ORRORI GIUDIZIARI – PARLA GIUSEPPE ORSI, IN CELLA SENZA PROVE E POI ASSOLTO: “NESSUNO SI È POSTO IL PROBLEMA DEL DANNO A FINMECCANICA E AL PAESE” – “IL GOVERNO DI MONTI NON HA MOSSO UN DITO”

 

Stefano Zurlo per “Il Giornale

 

La pietra tombale sulle voci maligne e i sussurri l'ha messa infine il gip di Busto Arsizio: «L'ipotesi di un finanziamento illecito alla Lega non ha trovato alcun riscontro investigativo». Peccato che ci siano voluti quattro anni, le dimissioni da amministratore delegato e presidente di Finmeccanica, in pratica la più grande industria italiana, un danno d'immagine per il sistema Italia incalcolabile, decine di titoli di giornale che ricamavano su tutto il ricamabile. Non si è arrivati nemmeno al dibattimento.

Giuseppe Orsi Giuseppe Orsi

 

«Appunto. La stessa Procura, dopo anni e anni di indagini, ha chiesto e ottenuto l'archiviazione perché su questa storia dei 10 milioni che avrei girato alla Lega, tirandoli fuori come una costola da un'altrettanto inesistente tangente indiana, non c'era nulla di nulla».

 

Giuseppe Orsi è seduto al tavolo in un' anonima palazzina della periferia milanese. Sotto c'è «Ruben», il ristorante per i nuovi poveri voluto dall'ex patron dell'Inter Ernesto Pellegrini. La cena costa 1 euro. Orsi in pratica è l'amministratore delegato di un ambizioso progetto che mira a dare pane ma anche occupazione ai tanti in difficoltà.

 

Lui, però preferisce un'altra qualifica: «Sono il primo volontario. Sa, ho ancora sulle spalle una condanna a 2 anni per false fatture. Confido che cada in appello. Intanto, per correttezza, non voglio, pur potendolo fare, ricoprire alcun incarico societario. Però». Giuseppe Orsi, classe 1945, allarga le braccia: «Vede, non è mio costume alimentare polemiche, ma qualche considerazione vorrei farla».

 

GIUSEPPE ORSI GIUSEPPE ORSI

Prego...

«Sono stato assolto per la famigerata mazzetta al numero uno dell'aviazione indiana e ora hanno riconosciuto la mia estraneità a qualunque attività illegale sul versante Lega. Dicevano persino che l'Indian connection avrebbe rappresentato per la Lega quel che Monte dei Paschi aveva scoperchiato per il Pd. Sono stato 83 giorni in cella a Busto Arsizio senza prove. C'erano solo le calunnie di un ex dirigente, Lorenzo Borgogni, che ho querelato. È stato lui a raccogliere le malevolenze di alcune persone interne all'azienda, a soffiare sul fuoco costruendo l'accusa».

 

Una contestazione doppia.

«Sì, io avrei allungato un obolo alla Lega. E avrei creato una provvista in nero sul fronte indiano dove avrei corrotto il maresciallo Sashi Tyagi, capo di stato maggiore dell'Indian Air Force».

Lorenzo Borgogni Lorenzo Borgogni

 

Ma perché Borgogni l'avrebbe messa in mezzo?

«Quando nel 2011 sono arrivato sul ponte di comando di Finmeccanica, con qualcosa come 70mila dipendenti, io ho iniziato una profonda riforma della società. Avevo in mente il modello della public company anglosassone. Rapporti col potere politico ridotti all'indispensabile, chiusura di alcune delle troppe sedi romane non operative, avanti con la meritocrazia e via i dirigenti abituati solo a tessere trame nel palazzo».

 

Gliel'hanno giurata?

«Qualcuno non si è arreso al cambiamento. Il problema è quel che è successo dopo».

 

A cosa allude?

