giuseppe conte nuccio di paola caterina chinnici

CAMPO LARGO ALLA SBARRA: IL PD TRASCINA IN TRIBUNALE CONTE! – IL PARTITO DEMOCRATICO HA ANNUNCIATO UN'AZIONE LEGALE CONTRO IL M5S PER AVER MANDATO ALL'ARIA L'ALLEANZA ELETTORALE IN SICILIA A SOLI TRE GIORNI DALLA CHIUSURA DELLE LISTE – IL SEGRETARIO REGIONALE DEM BARBAGALLO: “CONTE HA VIOLATO SPUDORATAMENTE UN PATTO SOTTOSCRITTO MA ANCHE UN'OBBLIGAZIONE GIURIDICA"

Laura Anello per “La Stampa”

 

Caterina Chinnici

Dopo gli stracci, volano anche le denunce. O, meglio, gli annunci di prossime azioni legali. Sono quelli che il segretario del Pd siciliano, Anthony Barbagallo, brandisce contro Giuseppe Conte, reo «del grande tradimento contro i siciliani». Ovvero di avere mandato all'aria lunedì - a tre giorni dalla chiusura delle liste - il patto siglato per sostenere alla presidenza della Regione la vincitrice delle primarie giallorosse, l'europarlamentare dem Caterina Chinnici, figlia del giudice ucciso dalla mafia nel 1983.

 

NUCCIO DI PAOLA

«Conte ha violato spudoratamente un patto politico sottoscritto - dice Barbagallo - ma anche un'obbligazione giuridica. Ho dato mandato ai nostri legali di verificare la fondatezza di una causa civile per chiedere il risarcimento dei danni che abbiamo subìto da chi non ha rispettato le regole che ci eravamo dati».

 

Accuse respinte a muso duro dall'aspirante governatore grillino Nuccio Di Paola che, dopo mesi di trattative, si è trovato improvvisamente nei panni del candidato: «Mi chiedo cosa abbia di democratico il Pd se pensa di potere fermare l'azione politica del M5S minacciando un'azione legale nei nostri confronti a dir poco rocambolesca».

 

Caterina Chinnici

Il caso è lontano dal restare dentro i confini isolani e contribuisce invece a invelenire ancora di più i rapporti tra i due partiti, ai ferri corti dalla caduta del governo Draghi. Letta in persona, dopo aver convinto in extremis Caterina Chinnici a non abbandonare la corsa a presidente (naufragio evitato per un soffio, mentre la candidata si preparava a ufficializzare la rinuncia), spara a zero contro l'ex alleato diventato rivale, un crescendo che inizia dopo il discorso-testamento di Draghi, quando il segretario del Pd twitta: «Ascolto il discorso di grande orgoglio italiano ed europeo di Draghi a Rimini. E penso che Salvini, Berlusconi e Conte si sono aggiunti il 20 luglio a Meloni per farlo cadere».

 

Il seguito lo dice parlando con La Stampa: «Mi ostino a credere in una politica in cui gli accordi sottoscritti si rispettano. In questo caso, con il dietrofront si sono ingannati non un partito e nemmeno me, ma 30 mila persone che hanno partecipato alle primarie. Perché? Dinamiche che nulla c'entrano con le liste. Solo il riflesso di dinamiche nazionali».

 

NUCCIO DI PAOLA

E mentre il Pd siciliano avvia una campagna acquisti tra i grillini delusi (a partire da Giampiero Trizzino, uno dei fondatori dei 5Stelle che dopo la rottura ha accusato Conte di avere «venduto la Sicilia a Meloni e Salvini»), la base dem fibrilla per la scelta dei "paracadutati" da Roma. Qualche mal di pancia serpeggia anche su Caterina Chinnici, scelta come candidata anche in funzione dell'alleanza con i grillini, contrari alla possibilità di convergere su volti più identitari, come il siciliano Peppe Provenzano.

 

Ma è la motivazione (o il pretesto) con cui Conte ha spiegato la rottura a far discutere pure fuori dai dem: quella cioè della presenza di inquisiti nelle liste del Pd per le regionali, gli "impresentabili" ai quali in realtà aveva già sbarrato la strada Chinnici, provocando l'autoesclusione di nomi di spessore come il capogruppo all'assemblea regionale Giuseppe Lupo e il segretario provinciale di Catania Angelo Villari, passato in volata nelle liste di Cateno De Luca.

 

GIUSEPPE CONTE

Il capogruppo renziano al Senato, il palermitano Davide Faraone, affonda il coltello: «Che tristezza assistere al populismo giudiziario che si è impossessato del corpo del Pd. Quel che sta accadendo in Sicilia è la metafora del destino ridicolo di un partito che, a forza di inseguire i 5 Stelle, si è lasciato contagiare dalla peggior politica dei manettari». Lontano dai veleni siciliani, oggi Letta aprirà la Festa dell'Unità a Bologna, dove il Pd con Stefano Bonaccini vinse due anni fa la sfida alle regionali senza i grillini. Sperando sia di buon auspicio per una strada comunque in salita.

GIUSEPPE CONTE A MEZZORA IN PIU 3GIUSEPPE CONTE A MEZZORA IN PIU GIUSEPPE CONTE A MEZZORA IN PIUgiuseppe conte 3Caterina Chinnici

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…