UN PAESE STROZZATO DAI PARASSITI DELLA POLITICA: PARLAMENTARI, SINDACI, CONSIGLIERI, CONSULENTI, PORTABORSE E COMPAGNIA SVACCANTE CI COSTANO 23 MILIARDI L’ANNO (757 EURO A CRANIO)!

Paolo Russo per ‘La Stampa'

Ci sono i politici in senso stretto: ministri, parlamentari, consiglieri regionali, provinciali e comunali. Poi portaborse, funzionari e addetti stampa, che sempre più numerosi li accudiscono. E ancora: grand commis di Stato e fedelissimi insediati nei Cda delle aziende pubbliche.

È l'esercito della politica, quello che tutti dicono di voler sforbiciare ma che ancora conta un milione e 124mila addetti. Il 5% della forza lavoro del Paese, che vale anche una fetta della sua economia: l'1,5% del Pil. Che detto così non fa effetto, ma che decriptato in 23,2 miliardi di euro, pari a 757 euro l'anno per contribuente fa colpo.

Anche perché il terzo rapporto della Uil sui costi della politica dice che rispetto al passato la spesa è aumentata. E nonostante il blitz di Letta per togliere soldi ai partiti e le promesse di Renzi sulla restituzione del finanziamento al suo partito, «c'è il rischio che con questa legge di stabilità il prossimo anno aumentino di oltre 27 milioni i costi di Parlamento, Presidenza del Consiglio e organi istituzionali vari», ammette il segretario confederale della Uil, Guglielmo Loy.

Ma i costi più ingenti non vengono da lì, perché i politici di professione, ministri, parlamentari e consiglieri vari sono «solo» 144mila, circa il 10% del totale. Che però, sia detto a scanso di equivoci, si dividono alla fine una bella torta di quasi 3 miliardi di euro, comprensiva dei costi del personale che quegli organi fanno funzionare. Ma il grosso viene dal sottobosco della politica, popolata da quasi un milione di «nominati». Che dire ad esempio dei 2,2 miliardi spesi per consulenze, a fronte di una pubblica amministrazione che gronda di dipendenti non sempre ad alto tasso di produttività?

Anche se poi quello che consolida le posizioni di potere dei partiti e dentro i partiti è quella mai scalfita occupazione di società, consorzi, enti pubblici, fondazioni e aziende partecipate, che con la il loro stuolo di dirigenti, direttori e funzionari costa quasi 6 miliardi. E questi sono i costi di stipendi e gettoni. Perché quanto questa presenza invasiva pesi sul buon andamento economico di un bel pezzo della nostra economia è un calcolo arduo da fare, ma che darebbe ben altri risultati.

Se poi avessimo ancora voglia di indignarci basterebbe gettare un occhio a quel parco di auto blu e grigie che arriva a costare altri 2 miliardi, secondo una stima che la Uil giudica pure «prudenziale». Spesa che sicuramente non trova uguali in Europa, dove nei Paesi a noi più vicini in auto blu girano il capo del governo e pochi altri. Però quello che ci rende più o meno uguali ai nostri partner europei è la tendenza dei partiti a vivere sempre più di contributi statali. Nel nostro continente solo la Svizzera non versa un soldo ai propri partiti. In Francia, Spagna e Germania lo Stato è un finanziatore persino più generoso del nostro.

«Questo - spiega il professor Piero Ignazi, docente di politica comparata all'Università di Bologna - ha creato partiti Stato-centrici, dove il rafforzamento delle strutture centrali è andato di pari passo con la perdita di peso del partito nel territorio». «E il rafforzamento delle strutture centrali -prosegue- la si deve anche e soprattutto alla capacità di estrarre risorse dallo Stato e alla possibilità di utilizzare le strutture statali a fini partigiani».

Ma questa forza che deriva soprattutto dagli ingenti finanziamenti pubblici è paradossalmente anche causa della crisi di rappresentanza dei partiti, «che avendo abbandonato il partito del territorio hanno finito per perdere contatto con la realtà», chiosa il Professore.

Resta il fatto, commenta il leader della Uil, Luigi Angeletti, «che oltre un milione di persone che vivono di politica non ce le possiamo permettere». Di qui le proposte del sindacato per ridurre di almeno 7 miliardi abbondanti quella torta da 23. L'accorpamento dei comuni ne farebbe risparmiare 3,2, l'utilizzo dei fondi delle province solo per i compiti di legge un altro miliardo e due, 1,5 miliardi si otterrebbero con una più sobria gestione delle regioni e un altro miliardo e due verrebbero da una razionalizzazione dello Stato. Tutte cose che si possono fare se i partiti torneranno ad essere capaci di estrarre risorse dalla società anziché dallo Stato.

