IL PASSERA UCCELLATO DALLA GABANELLI SUL “CORRIERE” REPLICA CHE HA FATTO IL SOMMO SFORZO DI VENDERE LE SUE AZIONI DI INTESA (8,6 MILIONI) E POI, DALL’ALTO DEL SUO CONTO CORRENTE (È LECITO SAPERE LA SUA LIQUIDAZIONE DA BANCA INTESA?) CI FA SAPER CHE NON AVREBBE “NULLA DA ECCEPIRE SE LO STIPENDIO DA MINISTRO MI VENISSE PAGATO IN BOT” – IL PROBLEAM DI FONDO È PERÒ QUESTO: PUÒ AGIRE DA MINISTRO IN PARTITE IN CUI DA CAPO DI INTESA HA INVESTITO CENTINAIA DI MILIONI DI EURO? - IL CASO EDISON-EDF…

1- CONFLITTO D'INTERESSI? NO, HO GIÀ VENDUTO LE AZIONI DI INTESA»
Lettera di Corrado Passera al Corriere della Sera

Caro Direttore,
rispondo all'articolo di oggi sulla prima pagina del Corriere.
Vorrei prima di tutto sgombrare il campo dai presunti conflitti di interesse. Pur non avendo alcun obbligo di farlo, nei giorni scorsi ho vendute tutte le mie azioni Intesa Sanpaolo, come avevo preannunciato in una recente intervista televisiva (il richiamo «le venda invece di continuare a dire le venderà» potrebbe far pensare che la questione sia aperta da lunghissimo tempo, mentre sono ministro da poco più di un mese).

Pur non avendo alcun obbligo di farlo, ho provveduto, inoltre, a donare la piccolissima partecipazione che detenevo nel Campus Biomedico - sottoscritta per pure finalità filantropiche - ad una delle persone più impegnate nel progetto. «Mi sono liberato» - non certo per obbligo - anche della minima partecipazione che avevo nella società Day Hospital International, donandola a un altro azionista che condivideva con me le finalità filantropiche con cui l'iniziativa nacque parecchi anni fa.

Nell'articolo si fa riferimento anche alla società della mia famiglia d'origine, alla quale fanno capo due alberghi e due immobili a Como, nella quale possiedo una quota di minoranza (33%), per due terzi in nuda proprietà, e nella quale non svolgo alcuna attività né gestionale né amministrativa. Il fatto che questa società possegga una piccolissima partecipazione finanziaria nell'albergo Villa D'Este mi pare del tutto irrilevante da qualsiasi punto di vista.

Negli anni passati la società della mia famiglia, invece di distribuire dividendi agli azionisti, aveva messo da parte liquidità in maniera trasparente e legittima dandola in gestione in un paese dell'Unione Europea. Ciò nella prospettiva di futuri investimenti industriali che ha poi realizzato negli ultimi due anni ristrutturando uno degli alberghi di proprietà sul lago di Como.

Tutti i dettagli sono già stati forniti al pubblico attraverso questo stesso giornale. Quanto all'incarico non retribuito che mio fratello - da esperto riconosciuto in campo turistico - è stato chiamato a ricoprire in maniera ufficiale e trasparente in una società del settore partecipata dalla banca che dirigevo, non mi appare che configuri alcuna forma di conflitto.

L'articolo riprende poi il tema Alitalia. L'operazione «Nuova Alitalia» è stata del tutto trasparente e rispettosa delle regole, comprese quelle della concorrenza. Con capitali privati si sono salvati almeno 15 mila posti di lavoro ed è stato drasticamente ridotto l'onere che lo Stato avrebbe dovuto sostenere se fosse avvenuto l'inevitabile fallimento dell'intera «vecchia Alitalia».

Anche Air One dovette rinunciare al suo progetto che Intesa Sanpaolo aveva inizialmente appoggiato con finalità esclusivamente imprenditoriali e non certo per ragioni creditizie che non esistevano.

Prendo atto che nella ricostruzione del mio curriculum l'articolo ignora del tutto l'esperienza fatta a Poste italiane e non riconosce a Intesa Sanpaolo di aver rappresentato negli ultimi dieci anni un modello di banca dell'economia reale che, se maggiormente diffuso anche fuori d'Italia, avrebbe contribuito a evitare le ultime grandi crisi finanziarie.

Quanto ai «pensieri obliqui» ai quali si fa cenno nell'articolo, nessuna persona che mi conosce ha mai avuto alcun dubbio sulle ragioni che mi hanno convinto a cambiare vita da un giorno all'altro e ad accettare la proposta del professor Monti. «Con le ombre e con i sospetti si uccide»: sono d'accordo con Gabanelli e Boursier. Spero di aver contribuito serenamente e concretamente a dissipare entrambi.
Corrado Passera
ministro dello Sviluppo economico

p.s.: non avrei nulla da eccepire se lo stipendio da ministro mi venisse pagato in Bot.


