napoli, la capitale del Sud, il Pd in affanno rimane fermo al solito terzo posto. Giachetti è in bilico, ma a distanza siderale dalla Raggi, Fassino è chiamato a un ulteriore sforzo sotto pressione, la sinistra Pd è pronta ad azzannare il premier-segretario contestandone le scelte. I telefonini sono staccati, la play station con cui Renzi e Matteo Orfini fecero la partita propiziatoria prima delle regionali riposta nello scaffale dell’ufficio.

ORFINI RENZIORFINI RENZI

 

C’è un’atmosfera pesante, a Largo del Nazareno. Parlano, davanti alle telecamere, soltanto Ettore Rosato e Lorenzo Guerini. Sono preoccupati e cauti anche loro. Per la narrazione renziana, dopo il 41 per cento delle Europee, perdere il magic touch sarebbe una scoperta difficile da digerire.

 

Da allora è il leader del consenso, quel dato elettorale del suo Pd gli ha offerto la spinta per portare a casa risultati del suo governo. Che succederà da domani? Renzi sta pensando a una nuova campagna elettorale per il ballottaggio più aggressiva della prima. Adesso il referendum passa in secondo piano.

biliardino renzi lotti orfini nobilibiliardino renzi lotti orfini nobili

 

C’è il pericolo di una sconfitta pesantissima a Roma, anche Milano non è certa e Torino torna una partita aperta a vedere le proiezioni notturne. Per Renzi e il Pd sono numeri amari anche perché la convinzione profonda del premier, già dalle Europee, è che i grillini siano sopravvalutati nei sondaggi e molto al di sotto. Stavolta non è andata così.

 

L’idea di sedersi al tavolo con Sel e Sinistra italiana fa venire l’orticaria a Renzi. Ma potrebbe essere necessario o perlomeno utile un po’ dappertutto, da Bologna a Torino a Roma, nonostante i risultati minimi dei seguaci di Vendola. È la strategia della minoranza interna e questo non piace. Ieri al Nazareno si sono visti il bersaniano Nico Stumpo e Gianni Cuperlo. Già da oggi le strade e i progetti potrebbero dividersi.

 

 

2.NERVI TESI PD.RENZI DELUSO MA AVVERTE, CE LA GIOCHIAMO

Serenella Mattera per l'ANSA

 

intervento di debora serracchianiintervento di debora serracchiani

In una nottata elettorale al cardiopalma per il testa a testa Giachetti-Meloni a Roma, Matteo Renzi invita a pazientare e fare i conti soltanto alla fine. Perché a Milano, Torino e Bologna il Pd parte in vantaggio e anche a Roma, dove bisognerà attendere probabilmente l'alba per avere conferma dell'accesso al ballottaggio, poi - assicura il premier - il Pd, dopo la delusione di questa prima tornata, "se la gioca". Ma non è comunque una notte serena per il partito quella del primo turno, segnata dalla probabile esclusione a Napoli e dall'exploit del M5s a Roma e Torino.

 

E la minoranza è pronta ad affondare il colpo parlando di sconfitta. Renzi arriva nella sede di largo del Nazareno poco dopo le otto di sera e va via intorno alle tre. Con lo stato maggiore del partito attende i risultati nei suoi uffici, dove si affacciano anche esponenti della minoranza come Gianni Cuperlo e Nico Stumpo. Ma lascia che siano i vicesegretari Lorenzo Guerini e Debora Serracchiani a tracciare un primo bilancio, intorno alle due. E puntare l'accento sulla situazione di partenza: queste amministrative, è l'analisi, si annunciavano per il Pd tutte in salita.

nico stumponico stumpo

 

E si confermano "difficoltà" in città come Roma e Napoli. Nel capoluogo partenopeo Valeria Valente è probabilmente fuori dal ballottaggio, ma quasi nessuno al Nazareno avrebbe scommesso un risultato diverso alla vigilia. E a Roma, ricorda Guerini, si paga il prezzo "della giunta Marino e mafia capitale". Quindi, puntualizza poco dopo Serracchiani, se Giachetti arriverà, come sembra, al ballottaggio - sia pure di una incollatura su Giorgia Meloni, è già un "miracolo".

