SCIPI-HOLLANDE L’AFRICANO - IL PRESIDENTE FRANCESE, IN CRISI DI CONSENSI, CERCA LA SUA “GRANDEUR” CON L’INTERVENTISMO MILITARE IN AFRICA (ALTROVE CONTANO SOLO I BRICS)

Bernando Valli per "la Repubblica"

Non sono pochi i francesi che apprezzano le spedizioni africane del loro presidente. Due in un anno. In gennaio nel Mali e adesso nella Repubblica Centrafricana. François Hollande sarebbe intervenuto anche in Medio Oriente, in Siria, se non ci fosse stata la frenata di Barack Obama all'ultimo momento.

Indulgenti sulle iniziative militari, per il resto i francesi sono avari di consensi con il presidente socialista. Anzi più che avari. Direi ingiustamente spilorci. François Hollande non merita infatti di essere il presidente più impopolare dal 1958, anno di nascita della Quinta Repubblica. La democrazia d'opinione, basata sui sondaggi, è capricciosa, vive di umori passeggeri, e quindi di quelli pessimi dei francesi d'oggi, insidiati dalla crisi.

Hollande ne fa le spese. Ma tra gli osservatori europei non mancano quelli che, come noi, si meravigliano della severità immeritata, e che pensano a un giusto recupero grazie al più lungo respiro della democrazia rappresentativa. Alla fine del mandato mancano ancora più di tre anni. Nell'attesa della possibile rimonta generale, c'è la singolare approvazione, sia pur non entusiasta, che accompagna l'azione di François l'Africano. Quando il capo dello Stato, giudicato senza carisma, troppo normale, parte in guerra, emergono giudizi positivi.

Frustrati nelle loro ambizioni nazionali forse i suoi concittadini sono investiti da una vampata di nostalgia. Non di brutale stampo neocoloniale. Non si tratta di questo. L'operazione promossa in gennaio nel Mali, e quella cominciata da una settimana nella Repubblica Centrafricana, sono motivate politicamente, sono state richieste da molti
paesi africani, che partecipano agli interventi, e hanno avuto l'unanime crisma del Consiglio di Sicurezza.

A sollecitare l'orgoglio è l'impressione di un ritrovato ruolo sulla ribalta internazionale della Francia declassata come potenza dalla storia dell'ultimo secolo, come il resto dell'Europa. Umiliata adesso sul piano economico dall'amica e concorrente Germania riunificata, gigante tedesco anche politico ma con caratteristiche svizzere, con saldi principi pacifisti imposti dal passato recente, la Francia pacifica ma non pacifista ricorre senza angoscia al mestiere delle armi per imprese che ritiene giuste.

E' una sua rivalsa. La memoria della più antica nazione del Vecchio continente ha radici profonde: fa rivivere rimpianti e colpe. Più rimpianti che colpe. E' facile confondersi: è capitato che fossero repressi quelli che gli stessi repressori avevano educato alla rivolta. I francesi hanno spesso ucciso Diderot e Voltaire nelle loro ex colonie che ora soccorrono.
La storia continua zigzagante. Quella recente del generale de Gaulle ha lasciato poche tracce. Ma non tutto è stato cancellato del suo ambizioso passaggio.

Per marcare la propria indipendenza il generale era un alleato antiamericano degli Stati Uniti e un interlocutore privilegiato anticomunista della defunta Urss. Oggi anche un presidente socialista, erede di Mitterrand e non di de Gaulle, ma con un Dna nazionale costante, che trasmigra da un campo politico all'altro, sente gli spazi che si aprono nel mondo.

C'è nell'aria, quasi palpabile, un ridimensionamento della superpotenza americana, sempre unica ma non più assoluta. E, in particolare in Africa, si avverte la presenza della Cina e dell'India, potenze già emerse e più interessate all'economia, o alla politica attraverso l'economia, e totalmente disinteressate ai problemi umanitari, e ai conflitti spesso interreligiosi che ne sono all'origine.

In questo quadro la Francia di Hollande ha uno spazio. L'avrebbe anche l'Europa, se avesse una difesa comune. E interessi simili. Ma la Francia stessa ha rifiutato la prima (già sessant'anni fa affossò l'idea di una Comunità europea di difesa)); in quanto agli interessi, quelli della Polonia e della Lituania sono rivolti a quel che accade a Kiev, non a Bangui. Hollande è quindi un europeo solo.

Pochi giorni fa era di ritorno dal Sudafrica. Con altri presidenti e primi ministri europei, ognuno per conto proprio, aveva partecipato alla commemorazione di Nelson Mandela. E in quell'occasione, a Johannesburg, aveva potuto constatare quanto lui e i colleghi europei fossero insignificanti e inascoltati tra i leader di paesi-continenti, quali gli Stati Uniti, l'India, la Cina, il Brasile.

