PROPORZIONALE, NOME NELLA SCHEDA, PREMIO DI MAGGIORANZA: LA DESTRA S’È INCARTATA SULLA LEGGE ELETTORALE – GIORGIA MELONI VUOLE CAMBIARE LE REGOLE DEL VOTO PERCHÉ HA CAPITO CHE CON IL ROSATELLUM IL CENTROSINISTRA UNITO POTREBBE VINCERE NEI COLLEGI UNINOMINALI. MA IL SIMIL-TATARELLUM CON NOME DEL CANDIDATO PREMIER È A RISCHIO INCOSTITUZIONALITÀ – IL PIANO B DI LA RUSSA (NOME DEL CAPO DELLA COALIZIONE ALLEGATO ALLE LISTE, COME IL PORCELLUM) E I LISTONI CONTRARI ALLA CARTA…
Estratto dell’articolo di Kaspar Hauser per “il manifesto”
giovanni donzelli ad atreju 2025 foto lapresse
Il centrodestra si è incartato. Sulla legge elettorale la maggioranza si è ficcata in un cul de sac, da cui ha difficoltà a uscire, ma esorcizza questa situazione facendo trapelare ipotesi, nessuna delle quali le consente di risolvere l’impasse.
Dopo le Regionali del 23 e 24 novembre in Veneto, Puglia e Campania, finalmente il plenipotenziario di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli, ha ufficializzato l’intenzione di modificare l’attuale sistema elettorale.
La motivazione ufficiale è che con il Rosatellum nessuno sarebbe in grado di vincere le elezioni politiche, alla luce del fatto che ora tutto il centrosinistra è unito e quindi sarebbe concorrenziale con il centrodestra.
Il voto in Puglia e Campania confermava quello che l’Ufficio studi dei gruppi di Fd’I aveva già scritto a febbraio sulla base dei risultati delle europee del 2024: il centrosinistra unito vincerebbe tutti i collegi uninominali dalla Linea Gotica in giù, oltre a quelli delle grandi città del Nord ed avrebbe la maggioranza parlamentare.
Di qui, come ha scritto il nostro giornale, l’idea di eliminare i collegi uninominali e puntare a un sistema in cui gli elettori siano in prima battuta chiamati non a eleggere senatori e deputati, bensì a scegliere il presidente del Consiglio, anzi il capo del governo.
[…] Giorgia Meloni […] è […] convinta della propria popolarità ed è sicura su questo piano di battere qualsiasi altro o altra concorrente del centrosinistra, si chiamino Elly Schlein, Giuseppe Conte o altri aspiranti. Di qui il modello fatto trapelare a febbraio e confermato da Donzelli che imita quello delle regionali, il Tatarellum: proporzionale con premio alla coalizione vincente che supera una soglia (40, o 42%); e di qui l’idea del nome del candidato premier sulla scheda.
GIORGIA E ARIANNA MELONI - MEME BY EMILIANO CARLI
Incostituzionale, hanno rilevato diversi costituzionalisti. Il che implicherebbe presentare al presidente Mattarella un testo per lui impossibile da promulgare. Una guerra col Quirinale con conseguente crisi istituzionale? I recenti attacchi del capogruppo di Fd’I, Galeazzo Bignami, a un collaboratore del presidente, spiato nelle sue conversazioni private al ristorante, è interpretabile come un campanello d’allarme.
Ma ecco il piano B suggerito dal presidente del Senato Ignazio La Russa: nome del capo della coalizione allegato alle liste al momento del loro deposito, come il Porcellum. Il nome di Meloni sulla scheda, ha detto La Russa, potrebbe indurre alcuni elettori a non barrare il simbolo di Fd’I, facendo perdere voti di lista ed eletti. […]
Una guerra con il Quirinale ci sarebbe tuttavia anche se la nuova formula non prevedesse il nome del candidato premier sulla scheda, ma avesse un altro elemento palesemente incostituzionale, su cui ha ragionato finora il centrodestra prima dell’attuale impasse: l’attribuzione del premio di maggioranza nazionale anche per il Senato.
GIORGIA MELONI - IGNAZIO LA RUSSA - SERGIO MATTARELLA
Mattarella non darebbe l’assenso laddove Ciampi lo negò nel 2005 con il Porcellum, che prevedeva infatti premi su base regionale. Ma questa soluzione, non garantendo a nessuno la vittoria, smonterebbe la scusa enunciata da Donzelli (la certezza di un vincitore) per modificare il Rosatellum.
E altrettanto contrario alla Carta sarebbe un altro punto: attribuire il premio attingendo non dai […] listoni nazionali, come faceva il Tatarellum nelle Regioni. La sentenza 1 del 2014 della Consulta, che bocciò il Porcellum, dichiarò illegittime proprio i listoni, che non consentono al cittadino di scegliere il parlamentare e perfino di conoscere esattamente i candidati reali.
Tanto è vero che la maggior parte delle Regioni ha abrogato dal proprio sistema elettorale questo meccanismo. […]