«L'indagine è partita da Napoli, da Woodcock, poi è stata trasferita a Busto. Bene, dopo mesi e mesi di inchieste, una bella mattina di febbraio del 2013 vengo arrestato. Scusi, ma perché prima non mi hanno almeno interrogato? Tu puoi considerare che il numero uno di Finmeccanica sia un corruttore internazionale, ma dovresti porti il problema del danno al Paese. Invece, mi hanno messo in cella con una sfilza di accuse terrificanti, dalla corruzione internazionale al riciclaggio, che poi sono cadute. E il governo non ha mosso un dito».

henry john woodcockhenry john woodcock

 

Monti?

«Solo silenzio. Altrove, vedi la Gran Bretagna, il Paese fa quadrato intorno alle sue industrie strategicamente rilevanti. Da noi un colosso come Finmeccanica, con aziende importantissime come Agusta Westland e Alenia, è stato letteralmente abbandonato al suo destino. Nessuno ha provato a circoscrivere l'incendio».

 

Quale incendio?

«L'ipotesi era che Agusta, da cui io provenivo e di cui ero stato amministratore delegato, avesse versato nel 2005 una tangente al maresciallo Tyagi per piazzare 12 elicotteri AW 101. Un contratto da 700 milioni che ora naturalmente è sospeso. Gli inglesi mettono il segreto di Stato e chiudono la partita. Da noi tutte le illazioni sono lecite. Ma così si distrugge l'Italia e la sua reputazione».

 

Non c'era la tangente?

IL PM EUGENIO FUSCO IL PM EUGENIO FUSCO

«Non è mai stata quantificata nemmeno la fantomatica cifra, anche se si sosteneva che avrei versato fino a 51 milioni di euro. Al dibattimento abbiamo dimostrato che il processo decisionale indiano era precedente e che Tyagi aveva solo ratificato una scelta fatta da altri, con un passaggio tecnico molto importante: l'abbassamento della quota di volo degli elicotteri richiesti dall'India, portandola, diciamo così, ad un'altezza adatta ai nostri AW 101. Del resto Guido Haschke, il presunto mediatore di questa storia, ha negato di aver compiuto alcuna attività corruttiva. Certo, Haschke era storicamente in società con tre fratelli a loro volta cugini di questo signore. Capisco la suggestione, ma questo può essere un indizio. E invece siamo persino andati in India a dare improbabili lezioni di moralità».

 

Tipo?

«Messaggi di questo tenore: “Attenzione cari amici indiani. Voi avete un capo di stato maggiore corrotto. Le prove forse ci sono o forse no, ma intanto ve lo diciamo”. Secondo lei come l'hanno presa? I giornali hanno cominciato a scrivere che li accusavamo di essere un Paese di ladri. E a puntare il dito contro un tizio che lì è un semidio. Gli stessi giornali sostenevano che noi andiamo a sparare contro i loro marinai».

giuseppe orsi giuseppe orsi

 

Ah, i marò.

«Mi sono sempre chiesto se ci sia un nesso fra le due vicende».

 

Il caso Tyagi può aver complicato la già contorta vicenda?

«Un collegamento diretto secondo me non c'è. E però il clima è quello: l'India si è sentita sotto pressione su due fronti, con una perfetta sovrapposizione temporale».

 

Ora è finita.

ALESSANDRO PANSA E GIUSEPPE ORSIALESSANDRO PANSA E GIUSEPPE ORSI

«No, ci sarà l'appello, c'è ancora quella macchia delle false fatture. E poi, non creda: il disastro, in termini economici, contrattuali, di immagine, è incalcolabile. Vada lei a spiegare al Pentagono o all'amministratore delegato della Boeing che la tangente non c'era, che Finmeccanica si è comportata bene, che il suo amministratore delegato non è un bandito. Se entri in una black list, se sei stato depennato, non è facile rientrare nel gioco. E quando ero in cella, qualcuno si chiedeva: “Possibile che Orsi non esca nemmeno con la cauzione?”».

 

La cauzione?

«Sì, non è che negli Usa conoscano a memoria come funziona il nostro sistema. Pochi sanno che da noi questo istituto non c'è».

 

Oggi?