In volo per Parigi, Hollande ha poi fatto un breve scalo a M'Poko, l'aeroporto di Bangui, per incontrare i militari francesi appena arrivati. E là non era più uno dei tanti europei confusi nella folla di autorità. In quelle ore a Bangui e nel resto della Repubblica Centrafricana i cristiani, protestanti e cattolici, erano aggrediti dai musulmani o li aggredivano, e i primi soldati francesi sul posto cercavano di separarli.

Quello è il compito della spedizione militare, battezzata" sangaris" (dal nome
di una farfalla), nella quale saranno impegnati i milleseicento uomini mandati da Hollande. In Mali dove ci sono ancora i soldati intervenuti in gennaio il compito è di disperdere i jihadisti che stavano impadronendosi del paese. A Bangui il presidente francese non si sentiva più uno fra i tanti, come a Soweto, la township sudafricana. Lì era il protagonista.

Anche Mitterrand, il primo presidente socialista e l'antagonista di de Gaulle, andò a Sarajevo dove sulle alture c'era la Legione straniera, nel pieno della guerra balcanica, ed anche a Beirut nei primi Ottanta quando i paracadutisti francesi (e i marines americani) furono decimati da un attentato terroristico. Si interessò anche al Ruanda, per sostenere i francofoni Hutu, e non fu del tutto immune da colpe per il massacro dei Tutsi, i cui teschi riempirono le chiese cattoliche per anni, a ricordare il genocidio.

François Hollande segue l'esempio sconcertando quelli che lo considerano "troppo normale", timido, esitante, per essere un vero presidente. Nel palazzo dell'Eliseo appare spesso impacciato, Nelle fotografie di Bangui sembra più a suo agio. Lui continua imperterrito nelle iniziative militari che ritiene giuste, che non sono prive di rischi e che gli danno un po' di popolarità.

 

 

FRANCOIS HOLLANDEFRANCOIS HOLLANDE CON IN BRACCIO LA PICCOLA EMILIE hollande con i soldati francesi Francois Hollande a londra in mezzo alle guardie reali FRANCOIS HOLLANDE CHARLES DE GAULLEDE GAULLEFRANCOIS HOLLANDE NEL CON LA SQUADRA DI MITTERAND APPENA ELETTO PRESIDENTE MINISTRO CULTURA FRANCESE FREDERICH MITTERAND

Ultimi Dagoreport

caltagirone milleri donnet nagel lovaglio giorgetti generali

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEI “FURBETTI DEL CONCERTINO”? IL PRIMARIO OBIETTIVO DI ESPUGNARE IL “FORZIERE D’ITALIA”, ASSICURAZIONI GENERALI, ATTRAVERSO L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA, SI ALLONTANA SEMPRE PIÙ - L’ISCRIZIONE NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI DI LOVAGLIO, CALTAGIRONE E MILLERI HA INTERROTTO LA TRATTATIVA CHE ERA IN CORSO PER CONVINCERE L’AD DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, IL CUI MANDATO SCADE FRA DUE ANNI, A RASSEGNARE LE DIMISSIONI. E L’IPOTESI CHE POSSANO IN CDA SFIDUCIARLO SEMBRA APPARIRE LONTANISSIMA - NEL MIRINO GIUDIZIARIO È FINITO ANCHE IL RUOLO DETERMINANTE DELLE CASSE DI PREVIDENZA, ENPAM (MEDICI), ENASARCO (AGENTI DI COMMERCIO), FORENSE (AVVOCATI), PER LEGGE VIGILATE DAL GOVERNO - ANCHE SE I “CONCERTI OCCULTATI” NON SONO CERTO UNA NOVITÀ PER IL MERCATO, LA SCALATA MEDIOBANCA COLPISCE IN QUANTO È LA PRIMA VOLTA CHE, A SUPPORTO DI PRIVATI, C’È DI MEZZO IL SOSTEGNO DELL'ARMATA BRACAMELONI CHE DOVREBBE OCCUPARSI DELL’INTERESSE PUBBLICO ANZICHÉ RIBALTARE I POTERI DELLA FINANZA ITALIANA...

giorgia meloni matteo salvini vladimir putin

DAGOREPORT - A CHE SERVE QUEL FIGLIO DI PUTIN DI SALVINI? SERVE ECCOME A GIORGIA MELONI PER APPARECCHIARE, AL DI LÀ DELLE FRONTIERE, IL MIRACOLO DEL SUO CAMALEONTISMO - SE, IN CASA, LADY MACBETH DE’ NOANTRI GETTEREBBE QUEL ROMPICAZZO DELLA LEGA OGNI GIORNO DAL BALCONE DI PALAZZO CHIGI, IN POLITICA ESTERA IL COPIONE CAMBIA E IL SUO DISPREZZO SI TRASFORMA IN AMORE - C’È DA VOTARE IN PARLAMENTO IL DECRETO SULLA FORNITURA DI ARMI A KIEV? MANCA SOLO L’ITALIA PER RATIFICARE IL MES PER GARANTIRE I PAESI EUROPEI DAI RISCHI CHE POTREBBERO DERIVARE DALL'UTILIZZO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI? VOILÀ, FIATO ALLE TROMBE! ECCO FARSI AVANTI L’ ANTI-EUROPEISMO DEL ‘’PATRIOTA’’ ORBANIANO SALVINI CHE SI RIVELA UN OTTIMO SCHERMO PER LA MELONA PER PIAGNUCOLARE SULLA SPALLA DI URSULA VON DER LEYEN: ‘’NON È COLPA MIA… PURTROPPO HO UN ALLEATO DI GOVERNO CHE È UN PAZZO IRRIDUCIBILE E NON POSSO CORRERE IL RISCHIO DI FAR CADERE IL GOVERNO…BLA-BLA-BLA…”