 

Renzi ha sempre affermato che le comunali non sono un test del governo e che la sua vera partita la giocherà nel referendum di ottobre. Ma a chi lo incontra non nasconde il disappunto per qualche risultato sotto le attese, come quelli di Bologna e Torino, dove la candidata M5s incalza Fassino. Anche Beppe Sala è davanti, ma di misura. Ma il premier respinge la lettura per cui come dice Raggi, il "vento" starebbe girando a favore dei Cinque stelle.

 

gianni cuperlogianni cuperlo

A parte il risultato ("Importante", ammette Guerini) della Raggi a Roma, sottolineano i vicesegretari, il M5s nella grande maggioranza dei comuni non è in partita, mentre il Pd vince al primo turno vince in oltre 800 città, tra cui Caserta, Rimini e Salerno. Ora, suona la carica il premier, il Pd "se la giocherà ovunque al ballottaggio". Anche a Roma, afferma Serracchiani: "Con Raggi ce la vediamo tra 15 giorni".

 

Ma al Nazareno si attende fino all'ultimo la conferma dell'approdo al secondo turno di Roberto Giachetti, non scontata. Gli esponenti della minoranza per ora tacciono ma, a taccuini chiusi, fanno capire che sono pronti a incalzare. "Se andiamo al ballottaggio a Roma, potremo definire questo primo turno una sconfitta. Altrimenti sarà un vero e proprio disastro", afferma un deputato. E un altro parlamentare fa notare che a Cosenza e Napoli, dove il Pd ha scelto l'alleanza con Verdini, non è neanche arrivato al ballottaggio: "il voto conferma che bisogna cambiare rotta e che è sbagliato dire che la vera sfida è quella di ottobre".

 

 

3.COMUNALI: ALLE 12 CONFERENZA STAMPA RENZI E VERTICI PD

GIANNI CUPERLOGIANNI CUPERLO

 (ANSA) - Oggi, alle 12, presso la sede del Nazareno in via Sant'Andrea delle Fratte 16, il segretario nazionale del PD Matteo Renzi, i vicesegretari Debora Serracchiani e Lorenzo Guerini, il presidente dell'Assemblea nazionale Matteo Orfini e la responsabile Enti locali Valentina Paris, incontreranno i giornalisti in conferenza stampa per commentare i risultati del voto amministrativo di ieri. La conferenza stampa sarà trasmessa in diretta streaming su www.unita.tv e sul sito del Partito Democratico www.partitodemocratico.it. Lo rende noto un comunicato del partito.

 

 

4.E LO SPRINT DI GIORGIA LANCIA SALVINI PER LA LEADERSHIP

Tommaso Ciriaco per “la Repubblica

 

MELONI SALVINIMELONI SALVINI

I due lepenisti adesso ci credono per davvero. «Berlusconi - alza il tiro Matteo Salvini con i fedelissimi - prenda atto che una stagione si è chiusa». Con Giorgia Meloni in corsa per il ballottaggio del Campidoglio e la Lega sopra Forza Italia in diverse realtà, i quarantenni puntano a mandare in pensione il Cavaliere. Parlano soprattutto i numeri.

 

E mostrano l’indubbio ribaltone nei rapporti di forza nel centrodestra. Dove corre unita, la coalizione va al ballottaggio, mentre da avversari i candidati filo-Le Pen doppiano i consensi del “popolo dei moderati” del Cavaliere. «E qui a Roma - è la linea dettata da Giorgia Meloni - possiamo davvvero cambiare la storia del centrodestra ».

