giorgia meloni zelensky aiuti pil esercito ucraina guerra

ECCO PERCHÉ LA MELONI È TAGLIATA FUORI DAL TAVOLO DELLE TRATTATIVE DI PACE TRA RUSSIA E UCRAINA: SE N'È FREGATA DI KIEV - IL VALORE ECONOMICO DEL SOSTEGNO MILITARE ITALIANO NEI CONFRONTI DI KIEV È PARI A SOLO LO 0,07% DEL NOSTRO PIL (È UGUALE A L'IMPEGNO DELLA GRECIA. PEGGIO DI NOI SOLO L'AUSTRALIA, CON LO 0,06%) - L'EUROPA HA AIUTATO L'UCRAINA PIÙ DI QUANTO VENGA RACCONTATO, CIOÈ CON 202,6 MILIARDI DI EURO A FRONTE DEI 119 MILIARDI STANZIATI DAGLI STATI UNITI (PARI A SOLO LO 0,3% DEL PIL USA)

Estratto dell’articolo di Gianni Balduzzi per www.linkiesta.it

 

dati assistenza militare a kiev 1

Negli ultimi tre anni, non solo le cause della guerra in Ucraina, ma anche l’origine e l’entità degli aiuti internazionali sono state oggetto di disinformazione. Nei circoli filo-russi e tra coloro contrari all’assistenza a Kyjiv si è diffusa una narrazione conveniente per chi parla di «guerra per procura» tra Stati Uniti e Russia: l’idea che l’Europa abbia avuto un ruolo marginale, lasciando agli americani il peso principale del supporto militare.

 

Questo racconto, oltre a essere fuorviante, serve anche a giustificare l’esclusione dell’Unione Europea e del Regno Unito dai negoziati tra Donald Trump e Vladimir Putin. Tuttavia, i numeri raccontano un’altra storia. I Paesi dell’Ue e le istituzioni comunitarie hanno contribuito con oltre la metà dei circa quattrocento miliardi di euro destinati all’Ucraina, impegnando 202,6 miliardi, a fronte dei centodiciannove miliardi stanziati dagli Stati Uniti, dei 27,2 del Regno Unito, dei 15 miliardi della Norvegia e dei 12,4 del Canada. Anche considerando solo i fondi già effettivamente erogati, il supporto europeo resta superiore. Sommando gli aiuti provenienti da Ue, Norvegia, Regno Unito, Islanda e Svizzera, si arriva a 132,3 miliardi di euro, superando i 114,15 miliardi forniti dagli Stati Uniti.

VOLODYMYR ZELENSKY - GIORGIA MELONI - CONSIGLIO EUROPEO - FOTO LAPRESSE

 

Certo, in questi numeri è incluso tutto, anche l’assistenza umanitaria e finanziaria, snobbata da chi parla solo di armi consegnate, dimenticando che mantenere uno Stato funzionante e condizioni socio-sanitarie e alimentari decenti è necessario per proseguire la difesa dall’invasore.

 

Anche dal punto di vista del solo soccorso militare, comunque, le cose sono diverse da quelle che una certa vulgata vuole trasmettere: Ue e istituzioni europee si sono impegnate per 72,2 miliardi, gli Stati Uniti per 65,6, contando anche il Regno Unito, la Norvegia e altri piccoli Paesi europei il Vecchio Continente con quasi cento miliardi, la grande maggioranza del totale, è protagonista assoluta del sostegno in armamenti. [...]

 

dati assistenza militare a kiev 2

Il sostegno europeo è stato più costante nel tempo, non ha vissuto come negli Stati Uniti un blocco come quello che ha caratterizzato gli aiuti americani tra metà 2023 e l’inizio del 2024 a causa dell’ostruzionismo dei repubblicani al Congresso. Soprattutto, è stato più prezioso da un punto di vista qualitativo. L’Europa ha già allocato diciannove miliardi in armi pesanti contro i 13,76 degli Stati Uniti, si tratta di carri armati, autoblindo, obici, lanciarazzi multipli, escludendo munizioni ed equipaggiamento.

 

Qui la parte del leone l’ha fatta la Germania, con 7,15 miliardi, seguita da Paesi Bassi e Regno Unito. Molti non sanno che molti Paesi europei hanno svuotato i magazzini per aiutare Kyjiv, cosa che non hanno fatto gli Stati Uniti. La Norvegia si è impegnata per consegnare il 52,8 per cento del proprio stock, la Danimarca il 49,6 per cento, avendo già inviato il 43,3 per cento.