 

 

PARLAMENTO parlamento italiano PARLAMENTOLETTA E SACCOMANNI images COTTARELLI IGNAZIA ABRIGNANI RAFFAELLA LEONE PIERO GNUDI dino sorgona luigi angeletti - Copyright Pizzi

Ultimi Dagoreport

donald trump grandi della terra differenza mandati

FLASH! - FA MALE AMMETTERLO, MA HA VINTO DONALD TRUMP: NEL 2018, AL G7 IN CANADA, IL TYCOON FU FOTOGRAFATO SEDUTO, COME UNO SCOLARO CIUCCIO, MENTRE VENIVA REDARGUITO DALLA MAESTRINA ANGELA MERKEL E DAGLI ALTRI LEADER DEL G7. IERI, A WASHINGTON, ERA LUI A DOMINARE LA SCENA, SEDUTO COME DON VITO CORLEONE ALLA CASA BIANCA. I CAPI DI STATO E DI GOVERNO EUROPEI, ACCORSI A BACIARGLI LA PANTOFOLA PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L'UCRAINA, NON HANNO MAI OSATO CONTRADDIRLO, E GLI HANNO LECCATO VERGOGNOSAMENTE IL CULO, RIEMPIENDOLO DI LODI E SALAMELECCHI...

pietrangelo buttafuoco alessandro giuli beatrice venezi

DAGOREPORT – PIÙ CHE DELL’EGEMONIA CULTURALE DELLA SINISTRA, GIULI E CAMERATI DOVREBBERO PARLARCI DELLA SEMPLICE E PERENNE EGEMONIA DELL’AMICHETTISMO E DELLA BUROCRAZIA – PIAZZATI I FEDELISSIMI E GLI AMICHETTISSIMI (LA PROSSIMA SARÀ LA DIRETTRICE DEL LATO B VENEZI, CHE VOCI INSISTENTI DANNO IN ARRIVO ALLA FENICE), LA DESTRA MELONIANA NON È RIUSCITA A INTACCARE NÉ LO STRAPOTERE BARONALE DELLE UNIVERSITÀ NÉ LE NOMINE DIRIGENZIALI DEL MIC. E I GIORNALI NON NE PARLANO PERCHÉ VA BENE SIA ALLA DESTRA (CHE NON SA CERCARE I MERITEVOLI) CHE ALLA SINISTRA (I BUROCRATI SONO PER LO PIÙ SUOI)

donald trump giorgia meloni zelensky macron tusk starmer

DAGOREPORT - DOVE DIAVOLO È FINITO L’ATTEGGIAMENTO CRITICO FINO AL DISPREZZO DI GIORGIA MELONI SULLA ‘’COALIZIONE DEI VOLENTEROSI”? - OGGI LA RITROVIAMO VISPA E QUERULA POSIZIONATA SULL'ASSE FRANCO-TEDESCO-BRITANNICO, SEMPRE PRECISANDO DI “CONTINUARE A LAVORARE AL FIANCO DEGLI USA” - CHE IL CAMALEONTISMO SIA UNA MALATTIA INFANTILE DEL MELONISMO SONO PIENE LE CRONACHE: IERI ANDAVA DA BIDEN E FACEVA L’ANTI TRUMP, POI VOLA DA MACRON E FA L’ANTI LE PEN, ARRIVA A BRUXELLES E FA L’ANTI ORBÁN, INCONTRA CON MERZ E FA L’ANTI AFD, VA A TUNISI E FA L’ANTI SALVINI. UNA, NESSUNA, CENTOMILA - A MANTENERE OGNI GIORNO IL VOLUME ALTO DELLA GRANCASSA DELLA “NARRAZIONE MULTI-TASKING” DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OLTRE AI FOGLI DI DESTRA, CORRONO IN SOCCORSO LE PAGINE DI POLITICA INTERNA DEL “CORRIERE DELLA SERA”: ‘’PARE CHE IERI MACRON SI SIA INALBERATO DI FRONTE ALL’IPOTESI DI UN SUMMIT A ROMA, PROPONENDO SEMMAI GINEVRA. MELONI CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO” - SÌ, C’È SCRITTO PROPRIO COSÌ: “CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO”, MANCO AVESSE DAVANTI UN LOLLOBRIGIDA QUALSIASI ANZICHÉ IL PRESIDENTE DELL’UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E MEMBRO PERMANENTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU (CINA, FRANCIA, RUSSIA, REGNO UNITO E USA) - RIUSCIRÀ STASERA L’EROINA DAI MILLE VOLTI A COMPIERE IL MIRACOLO DELLA ‘’SIRINGA PIENA E MOGLIE DROGATA’’, FACENDO FELICI TRUMP E MACRON?

