PERCHÉ ANGELA MERKEL VA A FAR VISITA AL CAMPO DI CONCENTRAMENTO DI DACHAU SOLO UN MESE PRIMA DELLE ELEZIONI?

1 - L'OMAGGIO DELLA MERKEL ALLE VITTIME DI DACHAU "UN'ONTA PER LA GERMANIA"
Andrea Tarquini per "la Repubblica"

«Sono qui piena di vergogna, tristezza e contrizione, sono qui per dire ai giovani tedeschi di non dimenticare mai, di ereditare dai superstiti della Shoah il dovere di ricordare, e tramandare ai loro figli e nipoti quale dolore atroce e senza pari la Germania inflisse al mondo».

Volto serrato, i begli occhi verdi quasi umidi, severissima nell'abito nero sotto il sole bavarese di tardo agosto, Angela Merkel ha compiuto ieri un gesto storico, in piena campagna elettorale: primo capo dell'esecutivo postbellico tedesco, ha visitato il memoriale del Lager di Dachau, poco lontano dalla ricca Monaco, Dachau che fu aperto subito dopo la presa del potere hitleriana nel 1933 e funzionò fino all'ultimo, fu la prima fabbrica della morte e del genocidio, modello del sistema d'orrore nazionalsocialista.

Visita storica, e insieme controversa: l'opposizione (Verdi) l'accusa in modo maldestro perché nell'agenda fittissima della campagna elettorale - si vota il 22 settembre - ha poi avuto un comizio in birreria, come fanno tutti i politici in Baviera. E alcuni media, da Spiegel online alla Sueddeutsche, parlano di gesto giusto nel momento e nel modo sbagliato. Ma il valore della scelta della "donna più potente del mondo" resta tutto, specie per i suoi moniti sul presente e sul futuro.

«Scelta di cattivo gusto, prima Dachau poi la birreria», ha tuonato non senza supponenza Renate Kuenast, una delle massime leader dei Gruenen. "Posto giusto nel momento sbagliato", spara in apertura Spiegel online (www.spiegel.de), media digitale più cliccato di Germania. La Comunità ebraica non si schiera con i critici: «La signora Merkel almeno è il primo leader tedesco a visitare Dachau, i suoi predecessori schivarono sempre l'appuntamento, io sarò l'ultimo a criticare la visita».

La Germania discute sempre su se stessa, sul suo passato. Eppure ieri sera a Dachau quella piccola donna dell'Est che governa il suo paese e l'Europa col pugno di ferro, entrata nel portone con la sinistra scritta "Arbeit macht frei", vestita in nero e col bel volto triste per deporre una corona di fiori e parlare, per ricordare in nome della Germania colpevole di ieri la Shoah e tutte le altre vittime della Germania nazista, dai rom agli omosessuali ai disabili, ha davvero voltato una pagina. Proprio mentre a Berlino est neonazisti ed ex comunisti scendevano in piazza contro un nuovo centro profughi.

"Angie" ha centrato il bersaglio. Soprattutto per le parole volte ai giovani, al presente, al futuro, all'Europa intera. «Non dimentichiamo mai come allora la stragrande maggioranza dei tedeschi approvò, in silenzio, nell'indifferenza, turandosi il naso o addirittura applaudendo, non dimentichiamo la minaccia dell'ultradestra di oggi, l'antisemitismo, ogni razzismo, odii e indifferenze contro chi soffre».

«I giovani devono ricordare, e tramandare il testimonio della Memoria a figli e nipoti, come voi, caro Max, voi superstiti, fate tornando sempre qui e oggi invitandomi, non è un gesto automatico e lo so», ha detto "Angie" a Max Mannheimer, sopravvissuto a Dachau, che le ha ricambiato la cortesia: «Grande onore e grande evento storico» ha definito la presenza della Cancelliera. Le opposizioni e parte dei media attaccano "Angie", lei prosegue durissima nella sua via, in campagna elettorale e nell'invito alla Memoria. «Non dimentichiamo mai, qui cominciò, qui divenne possibile in Germania negare il diritto alla vita a milioni di persone in ragione della loro origine, fede, o preferenza sessuale, non deve mai più accadere ».

2 - MERKEL: FERMIAMO I NUOVI RAZZISTI
Discorso pronunciato ieri da Angela Merkel nella sua storica visita al memoriale del lager nazista di Dachau

PER tutti noi, il memoriale del campo di sterminio nazionalsocialista di Dachau è legato al ricordo di un capitolo orrendo, disumano e senza uguali della Storia tedesca.
Ma voi superstiti qui presenti oggi, al contrario di me nata nel '54, allora avete dovuto sperimentare e vivere l'orrore di persona, sulla vostra pelle. Per voi, espropri e persecuzione, deportazione, fame e malattie, terrore e violenza fino all'assassinio di massa, tutto ciò fu allora per voi un'orrida amara realtà.

Per me è un momento molto commovente, incontrarci qui, voi tutti superstiti e testimoni della memoria di quel crimine senza pari che fu commesso qui in questo paese, voi parenti delle vittime, incontrarvi proprio in questo luogo. Provo il desiderio di ringraziarvi dal profondo del cuore, per l'invito e soprattutto perché siete venuti. So bene quanta forza, energia, lotta col dolore del ricordo costi ogni anno di più tornare qui, dove voi o i vostri cari affrontaste tanta inenarrabile pena.

