IL GOVERNO RIFILA UNO SCHIAFFONE ALLE IMPRESE – PER FINANZIARE LA MANOVRA, IL TESORO HA “DIROTTATO” 6,2 MILIARDI DI EURO DI FONDI DEL PNRR. SI TRATTA DI INCENTIVI DEL PROGRAMMA “TRANSIZIONE 5.0” PER CHI INVESTE IN MACCHINARI E IMPIANTI “GREEN” – FUBINI: “RESTA GIUSTO UN PROBLEMA: MOLTE IMPRESE CHE AVEVANO INIZIATO A CREDERE IN TRANSIZIONE 5.0 AVEVANO ACCESO MUTUI IN BANCA, ORDINATO MACCHINARI (SPESA MEDIA, QUASI MEZZO MILIONE) E LE RICHIESTE DI SGRAVI INIZIAVANO AD AFFLUIRE AL MINISTERO DEL MADE IN ITALY…” – TRA QUESTO GOVERNO MOLTO ROMANO E IL MONDO DELLE IMPRESE MEDIO-PICCOLE DEI MILLE DISTRETTI D'ITALIA CHE COMPETONO IN GIRO PER IL MONDO ORMAI C'È UNA DISTANZA NOTEVOLE...
Estratto dell’articolo di Federico Fubini per il “Corriere della Sera”
GIANCARLO GIORGETTI - GIORGIA MELONI - FOTO LAPRESSE
Sono undici pagine di 94 «visto» e «considerato», ciascuno un oscuro rimando ad altre norme. Poi un decreto di appena otto righe del ministero delle Imprese, con una sola parola chiara: «Indisponibilità». La sostanza è il caos.
Migliaia di imprese rischiano di perdere incentivi stabiliti per legge per (almeno) centinaia di milioni di euro; poco importa che sulla base di quella promessa esse abbiano già acceso debiti in banca e speso altrettanto.
Tutto nasce dall’ultima revisione del Pnrr, che per la verità non è neppure ancora formalmente approvata dalla Commissione europea. Intanto però a Roma è già realtà, al punto che parte delle risorse rimesse in gioco con la riscrittura del Pnrr — oggi in sospeso a Bruxelles — sono già destinate a finanziare la legge di Bilancio (tanto che sono state bollinate dalla Ragioneria dello Stato).
In gioco sono gli incentivi di Transizione 5.0: sgravi per 6,2 miliardi — con crediti d’imposta fra il 35% e il 55% della spesa — per chi investe in macchinari e impianti verdi. L’offerta iniziale era scritta in un gergo burocratico così ambiguo che per tutto il 2024 e quasi metà di quest’anno poche imprese hanno osato.
Poi finalmente il ministero delle Imprese ha chiarito e gli imprenditori hanno iniziato a provarci, ma era tardi: quest’autunno la misura aveva assorbito solo circa due dei 6,2 miliardi disponibili, eppure il piano del Pnrr prevedeva la chiusura entro fine anno.
giorgia meloni giancarlo giorgetti foto lapresse
Non c’era più tempo per spendere tutto. L’ultima revisione del Pnrr taglia così 3,7 miliardi da Transizione 5.0 e li storna a finanziare spese già decise da precedenti governi: gli incentivi di Industria 4.0, simili a Transizione 5.0 ma più semplici e con crediti d’imposta ridotti al 20%.
Il governo non aumenta la portata dei vecchi bonus ma mette fondi del Pnrr a copertura di spese già previste sperando, almeno, di usare tutte le risorse del Pnrr stesso entro le scadenze europee del 2026.
Resta giusto un problema: molte imprese intanto avevano finalmente iniziato a credere in Transizione 5.0, avevano acceso mutui in banca, ordinato macchinari (spesa media, quasi mezzo milione) e le richieste di sgravi iniziavano ad affluire al Mimit. [...]
Pnrr Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza
Il risultato è il decreto ministeriale apparso alle 21.35 di giovedì che annuncia «indisponibilità di risorse» e cancella — con effetto immediato — l’impegno su Transizione 5.0 votato dal parlamento in legge di Bilancio 2025. Tutto legale? Certo è che da venerdì mattina il sito sul quale presentare le domande delle imprese non funzionava più. Si rimandava a presentare analoga domanda per i crediti d’imposta di Industria 4.0, che valgono appunto circa la metà o meno.
In poche ore migliaia di imprese si sono riversate allora sull’altro programma, fino ad intasarlo ed esaurirlo all’istante. Ieri mattina alle dieci il sito del ministero informava che Industria 4.0 aveva ancora una dotazione di 87,9 milioni di euro. Ieri pomeriggio alle 16.50 era a zero.
antonio tajani giancarlo giorgetti foto lapresse
Che migliaia di aziende siano rimaste con i debiti in banca (per almeno circa 400 milioni di euro) e il cerino in mano, si nota da un dettaglio: solo tra sabato e domenica ben 881 imprese si sono «prenotate» sul sito del ministero in caso Transizione 5.0 resuscitasse.
[...] c’è un’altra sorpresa. L’articolo 26 della Legge di Bilancio, sempre oscuro, sembra impedire dal 2026 di compensare i molti crediti d’imposta nel sistema — dagli incentivi industriali ai bonus casa — con debiti contributivi. Migliaia di imprese poco redditizie — dunque nessuna capacità di beneficiare degli sgravi altrimenti — rischiano di restare con un pugno di mosche in mano.