Giuseppe OrsiGiuseppe Orsi

«Ruben è un'esperienza importante. Diamo da mangiare alle famiglie bisognose. Senza avvilire la dignità di chi viene qua. Per questo quell'euro è importante. E presto passeremo alla fase due: il lavoro. A Milano non mancano tanto il cibo e i sussidi quanto l'opportunità di un lavoro che restituisca dignità. Manca il lavoro e manca ancora di più la cultura del lavoro. È ora di affrontare questa emergenza».

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - COME DESTABILIZZARE IL NEMICO PIÙ INTIMO? SEGUITE IL METODO MELONI: AD OGNI INTRALCIO CHE SI INVENTA QUEL GUASTAFESTE DI SALVINI, LA MINACCIA DELLA DUCETTA È SEMPRE LA STESSA: ANDIAMO AL VOTO ANTICIPATO E VEDIAMO QUANTO VALE NELLE URNE ‘STO CARROCCIO - QUESTO RITORNELLO MELONIANO DI ANTICIPARE DI UN ANNO LE POLITICHE 2027, PERCHÉ NON LO FA SUO ANCHE ELLY SCHLEIN? ANZICHÉ STAR LÌ A PIAGNUCOLARE DI “SALARIO MINIMO”, DI “POLITICA INDUSTRIALE CHE NON C’È” E DI “CETO MEDIO IMPOVERITO”, SE L’ITALIA VA A PUTTANE, METTA L'ARMATA BRANCA-MELONI IN DIFFICOLTÀ: SI TOLGA L’ESKIMO DA GRUPPETTARA E LANCI LEI A GRAN VOCE UNA BELLA CAMPAGNA FATTA DI SLOGAN E FRASI AD EFFETTO PER CHIEDERE LO SFRATTO DEL GOVERNO, LANCEREBBE COSI' UN GUANTO DI SFIDA ALL’ARROGANZA DELLA DUCETTA, METTENDOLA IN DIFFICOLTÀ E NELLO STESSO TEMPO RIUSCIREBBE A TRASMETTERE AL POPOLO DISUNITO DELL’OPPOSIZIONE UN SENTIMENTO FORTE, AFFINCHE' IL SOGNO DI MANDARE A CASA GIORGIA MELONI POSSA DIVENTARE REALTÀ - SE OGGI, LA STORIA DEI NUOVI MOSTRI POLITICI SI FONDA SULL’IMMAGINARIO, COSA ASPETTA ELLY SCHLEIN A CAMBIARE MUSICA?

orazio schillaci marcello gemmato paolo bellavite ed eugenio serravalle

DAGOREPORT – I DUE NO-VAX NOMINATI NEL COMITATO TECNICO SUI VACCINI SPACCANO FRATELLI D'ITALIA: MONTA IL PRESSING PER FAR DIMETTERE EUGENIO SERRAVALLE E PAOLO BELLAVITE DALL’ORGANISMO – IN MOLTI RITENGONO CHE IL RESPONSABILE POLITICO DELL’IMPROVVIDA DECISIONE SIA MARCELLO GEMMATO, FARMACISTA E POTENTE SOTTOSEGRETARIO ALLA SALUTE MELONIANO – IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI È FRUSTRATO DAI CONTINUI BLITZ POLITICI CHE LO PONGONO DI FRONTE A DECISIONI GIÀ PRESE: NON CONTA NULLA E TUTTI PRENDONO DECISIONI SULLA SUA TESTA. ORA SAREBBE INTENZIONATO A REVOCARE L’INTERO GRUPPO DI LAVORO SE I NO-VAX NON SLOGGIANO. ENTRO 48 ORE…