Un dolore così profondo dura una vita intera e oltre. E al tempo stesso resta vivo, legato al ricordo dei suoi testimoni di pietra. Per questo è importante tenere vivo il concetto di luoghi della memoria come questo, è il loro valore costitutivo. Perché luoghi della memoria come questo toccano non solo la comprensione razionale, bensì anche le emozioni delle visitatrici e dei visitatori che vi vengono. Così, quanto qui accadde torna nel presente, con tutta la sua carica di monito e memoria.

Le origini del campo di concentramento di Dachau risalgono a ottant'anni or sono. Allora, nel 1933, i nazionalsocialisti avevano preso il potere in Germania. Subito cominciarono a perseguitare ogni avversario politico: ebrei, sinti e rom, omosessuali, disabili. Subito cominciarono a costruire i lager, e tra i primi a funzionare per i loro disegni criminali fu Dachau.

Il nome stesso del luogo, Dachau, divenne tristemente famoso. Perché il lager di Dachau servì da modello per il sistema dei campi di concentramento e di sterminio, quel sistema su cui la macchina-Stato totalitario di persecuzione nazionalsocialista si fondò, fino al suo più orribile strappo e violazione dei valori costitutivi della civiltà umana, la Shoah.

Dachau fu l'unico lager che fu e rimase funzionante dall'inizio alla fine del regime nazionalsocialista. In tutto, oltre duecentomila prigionieri furono internati qui, e circa 41.500, solo qui a Dachau tra i sei milioni e oltre del totale delle vittime dei lager nazisti, trovarono la morte. Il 29 aprile 1945 i soldati americani dettero la libertà ai sopravvissuti.

Ricordiamolo, oggi e sempre: ogni prigioniero, qui nel lager di Dachau e in ogni altro lager nazista, aveva una sua storia personale, una storia e una vita che furono brutalmente interrotte e in milioni di casi eliminate, cancellate. Il ricordo di ognuno di questi milioni di destini, di vite spezzate, riempie me, Cancelliera federale, di tristezza e di vergogna.

Ma al tempo stesso, da luoghi della memoria come questo, il memoriale del lager di Dachau, viene a noi tutti un monito urgente e grave: come fu possibile, in Germania, che persone, esseri umani, a causa della loro origine, della loro religione, delle loro opinioni politiche o dei loro orientamenti sessuali, si videro negare e strappare per sempre brutalmente il diritto alla vita, e come fu possibile che la stragrande maggioranza dei tedeschi allora non scese in campo contro di ciò, non si oppose, bensì nella migliore delle ipotesi lasciò fare?

Luoghi come questo ammoniscono ciascuno di noi oggi a riflettere sul presente, ad aiutare e fare tutto il possibile perché ciò non accada più. Perché non accada più che l'indifferenza, il voltarsi dall'altra parte, o addirittura l'applauso consenta che esseri umani siano discriminati, maltrattati, repressi, perseguitati, fino a dover temere totalmente indifesi per la loro vita.

Ecco, questa è la responsabilità che resta e cresce per noi tedeschi, per quel che è accaduto allora, e questo è il motivo per cui è irrinunciabile tenere vive e aiutare come facciamo istituzioni e luoghi della memoria come questo, i luoghi che ci ricordano nella nostra vita quotidiana di oggi le vittime dei crimini della Germania nell'epoca del nazionalsocialismo. Noi lottiamo e dobbiamo lottare decisi e determinati contro ogni forma di antisemitismo, razzismo ed estremismo di destra, e sosteniamo e dobbiamo sostenere decisi contro quelle sfide il coraggio civile e l'impegno volontario.

Ma non è finita, c'è un'altra cosa che per noi è dovere sapere e ricordare, a causa di quanto qui accadde: il ricordo, la memoria, devono essere tramandati di generazione in generazione, lo dico da Cancelliera federale. I giovani devono sapere e dovranno sapere sempre quali dolori e sofferenze furono arrecati al mondo dalla Germania. I giovani devono e dovranno imparare come lottare contro le tendenze estremiste. E anche loro, giovani di oggi, dovranno un giorno tramandare questa memoria e queste lezioni ai loro figli e ai loro nipoti.

Caro signor Mannheimer, lei sopravvissuto all'Olocausto oggi qui presente al mio fianco, lei dona a noi tutti la testimonianza e il ricordo dell'orrore del nazionalsocialismo. Lei si è sempre posto come compito, la cito, "dal buio più cupo della storia costruire ponti per riconciliarsi e avvicinarsi, per rafforzare la democrazia e combattere contro l'antisemitismo e il razzismo".

Molti testimoni di quell'epoca e molti sopravvissuti hanno sempre agito così come lei invitò ad agire, e molti in età ben avanzata lo fanno ancora oggi. Io provo nell'emozione e nella ragione un sentimento di degno, forte rispetto e ammirazione per quanto testimoni e superstiti ancora fanno per noi, per rendere possibile che noi non dobbiamo provare oggi o domani l'orrore di allora. Da Cancelliera federale sono profondamente grata a tutti loro.

Per questo è per me un grande onore che voi testimoni e superstiti abbiate visitato il memoriale del lager di Dachau insieme a me. Vi ringrazio, perché so bene che questa vostra scelta è ben altro che una scelta ovvia. È un ponte dalla storia al presente, quello che noi vogliamo costruire insieme anche per il futuro.

 

 

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