pippo baudo senato

SI E' SPENTO A 89 ANNI IL MITOLOGICO PIPPO BAUDO - L’UOMO CHE HA SCOPERTO TUTTI (PER PRIMO SE STESSO), DEMOCRISTIANO DI FERRO, HA ATTRAVERSATO CRISI DI GOVERNO E CAMBIAMENTI IN RAI E VANTA IL RECORD DEI FESTIVAL DI SANREMO CONDOTTI (13) – QUANDO SFIORÒ LA CRISI INTERNAZIONALE, NEL 1986, PER LO SKETCH DEL TRIO SOLENGHI-MARCHESINI-LOPEZ SULL'AYATOLLAH KHOMEINI. E QUANDO LANCIÒ BEPPE GRILLO CHE PRONUNCIÒ LA CELEBRE BATTUTA SU BETTINO CRAXI: "SE IN CINA SONO TUTTI SOCIALISTI, A CHI RUBANO?" (VIDEO) - "LO SHOWMAN DELLA TRADIZIONE, IL SUPERCONDUTTORE, L’ORGANIZZATORE DI UN INTRATTENIMENTO SEMPRE SINTONIZZATO SUL PENULTIMO PARADIGMA DEL CONSENSO POPOLARE, SENZA SQUILLI REAZIONARI E SENZA STRILLI AVANGUARDISTICI: CLASSI MEDIE, PUBBLICO MEDIO, SENSIBILITÀ MEDIA. PERCHÉ BAUDO È IL CENTRO. CULTURALE, POLITICO, SOCIALE" (EDMONDO BERSELLI)

putin trump

DAGOREPORT - IL FATTO CHE PUTIN SIA RITORNATO A MOSCA CON L’ALLORO DEL VINCITORE, LA DICE LUNGA DI COME SIA ANDATO L’INCONTRO CON TRUMP. DEL RESTO, COME PUOI CONFRONTARTI CON GLI ESPERTI DIPLOMATICI RUSSI (SERGEI LAVROV E YURI USHAKOV), AFFIANCATO DA UN SEGRETARIO DI STATO COME MARCO RUBIO, NOTORIAMENTE A DIGIUNO DI GEOPOLITICA, E DA UN VENDITORE DI APPARTAMENTI COME STEVE WITKOFF? – PUTIN, SORNIONE, HA CERCATO DI CONVINCERE TRUMP DI TAGLIARE I LACCI E LACCIUOLI CON I LEADER EUROPEI - MISSIONE NON OSTICA VISTO I “VAFFA” ALLA UE, ULTIMO DEI QUALI LA GUERRA DEI DAZI - TRA VARI MOTIVI CHE MANTENGONO ACCESO UN INTERESSE DI TRUMP CON L’EUROPA, FA CAPOLINO L’EGO-SMANIA DI ESSERE INCORONATO, COME OBAMA, CON IL NOBEL DELLA PACE. ONORIFICENZA CHE VIENE PRESA A OSLO E NON A MAR-A-LAGO - E ADESSO COSA POTRÀ SUCCEDERE LUNEDÌ PROSSIMO NELLA SALA OVALE DOVE È ATTESO L’INCONTRO TRA TRUMP E ZELENSKY? LA PAURA CHE IL LEADER UCRAINO SI PRENDA UN’ALTRA DOSE DI SCHIAFFI E SBERLEFFI DAL TROMBONE A STELLE E STRISCE INCOLPANDOLO DI ESSERE IL RESPONSABILE DEL FALLIMENTO DELLA SUA TRATTATIVA CON MOSCA, HA SPINTO MACRON A CONVOCARE I ''VOLENTEROSI'' -OBIETTIVO: PREPARARE ZELENSKY AL SECONDO ROUND CON IL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA...