COME IN CONCLAVE, UN PAPA A SORPRESA: BOLDRINI ALLA CAMERA, GRASSO AL SENATO - L’EFFETTO MOVIMENTO 5 STELLE E’ ARRIVATO IN PARLAMENTO E HA SBRICIOLATO LA PARTITOCRAZIA: ALTRIMENTI, MAI SAREBBERO STATI ELETTI BOLDRINI E GRASSO - L'EX PROCURATORE NAZIONALE ANTIMAFIA CON 16 VOTI PROVENIENTI DAI BACINI 5 STELLE E MONTI

Corriere.it

È Piero Grasso il nuovo presidente del Senato nella XVII legislatura. Il candidato del Partito Democratico al quarto scrutinio, effettuato con ballottaggio, ha battuto il candidato del Pdl Renato Schifani (sostenuto anche dalla Lega) per 137 voti a 117, con 52 schede bianche e ben sette nulle. L'ex procuratore nazionale antimafia è andato ben oltre la quota del bacino di voti del centrosinistra, e al momento dell'ufficialità della vittoria il senatore decano Emilio Colombo ha dovuto interrompersi per consentire all'aula un lungo applauso. Allarga il consenso per Grasso anche l'appoggio di 16 voti provenienti dai bacini 5 Stelle e Monti.

IL TESTA A TESTA - Dopo una mattinata convulsa - alla fine della terza votazione il divario era di appena 9 voti, ma cinque deputati del Pdl (Silvio Berlusconi e Maria Rosaria Rossi, Luciano Rossi, Malan che si è sbagliato e Matteoli che non c'era) erano assenti al terzo scrutinio, quindi la differenza reale tra Pd e Pdl risultava di appena 5 voti. Il centrosinistra ottiene così il controllo delle due Camere, dato che in mattinata era stata eletta Laura Boldrini alla terza carica dello Stato.

DECISIVI 5STELLE E MONTIANI - Tutto girava, allora, intorno ai 53 voti, o non voti, del Movimento 5 Stelle e ai 19 della Scelta Civica di Mario Monti. Il ballottaggio, iniziato alle 16.40 e chiuso alle 18.02, poi dopo una richiesta di chiarimento sulle schede biance da parte di Roberto Calderoli, lo spoglio. Durante il voto, segreto, M5S aveva preso la decisione di lasciare libertà di coscienza ai suoi senatori. Anche gli uomini di Mario Monti avrebbero potuto non essere compatti, ma la rapidità con cui hanno espletato le operazioni di voto ha lasciato intendere l'astensione «obbligatoria».

LA RABBIA DI GASPARRI - Berlusconi e i big del partito, tra cui il segretario Angelino Alfano, si erano riuniti poco dopo pranzo in un vertice a Palazzo Grazioli (presenti, tra gli altri, anche Niccolò Ghedini, Renato Brunetta e Paolo Bonaiuti). Fonti vicine a Scelta civica avevano riferito che Berlusconi avrebbe incontrato Mario Monti a Palazzo Giustiniani prima del voto, ma il meeting non è avvenuto. Il senatore Monti ha però parlato con Schifani.

E poco prima dell'inizio del ballottaggio, comunque, il senatore Gabriele Albertini ha confermato la scheda bianca del suo schieramento. Questo ha scatenato le ire di Maurizio Gasparri, ex capogruppo del Pdl: «È spiacevole dover constatare che chi ha fatto una "Scelta civica" abbia ordinato ai suoi senatori di attraversare velocemente la cabina in modo da essere sicuro che non esprimano alcuna preferenza». Secondo Gasparri è stata così violata la segretezza del voto.

ASTENSIONE O LIBERTÀ DI SCELTA? È BAGARRE - Il capogruppo del Movimento 5 Stelle Vito Crimi nel primo pomeriggio aveva confermato la scheda bianca da parte dei 53 senatori perché «questo voto non è la scelta tra una persona e l'altra, ma tra due strategie politiche. Noi non facciamo la stampella di nessuno». Eppure, gravi malumori sono riemersi durante e dopo l'ultima riunione, e sul web, e pare sia prevalsa la scelta di «libertà di coscienza» con rabbia montante verso Crimi, "colpevole" di aver parlato prima della riunione.

Vito Petrocelli ha lasciato la riunione prima del voto per alzata di mano. La base, almeno sul blog di Grillo, ha invitato i suoi uomini a prediligere Grasso, ricordando che un voto oggi «non significa allearsi con il Pd». La scelta di puntare sulla scheda bianca, di fatto, «non è stata presa all'unanimità», ha spiegato l'ex candidato alla presidenza del Senato Luis Alberto Orellana: «Come persone Grasso e Schifani non sono equivalenti: una è una scelta in continuità con il passato. Mi sono espresso personalmente contro la scelta del collega Schifani».

LACRIME A 5 STELLE - Sulla stessa lunghezza d'onda anche diversi altri neosenatori, con molti dei neoeletti che, secondo i testimoni, «erano in lacrime». L'incertezza filtra vaanche sui social network, dove ad appello già iniziato Maurizio Bucarella ha scritto: «Stiamo per votare al ballottaggio... e la discussione accesa tenuta nel gruppo non è stata sufficiente a dipanare tutti i dubbi di tutti quanti...».

C'è stato anche chi, apertamente, ha sfidato la linea dell'astensione. Bartolomeo Pepe scrive, sempre su Facebook: «Amici. libertà di voto. Senza contrattazioni e senza trucchi. Borsellino ci chiede un gesto di responsabillità». Idem Ornella Bertorotta, che tuona: «Libertà di voto. È questo che abbiamo deciso. Ogni cittadino portavoce al Senato voterà secondo coscienza».

 

 

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