giorgia meloni guido crosetto alfredo mantovano alessandro giuli gennaro sangiuliano

IL PROBLEMA PIÙ GRANDE DI MELONI E’ LA BASE DI FRATELLI D’ITALIA – ALLA CULTURA, PRIVA DI UNA CLASSE DIRIGENTE ALL'ALTEZZA, LA DUCETTA HA SCELTO PER DUE VOLTE PERSONALITÀ ESTERNE A FDI, COME SANGIULIANO E GIULI, E ORA SI RITROVA CONTRO QUELLA “GENERAZIONE ATREJU” CHE DOPO DUE ANNI DI GOVERNO SI RITROVA A RECITARE IL RUOLO DI PEONES SENZA POSTI DI POTERE - PER ORA L'INSOFFERENZA DELLO ZOCCOLO DURO E PURO DI FDI VERSO I GIULI, I CROSETTO, I FITTO È UNA SOMMOSSA SCOMPOSTA CHE SI MUOVE TRA LE CHAT E LE STANZE DÌ MONTECITORIO E GENERA ATTRITI E CASI ISTITUZIONALI. PER ORA…

Estratto dell'articolo di Lorenzo Castellani per "Domani"

 

IL CASO BOCCIA - SANGIULIANO - MEME BY IL GRANDE FLAGELLO

Governare logora. Vale per tutti e ancor di più per Giorgia Meloni che ha sempre indicato un orizzonte di legislatura. 

(…)

Quando è esploso il caso Sangiuliano, Meloni aveva due strade davanti a sé: quella che ha preso, e cioè la sostituzione del singolo ministro dimissionario; oppure un rimpasto più rischioso sul piano degli equilibri politici, ma che le avrebbe permesso di rivedere molte caselle soprattutto legate al suo partito.

 

La sostituzione di Gennaro Sangiuliano non ha risolto tutti i problemi del ministero della Cultura, ma non si può nemmeno passare il tempo a crocifiggere il neo nominato Alessandro Giuli. Un ministro ha il dovere di scegliersi i collaboratori diretti che ritiene migliori al di là delle appartenenze politiche.

meloni mantovano

Poteva esserci forse maggior cautela sul profilo del capo di gabinetto, ma questo non giustifica la reazione sguaiata di Fratelli d’Italia che ha concorso alle dimissioni di Francesco Spano e agli attacchi a Giuli.

 

Nel partito dovrebbero invece domandarsi perché al ministero della Cultura la presidente del Consiglio abbia scelto per due volte personalità esterne a Fratelli d’Italia e rispondersi che la premier evidentemente non ritiene nessuno dei suoi parlamentari all’altezza del ruolo.

 

È un caso che si aggiunge ai già numerosi imbarazzi che Fratelli d’Italia crea a Meloni. Freddezza tra partito e ministro sembra esserci, e non da oggi, anche nel caso della Difesa. Ma Guido Crosetto, che non ha probabilmente nella diplomazia la sua miglior qualità, resta comunque uno pedina molto importante per i rapporti internazionali ed economici e nella trasformazione di un settore che è centrale per il futuro della politica estera.

 

GUIDO CROSETTO - GIORGIA MELONI

Importante è anche il posto che a breve lascerà Raffaele Fitto, dominus del Pnrr, su cui non c’è certezza di futuro. Si ipotizza una divisione dei compiti, ma può un ruolo così delicato che riguarda la fase finale dell’attuazione del Piano rimanere senza leadership?

 

È uno scenario che mostra una mancanza assoluta di risorse nel partito della presidente del Consiglio. Si è detto spesso che Meloni viva nella paura di complotti e congiure, presunte macchinazioni ordite principalmente dalla magistratura e dall’alta dirigenza pubblica. Un meccanismo che la porta a non fidarsi di nessuno e a fare della parentela il veicolo principale della fiducia.

 

alfredo mantovano giorgia meloni

Ma la realtà è ben più grave di qualche paranoia complottista: i primi di cui non sembra fidarsi affatto la presidente del Consiglio sono gli uomini del suo partito, quella “generazione Atreju” che non è stata promossa ai ranghi superiori del governo e che oggi fatica a restare al suo posto tra chat convulse, attacchi a ministri non allineati, gaffe tollerabili forse quando il partito era all’opposizione con 5 per cento e non al governo con il 30 per cento dei consensi.

 

francesco spano - alessandro giuli - francesco gilioli - servizio di report

E quello a cui si è assistito nelle ultime settimane non è soltanto una forma di pressappochismo politico ma una lotta di potere interna a Fratelli d’Italia che Meloni è costretta a gestire. Un pezzo dei parlamentari di Fratelli d’Italia è evidentemente maldisposta, dopo due anni di governo, a recitare soltanto il ruolo di peones.

sangiuliano meloni

 

La generazione Atreju si vede scavalcata, nelle poltrone che contano al governo, da giornalisti, tecnici, uomini della stagione berlusconiana, ex colonnelli finiani. E questo stato di cose inizia a stare stretto a un partito, una comunità chiusa ancora nella sua identità, che vorrebbe invece entrare nelle stanze che contano. Da qui l’insofferenza verso i Giuli, i Crosetto, i Mantovano.

crosetto giorgia meloni

 

È per ora una sommossa scomposta che si muove tra WhatsApp e le stanze dì Montecitorio, che non ha un regista all’altezza in grado di incalzare la premier, ma che genera attriti e casi istituzionali. Nei prossimi mesi Meloni dovrà cercare di gestire questa dinamica, di frenare l’assalto alla diligenza dei suoi parlamentari. Difendere con decisione gli attuali ministri, per quanto anche essi non privi di debolezze, diviene fondamentale per evitare faide interne su cui il governo può farsi male.

giorgia meloni alfredo mantovano patrizia scurti giorgia meloni e gennaro sangiuliano foto di bacco (7)alfredo mantovano giorgia meloni alessandro giuli (nel cerchio rosso francesco spano) guido crosetto giorgia meloni

(…)

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…