2- DOPO GLI ATTACCHI DI VIA SOLFERINO PASSERA DICE: "HO VENDUTO TUTTO"
di Giovanna Lantini per Il Fatto


Dopo la pax, la tempesta. Il giornale che più ha promosso la transizione da Silvio Berlusconi a Mario Monti, quello dove il professore della Bocconi è stato a lungo l' editorialista più autorevole, il Corriere della Sera, insomma, ha un rapporto sempre più dialettico con il governo. Per usare un eufemismo.

Nell'azionariato di via Solferino regna ancora "l'arzillo vecchietto" (così lo chiamava Diego Della Valle) sopravvissuto alle cesoie del 2011, il bresciano Giovanni Bazoli presidente di Intesa Sanpaolo, coadiuvato da Piergaetano Marchetti, il cui mandato alla presidenza di Rcs è però in scadenza insieme a tutto il cda dell'editrice.

Il quotidiano diretto da Ferruccio De Bortoli, infatti, nelle ultime settimane ha avanzato critiche sempre più dure al governo Monti. Ieri l'escalation è sfociata in un duro attacco all'ex-ad di Intesa ora ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera e sui suoi conflitti di interesse.

Le prime schermaglie erano iniziate il 28 novembre quando via Solferino è entrata nella partita dei sottosegretari con un corsivo non firmato che suggeriva all'ex banchiere di evitare la nomina di Mario Ciaccia, il numero uno di Biis, la banca del gruppo Intesa per le infrastrutture. "Due banchieri con la stessa casacca sarebbe troppo", si spiegava nel corsivo. Avvertimento ignorato, Ciaccia è vice-ministro. Il secondo round è datato 4 dicembre, quando il Corriere pubblicava un editoriale-stoccata degli economisti Alberto Alesina e Francesco Giavazzi intitolato: "Caro presidente. No così non va".

Gli esperti contestavano a Monti la scelta di aumentare l'Irpef al 46 per cento con un atto giudicato recessivo. Giudizio sul quale Monti deve aver convenuto dato che è scomparso dalla manovra e il premier stesso ha negato di averlo mai voluto adottare. Non appagando, però, i due economisti che l'11 dicembre sono tornati all'attacco ricordando la necessità degli stimoli alla crescita (due giorni fa Monti ha replicato loro "Anche io so qualcosa di economia).

Poi il 22 dicembre va alla carica il vicedirettore Massimo Mucchetti, a torto o a ragione considerato in sintonia con Bazoli, che si è chiesto dove siano i poteri forti dato che il cosiddetto governo delle banche ha approvato una norma contro le poltrone incrociate fra banche e finanziarie concorrenti.

Una mossa che imporrebbe al presidente di Intesa di scegliere fra la banca milanese e il gruppo Ubi, con quest'ultimo che poggia su delicatissimi equilibri tra Bergamo e la bazoliana Brescia. E lo stesso Mucchetti ha ricordato un decennio di resistenza italiana di Mediobanca agli attacchi francesi proprio nel giorno dell'accordo-Passera sulla cessione di Edison, poco gradito a Brescia, che incasserà meno dividendi dalla controllata A2A penalizzata dalla perdita in bilancio sul quanto ricevuto da Parigi per i titoli del gruppo energetico. Ma anche al finanziere franco-polacco Romain Zaleski, amico di Bazoli e debitore di Intesa per 1,4 miliardi, che dall'operazione accuserà una perdita di 340 milioni.

Caso o meno, è un pezzo di storia d'Italia, quello raccontato il 27 dicembre dal vicedirettore del Corsera che a qualcuno è suonato anche come un richiamo alla memoria di chi oggi siede in poltrone diverse favorendo accordi che paiono essere più interessanti Oltralpe che in casa propria. Dove invece i terremoti e le contropartite sono tuttora in corso. Anche in Rcs, che oltre che con il delicato rinnovo del cda dovrà fare presto i conti come tutti con il salvataggio del gruppo Ligresti socio del Corriere con il 5 per cento circa.

E veniamo all'ultimo attacco, quello sugli 8,6 milioni di titoli Intesa che Passera il 18 dicembre (in diretta tv) ha dichiarato di essere pronto a cedere. Con tutto quel che ne consegue. Per la banca cui sicuramente non giovano le vendite sul mercato e per le sue tasche, visto che in Borsa Intesa è molto lontana dai suoi massimi.

Questo tema è al centro dell'ultimo e più violento attacco del Corriere. Lo firmano Milena Gabanelli e Giovanna Boursier, di Report (che da alcuni mesi collabora con il Corriere). Le due giornaliste chiedono al "Passera-super Ministro" di "liberarsi di tutti gli ingombri". E alla Gabanelli è difficile dire di no.

Infatti, a quando risulta al Fatto, Passera ha subito scritto una lettera che verrà pubblicata oggi. Contenuto: le azioni sono state vendute, il ministro si è liberato di tutti i suoi conflitti di interesse (tranne quelli reputazionali, difficile agire da ministro in partite in cui Intesa ha investito centinaia di milioni di euro). Restano alcuni punti misteriosi: a chi le ha vendute, a quale prezzo, in quale momento esatto. E quale liquidazione milionaria ha concordato con Intesa Sanpaolo.

 

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