trump zelensky putin donald volodymyr vladimir

DAGOREPORT – ARMATI DI RIGHELLO, GLI SHERPA DI PUTIN E TRUMP SONO AL LAVORO PER TROVARE L’ACCORDO SULLA SPARTIZIONE DELL’UCRAINA: IL 15 AGOSTO IN ALASKA L’OBIETTIVO DEL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA È CONVINCERE PUTIN AD “ACCONTENTARSI”, OLTRE DELLA CRIMEA, DEL DONBASS, RITIRANDOSI PERO' DALLE REGIONI UCRAINE OCCUPATE DALL'ESERCITO RUSSO: KHERSON E ZAPORIZHZHIA (CON LA SUA CENTRALE NUCLEARE) - TRUMP POTREBBE AGGIUNGERE LO STOP ALLE SANZIONI E CHISSÀ CHE ALTRO – PRIMA DI UN INCONTRO PUTIN- ZELENSKY, TRUMP PORTERA' I TERMINI DELLA PACE ALL'ATTENZIONE DEGLI ALLEATI EUROPEI DI KIEV - PER GARANTIRE L'EX COMICO CHE MOSCA NON SGARRERA', MACRON, MERZ E COMPAGNI PROPORRANNO L'INGRESSO DELL'UCRAINA NELL'UNIONE EUROPEA (CHE FA SEMPRE PARTE DELLA NATO) - PER L’ADESIONE UE SERVE L’OK DEI FILO-PUTINIANI ORBAN E FICO (CI PENSERÀ LO ZAR A CONVINCERLI) - UNA VOLTA FIRMATA, DOPO 6 MESI DEVONO ESSERE APERTE LE URNE IN UCRAINA - LA GAFFE: "VENERDI' VEDRO' PUTIN IN RUSSIA...": TRUMP SULLA VIA SENILE DI BIDEN? OPPURE....

antonio decaro michele emiliano roberto fico giuseppe conte elly schlein vincenzo de luca

DAGOREPORT - SCHLEIN E CONTE FANNO CAMPOLARGO (MA SOLO PER LE REGIONALI, PER ORA): DOPO GIANI IN TOSCANA E RICCI NELLE MARCHE, E' FATTA ANCHE PER I 5STELLE ROBERTO FICO IN CAMPANIA E PASQUALE TRIDICO IN CALABRIA (DOVE NON CI SONO CHANCE DI VITTORIA) - L'ULTIMO OSTACOLO RESTA VINCENZO DE LUCA, CHE CHIEDE DI NOMINARE IL FIGLIO, PIERO, SEGRETARIO DEL PD REGIONALE. MA ELLY NON VUOLE FARE LA FIGURA DA PERACOTTARA: FU LEI A COMMISSARIARE IL PARTITO, COME ATTO OSTILE NEI CONFRONTI DEL "CACICCO" DE LUCA, E A FAR FUORI SUO FIGLIO DA VICECAPOGRUPPO ALLA CAMERA - IN PUGLIA, QUEL CROSTONE DI EMILIANO È INDIGESTO A ANTONIO DECARO PER LA VECCHIA STORIELLA DELL'INCONTRO CON LA SORELLA DEL BOSS CAPRIATI, "PADRINO" DI BARI VECCHIA, RACCONTATA DAL GOVERNATORE URBI ET ORBI - VIDEO!

matteo salvini luca zaia alberto stefani luca de carlo

DAGOREPORT - VIA COL VENETO: LISTA ZAIA? E GIORGIA MELONI S'INCAZZA! - SE IMPORRA' IL SUO CANDIDATO, IL FRATELLONE D'ITALIA LUCA DE CARLO, SI RITROVERÀ UN LISTONE "DOGE" CHE PORTEREBBE VIA UN FIUME DI VOTI (E AVREBBE LA MAGGIORANZA DEI SEGGI, COMMISSARIANDO DI FATTO IL GOVERNATORE MELONIANO) - MATTEO SALVINI SPINGE FORTE SUL GIOVANE ALBERTO STEFANI, MA LA DUCETTA NON MOLLA L'OSSO DI CONQUISTARE LA RICCA REGIONE VENETA - IN BARBA AL SUO GROSSO BOTTINO DI CONSENSI, LA FIAMMA NON HA IN TASCA ALCUNA REGIONE DEL NORD (IN LOMBARDIA NON TOCCA PALLA: E' ROBA DI LA RUSSA...)