 

Nel caso dei Paesi Bassi parliamo del 45,7 per cento, in quello del Regno Unito, che certo non ha un piccolo esercito, del 34,6 per cento. Percentuali simili sono quelle di Germania e Cechia e persino l’Italia, così ignava mediamente, ha fatto più degli Usa, promettendo il 10,1 per cento di ciò che è nei propri magazzini, contro il 5,1 per cento americano.

 

dati assistenza militare a kiev 7

Nello specifico il Regno Unito ha impegnato l’80,3 per cento dei propri howitzers, gli obici, la Danimarca il 73,8 per cento, mentre la Norvegia il 91,7 per cento degli Mlrs, i lanciarazzi, immagazzinati. Cechia, Danimarca e Paesi Bassi hanno consegnato o promesso rispettivamente il 60,5, il settantacinque e il cento per cento dei carri armati, contro l’1,2 per cento degli Stati Uniti.

 

Gli Stati partono da stock più vasti, ma l’enormità del divario è lo stesso eloquente. Come il Kiel Institute sottolinea, poi, gli europei non si sono limitati a scavare nei magazzini già abbastanza sguarniti dopo ottant’anni di ottimismo pacifista, una volta attinto abbondantemente a essi si sono messi a ordinare nuovi armamenti alle fabbriche. Al punto che se nel 2022 dagli appalti al comparto industriale militare occidentale veniva solo il ventidue per cento delle armi inviate in Ucraina, nel 2024 si è trattato del sessantasei per cento.

VOLODYMYR ZELENSKY E GIORGIA MELONI - BILATERALE A LONDRA

 

Sono nati strumenti di procurement multilaterali, fondi partecipati da più Paesi, per il novantacinque per cento del valore da Paesi europei, che ordinano insieme armamenti, dall’iniziativa ceca per le munizioni alla Drone Capability Coalition, con Lettonia e Regno Unito. Proprio il Regno Unito, la Danimarca, i Paesi Bassi, la Cechia sono protagonisti di questi fondi multilaterali, forse timidi e parziali embrioni di una difesa comune.

 

dati assistenza militare a kiev 6

Gli stessi Paesi, guarda caso, sono in testa anche alla classifica di quelli che hanno impegnato di più la propria economia per la difesa dell’Ucraina. I 65,58 miliardi americani corrispondono solo allo 0,3 per cento del Prodotto interno lordo americano, mentre nel caso della Danimarca e dell’Estonia si arriva al 2,43 e al 2,77 per cento.

 

Sopra l’uno per cento sono anche gli altri Paesi scandinavi e baltici, mentre ci si avvicinano, con lo 0,93 per cento, i Paesi Bassi. Peggio degli Stati Uniti fanno in pochi, come la Francia, con lo 0,22 per cento del Pil, la Spagna, con lo 0,13, e l’Italia, con solo lo 0,07 per cento.

GIORGIA MELONI - L AMICA IMMAGINARIA - PRIMA PAGINA DEL MANIFESTO

 

Ma se invece che solo agli aiuti militari guardiamo a quelli complessivi, gli Stati Uniti vengono superati anche dall’Italia, avendo promesso un’assistenza corrispondente allo 0,55 per cento del Pil, contro lo 0,92 per cento italiano. Per non parlare dell’impegno totale, anche nell’assistenza umanitaria e finanziaria, di Paesi come Norvegia, Danimarca, Estonia, che hanno versato o promesso più del tre per cento del proprio prodotto interno lordo.

 

Tutti questi numeri non includono, tra l’altro, la spesa sostenuta per i rifugiati, tema su cui la nuova amministrazione della Casa Bianca è molto sensibile, lo sappiamo. Se la comprendessero, l’assistenza totale della Polonia, per esempio, arriverebbe al 5,44 per cento del Pil, anche considerando solo quella già allocata, visto che quella per i soli rifugiati di Varsavia giunge al 4,66 per cento. Nel caso dell’Estonia si arriva al 4,33 per cento, in quello della Lettonia al 4,19 per cento del Pil e un po’ ovunque (Italia esclusa) a percentuali maggiori a quelle messe sul tappeto dagli Stati Uniti.

meme incontro tra donald trump e zelensky

 

Tutto ciò dimostra che il Vecchio Continente ha fatto molto più di quello che Donald Trump, molti americani e anche molti europei pensano. Vuol dire che oggi possiamo fare a meno degli Stati Uniti? No, per nulla, se Washington dovesse tirarsi indietro e fermare ogni assistenza per l’Ucraina il colpo sarebbe fortissimo, l’Europa non potrebbe probabilmente sostituirla nel medio e nel breve periodo, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo, tecnologico.

