LO PSICHIATRA DEI MISTERI - L’INCREDIBILE STORIA DI ALDO SEMERARI CHE CUSTODIVA I SEGRETI DELL'ITALIA NERA AIUTANDO NEOFASCISTI E MAFIOSI - COINVOLTO NELLA STRAGE DI BOLOGNA, FINI' DECAPITATO DALLA CAMORRA

Enrico Bellavia per "La Repubblica"

Evocava i demoni, parlava con loro, e quando non c'erano era capace di inventarseli. Bravo, bravissimo, Aldo Semerari, un'autorità della psichiatria applicata alla sottile arte dell'impunità. Dalla sua arte, per il suo ricettario, passarono un po' tutti. Da Luciano Liggio alle agguerrite batterie della Banda della Magliana di Nicolino Selis, Franco Giuseppucci "il Fornaretto", Marcello Colafigli.

Da Alessandro D'Ortenzi "zanzarone", una specie di ufficiale di collegamento tra la Banda e i "neri", al clan dei Marsigliesi fino al boia di Albenga, Luciano Luberti. Fior di criminali al suo cospetto diventavano agnelli divorati dal male oscuro che li rendeva crudeli all'inverosimile. Lui studiava e poi sentenziava: matto.

Per un insano di mente non c'è posto in galera. E Aldo Semerari, il medico criminologo professore de La Sapienza, era un biglietto da visita perché pluriassassini si trovassero a scontare una manciata d'anni in quegli inferni chiamati manicomi giudiziari e vedersi restituire la libertà in barba alla legge.

Perché il professore era un nome, con la fama accademica, il brevetto massonico, i rapporti con Licio Gelli e i modi risoluti di chi sa stare al mondo abitando nella sottile linea che separa diritto e delitto.

Bussarono al suo studio romano camorristi e mafiosi. E i "neri" alla Paolo Signorelli o alla Fabio De Felice teorici, come il professore, di una comune prospettiva rivoluzionaria per camicie nere e bolscevichi. E quei grigi spioni che vivevano a cavallo. Un po' qui a prendere informazioni, ingaggiare mestatori spesso inconsapevoli, trafficare con la verità e un po' lì a confezionare verbali e veline buone a fabbricare la realtà virtuale che
tenne (tenne?) il Paese nella bolla delle stragi negate, della giustizia impossibile, delle prove sparite.

Passò per le sue mani anche un giovane Pier Paolo Pasolini e Semerari fu utile a bollarlo come un omosessuale molesto. Precedente necessario per la messinscena dell'Idroscalo.
Di quei demoni, in qualche modo, anche il professore doveva essere vittima. Lo ritrovarono lontano dagli agi dei salotti complottardi alle pendici di una collina dalla quale il boss Raffaele Cutolo dominava la sua Ottaviano. Il capo qui, il corpo altrove.

Strangolato e poi decapitato nel macabro rituale degli assassini che si accaniscono così sulla testa, sul cervello di chi muore, punito per ciò che ha fatto in vita e potrebbe fare. Morì così il professore, la mente che scrutava le menti. Perché lo uccisero rimane un mistero a distanza di 32 anni.

Corrado De Rosa, ( La Mente Nera , Sperling & Kupfer) psichiatra e scrittore, ha preso
a scavare nella vita di Semerari, frugando tra le pieghe dei suoi inarrivabili referti, arrivando a far convergere una quantità di indizi su una data precisa: il 2 agosto del 1980. È il giorno in cui una bomba alla stazione di Bologna decreta la fine dell'età dell'innocenza di un Paese capace di spargere altro sangue, più di quanto non fosse già accaduto a Milano e a Brescia, perché quell'ondata di terrore fosse la coltre sotto cui ammantare altri decenni di stabilità.

Il 26 agosto 1980 accusano Semerari di avere avuto un ruolo non nella strage ma in ciò che l'aveva preceduta. Due giorni dopo l'arrestano. Quando il Sisde del generale Santovito mette in piedi il depistaggio chiamato "terrore sui treni", facendo ritrovare un borsone di armi che era passato proprio per le mani del professore, lui in carcere capisce che può giocarsi la carta del cedimento. Fa filtrare all'esterno che potrebbe parlare.

Allora gli amici, preoccupati, corrono a riprenderselo da quella cella, per tenerlo buono un po'. Era il 9 aprile del 1981. Semerari non parlò e nella sua testa fatta rotolare il primo aprile del 1982 dal camorrista Umberto Ammaturo, rivale di Cutolo, che si autoaccusò, ma non venne creduto, rimase sepolto il mistero di chi aveva davvero voluto la bomba alla stazione di Bologna.

Il professore era arrivato a Napoli tre giorni prima. Era andato a un appuntamento dal quale non era più tornato. Tra la scomparsa e il ritrovamento Fiorella Carrara, la sua assistente e principale confidente, fu vittima di uno strano suicidio nella sua casa di Roma.
Nell'Italia del tritolo come argomento politico, degli assassini dei giudici Mario Amato e Vittorio Occorsio, Aldo Semerari era stato «un sarto tra le frange del potere malato», come scrive De Rosa.

Avanguardista al crepuscolo del ventennio, poi comunista nella sua Puglia. L'intelligence rossa gli negò però il visto per la Cecoclovacchia dove
l'allora giovane medico meditava di trasferirsi. Ripiegò su Roma e virò di 180 gradi. Si ritrovò uomo di destra all'ombra di Fernando Tambroni. Quando, molti anni dopo, lo spogliarono all'ingresso di quello stesso carcere dove era entrato mille volte per lavoro, si accorsero della svastica che si era tatuato.

Se avessero frequentato il suo buen retiro a Castel San Pietro, nel reatino, si sarebbero accorti del letto a baldacchino nero con le croci uncinate e dei cimeli fascisti che teneva in bella mostra. Nel mondo buio delle grisaglie ministeriali, lui si segnalava per il nero ostentato nell'abbigliamento con quel cinturone da Ss e la pistola appresso. Seduttivo e ipnotico, incantava studenti e giudici sciorinando la scienza che gli era arrivata per via indiretta da Cesare Lombroso, allevato com'era alla scuola del successore del Maestro, Benigno Di Tullio.

Uscito dal carcere, fiaccato nello spirito, provato nel corpo, Aldo Semerari temeva per la sua vita, si era fatto guardingo. Non abbastanza per rendersi conto che neppure la sua scienza lo avrebbe salvato dall'abitudine di prestare i propri servigi a Cutolo e ai suoi avversari. Un doppiogiochista.

Dissero così che lo avevano fatto fuori per vendetta. Fecero rotolare quella testa, forse l'unica che avrebbe potuto spiegare perché mai Aldo Moro era rimasto nella prigione del popolo brigatista e Ciro Cirillo ne era potuto uscire. Perché mai quegli stessi amici che si trovavano nello studio Semerari erano riusciti a vedersi nella cella di Cutolo ad Ascoli per accordare la musica che suonarono insieme camorristi e rivoluzionari, ministri e piduisti, con i servizi (segreti?) sul podio a dirigere l'orchestra.

 

ALDO SEMERARI ALDO SEMERARIBANDA DELLA MAGLIANA VIA DI VILLA PEPOLI DOVE FU UCCISO DOMENICO BALDUCCI BANDA DELLA MAGLIANA LO STABILE DI VIA MONTALCINO DOVE ERA TENUTO PRIGIONIERO ALDO MORO E CHE GLI UOMINI DELLA BANDA ERANO RIUSCITI A INDIVIDUARE MORANTE PASOLINI MORAVIA RAFFAELE CUTOLO NEGLI ANNI OTTANTA

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...