finanziamento ai partiti giorgia meloni paolo cirino pomicino soldi denaro

LA POLITICA NON È GRATIS: SENZA FINANZIAMENTO PUBBLICO, I PARTITI FARANNO CRAC (E LA POLITICA LA POTRANNO FARE SOLO I MILIARDARI) – I BILANCI DELLE FORZE POLITICHE SONO IN TILT: UN SALDO NEGATIVO COMPLESSIVO DI 106 MILIONI DI EURO – A TENERE IN PIEDI IL BARACCONE SONO IL 2 PER MILLE E I FONDI PUBBLICI INCASSATI DAI GRUPPI PARLAMENTARI – L’UNICA ECCEZIONE È FRATELLI D'ITALIA, CON 2,6 MILIONI DI PATRIMONIO – CIRINO POMICINO: “UNA POLITICA POVERA È CONDIZIONABILE DALLE FORZE ECONOMICHE. IL FINANZIAMENTO DEI PRIVATI DOVREBBE ESSERE LEGALE, PURCHÉ ALLA LUCE DEL SOLE E…”

Estratto dell’articolo di Alessandro Di Matteo per “La Stampa”

 

FINANZIAMENTO AI PARTITI

La cura dimagrante ha sfiancato i partiti, e a dieci danni dall'abolizione dei finanziamenti pubblici la discussione sul sostegno alle forze politiche torna d'attualità. Lo stato dei bilanci delle forze politiche è assai precario: il contributo del 2 per mille non basta quasi mai a coprire le esigenze e le donazioni dei privati - con il tetto di 100mila euro - non riescono a colmare quasi mai la differenza.

 

Basta scorrere gli ultimi rendiconti disponibili - quelli relativi all'esercizio 2022 - per avere un quadro d'insieme di grande difficoltà, fatta eccezione per Fratelli d'Italia: complessivamente i partiti hanno fatto registrare un patrimonio netto negativo di circa 106 milioni.

 

SOLDI AI PARTITI

La nuova legge sul finanziamento imposta dal governo Letta nel 2014 ha colpito come uno tsunami. Bastano alcuni dati per avere un'idea: il Partito democratico nel 2009 aveva un patrimonio netto di 168 milioni, ridotto a 600mila euro nel 2022. I dipendenti del Nazareno nel 2013 erano ancora 180, ora sono 107, di cui solo 75 a carico del partito - gravati da contratti di solidarietà - mentre cinque sono in distacco e 27 in aspettativa.

 

Spiega il tesoriere Michele Fina: «A settembre scadono i contratti di solidarietà e dovremo capire se rinnovarli o se potremo farne a meno. Quando sono arrivato (un anno fa, ndr) i dipendenti erano circa 120, 95 dei quali a carico del partito. La riduzione è stata possibile grazie a pensionamenti, distacchi, incarichi nei gruppi parlamentari».

 

giorgia meloni cinque minuti.

Già, perché i gruppi parlamentari ormai stanno soppiantando "il partito" nella gerarchia, ribaltando lo schema del passato. Camera e Senato infatti distribuiscono ancora una rilevante somma a sostegno delle spese dei gruppi: circa 52 milioni nel 2022 (30,8 da Montecitorio e 22 da Palazzo Madama). Soldi ripartiti in base alla consistenza dei gruppi e che possono essere usati solo per le attività istituzionali.

 

[…]  La drastica riduzione del personale ha riguardato anche Forza Italia, partito gravato da 98 milioni di debiti, perlopiù nei confronti della famiglia Berlusconi. Una situazione che ha costretto i vertici nel 2015 a licenziare una cinquantina di dipendenti su circa ottanta, con oneri per il personale calati dagli 1,8 milioni del 2013 agli 1,1 milioni del 2022.

 

REFERENDUM FINANZIAMENTO PUBBLICO AI PARTITI

Da un anno c'è un nuovo tesoriere, il manager Fabio Roscioli scelto da Antonio Tajani al posto dei politici che tradizionalmente occupano quella carica. Sono stati ripristinati i contributi carico di parlamentari e consiglieri regionali (900 euro al mese da ciascuno) e si lavora per aumentare la raccolta di donazioni private.