 

Questo, se possibile, rende ancora più grave quella che a molti appare come una resa americana, anche se, lo sappiamo, negli Stati Uniti e in molti settori d’Europa verrebbe accolta come una vittoria contro «l’internazionale liberal», il mondo globalista, persino contro il woke. [...]

dati assistenza militare a kiev 3TRUMP ACCOGLIE ZELENSKY ALLA CASA BIANCA E LO PRENDE IN GIRO PER IL LOOKdati assistenza militare a kiev 4dati assistenza militare a kiev 5dati assistenza militare a kiev 8

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - COME DESTABILIZZARE IL NEMICO PIÙ INTIMO? SEGUITE IL METODO MELONI: AD OGNI INTRALCIO CHE SI INVENTA QUEL GUASTAFESTE DI SALVINI, LA MINACCIA DELLA DUCETTA È SEMPRE LA STESSA: ANDIAMO AL VOTO ANTICIPATO E VEDIAMO QUANTO VALE NELLE URNE ‘STO CARROCCIO - QUESTO RITORNELLO MELONIANO DI ANTICIPARE DI UN ANNO LE POLITICHE 2027, PERCHÉ NON LO FA SUO ANCHE ELLY SCHLEIN? ANZICHÉ STAR LÌ A PIAGNUCOLARE DI “SALARIO MINIMO”, DI “POLITICA INDUSTRIALE CHE NON C’È” E DI “CETO MEDIO IMPOVERITO”, SE L’ITALIA VA A PUTTANE, METTA L'ARMATA BRANCA-MELONI IN DIFFICOLTÀ: SI TOLGA L’ESKIMO DA GRUPPETTARA E LANCI LEI A GRAN VOCE UNA BELLA CAMPAGNA FATTA DI SLOGAN E FRASI AD EFFETTO PER CHIEDERE LO SFRATTO DEL GOVERNO, LANCEREBBE COSI' UN GUANTO DI SFIDA ALL’ARROGANZA DELLA DUCETTA, METTENDOLA IN DIFFICOLTÀ E NELLO STESSO TEMPO RIUSCIREBBE A TRASMETTERE AL POPOLO DISUNITO DELL’OPPOSIZIONE UN SENTIMENTO FORTE, AFFINCHE' IL SOGNO DI MANDARE A CASA GIORGIA MELONI POSSA DIVENTARE REALTÀ - SE OGGI, LA STORIA DEI NUOVI MOSTRI POLITICI SI FONDA SULL’IMMAGINARIO, COSA ASPETTA ELLY SCHLEIN A CAMBIARE MUSICA?

orazio schillaci marcello gemmato paolo bellavite ed eugenio serravalle

DAGOREPORT – I DUE NO-VAX NOMINATI NEL COMITATO TECNICO SUI VACCINI SPACCANO FRATELLI D'ITALIA: MONTA IL PRESSING PER FAR DIMETTERE EUGENIO SERRAVALLE E PAOLO BELLAVITE DALL’ORGANISMO – IN MOLTI RITENGONO CHE IL RESPONSABILE POLITICO DELL’IMPROVVIDA DECISIONE SIA MARCELLO GEMMATO, FARMACISTA E POTENTE SOTTOSEGRETARIO ALLA SALUTE MELONIANO – IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI È FRUSTRATO DAI CONTINUI BLITZ POLITICI CHE LO PONGONO DI FRONTE A DECISIONI GIÀ PRESE: NON CONTA NULLA E TUTTI PRENDONO DECISIONI SULLA SUA TESTA. ORA SAREBBE INTENZIONATO A REVOCARE L’INTERO GRUPPO DI LAVORO SE I NO-VAX NON SLOGGIANO. ENTRO 48 ORE…