elly schlein dario franceschini roberto speranza onorato renzi orlando

DAGOREPORT - ELLY SARÀ ANCHE LA "SEGRETARIA DI TUTTI", COME HA DETTO A MONTEPULCIANO, MA NON INTENDE ASCOLTARE NESSUNO - IL "CORRENTONE" DI FRANCESCHINI-SPERANZA-ORLANDO SI E' ROTTO IL CAZZO DEL "QUI, COMANDO IO!" DELLA DUCETTA DEL NAZARENO: CARA SCHLEIN, HAI UN MESE DI TEMPO PER CAMBIARE MUSICA, CONDIVIDENDO CON NOI LA LINEA DEL PARTITO, O ANDIAMO ALLA GUERRA - IN BALLO C'È SOPRATTUTTO LA COMPOSIZIONE DELLE LISTE ELETTORALI 2027, CHE LA SIGNORINA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA VUOLE RIEMPIRE DI CANDIDATI A SUA IMMAGINE E SOMIGLIANZA, LASCIANDO A TERRA DINOSAURI E CACICCHI D'ANTAN - ANCHE L'ALTRA FRONDA, QUELLA DEI RIFORMISTI GUIDATI DA GUERINI, GORI, SENSI ECC., E' SUL PIEDE DI GUERRA - MENTRE IL NASCENTE PARTITO DI CENTRO, FORMATO DAI CIVICI DI ONORATO-BETTINI E DAI CATTOLICI DI RUFFINI-PRODI, TEME L'ABILITA' MANOVRIERA DI RENZI – LA PROTERVIA DI ELLY, CON L'ASSEMBLEA DEL 14 DICEMBRE PER OTTENERE I "PIENI POTERI", RISCHIA DI FAR SALTARE IN ARIA UN CENTROSINISTRA UNITARIO... 

federica mogherini stefano sannino putin travaglio belpietro

DAGOREPORT – POSSIBILE CHE FEDERICA MOGHERINI E STEFANO SANNINO, SPECCHIATI ESPONENTI ITALIANI A BRUXELLES, SIANO DIVENTATI DI COLPO DUE MASCALZONI DA ARRESTARE PER "FRODE IN APPALTI PUBBLICI"? - VALE LA PENA SOTTOLINEARE LE PAROLE DELL'EURODEPUTATO DEL PD, DARIO NARDELLA: “NON VORREI CHE SI TRASFORMASSE IN UN FUOCO DI PAGLIA CON L'UNICO EFFETTO DI DANNEGGIARE ANCORA UNA VOLTA L'IMMAGINE DELL'ITALIA” - DEL RESTO, A CHI GIOVA SPUTTANARE L'EUROPA, IN UN MOMENTO IN CUI SI ERGE COME UNICO ARGINE ALLA RESA DELL’UCRAINA CHE STANNO APPARECCHIANDO TRUMP & PUTIN? - A GODERE SONO INFATTI "MAD VLAD" E I SUOI TROMBETTIERI, CHE HANNO ASSOCIATO LO “SCANDALO DI BRUXELLES'' AI CESSI D’ORO DI KIEV DELL'AMICO DI ZELENSKY - BASTA GUARDARE COSA SCRIVONO OGGI BELPIETRO SU "LA VERITA'" (''UE CORROTTA COME L'UCRAINA. FERMATA LA BIONDINA DEL PD") E TRAVAGLIO SU "IL FATTO QUOTIDIANO" ("BASSI RAPPRESENTATI... CI FACCIAMO SEMPRE RICONOSCERE")...

procuratore milano viola procura milano luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps giorgia meloni

FLASH! – MA GUARDA UN PO’... “EMERGE CHE IN AMBIENTI GIUDIZIARI SI È VALUTATO DI ESEGUIRE LE PERQUISIZIONI SOLO LA SCORSA SETTIMANA E NON A SETTEMBRE PER NON CONDIZIONARE L'ESITO DELL'OPS SU MEDIOBANCA ANCHE PERCHÉ LE INDAGINI NON SONO CHIUSE. ABBASTANZA PER IPOTIZZARE CHE IL RUOLO DELLA PROCURA POSSA DIVENTARE CRUCIALE NELLA FORMAZIONE DELLE LISTE PER IL RINNOVO DEI PROSSIMI CDA. IN PRIMAVERA TOCCHERÀ AI VERTICI DI BPM E DI MPS…” (BALESTRERI E SIRAVO PER “LA STAMPA”)