ATENE KAPUTT - PUR DI ATTENDERE LE ELEZIONI TEDESCHE DI OTTOBRE 2013, L’EUROPA STA AMMAZZANDO LA GRECIA - PER ADESSO, TUTTI I SALVATAGGI SONO AVVENUTI SOLO VIRTUALMENTE: ATENE NON HA FATTO CHE VENDERE DEBITO PER RIACQUISTARE DEBITO - I GOVERNI DELL’UE STANNO FACENDO IN MODO CHE LA GENTE NON SENTA IL VERO COSTO DEL SALVATAGGIO ELLENICO - MA PRESTO I DEBITI VERRANNO AL PETTINE…

Alessandro Penati per "La Repubblica"

La Grecia aspetta 31 miliardi del piano di salvataggio per evitare il default; bloccati dal disaccordo sulle ulteriori condizioni da chiederle. E si assiste a uno scontro tra il numero uno del Fondo Monetario e il presidente dell'Eurogruppo, se il debito greco debba scendere al 120% del Pil nel 2020 oppure nel 2022. Surreale, visto che di questo passo è probabile che al 120% la Grecia non arriverà neanche nel 2090. Intanto il debito salirà al 190% nel 2013, nonostante la più grande ristrutturazione del debito mai vista, che lo ha tagliato di 105 miliardi, pari a 30% del Pil. Il 190% non è un livello sostenibile per qualsiasi economia, tanto meno per quella greca, che attraversa una recessione paragonabile alla Grande Depressione: ha già perso il 20% del Pil, e il prossimo anno raggiungerà il -25%.

Con queste prospettive, un default caotico sembrerebbe certo, con conseguenze esiziali sull'euro. Ma mercati, governi e istituzioni internazionali non sembrano preoccuparsene. La Grecia è solo un noioso rumore di sottofondo. E gli spread scendono ovunque.

Possibile? Mercati e governi hanno ormai cinicamente capito che prima delle elezioni tedesche (ottobre 2013) non può succedere nulla perché nessuno in Germania vuole fare una campagna elettorale nel mezzo di una crisi potenzialmente devastante per l'euro. E si dà per scontato che, fino allora, si troverà sempre il machiavello per evitare il default greco.

Di fatto, è dall'inizio della crisi che governi e istituzioni europee hanno messo in piedi quello che ormai assomiglia terribilmente a uno schema di Ponzi: una catena di sant'Antonio che sostituisce vecchio debito con sempre più nuovo debito. I governi, quello tedesco per primo, lo fanno per evitare che il contribuente europeo percepisca l'onere del salvataggio della Grecia, e non si allarmi di fronte alla prospettiva di dover aiutare in futuro altri Paesi per salvare l'euro.

Può sembrare strano, ma l'unico impatto sul bilancio pubblico tedesco è stato fin ora positivo, visto che i tassi pagati dalla Grecia sui prestiti bilaterali sono più alti del costo al quale lo Stato tedesco si finanzia. Il primo piano di salvataggio da 110 miliardi è stato finanziato dai governi europei emettendo loro debito per 80 miliardi (30 sono del Fondo), di cui solo 22 della Germania. Il secondo, da 130 miliardi, è stato fin qui finanziato da nuovo debito emesso dallo EFSF, a cui i governi concedono una garanzia (non contabilizzata come debito); ma chiedendo come condizione una ristrutturazione che imponesse un taglio al valore del solo debito in mani private (con una perdita del 75%!). Stati e istituzioni europee, pur avendo ormai la stragrande maggioranza del debito greco, non hanno ancora contabilizzato un euro di perdita.

Per convincere i privati ad accettare la ristrutturazione, il governo greco ha dato loro 15 centesimi cash per 100 di vecchio debito; finanziato con i fondi del piano di salvataggio, a sua volta finanziato con debito; debito servito anche a finanziare l'indispensabile ricapitalizzazione delle banche greche. C'è poi il debito occulto della Bce che tiene in vita le banche greche: dei 240 miliardi di prestiti domestici, 130 sono finanziati dalla Banca centrale greca, che ne ha presi a prestito 110 dalla Bce.

L'ultima trovata tedesca per ridurre artificiosamente il debito greco è il buyback: il governo greco dovrebbe riacquistare, con i soldi della Troika naturalmente, i 70 miliardi di debito (ristrutturato) ancora in mani private, e che oggi vale circa 26 centesimi (per ogni euro). Offrendo 35 centesimi, si eliminerebbero 40 miliardi. Altra operazione di facciata pur di non svalutare il debito greco direttamente o indirettamente in mano degli Stati europei.

E' un castello di carte, destinato a crollare perché la Grecia è insolvibile, e il suo debito carta straccia. Il contribuente, e non solo quello tedesco, per ora non ha sentore del vero costo del salvataggio greco. Ma quando inevitabilmente dovrà mettere mani al portafogli, che fine farà la solidarietà europea?

 

BANCA CENTRALE EUROPEA EURO NELLA POZZANGHERA ROTTURA DELL EURO GRECIA CRACK ANTONIS SAMARAS ANGELA MERKEL E SAMARASMerkel e Samaras

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