marinella soldi roberto sergio

LA PARABOLA DI MARINELLA SOLDI: DA DRAGHI A MELONI, PASSANDO PER RENZI – LA PRESIDENTE DELLA RAI, NOMINATA DAL GOVERNO DI “MARIOPIO” COME “SUPER PARTES”, È STATA DETERMINANTE PER ELEGGERE ROBERTO SERGIO COME AD: È STATO IL SUO VOTO, CHE VALEVA DOPPIO, A GARANTIRE L’AVVENTO DEL NUOVO CORSO MELONIANO A VIALE MAZZINI – IL PIANO B DELLA DUCETTA SULLA RAI È ATTIRARE A SÉ IL MOVIMENTO 5 STELLE: L’ASTENSIONE DEL CONSIGLIERE GRILLINO DI MAJO È IL PRIMO PASSO. POI C’È DA SISTEMARE GIUSEPPE CARBONI…

Estratto dell’articolo di Stefano Iannaccone per “Domani”

 

ROBERTO SERGIO

La batteria delle dichiarazioni nel centrodestra è partita appena il Consiglio di amministrazione della Rai ha votato Roberto Sergio come amministratore delegato (Sergio ha poi indicato Giampaolo Rossi come direttore generale).

 

Da Fratelli d’Italia a Forza Italia tutti uniti a celebrare una nomina che non è stata affatto unanime. Il cda si è spaccato ed è stato decisivo il voto della presidente Marinella Soldi, che ha rinunciato al suo ruolo super partes per schierarsi apertamente con la maggioranza.

 

DA DRAGHI A MELONI

marinella soldi carlo fuortes roberto sergio

È stata lei a blindare a correre in soccorso della destra, che ha trovato così un alleato prezioso nella campagna di riconquista della Rai. A favore della nomina di Sergio si sono infatti espressi i consiglieri Simona Agnes, in quota Forza Italia, e Igor De Biasio, per la Lega, più la presidente Soldi. Contraria Francesca Bria, nominata dal Pd, mentre si sono astenuti Alessandro Di Majo, in quota M5s, e il consigliere Riccardo Laganà, rappresentante dei dipendenti. È finita tre pari, dunque, visto che l’astensione vale come voto contrario. Ma è proprio nei casi di parità che il voto della presidente vale doppio e così Soldi è risultata decisiva.

 

alessandro di majo foto di bacco

Sarebbe stata sufficiente la sua astensione per stoppare l’operazione di Giorgia Meloni. Invece la manager prestata al servizio pubblico ha scelto di appoggiare Sergio, nonostante finora non abbia mai avuto legami con il mondo di FdI.

 

La sua nomina risale infatti all’esecutivo presieduto da Mario Draghi, che l’aveva voluta alla presidenza dell’azienda proprio in virtù della sua caratura super partes. Certo, c’era stato un corteggiamento politico da parte di Matteo Renzi, ma Soldi non ha mai ceduto alle lusinghe. Il voto rappresenta uno strappo che potrebbe diventare norma nei prossimi mesi: la destra ha bisogno di una stampella nel cda Rai e Soldi ha di fatto manifestato questa disponibilità.

 

giuseppe carboni 2

STAMPELLA A CINQUE STELLE

Al Partito democratico la cosa non è piaciuta. «Non so quali siano le motivazioni di questo voto, quello che invece so è che la presidente Rai ha il compito e il dovere di esercitare un effettivo ruolo di garanzia a salvaguardia dell’autonomia e del pluralismo della Rai», ha detto il senatore del Pd, Francesco Verducci, componente della commissione di Vigilanza Rai. In privato i dem hanno usato toni molto meno istituzionali, etichettando come «osceno» quanto accaduto nel cda.

 

MELONI CONTE

Per altri casi sono state necessarie delle forzature del governo, come il siluramento di Carlo Fuortes, mentre per la “melonizzazione” della presidente Rai è bastato mettere in campo la candidatura di Sergio e Rossi. Lo spostamento a destra è avvenuto, assecondando l’onda lunga del potere.

 

Ma per evitare di dover ricorrere sistematicamente al voto di Soldi, fino alla scadenza del cda (nel 2024), FdI ha elaborato un piano B: attirare a sé Movimento 5 stelle.

 

LA NUOVA RAI MELONIANA - VIGNETTA BY ELLEKAPPA

Con il voto sull’ad si è palesato il dialogo in corso tra Giuseppe Conte e Giorgia Meloni. L’astensione di Di Majo non è stata una sorpresa, viste le anticipazioni dei giorni scorsi. La regia del confronto è nelle mani di Conte: sta seguendo la vicenda in prima persona.

 

Non è un mistero che voglia garantire una buona posizione a Giuseppe Carboni, ex direttore del Tg1, con buona pace degli strali contro i partiti che occupano la Rai. Non è passato inosservato il silenzio sulla forzatura della presidente Soldi nel cda.

 

Il M5s si è limitato a commentare in maniera positiva la riconferma del programma Report nel palinsesto di Rai 3. Niente barricate, dunque. «Trovo singolare che nessuno metta pubblicamente pressione a Conte su questa partita», ha osservato Michele Anzaldi, segretario della Vigilanza Rai nella scorsa legislatura. […]

ROBERTO SERGIO

roberto sergio

Ultimi Dagoreport

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…