 

[…] In tanti hanno cominciato a chiedere una somma "una tantum" ai candidati alle politiche, che grazie alle liste bloccate e ai collegi uninominali possono evitare o quasi la fatica della campagna elettorale. Bilanci difficili anche per la Lega del vicepremier Matteo Salvini, che pure si è sdoppiata. Ovvero in Lega Nord, cioè il "vecchio" partito, e "Lega per Salvini premier".

 

[…]

 

elly schlein giuseppe conte 1

Il Movimento 5Stelle, pur registrando un patrimonio netto di 415mila euro, accumula debiti per 1,1 milioni. Sorride solo Fratelli d'Italia della premier Giorgia Meloni, che nel 2022 ha 2,6 milioni di patrimonio netto e appena 259mila euro di debiti. Il Pd, infine, è in testa alla classifica delle donazioni grazie al 2 per mille: nel 2022 otto milioni di euro, seguito da FdI con 4,8 milioni. In totale, i contribuenti hanno concesso ai partiti con il 2 per mille 24 milioni.

 

Possono sembrare tanti, ma proprio il caso del M5s - che ha sempre combattuto i finanziamenti pubblici - dimostra che la politica ha bisogno di soldi: la struttura "leggera" del Movimento mostra i suoi limiti nelle elezioni amministrative e regionali, dove la mancanza di una rete capillare si riflette in risultati sempre peggiori di quelli delle politiche.

 

2 – POMICINO: "LA POLITICA NON È GRATIS HA BISOGNO DI FINANZIAMENTI STATALI"

Estratto dell’articolo di A. D. M. per “La Stampa”

 

paolo cirino pomicino foto di bacco

Parla volentieri del finanziamento dei partiti Paolo Cirino Pomicino, e non potrebbe essere altrimenti. L'ex ministro del Bilancio di Giulio Andreotti è tra i tanti travolti dall'onda di Tangentopoli, condannato al processo Enimont dopo avere ammesso di avere preso soldi, riabilitato nel 2011.

 

Il suo ragionamento nasce proprio da qui: «Quel denaro era un contributo alla mia corrente politica – precisa – io non ho nemmeno una casa di proprietà alla mia veneranda età. La politica e la democrazia hanno un costo. Chi dice il contrario mente. Come dice la vecchia cultura cattolica: non si dicono messe senza soldi».

 

La politica ha un costo, ma lo scorso dicembre abbiamo celebrato i dieci anni dall'abolizione del finanziamento ai partiti. Bisogna tornare indietro?

«Una politica povera è largamente condizionabile dalle forze economiche, che non si lasciano mai votare naturalmente. È un limite alla democrazia. Il costo può essere coperto in parte con l'intervento pubblico – con i contributi ai gruppi parlamentari – ma il dramma vero che questo paese non risolve da 40 anni è che se un privato, un'azienda dà un contributo si ritiene subito che sia la premessa per un fatto corruttivo.

 

SERGIO MATTARELLA PAOLO CIRINO POMICINO

L'esatto contrario di ciò che avviene nei paesi protestanti. È una responsabilità antica sia della Dc che del Pci, che immaginavano che il denaro fosse "lo sterco del diavolo" e non spiegavano alla società dell'epoca il costo ineludibile dei partiti di massa».

 

Però prendiamo il caso Enimont: allora il finanziamento pubblico ai partiti c'era, ma i soldi pubblici non hanno impedito l'illegalità…

«Innanzitutto l'illegalità era la mancata dichiarazione alle Camere dei contributi ricevuti e niente altro. All'epoca vigeva il pregiudizio di cui abbiamo parlato e chi dava un contributo non voleva si sapesse. Inoltre il finanziamento pubblico era oggettivamente modesto. Se pensate a quanti dipendenti aveva il Pci!

 

Ma il punto è che il finanziamento dei privati dovrebbe essere legale, purché sia alla luce del sole e abbia un tetto non "salottiero" ma ragionevole. E le società pubbliche se danno contributi devono darli a tutti. Ma secondo me è meglio che non li diano. Così risolviamo il problema».

 

Ma, scusi: chi dà i soldi non si aspetta un tornaconto?