 

SALVINI MELONI BERLUSCONISALVINI MELONI BERLUSCONI

Dalle urne esce un’istantanea poco rassicurante per Forza Italia, quindi promettente per il Carroccio. Certo, divisi si perde. Ma in questa alleanza in frantumi si segnala soprattutto la Lega. E i toni di Salvini sono durissimi: «Dove ci siamo noi, possiamo vincere - scandisce -Se a Roma non dovessimo farcela, sarà a causa di una scelta suicida di Berlusconi. Il centrodestra si può ricostruire solo se superiamo la politica vecchia, quella dei Mastella e degli Alemanno ».

 

SALVINI MELONI 1SALVINI MELONI 1

Chi va davvero oltre le attese è invece Meloni: l’ex ministra lotta fino all’ultimo voto per strappare il ballottaggio a Roberto Giachetti, e di certo vince per distacco la battaglia fratricida con Alfio Marchini. Da sola, visto lo scarso radicamento leghista nella Capitale, la leader di Fratelli mortifica Berlusconi, che si era speso fino all’ultimo momento utile per l’imprenditore.

 

I due amici di Marine Le Pen ancora non comandano il centrodestra, però assistono con una certa soddisfazione alla crisi dell’anziano leader. È proprio questa la sfida dei prossimi mesi, perché alla leadership punta il numero uno della Lega. Vuole l’incoronazione ufficiale, magari certificata da primarie nazionali che Berlusconi ha sempre rifiutato. Per ottenere l’unico risultato che conta, Salvini picchierà duro sull’alleato di Arcore: «Se fossi in lui a ottant’anni continua a ripetere - mi godrei i frutti del mio lavoro».

matteo salvini giorgia meloni matteo salvini giorgia meloni

 

Anche nel quartier generale dei lepenisti non tutto funziona, naturalmente. Da avversari di Forza Italia, Salvini e Meloni non hanno conquistano il secondo turno. A Milano, invece, proprio l’accordo con gli azzurri ha permesso a Stefano Parisi di restare in gioco. Emblematico, secondo il segretario padano, è anche il caso di Torino: Alberto Morano, sostenuto dalla Lega e da Fratelli d’Italia, si piazza al terzo posto. Ai danni del berlusconiano Osvaldo Napoli, immolato dal Cavaliere in una battaglia che sembrava segnata già in partenza.

 

L’egemonia del centrodestra, come detto, è in cima ai pensieri dei due quarantenni lepenisti. «C’è chi vuole guardare al futuro del centrodestra - ragiona la leghista Barbara Saltamartini - e chi invece è fermo al passato». Preoccupa però l’avanzata del Movimento cinque stelle.

salvini (d), con silvio berlusconi e giorgia meloni sul palco allestito in piazza maggiore a bologna 77salvini (d), con silvio berlusconi e giorgia meloni sul palco allestito in piazza maggiore a bologna 77

 

Difficile espandersi ulteriormente, di fronte a una concorrenza così aggressiva. Non potendo arrestarla, il segretario leghista già lavora a uno scomodo “abbraccio” di alcuni candidati grillini al secondo turno, in chiave anti Pd: «Mai voterò per Renzi», assicura Salvini. La seconda mossa sarà quella di sfidare Berlusconi proprio sul terreno dell’antirenzismo: «Silvio dovrà chiarire da che parte sta: con quelli che lo invitano all’inciucio o con un centrodestra pronto a governare il Paese?».

 

E Meloni? L’ex aennina, alle prese con una scommessa assai rischiosa, può vantare una performance importante. Attende il risultato lontana dal comitato elettorale. Incassa il sostegno in dialetto romano di Salvini, «daje Giò». Giura che non accetterà di apparentarsi con Forza Italia al secondo turno.

 

E se non dovesse farcela, è già pronta a scagliarsi contro Berlusconi: «Se perdiamo - picchia duro Fabio Rampelli - sarà solo colpa sua».

GIORGIA MELONI FABIO RAMPELLI GIORGIA MELONI FABIO RAMPELLI

 

 

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