trump zelensky putin donald volodymyr vladimir

DAGOREPORT – ARMATI DI RIGHELLO, GLI SHERPA DI PUTIN E TRUMP SONO AL LAVORO PER TROVARE L’ACCORDO SULLA SPARTIZIONE DELL’UCRAINA: IL 15 AGOSTO IN ALASKA L’OBIETTIVO DEL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA È CONVINCERE PUTIN AD “ACCONTENTARSI”, OLTRE DELLA CRIMEA, DEL DONBASS, RITIRANDOSI PERO' DALLE REGIONI UCRAINE OCCUPATE DALL'ESERCITO RUSSO: KHERSON E ZAPORIZHZHIA (CON LA SUA CENTRALE NUCLEARE) - TRUMP POTREBBE AGGIUNGERE LO STOP ALLE SANZIONI E CHISSÀ CHE ALTRO – PRIMA DI UN INCONTRO PUTIN- ZELENSKY, TRUMP PORTERA' I TERMINI DELLA PACE ALL'ATTENZIONE DEGLI ALLEATI EUROPEI DI KIEV - PER GARANTIRE L'EX COMICO CHE MOSCA NON SGARRERA', MACRON, MERZ E COMPAGNI PROPORRANNO L'INGRESSO DELL'UCRAINA NELL'UNIONE EUROPEA (CHE FA SEMPRE PARTE DELLA NATO) - PER L’ADESIONE UE SERVE L’OK DEI FILO-PUTINIANI ORBAN E FICO (CI PENSERÀ LO ZAR A CONVINCERLI) - UNA VOLTA FIRMATA, DOPO 6 MESI DEVONO ESSERE APERTE LE URNE IN UCRAINA - LA GAFFE: "VENERDI' VEDRO' PUTIN IN RUSSIA...": TRUMP SULLA VIA SENILE DI BIDEN? OPPURE....

antonio decaro michele emiliano roberto fico giuseppe conte elly schlein vincenzo de luca

DAGOREPORT - SCHLEIN E CONTE FANNO CAMPOLARGO (MA SOLO PER LE REGIONALI, PER ORA): DOPO GIANI IN TOSCANA E RICCI NELLE MARCHE, E' FATTA ANCHE PER I 5STELLE ROBERTO FICO IN CAMPANIA E PASQUALE TRIDICO IN CALABRIA (DOVE NON CI SONO CHANCE DI VITTORIA) - L'ULTIMO OSTACOLO RESTA VINCENZO DE LUCA, CHE CHIEDE DI NOMINARE IL FIGLIO, PIERO, SEGRETARIO DEL PD REGIONALE. MA ELLY NON VUOLE FARE LA FIGURA DA PERACOTTARA: FU LEI A COMMISSARIARE IL PARTITO, COME ATTO OSTILE NEI CONFRONTI DEL "CACICCO" DE LUCA, E A FAR FUORI SUO FIGLIO DA VICECAPOGRUPPO ALLA CAMERA - IN PUGLIA, QUEL CROSTONE DI EMILIANO È INDIGESTO A ANTONIO DECARO PER LA VECCHIA STORIELLA DELL'INCONTRO CON LA SORELLA DEL BOSS CAPRIATI, "PADRINO" DI BARI VECCHIA, RACCONTATA DAL GOVERNATORE URBI ET ORBI - VIDEO!

matteo salvini luca zaia alberto stefani luca de carlo

DAGOREPORT - VIA COL VENETO: LISTA ZAIA? E GIORGIA MELONI S'INCAZZA! - SE IMPORRA' IL SUO CANDIDATO, IL FRATELLONE D'ITALIA LUCA DE CARLO, SI RITROVERÀ UN LISTONE "DOGE" CHE PORTEREBBE VIA UN FIUME DI VOTI (E AVREBBE LA MAGGIORANZA DEI SEGGI, COMMISSARIANDO DI FATTO IL GOVERNATORE MELONIANO) - MATTEO SALVINI SPINGE FORTE SUL GIOVANE ALBERTO STEFANI, MA LA DUCETTA NON MOLLA L'OSSO DI CONQUISTARE LA RICCA REGIONE VENETA - IN BARBA AL SUO GROSSO BOTTINO DI CONSENSI, LA FIAMMA NON HA IN TASCA ALCUNA REGIONE DEL NORD (IN LOMBARDIA NON TOCCA PALLA: E' ROBA DI LA RUSSA...)