CIRINO POMICINO

«Questa domanda conferma il pregiudizio. Ma perché non si capisce che qualcuno può voler sostenere un partito o un uomo politico senza niente in cambio? Ci rendiamo conto che il paese sta andando in default perché la politica non c'è più? Chiaramente i soldi devono servire alla politica e non andare ad aumentare un patrimonio personale. Ma per controllare basta seguire il tenore di vita delle persone. La democrazia americana autorizza la raccolta pubblica dei soldi necessari alle elezioni presidenziali e nessuno criminalizza chi sostiene la politica. Io, come tanti altri, non mi sono mai fatto condizionare da chi mi dava un contributo come hanno dimostrato le mie 40 assoluzioni».

 

Con il sistema che propone non avremmo le inchieste di questi giorni sulla compravendita di voti?

cirino pomicino foto di bacco (2)

«Certamente. Siamo arrivati al punto che il voto costa solo 50 euro, si è svalutato pure il voto… Io nel passato non ho mai visto qualcuno che comprasse i voti. Io prendevo 180mila voti, che facevo: compravo 100mila voti? Vogliono la politica povera per condizionarla» […]

Ultimi Dagoreport

xi jinping donald trump vladimir putin

DAGOREPORT - LA CERTIFICAZIONE DELL'ENNESIMO FALLIMENTO DI DONALD TRUMP SARÀ LA FOTO DI XI JINPING E VLADIMIR PUTIN A BRACCETTO SULLA PIAZZA ROSSA, VENERDÌ 9 MAGGIO ALLA PARATA PER IL GIORNO DELLA VITTORIA - IL PRIMO MENTECATTO DELLA CASA BIANCA AVEVA PUNTATO TUTTO SULLO "SGANCIAMENTO" DELLA RUSSIA DAL NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA: LA CINA - E PER ISOLARE IL DRAGONE HA CONCESSO A "MAD VLAD" TUTTO E DI PIU' NEI NEGOZIATI SULL'UCRAINA (COMPRESO IL PESTAGGIO DEL "DITTATORE" ZELENSKY) - ANCHE SUI DAZI, L'IDIOTA SI È DOVUTO RIMANGIARE LE PROMESSE DI UNA NUOVA "ETA' DELL'ORO" PER L'AMERICA - IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO HA COMPIUTO COSI' UN MIRACOLO GEOPOLITICO: IL REGIME COMUNISTA DI PECHINO NON È PIÙ IL DIAVOLO DI IERI DA SANZIONARE E COMBATTERE: OGGI LA CINA RISCHIA DI DIVENTARE LA FORZA “STABILIZZATRICE” DEL NUOVO ORDINE GLOBALE...

alfredo mantovano gianni de gennaro luciano violante guido crosetto carlo nordio alessandro monteduro

DAGOREPORT – LA “CONVERSIONE” DI ALFREDO MANTOVANO: IL SOTTOSEGRETARIO CHE DOVEVA ESSERE L’UOMO DI DIALOGO E DI RACCORDO DI GIORGIA MELONI CON QUIRINALE, VATICANO E APPARATI ISTITUZIONALI (MAGISTRATURA, CORTE DEI CONTI, CONSULTA, SERVIZI. ETC.), SI È VIA VIA TRASFORMATO IN UN FAZZOLARI NUMERO 2: DOPO IL ''COMMISSARIAMENTO'' DI PIANTEDOSI (DOSSIER IMMIGRAZIONE) E ORA ANCHE DI NORDIO (GIUSTIZIA), L’ARALDO DELLA CATTO-DESTRA PIÙ CONSERVATRICE, IN MODALITA' OPUS DEI, SI E' DISTINTO PER I TANTI CONFLITTI CON CROSETTO (DALL'AISE AI CARABINIERI), L'INNER CIRCLE CON VIOLANTE E GIANNI DE GENNARO, LA SCELTA INFAUSTA DI FRATTASI ALL'AGENZIA DI CYBERSICUREZZA E, IN DUPLEX COL SUO BRACCIO DESTRO, IL PIO ALESSANDRO MONTEDURO, PER “TIFO” PER IL “RUINIANO” BETORI AL CONCLAVE...

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)